Con l’avvicinarsi delle elezioni ci si lancia e si comincia a dire cosa Latina dovrebbe essere.
Dico la mia.
Latina è nata come la città del futuro, perché progettata e ideata nel Novecento in un paese che ha millenni di cultura e di insediamenti; Latina, in più, è nata come città delle opportunità.
Spesso si volge lo sguardo indietro, a vedere da dove siamo nati, come siamo nati, da chi siamo nati…
Latina è una città giovane e i giovani guardano avanti.
Se guardiamo bene, cominciamo ad essere in tanti ad avere i figli che sono ormai emigrati per completare la loro formazione, per specializzarsi e trovare opportunità lavorative fuori dal nostro territorio.
E per noi è un orgoglio vederli valorizzati, apprezzati, ma gli effetti della loro formazione base e dei valori che gli abbiamo trasmesso non ricadono qui sul nostro territorio ma… lì dove loro hanno trovato opportunità di sviluppo dei loro talenti.
La vicinanza con Roma ci ha sempre penalizzato rispetto all’offerta turistica, a quella formativa di livello superiore come anche nell’offerta culturale.
Penso invece che dobbiamo aspirare che Latina diventi un luogo di eccellenza.
Latina può diventare un polo che attrae giovani per le occasioni formative e di ricerca che offrirà.
Abbiamo eccellenze nel campo della ricerca medica, farmaceutica, siamo avanguardia nel campo della bio agricoltura, dell’enogastronomia, nel campo della musica nei suoi diversi generi, della letteratura, del teatro, della regia e videoproduzione, della fotografia, della moda…
Immaginate come può cambiare la città con un afflusso smisurato di giovani. Come cambia la città? Come cambia l’economia?
Camerino ha visto completamente stravolto il suo profilo di paesino di 1000 abitanti di periferia, diventando città universitaria con un indotto enorme che ha attivato economie impensate, dal mercato degli immobili all’industria del tempo libero, dello sport, della ristorazione..
E Latina ha tutte le carte in regola per progettare il suo futuro in questo senso.
I fondi della Next Generation EU costituiscono un vero trampolino di lancio che indirizza proprio in questa direzione.
Non si può mancare di investire in ricerca e formazione che a loro volta innescano processi produttivi a catena che ricadono direttamente sull’economia e la città intera.
Latina ha già le potenzialità per tutto questo, ma occorre avere il coraggio di considerarla la PRIORITÀ, non uno dei tanti campi d’intervento per far contenti tutti e nessuno: l’idea centrale che muove e genera e le altre.
Timidamente le facoltà presenti nella città ci hanno provato in questi anni, ma possono poco se la politica e gli investimenti non si orientano verso questo obiettivo strategico che può davvero rivoluzionare le prospettive della città.
Sì, la mia idea di futuro di Latina sta tutta qui: giovani, altissima formazione e ricerca.
Riporto qui il mio intervento fatto oggi in Consiglio Comunale sulla questione VIDEO TRAP pro-Travali.
Dobbiamo chiederci cosa non ha funzionato?
Al termine 8 proposte concrete del PD, frutto di confronto con i cittadini del quartiere e con i giovani.
Non appena ho saputo della diffusione di questo video trap realizzato ragazzi del mio quartiere che conteneva un esplicito sostegno a malavitosi della nostra città ho pensato: ma questi ragazzi sono figli di questa comunità, figli di questo territorio!
E poi la domanda. Che cosa non ha funzionato? Perché si è generata questa devianza? Cosa ha permesso che si creasse questa aberrazione?
Mi sono fatta questa domanda perché io vivo nel quartiere del video, i miei figli sono cresciuti qui, gomito a gomito con quei ragazzi, hanno frequentato la stessa scuola, hanno giocato insieme a pallone, hanno fatto catechismo insieme…
Quando c’è qualcosa che non funziona, quando c’è qualcosa che non va non bisogna tanto dirsi: “io ho fatto il mio dovere, non può essere dipeso da me“.
Una riflessione va fatta e non può coinvolgere solo il singolo individuo.
