Purtroppo è un dato che non possiamo ignorare: nessuna donna tra gli eletti del PD in Consiglio Regionale. Meno male che nel listino Zingaretti ci sono 5 donne! Ma non tra gli eletti del Partito Democratico.
Cosa non ha funzionato? Ci crediamo davvero che le donne siano una parte irrinunciabile del nostro fare politica? Perché non le sosteniamo?
Il partito ha messo in campo una campagna di stimolo al voto alle donne fatta su Repubblica (a livello regionale) che è costata €220.000 con tanto di lancio e conferenza stampa a solo dieci giorni dal voto (!). Lascio a ognuno di voi valutarne l’impatto e l’efficacia.
Si dice che il problema sia che le donne non votano le donne.
Non è esattamente così: sono le donne dei partiti che non votano la donna candidata nel proprio partito. Tutti i partiti. Personalmente sperimentato. Il mondo delle donne della società civile e l’elettorato libero da rapporti pregressi con altri politici, vota donna eccome!! I miei collaboratori mi hanno confessato di non aver mai visto tante donne in una campagna elettorale. Donne di partito, però, no.
Abbiamo una Conferenza Provinciale delle Donne del PD, ma purtroppo non ha avuto gran peso nell’imporre un’altra donna in lista.
E allora forse dobbiamo capire come mai le donne si confermano deboli in politica a meno che non ci sia “un aiutino” del tipo legge elettorale, che mi suona tanto mortificante… ma purtroppo necessario.
Nei partiti le donne sono per lo più gregarie e non investono tanto tempo quanto gli uomini. In politica ci vuole TEMPO per costruire relazioni (la politica è fatta di costruzione di relazioni) e nelle relazioni costruite fino ad oggi nel mio partito le donne sono già aggregate a qualcuno, impegnate, legate da rapporti nati nel passato: nessuna ha mai pensato o ha avuto il tempo di diventare un punto aggregante. Ricordiamoci che le nuove donne in lista per le primarie in occasione della fondazione del PD nel 2007 erano almeno 50. Figurativamente. C’era bisogno del 50% di donne e tante mogli, cognate sorelle, figlie hanno risposto all’appello di una necessità “democratica”.
Quante ne sono rimaste? Si contano sulle dita di una mano.
E queste, che hanno provato a “costruirsi” dentro un partito che aveva già aggregati preesistenti, hanno dovuto fare una scelta: farsi assimilare da uno degli aggregati (ex-di quà o ex-di là) o… restare liberamente Democratiche. In questo caso, ahimé, prive di alcun sostegno: ognuno, alla fine, aiuta i suoi.
Ora, nei diversi gruppi c’è chi aspetta da tempo, sia per ricoprire incarichi nel partito sia per eventuali candidature. Quale donna svincolata da logiche di appartenenze a correnti potrebbe avere la meglio su uomini che da tempo hanno già stabilito i turni di ascesa per i propri gregari?
Nessuna.
Infatti, non abbiamo nessuna eletta al Consiglio Regionale del Lazio.