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Addio video sorveglianza…

imageVi ricordate il progetto di video sorveglianza, quello finanziato con la legge 15/2001?
Quello da oltre €90mila? Quello che nel 2010 “Ora, grazie al bando della Regione annunciato dal Consigliere Stefano Galetto e finanziato sulla base della legge Regionale 15 del 2001 che porta la firma di Fabrizio Cirilli, finalmente si potrà rendere concreta la possibilità di utilizzare anche nella nostra città un sistema di videosorveglianza, che come ben noto è il supporto più efficace per il lavoro che tra mille difficoltà conducono le forze dell’ordine“.
Infatti… Con una nota a fine anno 2015 la Regione ci comunica che:  ci REVOCANO il finanziamento!!!!
Il motivo?
Il Comune non ha realizzato NIENTE. Commissioni bilancio, Commissioni Strategica, tutto inutile. I vari responsabili negli uffici non hanno fatto il loro dovere. Eppure, quei responsabili erano stati nominati dall’amministrazione Di Giorgi…
Pur stando nel cuore dell’amministrazione Di Giorgi non si è potuto far nulla per quel finanziamento targato Cirilli?

Latina, sei stata presa in giro ben bene: ti hanno fatto credere di saper amministrare, ma i nodi eccoli qui. Non basta fare i regolamenti, stabilire le regole, vincere i bandi per i finanziamenti e farsi belli: bisogna saper organizzare la macchina amministrativa per farla funzionare per il bene della comunità. Purtroppo fino ad oggi, nonostante le belle risorse umane di cui è dotato il nostro comune, le priorità dei governanti sono sempre state altre. E lo sappiamo bene dalle innumerevoli inchieste in corso.
Ora serve altro.
Ora serve onestà e competenza.
Ecco il documento della Regione che revoca il finanziamento.

Barbato non conferma il segretario generale: bene. Latina ha bisogno di soluzioni forti.

imageLa decisione presa dal commissario prefettizio Giacomo Barbato deve far riflettere. Evidentemente è venuto a mancare il rapporto di fiducia tra lui e la figura del segretario generale Pasquale Russo. La situazione di Latina richiede scelte forti e non interpretabili.
Bene fa Barbato ad imprimere una direzione completamente diversa.

imageI commissari non possono rimuovere i segretari generali dei Comuni prima che siano passati almeno 60 giorni dal loro insediamento e, in genere, non li rimuovono quando l’amministrazione della quale sono stati chiamati a prendere la guida risulta decaduta per motivi prettamente politici, come nel caso di Latina. La decisione viene invece presa, nel 95% dei casi, quando il Comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose.
È un cattivo giudizio nei confronti della scorsa amministrazione caduta dopo una forte crisi politica: rimosso il suo segretario generale, una figura che dovrebbe vigilare sull’anticorruzione e sulla trasparenza e a cui invece non viene rinnovata la fiducia dal delegato del Governo chiamato a risolvere la profonda crisi in cui versa l’Ente.

Deve essere davvero disastrosa la situazione che ha trovato il commissario Barbato al suo insediamento. Una situazione peggiore di quanto potessimo immaginare.

Ricordo che in diverse situazioni il segretario aveva assunto su di sé ruoli che una figura di controllo come la sua non avrebbe dovuto mai rivestire: presidente della delegazione trattante per la parte pubblica, responsabile della formazione, dirigente dei vigili urbani, presidente della commissione concorsi. Così facendo era stata posta in essere una situazione di incompatibilità: chi è preposto al controllo, come lo è il segretario generale nella veste di responsabile dell’anticorruzione, non poteva infatti controllare se stesso nei ruoli citati. La funzione di controllo deve sempre essere esercitata da una figura terza.

I commissari, nella loro funzione di guida della macchina amministrativa, possono intervenire su diversi fronti, ed uno di questi è proprio decidere sul futuro del segretario generale del Comune della cui amministrazione si sono prese le redini.

