Di Giorgi sbaglia: non lo dice, ma lo dimostra

image“Sul caso Melaragni avevo ragione io” – afferma Nicoletta Zuliani, consigliera comunale del Partito Democratico di Latina, che oggi mostra l’evidente risultato di quanto aveva sottolineato in precedenza, cioè l’illegittimità dell’operato del capo di gabinetto come dirigente. “Firmava delibere e non poteva farlo, perché per la legge il capo di gabinetto – essendo assunto con un rapporto fiduciario dal sindaco, ed avendo dunque un ruolo politico – può avere soltanto funzione di controllo e coordinamento, e non può in alcun modo svolgere compiti di natura gestionale come l’assunzione di impegni di spesa, l’indizione di gare, l’affidamento di incarichi. Oggi, quanto da me evidenziato già più di un mese fa, oggi viene scoperto anche dal Comune, che corre ai ripari rifacendo da capo le delibere e facendole firmare, finalmente, da un dirigente vero”.

È il caso delle delibere firmate dal dottor Giancarlo Melaragni per quattro collaborazioni iniziate nell’ambito di un progetto europeo, il Newcimed. Oggi viene pubblicata la delibera n.1524/2014 “a riparazione dei danni”, che pone rimedio a un errore commesso proprio da Melaragni. “Innanzitutto quelle delibere non potevano essere firmate da lui, in quanto non dirigente. Poi quelle che erano state redatte, erano fra l’altro sbagliate: oggi viene pubblicata un’errata corrige che rimodula i compensi ai collaboratori, che sarebbero stati di poco superiori rispetto al dovuto ed oggi, nel riparare all’errore materiale si corregge anche la legittimità di quegli atti” – spiega Zuliani.

“Certamente si tratta di un’azione giusta, perché salvaguarda il Comune sulla correttezza dell’atto che invece, a firma di Melaragni – sottolinea ancora una volta Zuliani – non era assolutamente legittimo. Quindi con queste rettifiche irrisorie dal punto di vista economico, l’Ente sta producendo degli atti finalmente validi, a prova che i precedenti non lo erano. Il problema è la guida dell’Ente da parte del sindaco Giovanni Di Giorgi è troppo approssimativa e superficiale nell’organizzazione della macchina amministrativa a servizio della città. Agisce in barba alle norme, ritagliandosi spazi per operazioni altamente discrezionali proprio come un ente pubblico non dovrebbe fare, facendoci assistere a prassi che piegano le regole per usarle a piacimento. È il cittadino, purtroppo, ad occupare l’ultimo posto nei pensieri di questa amministrazione”.

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