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BASTA stragi di strada

Non c’è PERCHÉ alla morte di un figlio per strada.
La tragedia AMMUTOLISCE, e non è sufficiente criticare.
Oltre lo stordimento, che ci mette tutti davanti a ciò che davvero conta nella vita, ci sono le cause, e chi fa politica ha il dovere di pensare ad una soluzione. Una soluzione che certo, non può calcolare la fatalità né contenerla, ma diminuire, se non quasi azzerare le condizioni che favoriscono gli incidenti, questo si.
C’è il problema della sicurezza delle strade e qui si possono ridurre tante situazioni a rischio.
Se siamo costretti a ridurre la velocità, abbassiamo drasticamente la soglia di probabilità di causare incidenti e mi risulta che l’espediente applicato a via Epitaffio sia un esempio positivo.
Se sappiamo che la polizia effettua continui controlli, siamo costretti a restare dentro i limiti della legalità.
La questione della sicurezza, inoltre, implica un lavoro a regola d’arte sul manto e sull’assetto stradale con segnaletica aggiornata e ancora controlli.
C’è il problema dell’alcol, e qui la vigilanza va MOLTIPLICATA X 10!!! Se maggiore è il controllo, minore è l’attitudine a infrangere le regole. E chi vigila deve adottare una linea continuativa e durature: non si possono effettuare ispezioni solo dopo che gli incidenti sono già accaduti (vedi gli incidenti nella zona dei pub): i controlli devono essere una normalità, una maglia stretta dalla quale non si esce se non indenni.
Altro fronte è la vendita di alcolici ai minori: parlando con i giovanissimi si capisce che sono liberi di acquistare alcolici e droghe senza alcun ostacolo.
C’è il fronte della prevenzione a scuola e il controllo che questa può attivare nel raccordo con le famiglie e le strutture sanitarie.
Ho apprezzato il gesto del sindaco rispetto alla giornata di lutto cittadino che si terrà il giorno del funerale di Gabriele e Kumar, come apprezzo la disponibilità dei mezzi comunali per i vari MakP100 dei ragazzi di quinto, ma dobbiamo attivarci per progettare interventi seri per prevenire altre morti.
E non dimentichiamo i ragazzi: ascoltiamoli, consultiamoli, chiediamogli cosa pensano degli interventi che vogliamo mettere in campo. Non dobbiamo “renderli” protagonisti, loro sono i protagonisti e noi abbiamo il DOVERE istituzionale di ascoltarli.
Occorrono investimenti mirati e un lavoro coordinato tra le varie parti che devono concorrere alla soluzione dello stesso problema: sindaco, polizia stradale e municipale, scuole, associazioni di categoria, prefetto. Istituiamo IMMEDIATAMENTE un tavolo di concertazione, a costo zero, per programmare subito interventi che iniziano oggi, ma che si prefiggano obiettivi di tipo strutturale e duraturo.
Dobbiamo creare un’alleanza tra famiglie, gestori dei locali, polizia municipale, comune, scuole per agire, AGIRE ognuno nel proprio ruolo, in modo convergente e verificare periodicamente il nostro lavoro.
Non possiamo permetterci altre morti.

Il liceo artistico: rigeneriamolo con i soldi di Renzi

20140313-052830.jpgLa consigliera del Partito democratico Nicoletta Zuliani candida il liceo artistico di Latina ai finanziamenti statali previsti dal piano straordinario per l’edilizia scolastica messo a punto dal Presidente del Consiglio. La struttura di via Giulio Cesare versa in condizioni definite dalla Zuliani «drammatiche» successivamente alla visita fatta dalla consigliera presso l’istituto.

20140313-052017.jpg«L’impressione, in alcuni angoli, è quella di un edificio lasciato nel degrado – racconta la Zuliani reduce dal sopralluogo nella

20140313-053012.jpg scuola superiore – con porte sfondate, muri
20140313-053012.jpg infiltrati d’acqua, buche alla base della struttura, arredo scolastico inadeguato alle caratteristiche delle attività

20140313-053447.jpg didattiche cui è destinato.