Prendiamo il nostro quartiere come esempio di una periferia come tante.
Siamo oltre 20.000 abitanti, lontani dagli uffici, distanti dal centro… Fino ad alcuni anni fa Q4-Q5 era considerato un “quartiere dormitorio“ per la mancanza di servizi. Poi ha cominciato a comparire l’ufficio postale, sportelli bancari, farmacie, il collegamento viario con viale Le Corbusier oltre la ss148.
Avevamo anche la sede della polizia municipale e il 118.
Ora non più.
Abbiamo un meraviglioso polmone verde, l’Oasi verde Susetta Guerrini frequentata anche da chi non vive in questo quartiere.
Nel quartiere sono presenti alcuni lotti di case popolari che ospitano tante persone e famiglie dignitose, ma alcune con enormi difficoltà socio economiche, situazioni che hanno costituito humus per il messaggio del video che inneggia alla malavita e la prende come modello.
Persone con le quali condividiamo la scuola dei figli, i negozi, le strade, il verde, il condominio…
Torno alla mia domanda iniziale: cosa non ha funzionato?
Guardo alla presenza importantissima della SCUOLA come come importante e fondamentale presidio educativo.
Credo, come tanti, nella scuola pubblica e credo che la convivenza di bambini provenienti da diverse condizioni economiche, culturali e sociali sia un diritto di ogni individuo, una opportunità educativa ed una ricchezza umana.
La fortuna di avere un luogo dove bambini, le loro famiglie e genitori, nonni di diverse estrazioni sociali condividono una quotidianità è una cosa preziosa perché lì la comunità può e deve far sentire il suo peso e il suo sostegno. È un importante elemento che può assorbire, attutire situazioni di tensione e neutralizzarle (penso ad esempio alla difficoltà che certe famiglie hanno sempre avuto nel far partecipare i figli a gite scolastiche o ad attività pomeridiane che richiedevano magari un costo: in queste occasioni le famiglie della classe non di rado hanno attivato un fondo cassa per poter consentire a tutti di poter partecipare, o per i buoni mensa…)
La scuola è, per la sua funzione educativa, un presidio di opportunità di crescita per tutti.
La scuola è anche un presidio di controllo e di monitoraggio rispetto ai segnali deboli o meno deboli che evidenziano malesseri che vanno subito valutati e attenzionati e che devono far mettere subito in moto la rete istituzionale a servizio delle fragilità.
La scuola è il luogo dove si formano i piccoli cittadini ad una vita socialmente corretta, consapevole e proattiva; si formano le donne e gli uomini di domani.
E allora ripeto la mia domanda: cosa non ha funzionato?
La domanda dobbiamo farcela anche come COMUNITÀ del quartiere.
Lo abbiamo fatto quando ci siamo incontrati con una quarantina di persone del quartiere per riflettere su cosa abbia generato una devianza così profonda.
Ci sono grossi vuoti.
I palazzoni sono un madornale errore sociale. L’idea di creare una struttura di case popolari così grande, ha creato un ghetto dove l’assenza delle istituzioni e la presenza di queste “forze nutrite dall’illegalità” hanno deteriorato l’ambiente.
Il guaio è che queste “forze” stanno sempre piu’ avvicinando ed “arruolando” i figli di famiglie normalissime che mai si sarebbero sognate di avere i propri figli tra le fila di questo gruppo ma che, a causa del nulla che c’è nel quartiere, li vedono entrare in contatto con queste presenze perché magari sono compagni di scuola. Ci vuole poco poi a “passare” il confine ed il gioco è fatto.
Un altro luogo di vuoto:
Il Centro Lestrella versa in una condizione di abbandono totale. E’ diventata, lo sappiamo tutti, una piazza di spaccio a cura delle giovanissime generazioni. Nel piano superiore del Centro Lestrella, sia l’area sopra il negozio di cineserie, per intenderci, che quello spora il bar “Paganini” ci sono tantissimi immobili liberi da anni, che giacciono nell’abbandono.