Latina è stata trattata alla stessa stregua di un comune con commissariamento straordinario, come un Comune dal quale vanno sostituite le colonne portanti per fondarlo su una nuova struttura: come un Comune sciolto per mafia.

Ora va impressa una direzione completamente diversa.

Un Partito più Democratico e più coraggioso.

imageMi ritrovo a leggere di tanto in tanto comunicati o interviste fatte ai nostri più alti rappresentanti del Partito Democratico locale.

Mi ostino a pensare che la politica è una cosa diversa, è qualcosa che si fa insieme, è qualcosa che non nasce dalla bocca del maggior esponente ma si amalgama con ciò che la base di un partito rappresenta e vuole.

Mi ostino a pensare, e i fatti mi danno ragione dimostrando che sempre più persone ne sono attratte, che la politica deve riappropriarsi degli spazi comuni dove prendere decisioni collettive con percorsi di grande trasparenza.

A Latina siamo chiamati ad un percorso che può essere frustrante o appassionante: la corsa per le amministrative della nostra città.

Sarà frustrante se le decisioni non le prendiamo insieme. Anticipare linee, indirizzi, senza averli discussi o concordati prima con tutto il corpo, con tutto il motore del nostro partito mi sembra appropriarsi di una prerogativa che non si ha, soprattutto per gli effetti che questo tipo di mosse producono: anticipare o suggerire soluzioni alla stampa significa sondare in modo sottile il terreno esterno al partito e significa dare “messaggi chiari” per l’interno del partito.

Sono metodi che non lasciano il dovuto spazio, nei dovuti tempi, alla elaborazione comune. È frustrante doversi esprimere su una posizione già annunciata, già pubblicata, già palesata all’esterno.

Diverso sarebbe elaborarla insieme.
E qui sta la parte appassionante.

Il nostro percorso sarà un percorso appassionante se ognuno di noi ritroverà un pezzetto di se stesso, ovvero un pezzetto del proprio contributo all’interno della decisione finale.
Sarà appassionante se ognuno di noi saprà contribuire alla definizione dell’identikit del nostro candidato a sindaco: una definizione che deve ben bilanciare le richieste di chi ci voterà con le esigenze amministrative della nostra città e con la capacità di gestire una maggioranza, magari variegata, ma di cui è importante conoscere la storia e le vicende pregresse.

E la scelta della squadra che offriremo ai cittadini di Latina in quanto elettori, dovrà essere anch’essa espressione di un grande partito, di un partito che sa interpretare le esigenze più immediate ma anche le esigenze più profonde di una comunità stanca di interessi particolari che inquinano e mortificano il bene comune.

Un grande partito, come il Partito Democratico, ha al proprio interno diverse persone, tutte portatrici, chi in misura maggiore chi in misura minore, delle caratteristiche che abbiamo in mente per il prossimo sindaco di Latina.

Si tratta solo di iniziare un percorso trasparente, di grande confronto, schietto, di onestà intellettuale, scevro da patti e accordi tra singoli stretti nel passato, che guarda invece al futuro e che soprattutto ha il coraggio di investire nella collegialità.

Questo percorso, che ritroviamo esplicito e inconfutabile nel nostro nome, sarà l’unico in grado di suscitare la passione che serve per vincere e la forza per governare.

 

La farsa Di Giorgi-Fazzone

IMG_0129.JPGUn governo zoppo, che tira avanti come un malato terminale in attesa di morte naturale.

Questo è ad oggi la condizione dell’amministrazione Di Giorgi.

Mantenere le dimissioni date ad ottobre sarebbe stato un grande atto di onestà che avrebbe lasciato al sindaco Di Giorgi la dignità di chi ha il coraggio di guardare alle cose con occhio pulito e trarne le conclusioni.

A nulla sono valse le dimissioni dell’ex prefetto La Rosa chiamato per “ripulire” il settore urbanistica dalle sporcizie di interessi personali capaci di piegare l’interesse pubblico ad uso e consumo di chi ci vuole guadagnare.