Gli ultimi lavori della Provincia risalgono a sei anni fa, incompleti e non definitivi. La scuola non era stata progettata per un liceo dell’arte mentre oggi ospita docenti coraggiosi, genitori disponibili e collaborativi e soprattutto giovani pieni di vita, sensibilità e talento, ragazzi che hanno scelto di soddisfare la propria sete di arte e di bellezza e che arrivano da tutta la provincia: loro meritano sicuramente di più». La fatiscenza della struttura stride col nome di liceo artistico che porta la scuola e quest’ossimoro non deve lasciare indifferenti: la consigliera propone di indicare il liceo di via Giulio Cesare per i finanziamenti statali del piano per l’edilizia scolastica

E denuncia: «Negli uffici comunali regna il caos e tutto è fermo. Queste risorse rischiamo di perderle» l’importanza di tutelare le potenzialità degli aspiranti artisti che la frequentano: «I lavori che i ragazzi realizzano – dice la Zuliani – sono di grande valore, un valore che tutta la comunità politica e cittadina di Latina ha il dovere di difendere a nome dell’intera provincia».

«Con tutta probabilità da gennaio 2015 le competenze delle strutture scolastiche superiori si andranno ad aggiungere a quelle comunali – afferma la democratica – e saranno le amministrazioni comunali a gestirle. Un onere importante, ma che il governo Renzi ha garantito di sostenere da subito con la lettera inviata dal presidente del consiglio ad ottomila sindaci d’Italia invitati ad indicare una scuola del proprio comune per cui è ritenuto prioritario un intervento di ristrutturazione e messa in sicurezza. È per questo che urge una scelta da parte degli uffici del Comune da comunicare alla presidenza del consiglio entro il 15 marzo e il liceo artistico ha tutti i requisiti per essere segnalato come oggetto della riqualificazione».

La scadenza per comunicare la scelta al governo è imminente, ma negli uffici regna il caos. «Dell’indicazione da dare ancora non se ne parla – denuncia la Zuliani – e ogni richiesta fatta agli uffici in merito riceve come risposta un laconico “ancora non abbiamo ricevuto niente”. La confusione legata all’avvicendamento dei dirigenti con il pensionamento del responsabile dei lavori pubblici rischia, ancora una volta, di farci perdere la possibilità di un finanziamento, di ottenere moneta sonante per ristrutturare una delle nostre scuole. E anche se si riuscisse a comunicare un nome, chi decide? Con quali criteri? Sono condivisi dalla comunità scolastica?» domande a cui la consigliera risponde ribadendo che «la partecipazione ai processi decisionali è un obiettivo alto. Forse troppo alto per noi di Latina»

Il PD ascolta la scuola: il mio intervento

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Punto focale e rivoluzionario è la qualità: qualità del corpo docente, qualità dell’offerta formativa di una scuola, qualità dell’intervento didattico, qualità del risultato.
Non so se vi è mai successo: ragazzi studiosissimi, bravi scolasticamente parlando, ma incapaci di inserirsi in modo assertivo nella società, incapaci di scegliere, fragili se la vita impone loro un cambio improvviso di direzione.
Mi chiedo: ma cosa insegniamo a questi ragazzi?
Perché usiamo criteri e parametri prettamente scolasti per valutarli quando il mondo non li valuta allo stesso modo? Perché i parametri e i criteri di valutazione della scuola si distaccano così tanto dalla prassi con cui la vita li valuta, li premia o li punisce?

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Noi cerchiamo di dimostrare che chi vale va avanti, chi lavora sodo ottiene risultati. Ma funziona così fuori della scuola?
I ragazzi sono sempre più svegli e disincantati e sanno che fuori della scuola purtroppo il merito vale poco. Ecco che allora a scuola si fa fatica a motivarli: tra scuola e società c’è incoerenza, se non schizofrenia. Il principio che loro vedono muovere le cose è “riesci se hai gli agganci giusti”, non credono che se sono veramente capaci potranno vincere nella vita.
Familismo ottocentesco, mentalità paternalistica e foriera di cultura mafiosa.
Primo obiettivo, dunque, sincronizzare la società con la scuola, (non il contrario).

C’è un gran discutere su come valutare i docenti: voglio risolverla con un concetto molto semplice, perché, secondo me, non vogliamo osservarla dalla prospettiva più vera.