La Parrocchia San Luca, titolare di strutture sportive all’interno del quartiere manca di educatori, quelle figure di giovani adulti che animano le attività.
Le pochissime strutture sportive improvvisate esistenti (ai piedi dei palazzoni, in via Cherubini…) sono inutilizzate, non gestite da nessuno.
Non c’è una piazza in questo quartiere.
Non c’è un centro sociale.
Non c’è una di biblioteca.
Eppure siamo oltre 20mila abitanti, una città! Con tantissimi bambini, ragazzi e giovani.
C’è l’importante presenza della PARROCCHIA di San Luca.
Pensate che la Parrocchia di San Luca ha ogni anno oltre 500 bambini a catechismo.
500.
Pensate all’importanza di una rete relazionale come quella che si crea per l’organizzazione del ritiro di fine anno, per l’organizzazione della cerimonia della comunione, della cresima; ci sono gruppi scout, viene organizzata dalla parrocchia un’attività di sostegno per le fragilità scolastiche con lezioni e ripetizioni pomeridiane, c’è la Caritas con tutta la sua rete di sostegno alle povertà con aiuti concreti.
Ma anche qui un vuoto pericoloso: mancano educatori. Mancano quelle figure di giovani grandi che diventano i riferimenti, i modelli, quegli exemplum positivi di cui si è parlato.
Mancano.
Nell’assemblea di quartiere che abbiamo fatto un paio di settimane fa, ha partecipato una famiglia momentaneamente in Francia ad Aix-en-provence, stesse i di Latina.
Sapete quante piscine ci sono ad Aix-en-Provence? 20. Mi pare evidente che fino ad oggi, probabilmente, la programmazione e la pianificazione di un territorio hanno tenuto conto più dell’esigenza dei costruttori che delle esigenze dei cittadini che lo avrebbero abitato. Diversamente non si spiega la totale mancanza di strutture sportive, sociali, culturali…
Il vuoto creato da questa mancanza è stato riempito da chi svolge attività illecite.
La mancanza di luoghi che fanno vivere i valori dello sport, della solidarietà, della buona socialità, dell’arte, della cultura, della musica e che offrono modelli di riferimento positivi, la mancanza di tutto questo ha creato dei buchi neri che hanno risucchiato anche giovanissimi e li hanno affascinati con modelli che fanno capo ai clan mafiosi.
Guardate, qui non parlo evidentemente solo del quartiere Q4-Q5. Lo ripeto, è una fattispecie è una modello che ritroviamo in altri quartieri difficili della città.
È anche altrettanto evidente che le singole azioni delle singole parti, (e qui intendo individui di buona volontà che si attivano sul territorio, oppure la scuola che attiva alcuni percorsi al proprio interno, oppure la parrocchia, oppure i servizi sociali…) non possono garantire l’efficacia che vogliamo.
E qui ripeto la domanda che dobbiamo farci anche come AMMINISTRATORI e POLITICI di questa città. Cosa non ha funzionato?
Qui occorre attivarsi con una rete intelligente di attività coordinate.
È altrettanto evidente che non si possono calare dall’alto misure, soluzioni, che invece dobbiamo ricercare insieme a chi vive in quei territori.
Se qui vogliamo cambiare questa città dobbiamo per davvero attivare un percorso di partecipazione dei cittadini, dei ragazzi, una partecipazione organizzata, in grado di deliberare e di scegliere, e quindi correttamente informata, in grado di pesare nelle scelte dell’amministrazione.
Parlo di democrazia deliberativa, che non è una cosa che si può improvvisare.
Va strutturata, e va ben organizzata.
E va istituzionalizzata a partire da una delibera di indirizzo di questo Consiglio.
Intanto ci sono due livelli di intervento: prevenzione, e repressione.
È evidente che l’azione di repressione dei reati non sta a noi, e da questo punto di vista prefettura e questura ci garantiscono.
Come molti ragazzi mi hanno detto, è importante che si veda che chi prende una cattiva strada, chi commette dei reati, sia effettivamente punito e sanzionato.