A nulla è valsa la lenta fuoriuscita dalla maggioranza di consiglieri che uno alla volta si sfilano da uno pseudo-governo.

Quello che abbiamo oggi è un epilogo continuamente annunciato dai fatti ma che non si avvera mai.

Un Consiglio Comunale importante, quello di giovedì 30 aprile, che doveva approvare il Rendiconto di Gestione (con la nuova normativa se non si approva il rendiconto, si va tutti a casa).
Un rendiconto non approvato nel passaggio in Commissione Bilancio (mai successo nella storia di Latina, la maggioranza si è astenuta, come dire: “noi di Forza Italia siamo importanti e potremmo mandarti a casa“), ma ha votato favorevolmente in Consiglio.
Dopo aver approvato il Rendiconto di Gestione, che di fatto è un atto di sostegno forte, si alza un componente di Forza Italia e a nome del suo gruppo legge un documento. La sostanza è: il sindaco ci ha deluso, non abbiamo visto il cambio di passo annunciato, noi usciamo dalla maggioranza, gli assessori di FI si dimettono, e di volta in volta decideremo cosa votare analizzando ogni singolo provvedimento.

Una condizione stabile di ricatto. Fazzone, che coordina il partito Forza Italia, non ama Di Giorgi. Non vede valorizzata sufficientemente la sua componente nel contesto politico-amministrativo della città e della provincia, e vorrebbe giocare un ruolo da protagonista nelle sorti della città come scelta del futuro candidato a sindaco.

Ma quali sono le sue idee sulla Metro? E sui rapporti col gestore del cimitero? Che vorrebbe fare degli inquinati piani particolareggiati? Lasciarli così o rivederli? Come li considera?
E cosa pensa della questione rifiuti?

A noi questi temi interessano, non i giochi di potere.

I detentori del potere di questa città dimostrano ancora una volta di essere lontani anni luce dalla vita dei cittadini di Latina.

Il non decidere su questioni che riguardano i cittadini e dedicarsi unicamente a questioni di potere partitico è esso stesso una forma di dittatura e di disprezzo nei confronti della città: è un tradimento nei confronti di chi ha dato il proprio voto convinti che avrebbero avuto una città migliore.

Vengano davanti alla città e dicano a chiare parole quali sono i loro veri interessi.
E ammettano tutti di aver fallito.
Questa è una farsa, non è Politica.

Mensa in bilico a Piazza Moro

La scuola, per il Comune, deve essere una priorità




Oggi i Nas hanno assistito alla distribuzione dei pasti nella scuola di Piazza Moro

Il servizio di refezione della scuola materna di Piazza Aldo Moro sarà sospeso dal primo giorno di rientro dalle vacanze pasquali . Lo ha deciso il dirigente scolastico, e provvederà a mettere in pratica questo “ultimatum” posto al Comune di Latina, se i locali della mensa non saranno messi in sicurezza. La situazione strutturale tuttora impedisce ai bambini, infatti, l’accesso agli idonei locali ed i pasti continuano ad essere serviti nelle aule dove si svolgono le lezioni.

Oggi nella scuola di Piazza Moro c’erano anche i carabinieri del Nas, chiamati da alcuni genitori, per verificare le condizioni in cui i pasti venivano serviti.

“È scandaloso che dopo settimane, per le lentezze e l’incapacità dell’amministrazione del sindaco Giovanni Di Giorgi, i bambini siano ancora relegati a mangiare nelle classi. Questo non comporta soltanto una questione di igiene, ma anche altri problemi: le monoporzioni nominative che vengono servite oggi, per esempio, hanno un costo maggiore rispetto al classico servizio mensa e siccome il Comune non paga un extra alla ditta appaltatrice, quest’ultima ha eliminato il personale refettore che assisteva ai pasti ed oggi sono le collaboratrici scolastiche a dover sopperire a questo compito. C’è un ulteriore aspetto da considerare: le famiglie sarebbero messe gravemente in difficoltà dalla sospensione del servizio mensa: davvero il sindaco vuole arrivare a questo?”.