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La valutazione delle scuole e dei docenti è già in atto.
I genitori sanno benissimo dove mandare i propri figli. Sanno distinguere gli insegnanti che vogliono e quelli che non vogliono per i loro figli. Sanno decidere quale scuola è la migliore per la formazione dei propri figli: riconoscono la qualità.
Basta applicare a noi insegnanti i criteri che usiamo noi stessi, se genitori, per scegliere la scuola o gli insegnanti per i nostri figli.
Come voglio che sia l’insegnante di mio figlio? Sono sicura che le risposte sarebbero le stesse. Ecco i criteri e i parametri per valutare i docenti.

Sempre sul versante docenti, assistiamo ad una palese incapacità da parte dei vertici della scuola di gestire casi, chiamiamoli così, “critici“: ci sono, e non sono tantissimi per fortuna, ma ci sono insegnanti che causano danni importanti sui bambini o gli adolescenti. Questi casi di docenti “problematici” vanno affrontati dal punto di vista normativo in modo coraggioso.
Perché i dirigenti non hanno gli strumenti per tutelare i ragazzi prima che sia troppo tardi? Spesso si arriva al “caso” per risolverlo nel momento in cui i media costringono a venire ad una soluzione. Perché arrivare a questo punto?
In Commissione Istruzione nel mio comune c’è la proposta, condivisa da tutta la maggioranza, di valutare l’ipotesi di istallare delle videocamere nelle aule degli asili nido perché i genitori possano controllare… E perché non nelle scuole dell’infanzia? E alle elementari?
Ebbene, dobbiamo essere capaci di intervenire prima noi come istituzione.

E da ultimo vorrei sottoporre un errore di sistema: l’Italia è l’unico paese, L’UNICO PAESE in cui le lingue straniere vengono insegnate in classi di abilità miste fatte di studenti appartenenti a livelli che vanno da principiante a intermedio. Le lingue straniere devono essere insegnate per classi di competenze omogenee o l’azione è inefficace. Tra le materie con risultati meno buoni nel biennio delle superiori c’è appunto l’inglese.
La valutazione in decimi per le lingue straniere è assolutamente fuori da ogni standard internazionale di valutazione. Le competenze di uno studente possono solo chiamarsi beginner, elementary, pre-intermediate, intermediate, upper-intermediate o advanced: tutto il resto non ha alcun riscontro nel quadro internazionale.

Renzi chiama i sindaci: Latina non è pronta.

Sindaci chiamati ad indicare una scuola da ristrutturare. Ma quali saranno i criteri di questa scelta? L’amministrazione non è pronta all’appello di Renzi.
Nicoletta Zuliani: «Negli uffici tutto tace»

20140306-194630.jpg«Abbiamo la possibilità di indicare al governo un edificio scolastico del nostro comune per cui è prioritario un intervento di ammodernamento e di messa in sicurezza, ma quali saranno i criteri per stabilire quale scuola segnalare come oggetto di tale intervento? Il parere degli uffici tecnici preposti non basta perché la scelta cui l’amministrazione è chiamata non dovrebbe prescindere da un confronto con chi opera nel settore dell’istruzione. Senza la Consulta della Scuola, per cui mi batto da sempre, questo confronto diventa difficile o lo si bypassa col risultato che si rischia di perdere un’opportunità importante».

La consigliera del Partito democratico Nicoletta Zuliani mette sull’attenti l’amministrazione comunale perché non vada sciupata la possibilità di ristrutturare un edificio scolastico della città in forza della lettera inviata dal Presidente del Consiglio ai sindaci italiani con l’invito di indicare entro il 15 marzo una struttura del proprio comune particolarmente bisognosa di interventi di restauro. «I tempi sono stretti e l’amministrazione comunale non è pronta» denuncia la Zuliani. «Le commissioni Istruzione (ex Ialongo) e Lavori Pubblici (ex Nasso) – sottolinea la consigliera – non mi sembra che abbiano colto l’opportunità di formulare alcun contributo. Nel settore dei lavori pubblici, cui fa capo l’edilizia scolastica, abbiamo tra l’altro un dirigente ad interim. C’è a disposizione uno studio di tre tecnici esterni costato 80mila euro che illustra il piano esigenziale degli edifici scolastici comunali, ma quando si parla di scuole non ci si può limitare a considerarne l’aspetto strutturale. Ci sarebbe da capire, per esempio, se una data struttura si trova in un luogo di espansione o di riduzione scolastica. Ci sono altri elementi importanti cui non si può prescindere e che solo chi vive sulla propria pelle la scuola può fornire».