Se passa il messaggio che si può oltrepassare il limite della legalità tanto non succede niente, anche tutto quello che è una comunità, tutto quello che la scuola e l’amministrazione comunale fa rischia di essere vanificato.
Quello che noi possiamo fare ovviamente tutto il resto che è tantissimo.
PROPOSTE:
Abbiamo approvato una mozione un paio di mesi fa sulla creazione di spazi studio su tutto il territorio comunale in tutti i quartieri: uno di questi spazi potrebbe essere, ad esempio, la biblioteca delle scuole sia degli istituti comprensivi che degli istituti di secondo grado.
Dobbiamo garantire una presenza, una visibilità dello Stato in tutti i quartieri: un ufficio comunale decentrato, un presidio delle forze dell’ordine, un ufficio della asl, un servizio pubblico… Dobbiamo “mettere la bandierina noi”, dobbiamo dire: qui ci siamo noi, qui c’è lo Stato.
C’è carenza di animatori nelle strutture come l’oratorio che, abbiamo visto, è un luogo fondamentale per la crescita e la socialità delle nuove generazioni: avviamo protocolli tra comune, parrocchie e servizio civile per dotare di animatori gli oratori.
Avviamo protocolli tra enti per poter utilizzare le strutture scolastiche di proprietà comunale e provinciale per realizzare quello che la legge 107 / 2015 prevede, ovvero l’apertura al territorio delle scuole. Questi importanti presidi di cultura e di legalità devono poter essere aperti al territorio oltre l’orario scolastico attraverso attività promosse dalle numerosissime associazioni culturali e di volontariato che sono presenti sul nostro territorio, associazioni troppo spesso e limitate nelle loro attività a causa della mancanza di strutture.
là dove sono presenti spazi commerciali inutilizzati, lasciati all’incuria e spesso utilizzati per lo spaccio, intervenire come comune e prendere in affitto quei locali, e darli alle associazioni a titolo gratuitoper due anni del quartiere per attività di musica, teatro, graffiti, arte…
affidare le strutture sportive esistenti non utilizzate a ASD per attivare immediatamente attività per il quartiere
PATTO X LATINA: destinare una quota parte annua del fondo del Patto per Latina a borse di studio per i meno abbienti per dare opportunità a chi non le avrebbe altrimenti
inserire nel Piano Triennale delle Opere Pubbliche strutture sportive e fare una programmazione a medio e lungo termine soprattutto sulle periferie
Deve farci molto pensare il video rap balzato alla cronaca nazionale dei ragazzi del quartiere Q4 che inneggiano alla malavita latinense.
Cosa abbiamo generato?
Evidentemente non solo giovani professori universitari all’estero, ma anche ragazzi che “osano sfidare” la legge e tutta un’intera comunità, la stessa che ha sostenuto le forze dell’ordine in quell’ormai lontano ottobre 2015 con gli arresti della questura a guida De Matteis.
L’ostentazione nel video di denaro da proventi illeciti, di pose e gestualità con riferimenti ad atti sessuali da parte di una ragazzina, le parole di sostegno ai Travali in carcere sono una sfida rivolta a tutti noi.
È una sfidaCULTURALE: se l’illegalità risulta più affascinante della cultura della legalità e della civile convivenza evidentemente è presente l’humus perché ciò si verifichi.
È una sfida EDUCATIVA: tutti questi ragazzi hanno frequentato la stessa scuola di tutti gli altri ragazzi del quartiere, sono stati bambini, ragazzini, hanno avuto insegnanti e gruppi di wapp di mamme.
La scuola è il primo punto di osservazione di comportamenti devianti, di condizioni economiche, sociali e culturali a rischio di devianza: cosa non ha funzionato nella sua azione educativa?
La scuola e la parrocchia sono gli unici luoghi che tengono insieme persone appartenenti a diversi ceti sociali, a diverse condizioni familiari; la scuola , in particolare, è unico vero luogo in cui si può agire in modo intelligente ed efficace per sostenere la fase delicata della formazione della personalità dell’essere umano: l’infanzia e la pubertà. Questo è il luogo privilegiato della prevenzione alla devianza: cosa non ha funzionato?
