Tutto il PD a Torino per promuovere un’Europa diversa, un pezzo del PD a Roma a dire che non accettano di essere minoranza nel PD.
Per troppo tempo si è guardato dentro il proprio ombelico usando le competizioni elettorali, ora primarie ora amministrative, come il campo su cui contarsi, un’occasione per capire il proprio peso politico interno più che un’occasione offerta ai cittadini per contribuire a cambiare questo paese.
Di fatto la provenienza dai due principali tronconi, quello dei DS e quello della Margherita che dovevano arricchire ed ampliare la capacità di offerta politica si ritrovano ora dentro uno scontro che non ha nulla della dialettica: si usano espressioni come “riprendersi” il partito, di “snaturamento” del PD come se dialogare e trovare una sintesi fosse un obbrobrio politico che smentisce la propria essenza.
Non si pensa, forse, che annientare l’altra parte interna al PD significherebbe dimezzarne la capacità di attrarre il consenso o peggio, smantellare l’unico vero partito a cui gli italiani guardano con speranza?
Sono presenti due forti bisogni politici: uno è rappresentato dal mantenimento della “ortodossia ideologica“, rivendicato dall’attuale minoranza del PD (D’Alema, Cuperlo, Bersani) da cui deriva un assetto belligerante, da scontro ideologico che ha come effetto preferire di essere in minoranza e comandare in casa propria. Essere irremovibili non è un valore : è creare immobilismo e scontro. Comprendo l’attaccamento di coloro che sono nostalgici di quelle logiche di partito ferree, con punti di riferimento immobili come la Costituzione. Ma va preso atto che che le nuove generazioni e le nuove modalità relazionali globalizzate hanno reso tutto questo impossibile da praticare. Non è “peccare” nei confronti del partito se lo mettiamo a servizio del popolo italiano e arriviamo ad una sintesi vitale. Non è “peccare” nei confronti della Carta Costituzionale se, secondo i modi previsti, ne ipotizziamo alcune modifiche.
Un attaccamento comprensibile, ma non assecondabile: siamo a servizio del popolo italiano, non dell’immutabile.
Ecco allora Il perché si sta cercando di dare risposte per realizzare subito un cambiamento di rotta non solo sul piano delle scelte di gestione dello stato come istituzione e come politiche economiche e del lavoro, ma soprattutto realizzare un sussulto etico che faccia riemergere l’azione politica dal “buio del non visto e dell’incontrollato” alla luce del palese e del riconoscibile. E non mi riferisco solo a rendicontazioni: mi riferisco a scelte di persone, a situazioni di familismo amorale e di corruzione bianca lontani dal merito e dal concetto di supremazia del bene comune.
A fronte di una scelta tra ortodossia ideologica e la fatica di trovare punti in comune per salvare un paese, io scelgo la seconda opzione: non mi interessa la “purezza della razza di sinistra”, mi interessa la capacità di lavorare insieme, ciascuno perdendo certamente qualcosa, ma consci che non è tanto un “perdere” bensì investire per un bene più grande, quello più prezioso, quello comune.
In fondo era proprio questo il motivo per cui è nato il Partito Democratico.
Io sono felice di ritrovarmi completamente nei tuoi ragionamenti! Ascoltarsi e lavorare insieme per migliorare le cose in italia per tutti. Dai dai! All’opera!