La consigliera coglie la palla al balzo per rivendicare l’attivazione della Consulta della Scuola, la cui necessità emerge ancora di più oggi di fronte alla missiva di Renzi. «L’istituzione della Consulta – ricorda la Zuliani – è stata approvata all’unanimità dal consiglio comunale, avrebbe potuto fornire a costo zero elementi utili a capire quale edificio fosse opportuno scegliere con criteri condivisi da chi vive la scuola, ma non è mai stata insediata. Chi sceglierà dunque? E quali saranno i criteri a monte di questa scelta? La vicinanza del preside al sindaco? La sicurezza? La proiezione di espansione o contrazione? Le idee dei dirigenti dei servizi coinvolti?» si chiede la democratica.

«La necessità di partecipare alle scelte dell’amministrazione è sempre più forte, specialmente se tali scelte coinvolgono i cittadini del futuro della nostra città che non hanno colori o appartenenze politiche. Per questo – ribadisce la Zuliani – ho spinto tanto per attivare la Consulta, uno strumento di ascolto delle istanze provenienti dal territorio e da interlocutori altri dagli istituzionali, ovvero dirigenti scolastici, sindacati di categoria, rappresentati dei genitori. Nessuno meglio di loro può dire quali esigenze ha la scuola per cui operano e di quali interventi strutturali avrebbe bisogno. Senza questo strumento – conclude la consigliera – rischiamo di arrivare impreparati agli appuntamenti che ci attendono: oggi è l’appuntamento con la lettera del Presidente del Consiglio ai sindaci, ieri è stato il bando certo per la costruzione di nuove scuole (unico criterio era quello cronologico di arrivo della domanda) domani chissà. Intanto rischiamo di sprecare un’altra grande occasione sul fronte dell’edilizia scolastica, un tema sul quale non possiamo essere impreparati».

Nidi in convenzione, il Comune non paga

«Vicenda emblematica di malgoverno e mala amministrazione»

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«La vicenda che sta riguardando gli asili nido in convenzione, con i mancati pagamenti che il Comune deve a queste strutture, è emblema di mala amministrazione, di incapacità gestionale e di scarsa sensibilità verso un settore che meriterebbe un’attenzione particolare da parte di chi è al governo della città». La consigliera del Partito democratico Nicoletta Zuliani commenta così la protesta dalle titolari di alcuni nidi convenzionati approdate questa mattina in Comune perché creditrici nei confronti dell’amministrazione comunale, rea di non aver pagato loro le fatture dell’anno

Dietro al mancato pagamento non c’è un motivo politico. «Esiste una legge che impone alle amministrazioni pubbliche di pagare in modo cronologico quanto dovuto – spiega la Zuliani – dunque se per qualche motivo l’amministrazione non può pagare una fattura di ottobre, tanto per fare un esempio, tutte quelle a seguire restano bloccate. Il Comune di Latina è debitore nei confronti dei nidi convenzionati proprio perché ci sono fatture rimaste bloccate sui tavoli dei Servizi Sociali. E la ragione di quest’impasse risiede nel fatto che a dicembre scorso nel settore dei Servizi sociali sono stati cambiati ben cinque dirigenti. Un valzer di incarichi costato caro agli asili nido gestiti da privati in convenzione con il Comune».

«Queste strutture – sottolinea la consigliera Pd – sono piccole imprese che hanno bisogno di soldi mese per mese avendo da sostenere una serie di spese per garantire un servizio qualitativamente adeguato e il salario ai dipendenti che vi lavorano. Sono esempi di imprenditorialità giovane e al femminile da tutelare. Se il Comune non paga mette queste imprese in grandi difficoltà oltre a dimostrarsi insensibile nei confronti di una particolare categoria di soggetti».

«Quanto sta succedendo – conclude la Zuliani – è il risultato di una cattiva amministrazione, un’amministrazione che non riesce a trovare identità, che è in balia di pressioni e caroselli dirigenziali, che è incapace di decidere e il cui immobilismo ha come effetto collaterale un danno nei confronti di un settore rispetto al quale il Comune dovrebbe avere maggiore attenzione e responsabilità».