È una sfida alla CONVIVENZA CIVILE. I giovani e i giovanissimi del quartiere vivono una condizione di grande insicurezza: loro coetanei prepotenti e violenti si fanno forti di un territorio poco controllato per imitare i boss e praticare soprusi e violenze che solo i ragazzi conoscono.
I lotti popolari delle “vele” sono considerate una Scampia latinense dove sovente fuochi d’artificio festeggiano il rilascio o la scarcerazione di esponenti della malavita…
Partiamo da un’ANALISI di ciò che non ha funzionato e mettiamo in campo misure PREVENTIVE e CONTRASTIVE efficaci.
È una sfida rivolta a tutti noi, e dobbiamo raccoglierla insieme.
Venerdì scorso (15/01/2021) in Direzione PD abbiamo deciso all’unanimità di formare una coalizione con LBC e Coletta per le prossime elezioni.
Non è stata una scelta semplice: siamo stati (e siamo tuttora) all’opposizione.
Cosa ci ha spinto a questa scelta?
La maggior parte dei punti programmatici di LBC erano sovrapponibili ai nostri, nonostante noi avremmo usato modalità e tempi diversi per attuarli, e l’area politica cui afferisce Coletta e tutti i suoi, è esattamente quella che sta al governo del paese e della Regione oggi.
In effetti, la vera discrasia era che il PD fosse all’opposizione di un’amministrazione dovunque riconosciuta come di “centrosinistra”.
Ma eravamo distinti nel percorso elettorale che ha visto Coletta vittorioso su tutti.
Abbiamo rispettato il risultato delle elezioni e la non disponibilità di Coletta e LBC a realizzare una alleanza politica in Consiglio.
Il nostro dovere di opposizione era controllare l’attività amministrativa e fare proposte.
E l’abbiamo fatto.
Le nostre critiche hanno messo in evidenza criticità e soluzioni.
Non c’è dubbio che molto può e deve essere migliorato.
E’ per questo motivo che, valutando positivamente l’apertura ai partiti politici da parte di Coletta ed LBC, vogliamo considerarla un’opportunità per unire le forze e fare un grande passo avanti perché molto è ancora da fare, e insieme siamo più forti.
Il Covid ci ha imposto un grave ripensamento di tutta l’organizzazione della nostra vita comune.
I TRASPORTI sono un anello debole della catena che, per costi, rigidità di strutturazione e spazi è in effetti il settore che richiede più impegno per trovare soluzioni sostenibili ma che devono porre la tutela della salute al primo posto.
Non possiamo mettere a rischio attività fondamentali come la scuola, perché non riusciamo a ripensare i trasporti in un’ottica di flessibilità che però risolva ORA il problema dell’affollamento sui mezzi.
Ricordiamoci che il Covid, e i problemi connessi, li supereremo solo insieme.
E allora, abbiamo un settore che langue, un settore fermo che soffre e che invece dobbiamo guardare come una risorsa, una possibile soluzione al nostro problema: TAXI, NCC, VAN di aziende di trasporto che non stanno lavorando per riduzione della mobilità di tante aziende.
Bene, possiamo considerarli una flotta di veicoli che possono integrare il nostro TPL: nel Comune di Latina ci sono 18 taxi, 26 veicoli NCC, più diversi van da 6/8 posti, per non contare i pullman delle ditte trasporti.
Abbiamo soldi destinati all’emergenza Covid proprio per il settore trasporti.
Incastriamo insieme le cose e immettiamo sul circuito cittadino, sui borghi, stazione questi veicoli che i cittadini potranno utilizzare come mobilità a chiamata a costo ridotto perché il Comune utilizzerà i fondi Covid per integrare i costi. Anziani senza auto che devono fare la spesa, ragazzi dei borghi che devono andare a scuola, lavoratori che dalla stazione devono raggiungere il centro città, persone che devono raggiungere ospedali, luoghi di cura o terapia…
Usiamo un’app unica per le prenotazioni che magari ne certifica anche l’avvenuta corsa, o usiamo dei vouchers, studiamo un modo. Mi risulta che altre città stanno utilizzando questa soluzione di mobilità mista.
