“Nell’anno 2011 il valore aggiunto per la farmacia comunale di Via Reni è passato da 81.824 euro del 2010 a 133.856 euro con una percentuale di ricarico che dal 24% è arrivata al 46%. Il risultato è ottimo ed eccezionale ed è il primo positivo indicatore di una gestione nuova più efficiente che sta operando nella giusta direzione”. Così si legge nella relazione che il commercialista revisore contabile ha fatto del conto economico per il servizio delle farmacie comunali inviata in data 25 giugno 2012 alla dirigente.
Il conto economico del 2012 ancora non c’è, ma come previsto dalla dirigente possiamo aspettarci che i guadagni dell’anno 2012 si siano quadruplicati. Segno che se l’amministrazione gestisce bene un elemento produttivo si può contare su un introito che può essere reinvestito, per esempio, nei servizi sociali che hanno subito pesanti tagli. La farmacia dunque non va venduta. I Comuni possono trovare risorse endogene e realizzarle per essere produttivi, gli introiti non devono derivare solo dalla tassazione. Migliorerebbe così anche la dinamica relazionale tra Ente e cittadinanza.
Nella stessa relazione dell’anno 2011 si legge: “Nonostante siano aumenti i ricavi, l’elevato costo del vendite ci fa presumere che la maggior parte delle vendite ha riguardato prodotti con basso ricarico di vendita e poco ha interessato prodotti su cui la farmacia aveva un più alto margine di guadagno, oppure che la farmacia perseguendo finalità di utilità sociale, ha svolto attività non remunerative e/o che hanno prodotto minori ricavi”.
La farmacia comunale si fa carico della vendita di prodotti protesici per cui non c’è rimborso totale, e poi a differenza delle farmacie private, qui ci sono un dirigente e un funzionario oltre ai dipendenti che incidono sui costi in maniera sensibile. Nonostante ciò la farmacia ha chiuso l’anno 2011 in attivo.
Perché dunque il Comune vuole disfarsi di cose che funzionano?
Perché non ha saputo sfruttare una risorsa importante. Svendere la farmacia di Via Reni, come vuole questa amministrazione, si rivela dunque un pessimo affare per il Comune e per i cittadini di Latina.