Attacco a Libera, Zuliani: «Basta con gli interventi tampone»

La consigliera del Pd chiede di lavorare a un progetto comune che coinvolga istituzioni e scuole.

«Basta con le misure tampone, servono piuttosto interventi strutturali e un progetto integrato di larga scala su cui lavorino tutte le parti coinvolte, dalle istituzioni alla società civile». A chiedere un cambio di marcia sollecitando una progettualità comune per la cultura della legalità, fatta di cooperazione e sinergia, è la consigliera del Partito democratico Nicoletta Zuliani, a pochi giorni dall’ennesimo atto intimidatorio al Villaggio della Legalità di Borgo Sabotino.

La struttura gestita da Libera per la quinta volta nel giro di due anni finisce nel mirino proprio a ridosso della decisione dei volontari dell’associazione di Don Ciotti di incrementare la propria attività sul territorio pontino, una decisione che il Partito democratico ha sposato con la Zuliani che ha proposto nelle opportune sedi di fare del Villaggio intitolato a Serafino Famà un luogo di formazione per i più giovani, un punto di convoglio per le scuole e un centro propulsivo di legalità e ricostruzione democratica.20131217_libera (1)

«Ma per fare questo – sostiene la Zuliani – è fondamentale, oggi più che mai di fronte a un nuovo atto vandalico, lavorare non su operazioni tampone ma per stabilire insieme qual è l’obiettivo da raggiungere, ognuno nel proprio ruolo e con le proprie specifiche funzioni». La consigliera fa riferimento alla Regione, al Comune, al prefetto, a Libera, alle associazioni del territorio e all’intera società civile quali attori coinvolti in un più ampio progetto di promozione della legalità. «Quando ci si pone un obiettivo così alto come il ripristino di una legalità violata – afferma la Zuliani – non si può prescindere da un lavoro sinergico e coordinato, mosso da un obiettivo condiviso e dichiarato».

«Nel prossimo incontro istituzionale, già richiesto da Libera al prefetto e al sindaco, sarà importante – conclude la democratica – mettere sul tavolo e condividere un progetto a medio e lungo termine, dunque di più ampio respiro. Gli interventi spot utili a tamponare le emergenze o i danni non servono. Serve invece coordinarsi per un lavoro comune che punti a sostenere nel tempo il Villaggio e l’attività di cui si fa promotrice Libera, coinvolgendo per esempio le scuole e tutte quelle realtà che già si battono per contrastare l’illegalità. Solo con un progetto integrato si può pensare di fare scudo a questi attacchi e di coltivare una cultura della legalità e del senso civico sul territorio».

COMUNE INADEMPIENTE: le consulte aspettano

Un’amministrazione lenta, sorda e cieca. Praticamente inadatta a governare una complessità che dimostra di non conoscere. Un’amministrazione da cancellare. Invece di realizzare quanto essa stessa ha deliberato all’unanimità, si gingilla con il riassetto delle poltrone, lo scambio dei ruoli, la “pesa” dei voti.

Il 12 aprile 2012 il Consiglio Comunale ha deliberato all’unanimità l’istituzione di due importanti consulte, come da Statuto Comunale: la Consulta Scuola/Istruzione e la Consulta Infanzia-Famiglia-Adolescenza. Finalmente avremmo attuato l’articolo 73, comma 2, dello Statuto che prevede l’istituzione delle consulte come organismi di partecipazione popolare per le tematiche inerenti settori sociali di rilievo. Strumenti che non sono stati mai messi in pratica: eppure sono praticamente a costo zero. (leggi la delibera di consiglio, leggi la mozione)

E’ passato un anno e mezzo e nonostante le numerose richieste e sollecitazioni nulla è stato fatto per dare attuazione a quello che il Consiglio Comunale aveva deliberato. E’ una vergogna: un’amministrazione che disattende le proprie direttive.