Zuliani torna a sottolineare che la scuola deve essere una priorità per l’amministrazione comunale, che non può pensare di far trascorrere dei mesi prima di fare dei lavori di messa in sicurezza. “Per questioni di somma urgenza – spiega la consigliera democratica – il Comune potrebbe anche far svolgere i lavori e pagare le ditte dopo il termine degli stessi. Invece, con questo atteggiamento, Di Giorgi continua a dimostrare la precisa volontà politica di non fare. Il sindaco torni sui suoi passi: dirotti i soldi della pavimentazione della Ztl sulle emergenze della scuola, si impegni in prima persona per intercettare i fondi che le altre Istituzioni mettono a disposizione per l’edilizia scolastica”.

In tutta questa situazione non è di poco conto anche l’organizzazione della macchina amministrativa, che la consigliera democratica ha già fortemente criticato. “Il settore edilizia scolastica è letteralmente lasciato alla propria sorte, con responsabilità immense che gravano sul personale. A breve si dovrà stilare il Piano triennale delle assunzioni: il sindaco, oltre a riorganizzare l’Ente, proponga di assumere tecnici per rimpinguare gli uffici che ne hanno bisogno ed anche non sottovaluti un altro aspetto, quello di assumere personale di base che rimanga all’interno dell’amministrazione: da anni non vengono assunti dal Comune di Latina operai che restino in organico all’Ente, che invece deve così ricorrere continuamente ad incarichi per ditte esterne, con un conseguente aggravio di spese sul bilancio. Ricorrere a personale interno, invece, comporterebbe un risparmio oltre che una sicurezza”.

PRIVERNO CADE: PD affetto da malattia autoimmune

CASO PRIVERNO.
Credo che nulla possa giustificare la fine di un’esperienza di governo diventata un simbolo per tutti i comuni lepini e della provincia. Rappresentava una bella novità con le donne e i giovani che PD e SEL avevano saputo offrire e che i cittadini avevano scelto.
Quando viene scelto il “nuovo”, pieno di inesperienza ma carico di energia e di generosità, i politici di lungo corso usano tutte le armi e le strategie di cui si sono capaci per mettere in difficoltà chi ha conquistato il potere, probabilmente per riprenderselo.
In un’esperienza di “nuovo governo”, come si stava facendo a Priverno, ci si aspettava che questa avesse avuto il sostegno in primis dal partito che era parte integrante di quella maggioranza: il PD.
E invece ci ritroviamo ad assistere impotenti alla disfatta di una maggioranza, o peggio ad un vero e proprio fratricidio.
È incomprensibile ai più che guardano attoniti, la sindrome da cannibalismo che questo partito riesce ad esprimere ogniqualvolta vince un’eleziome, come se non volesse vincere davvero e, qualora capitasse, anticorpi interni non riconoscessero lo status di vittoria e distruggessero il lavoro fatto minando continuamente il terreno in cui si cerca di lavorare.
Questo i più davvero non lo comprendono.
Eppure siamo in tanti a credere e a lavorare per un partito che sia coerente con il suo nome e con ciò che stabilisce nel proprio statuto nonostante la deriva personalistica capace di distruggere tutto e infangare chiunque.
Ma io ho una speranza.
Non siamo in pochi a volere un PD vero, scevro da interessi particolari, capace di conquistare fiducia e consenso attraverso la forza delle sue idee e della coerenza di chi le promuove, innamorato delle proprie comunità tanto da mettere da parte di volta in volta le “legittime aspirazioni personali” ora dell’uno ora dell’altro per privilegiare quello che è bene per la maggor parte.
Come ha fatto la Presidente del PD del Trentino, Lucia Fronza, che con il suo esempio interpella ognuno di noi a riappropriarsi del coraggio di chi mette al primo posto la collettività.
Non solo ammirare, ma imitare e moltiplicare azioni che forse costano, ma producono nutrimento per la VERA Politica.