E allora, che ci manca?
Insomma, la necessità deve sollecitarci a nuove soluzioni, asoluzioni integrate, soluzioni anche coraggiose perché il tempo è poco e dobbiamo fare presto perché il problema ce l’abbiamo ORA. E siamo anche in ritardo.
E se la politica non si spende per migliorare nei fatti la vita dei cittadini, a che serve?
Dal mese di maggio ho ripetutamente chiesto in ogni commissione trasporti di affrontare il nodo della ripresa della scuola. Ne abbiamo cominciato a parlare soltanto a fine agosto ed il risultato è quello che oggi abbiamo sotto gli occhi: il 35% delle flotta della CSC non è utilizzabile perché non ha i requisiti per poter ottemperare alle prescrizioni antiCovid, taglio drastico delle corse da e per Latina Scalo.
La rimodulazione delle corse non è sufficiente e non è sostenibile: gli autobus dell’ingresso e dell’uscita dalla scuola ridotti nella frequenza penalizzano i ragazzi delle zone Q4-Q5 che devono raggiungere il Majorana e l’Einaudi.
Ma la situazione più critica è quella che riguarda Latina Scalo: lavoratori che devono raggiungere Latina, molti del mondo della scuola che utilizzano i treni, sono costretti o a rischiare di ammalarsi perché quei pochi autobus che sono rimasti a fare da navetta dalla stazione a Latina sono pieni come scarole di sardine, e i ragazzi non indossano le mascherine.
Chi controlla?
Chi viaggia in queste condizioni è costretto a scegliere tra 3 opzioni: rischiare di prendere il COVID, pagare ogni giorno il taxi per andare sul posto di lavoro, oppure rinunciare ad andare a lavorare.
La mancanza di risposta a questo problema ci porterà, da lunedì 28 settembre, ad avere un problema ancora più grande visto che le scuole entreranno a regime con tutte le classi proprio da quel da quel giorno.
Questa mancanza è tanto più inaccettabile quanto più ricordo di essere stata costantemente ignorata quando in commissione ribadivo l’urgenza di affrontare questo tema.
Perché il Comune non ha fatto convenzioni con i tassisti, con i NCC (noleggio auto con conducente)?
Perché siamo oggi ridotti a dover rinunciare al 35% della flotta CSC quando invece abbiamo bisogno di più corse e di più mezzi?
È vero che il COVID si è abbattuto su tutti noi, ma sono stati stanziati €500ML per il mancato introito ed il trasporto è un servizio pubblico essenziale, essenziale ai lavoratori che hanno un lavoro, ed essenziale agli studenti che devono riprendere ad andare a scuola in tutta sicurezza
Essere riusciti nel difficilissimo compito di aprire le scuole in sicurezza ma non aver garantito il trasporto con altrettanta sicurezza ed efficienza, rischia di mandare all’aria tutto e di farci tornare nell’incubo del lockdown.
Buone notizie per i comuni che vogliono contrastare il gioco d’azzardo patologico ed ho presentato una mozione per attivare immediatamente l’iter per modificare il nostro Regolamento ed inserire la riduzione di orario per slot e VTL.
La sentenza del Consiglio di Stato del 26 agosto 2020 si esprime in senso nettamente contrario al TAR che aveva annullato un’ordinanza del Comune di Guidonia Montecelio che riduceva gli “orari di funzionamento degli apparecchi di intrattenimento e svago con vincita in denaro installati nelle sale gioco e nelle altre tipologie di esercizi (bar, tabaccherie, eccetera…).“
Questa sentenza del Tar ci frenò come ente, nell’inserire nel regolamento sulle ludopatie approvato nel 2018 di ridurre degli orari, soprattutto quelli a ridosso del pranzo e della cena o della chiusura delle scuole. Non è raro, infatti, che soggetti dipendenti da gioco d’azzardo dimentichino di assolvere alle più semplici funzioni di cura e di accudimento sia di se stessi che dei loro famigliari.