E allora tre sono le ipotesi:
  • non vuole realizzare ciò che ha deliberato, credendo che bastasse approvare una mozione per azzittire e la minoranza dei Democratici che avanzano istanze di partecipazione popolare e toglierseli di torno
  • non è capace di attuare ciò che delibera, tanto che il presidente della Commissione e l’Assessore di riferimento non hanno mai fatto nulla per concretizzare l’indirizzo del Consiglio
  • ha paura di confrontarsi con i cittadini (soprattutto quelli che non li hanno votati)

In un momento di grande cambiamento che richiede ascolto della base, e attenzione alle richieste dei cittadini lo strumento delle consulte – ripeto a costo zero per l’amministrazione – rappresentano un “must”, un passaggio irrinunciabile per  tutta la classe politica che deve evolvere pena la sua estinzione. L’evoluzione sta nel cambiare lo stile del fare politica: non più operare seguendo le indicazioni dei propri amici o di chi va ripagato per il sostegno dato in campagna elettorale, bensì luoghi istituzionali dove le categorie sociali, gli “stakeholders” collaborano alla definizione degli interventi, e quindi delle politiche che ricadranno su di loro.

Le associazioni di famiglie, di operatori del mondo familiare e dell’infanzia che vivono e operano sul nostro territorio aspettano di offrire il proprio contributo in termini di proposte e prospettive dalle quali osservare la loro realtà che nessun altro conosce meglio di loro. Quale modo migliore per elaborare interventi efficaci? Quale osservatorio migliore per un politico, per un assessore?

Il mondo della scuola con i dirigenti, rappresentanti dei genitori e le associazioni che affiancano le scuole aspettano di poter dire la loro in materia di strutture scolastiche, dimensionamento, mensa, sicurezza, legalità, progetti. Quale luogo migliore di un tavolo istituzionale per osservare l’impatto “scuola” dal punto di vista sociale, economico, produttivo, ed elaborare politiche strategiche per il futuro della nostra città?

Non si creda che ai cittadini bastano le “briciole”delle politche: attenti a farsi belli con le rotonde e con lo sfalcio dell’erba. Occorrono modifiche di sistema. Occorre  coerenza istituzionale. Occorre, almeno, realizzare le delibere di Consiglio Comunale.

Ma ahimé, chi ci governa sta dimostrando di avere un unico interesse per cui spende ore e ore di riunioni: ruoli, rimpasto, spostamenti, poltrone…

 

DECRETO SCUOLA in pillole

Decreto scuola “in pillole” (scarica)

Dossier scuola PD

Il dossier sul lavoro della Commissione VII alla Camera (Istruzione) con tutti gli interventi in aula, le proposte del gruppo parlamentare PD. (scarica)

SCUOLA il vero “punto riflesso” del nostro paese

Sollecita molte riflessioni la sperimentazione del Ministro Carrozza della riduzione da 5 a 4 anni delle scuole superiori. (Leggi risposta del ministro a interrogazione SeL)
L’esigenza di accorciare il percorso scolastico è condivisa da diversi autorevoli esponenti del mondo dell’educazione, tra cui il prof.Vertecchi, che concorda sulla necessità di ripensare il percorso in termini di tempo.
Quando una proposta così significativa e foriera di grandi mutamenti si “abbatte sul terreno” della scuola, iniziano accese e talvolta feroci discussioni.
Se da una parte è vero che una riduzione a 4 anni del percorso delle scuole superiori di secondo grado porterebbe, come affermato dai sindacati, ridurre la spesa della scuola a scapito dei docenti – riduzione di anni scolastici significa riduzione del monte ore e quindi di cattedre, nonché posti di lavoro – dall’altra parte metterebbe i giovani diplomati nelle condizioni di anticipare l’ingresso nel mondo degli studi universitari o del lavoro rispetto ai colleghi degli altri paesi soprattutto extraeuropei.

Obiettivo prioritario quando si parla di scuola sono gli studenti.
E allora partiamo col valutare le proposte sulla scuola mettendoci nei loro panni.

Di cosa hanno bisogno gli studenti italiani?

Prima di tutto di strutture accoglienti e funzionali allo scopo: per questo il governo ha stanziato €450ML.

Poi c’è bisogno di insegnanti bravi. In questo aggettivo c’è tutto.
Negli ultimi venti anni la generazione degli studenti è cambiata in termini di motivazione, capacità di attenzione, modalità di apprendimento: quanto è cambiata la didattica dei docenti? Una nuova stagione di formazione in servizio è urgente, pena l’inefficacia dell’azione e l’indebolimento della formazione di una generazione già fortemente penalizzata dalla congiuntura economica negativa.

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