https://www.facebook.com/lfcrepaz/posts/10204896601529163

Palestre scolastiche e società sportive: nessun controllo da parte del Comune

PalestraLe palestre delle scuole elementari e medie, quando non usate per attività sportive degli istituti stessi, vengono concesse a società sportive per svolgere le proprie attività. Il Comune dà in affitto queste strutture al prezzo di 9 euro l’ora, per un totale di circa 700 euro al mese spesso ripartite tra varie società. Quando vengono recati danni alla struttura da parte delle società o ci si trova di fronte agli effetti dell’usura, a doversi muovere è sempre il Comune, il quale però – a fronte di un canone d’affitto così basso – non riesce a far fronte a tutte le necessità che di volta in volta si presentano. Il principio dovrebbe essere: chi rompe paga. Ma questo non succede per mancanza di controlli, e chi si ritrova a pagarne le conseguenza sono i bambini delle scuole che si ritrovano impianti rovinati.

Non è soltanto un problema di tipo economico, ma anche di trasparenza.

Non c’è alcun tipo di controllo sulla gestione delle palestre scolastiche, immobili comunali e quindi pubblici, sulle società private.
Chi verifica, ad esempio, la correttezza delle fatture per la pulizia degli ambienti?
E chi si assicura che i bambini che frequentano la scuola abbiano strutture non rovinate ed un servizio funzionante e sicuro, sempre?

palestra sabotinoL’altro giorno siamo andati come Pd nella scuola di Borgo Sabotino, che aveva sul soffitto dei pannelli pericolanti e pezzi di intonaco staccati dalle pareti, non certo a causa dei bambini…
Se le scuole non possono rivalersi sulle società perché è il Comune il titolare del rapporto, ed il Comune non controlla, il rischio è che a rimetterci saranno sempre e solo gli alunni della scuola pubblica.

La questione, più grave, che sarà portata in commissione Bilancio, è questa: bisogna regolamentare in modo univoco tutte le situazioni d’affitto esistenti sul territorio. Finora non è mai stato fatto un bando per avere accesso alle palestre delle scuole elementari, quindi fino ad oggi si è sempre affittato a prezzi più che convenienti a società in qualche modo ‘vicine’ al governante di turno, a cui è bastato chiedere per ottenere gli spazi per svolgere le proprie attività, e i criteri non sono palesi, non sono pubblicati sul sito.
Con questo non si vuole dire che il prezzo degli affitti va aumentato e quindi spalmato come ulteriore spesa a discapito delle famiglie che portano i figli a fare sport. Si vuole invece rendere più trasparente tutta la gestione, per migliorare il servizio offerto dalle scuole pubbliche, tutelandole per non considerarle ed usarle come strumento per garantirsi un bacino di consenso elettorale.
Sul sito del Comune, a tutt’oggi non vi è neanche un elenco delle società che usufruiscono delle nostre palestre.

Come dice don Luigi Ciotti, dove non c’è una regola o un controllo, si possono insinuare sistemi opachi di amministrazione.
È proprio questo che va evitato.

La paura di perdere

imageNon si può che essere lieti di una decisione presa in giunta il 29 gennaio che decide in merito agli affidamenti sotto soglia € 40.000: la ditta cui saranno affidati i lavori verrà sorteggiata da una lista depositata presso l’ufficio Gare e Contratti.

Qualcosa che abbiamo da sempre e da sin dall’inizio della consiliatura richiesto noi del PD, nelle varie commissioni competenti ma che mai è stata presa in considerazione.