I giudici del Consiglio di Stato accolgono invece il ricorso del Comune e di Guidonia ed evidenziano che la decisione della Conferenza Unificata (quella che ostacolava questa libertà degli Enti Locali) “non è mai stata recepita con decreto ministeriale e quindi non presenta alcun vincolo per l’Ente,” non potendo riconoscere al documento alcuna efficacia cogente.
Il fatto poi che il Comune di Guidonia aveva in maniera inequivocabile evidenziato l’aumento del numero di pazienti affetti da GAP (Gioco Azzardo Patologico) trattati nel territorio comunale e regionale nel corso degli anni non può, secondo il Consiglio di Stato essere considerato un dato inifluente. Gli interessi economici degli imprenditori del settore, secondo il Consiglio di Stato, devono essere contemperate in modo ragionevole all’interesse pubblico che deve pensare alla prevenzione e al contrasto dei fenomeni di patologia sociale connessi al gioco compulsivo essendo palese che l’accesso al gioco illimitato e incontrollato aumenta il rischio di diffusione di fenomeni di dipendenza con conseguenze sia sulla vita personale e familiare dei cittadini con costi altissimi a carico del servizio sanitario e dei servizi sociali.
Peraltro è la stessa Corte di Giustizia dell’Unione Europea ad affermare che nel settore dell’esercizio dell’attività imprenditoriale del gioco lecito, le esigenze di tutela della salute vengono ritenute del tutto prevalenti rispetto a quelle economiche.
Come elemento finale viene richiamata la Corte Costituzionale che afferma che il “diritto incomprimibile” non è l’interesse economico alla riscossione dei proventi del gioco, bensì quello del danno alla salute dei cittadini perché incide maggiormente sull’equilibrio di bilancio con il costo che ne deriva a carico della collettività.
Ora possiamo finalmente dare via libera alla modifica del Regolamento in ordine alla riduzione oraria senza paura di ricorsi o contenziosi.
Sono più di 8 anni che che propongo alle varie amministrazioni di prendere in considerazione la realizzazione di uno skatepark. Perché?
- è uno sport molto praticato,
- è depositata agli atti dal 2013 una petizione con oltre 3.500 firme che lo richiede in forma ufficiale e sta nei cassetti del Comune,
- è un’aspettativa di tante persone,
- è una promessa di questa amministrazione che ancora non vede luce,
- dal 2021 sarà una disciplina olimpionica,
- se si fa una cosa fatta veramente bene è un richiamo per molti da zone limitrofe e richiama eventi nazionali se non anche internazionali.
Non è un tema dalla statura politica paragonabile alle questioni urbanistiche dei PPE, o dei siti di deposito rifiuti, né della cultura con la “C” maiuscola…
No. E’ una roba semplice, una richiesta inascoltata e reiterata nel tempo da una consigliera di opposizione che vive, per lavoro e per condizione, a contatto con le generazioni più giovani e sa cosa questo significa per loro e anche per il futuro della città. I ragazzi sono importanti, e ritengo importanti le loro richieste. Eccomi ancora a farmi carico della proposta di realizzare uno skatepark.
Ho scritto una mozione e la presento in Consiglio Comunale: voglio che se ne discuta, voglio che si parli di cosa si fa per i giovanissimi, i ragazzini, quelli che hanno voglia di muoversi e quelli che non hanno possibilità di farlo. Voglio che ci poniamo il tema della dipendenza da internet e che si parli di autonomia e di sport, ma non solo di sport ai massimi livelli, (che pure ci vede perdenti sotto troppi aspetti a Latina, in primis le strutture) ma anche di sport minori, perché non esiste solo il calcio, il basket o il volley, esistono molti altri sport, tutti quelli che non sentiamo quasi mai nominare: pattinaggio, ginnastica, nuoto sincronizzato, scherma, tiro con l’arco, judo, rugby, baseball, handball, arrampicata sportiva, softball, squash, pugilato, lotta…
Nel 2018 il Consiglio ha approvato all’unanimità l’istituzione della Consulta dello Sport: ancora non è realizzata.