A dire il vero il sindaco dice di aver dato una direttiva che vuole procedere ad una revisione delle norme per il funzionamento dell’ufficio gare e contratti. I Regolamenti sono materia di Consiglio Comunale, quindi il sindaco ha semplicemente espresso una volontà, un indirizzo. E si sa che tra il dire che di solito è annunciato con tante trombe e fanfare, e il fare c’è di mezzo un sacco di tempo che fa dimenticare…

Comunque, “se non per amore, almeno per timore”, diceva Teresa di Lisieux, ed è forse questo che ha spinto alla fine della consiliatura il sindaco Di Giorgi ad andare verso una direzione di maggiore trasparenza: il timore folle delle indagini dei magistrati…
imageCerto è pressoché impossibile compensare quanto finora non è stato fatto: nel settore urbanistica ci sono pesanti ombre che interessano non solo la legittimità di scelte fatte a livello di progettazione e di calcoli sul piano generale e particolare della città, ma anche sulla validità e la legittimità di una serie innumerevole di operazioni che vanno dagli espropri ai rilasci dei permessi a costruire.
In un tale panorama l’indirizzo preso a livello di giunta, sottolinea come sia questo un intervento che parte dal sindaco, e non è parte di un progetto sindacale e di maggioranza che evidentemente sarebbe stato realizzato con l’inizio della consiliatura. Questo mi pare piuttosto un escamotage finale per voler a tutti i costi di dimostrare di voler fare bene ma, ahimè, troppo in ritardo.

Come quello studente che per tutto l’anno non ha voluto mai studiare perché impegnato in altre faccende, che a maggio decide di farsi interrogare per paura di essere bocciato.

Non si può pensare all’amministrazione della seconda città del Lazio che gestisce oltre €125ML di bilancio ed un bacino di cittadini di 120mila abitanti come uno “studente allegro” che deve ancora capire le sue responsabilità.

La coerenza dello “spacchettamento”

C’è “coerenza” di metodo tra la gestione del verde e quella della gestione da parte del cimitero di Borgo Montello in tema di affidamenti per i lavori di manutenzione. Come era accaduto per la gestione del verde pubblico, a Latina ci troviamo nuovamente di fronte al sistema dello ‘spacchettamento‘, una procedura che la legge vieta e che non favorisce nessuno, se non le ditte che ricevono gli affidamenti diretti per lavori a committenza pubblica.

Lo “spacchettamento” consiste nella redazione di diverse determine, tutte da importi inferiori ai 40mila euro, i cosiddetti “sotto soglia“, in modo che l’ente non sia tenuto ad indire una gara per commissionare i lavori, ma possa procedere per affidamento diretto ad una ditta di fiducia.

Per il cimitero di Borgo Montello, l’unica gara indetta in questa consiliatura risale al 2012 per i lavori da effettuare nell’anno 2013, stimati nel valore di 65mila euro. Poi il Comune ha continuato ad affidare la manutenzione straordinaria del sito, sempre alla stessa ditta, a “pacchetti” di tre mesi. Lo ha fatto per tutto il 2014.

L’aspetto irregolare sta nel fatto che il valore di questi lavori affidati con determine, se sommato, supera i 40mila euro (Iva esclusa) e ci troviamo quindi di fronte ad una irregolarità da parte del Comune, che avrebbe dovuto indire una gara per l’affidamento della manutenzione del camposanto come aveva fatto nel 2012.

imageUn altro problema: il 22 gennaio 2015 viene pubblicata un’altra determina, la 1626 del 2014, riferita all’affidamento dei lavori al cimitero di Borgo Montello per i mesi di ottobre, novembre e dicembre 2015. La pubblicazione avviene dopo 4 mesi, a giochi fatti, quasi un mese dopo che il tempo d’affidamento è persino concluso. Questo significa che la ditta ha lavorato per tre mesi senza contratto, quindi in una posizione di assoluta irregolarità, e che l’Ente dovrà pagarli senza aver impegnato le somme, generando quindi un debito fuori bilancio

Basta prendere in giro i cittadini. Si tratta di una situazione che segnalerò al segretario del Comune e che è materia della Corte dei Conti. Il punto è però che a Latina questa è la prassi. Il mancato rispetto dei tempi è ormai una caratteristica del nostro Comune: giovedì si terrà un consiglio con ordini del giorno e mozioni presentate ad agosto del 2014, ignorando del tutto i fatti – gravissimi – che sono accaduti nel frattempo e che hanno investito l’amministrazione Di Giorgi. Un’amministrazione che, così com’è, non può durare neanche un giorno di più.