Accogliere la mozione sarebbe un segno importante, anche se tardivo, per dimostrare che qualcuno in Comune ascolta.
Questa mattina i dipendenti della CSC erano sotto al Comune per protestare: evidentemente cominciano ad emergere criticità con il gestore del TPL di Latina.
È importante verificare che quanto scritto nel capitolato venga scrupolosamente realizzato e questo è certamente compito del Comune. Ma cosa non va?Utilizzando la linea che dalla Q5 porta al centro di Latina, ho potuto constatare diversi di problemi che riporto in foto e video qui di seguito:
ancora si trovano i cassonetti dell’immondizia davanti le fermate dei pullman: come fa a scendere un diversamente abile con la sua carrozzina? Gli autisti mi dicono che è impossibile farli scendere perché l’autobus deve fermarsi proprio a filo marciapiede per poter azionare la pedana. Quindi, niente servizio per i diversamente abili.
Troppo spesso molti autisti arbitrariamente modificano i percorsi evitando di entrare nel centro di Latina perché quasi sempre si trovano auto parcheggiate in seconda fila che non permettono il passaggio degli autobus.
Si trovano continuamente auto parcheggiate nella pista ciclabile che restringono l’area mi manovra degli autobusil taglio economico nella contrattazione di secondo livello con i lavoratori impone tempi lavorativi più brevi ed ecco il perché spesso diverse corse vengono soppresse, addirittura tre in una giornata per i quartieri Q4e Q5.
Troppo spesso gli studenti mi comunicano che alle 13:30 dalle autolinee parte un pullman piccolo per i quartieri Q4 e Q5: la corsa successiva invece avviene con un pullman grande ed è evidente che il primo pulmino è sovraccarico e al limite della sicurezza mentre il secondo è quasi vuoto: perché?
I tempi di percorrenza ancora non sono stati modificati: è possibile che ancora oggi si usino i tempi di percorrenza risalenti al 2007?
Paline elettroniche, infopoint, biglietteria elettronica e numero verde ancora non esistono. Siamo quasi ad un anno dall’inizio del servizio e la parte più innovativa non è attuata. Chi controlla che il servizio che paghiamo sia effettivamente erogato?
Ho chiesto alla presidente della Commissione Trasparenza Matilde Celentano di convocare subito una commissione congiunta trasparenza/trasporti per verificare che il Comune e non si lavi le mani una volta affidato il servizio, ma che vigili perché i cittadini ricevano quanto è loro diritto.
A distanza di oltre un anno dall’inizio della attività dell’Azienda dei rifiuti si porta in votazione il regolamento che definisce come si controlla l’ABC.
Fuori tempo. Ma di tanto…
Attualmente l’Azienda staoperandoindifformità rispetto agli indirizzi del Consiglio Comunale. Sta facendo cose diverse rispetto a quanto è stata autorizzata a fare.
Abbiamo approvato ABC con una tempistica del porta a porta: nessuna Delibera di Consiglio modifica l’indirizzo iniziale che è disatteso. Per la maggioranza è tutto a posto.
ABC deve presentare il bilancio preventivo entro il 15 ottobre: gravemente inadempiente. Nessuna Delibera di Consiglio consente una diversa tempistica: per la maggioranza è tutto a posto.
Non abbiamo un Piano Industriale che predispone obiettivi e tempistica di attuazione con mezzi e risorse per raggiungerlo: per la maggioranza è tutto a posto.
Non è mai stato attivato il Comitato di Sorveglianza approvato nello Statuto: nessuna Delibera di Consiglio modifica questo indirizzo iniziale. L’ABC è gravemente inadempiente. Per la maggioranza è tutto a posto.
Il mio intervento in dichiarazione di voto è stato duro, ma non ammettere l’evidenza da parte della maggioranza è grave: la credibilità va sotto zero.