Altro che “casa di vetro”: la trasparenza a Latina non è

“Piani particolareggiati e regolamento edilizio, la grande assente è la Trasparenza”


(L’intera ricerca, confrontata con i siti di altre pubbliche amministrazioni del Lazio, è stata documentata con un questo video)

“Come fa un cittadino di Latina a sapere se davanti alla finestra di casa sua, al posto di un parco verde, sorgerà un palazzo oppure sarà fatta una colata di cemento? Semplicemente, allo stato attuale dei fatti, non può esserne informato se non dalle ruspe già al lavoro o recandosi fisicamente all’ufficio urbanistica mettendosi in fila e aspettando il proprio turno. Questo increscioso problema ha una risposta sola ed è ancora una volta la mancanza di trasparenza del Comune di Latina.” Ho scritto una lettera indirizzata al Segretario generale del Comune di Latina, che è anche responsabile per l’ente di procedura Anticorruzione e Trasparenza, dove gli segnalo formalmente le gravi mancanze.

L’ente è infatti inadempiente rispetto a quanto stabilito dal DL33/2013, che impone la pubblicazione e il livello di accessibilità di documenti e dati sul sito internet delle pubbliche amministrazioni. “I consiglieri comunali del Pd ed in primis la commissione trasparenza, hanno sin dall’inizio della consiliatura sollecitato e richiamato alla piena Trasparenza l’ente di Piazza del Popolo, ma ad oggi il Comune non risulta essersi adeguato alla norma”. Ho inviato una nota di denuncia formale al Segretario generale e al sindaco Giovanni Di Giorgi per ottemperare alle disposizioni di legge.

“È praticamente impossibile accedere alla consultazione online di documenti e tavole relative ai Piani Particolareggiati Esecutivi della nostra città in modo facile ed intuitivo. Nella pagina “Amministrazione Trasparente“, d’obbligo per tutti i Comuni, c’è una sezione denominata ‘Pianificazione e Governo del territorio’ con tre sotto-sezioni tra cui ‘Atti di governo del territorio’, con ulteriore sottosezione ‘Servizio urbanistica’. È proprio qui che ci si aspetterebbe di trovare dati omogenei, raggruppati in tavole e documenti, i vari piani particolareggiati dei quartieri nonché il Piano Regolatore Generale. Quest’ultimo non risulta neanche pubblicato. Da notare, inoltre, che in nessuna sezione del sito del Comune di Latina è presente, nonché accessibile o consultabile, il Regolamento Edilizio che pure esiste in forma cartacea, benché obsoleto in diverse parti”.

“L’articolo 46 del decreto 33 del 2013, in base al quale dovrebbero risultare accessibili nel modo più trasparente possibile tutti i dati citati impone la considerazione di un altro aspetto: anche il solo parziale inadempimento degli obblighi di pubblicazione, comporta sanzioni e costituisce elemento di valutazione della responsabilità dirigenziale, eventuale causa di responsabilità per danno all’immagine dell’amministrazione ed è comunque valutato ai fini della corresponsione della retribuzione di risultato e del trattamento accessorio collegato alla performance individuale dei responsabili. In buona sostanza, se l’ente non adempie all’obbligo imposto dalla legge, può incorrere in sanzioni ed i dirigenti, pagati per una funzione che non svolgono, possono vedersi decurtare parte dello stipendio”.