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Ancora un incidente davanti al Manzoni

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Oggi ancora un incidente. Solo lo scorso anno una ragazza è stata investita. Cosa impedisce al Comune di Latina di mettere in sicurezza la strada? L’amministrazione non può più ignorare la situazione, mettendo a rischio ogni giorno l’incolumità degli studenti e di chi frequenta l’istituto superiore. Aspetta forse che si verifichi un incidente mortale prima di intervenire?”.

IMG_1127Nicoletta Zuliani, consigliera comunale del Partito Democratico ed insegnante presso il liceo davanti al quale è avvenuto l’incidente, esprime tutto il suo sconcerto per l’accaduto. “È inammissibile – dice – che il Comune continui a sottovalutare in modo così irresponsabile la situazione davanti alla scuola: viale Le Corbusier è una strada pericolosissima, classificata a ‘scorrimento veloce’, dove le automobili sfrecciano e non c’è nessun dispositivo di sicurezza che lo impedisca. Sono pronta a fare anche un esposto se non verranno presi al più presto i dovuti provvedimenti”.

La consigliera dem ricorda di aver già fatto più volte richiesta al Comune di installare almeno due attraversamenti pedonali rialzati in prossimità dell’istituto, per costringere in ogni caso le auto a rallentare, ed un semaforo a chiamata. Quest’ultimo dispositivo era peraltro stato promesso dall’amministrazione comunale, nella persona del delegato del sindaco alla Viabilità, Alberto Pansera, che si era impegnato a farlo installare sin dall’inizio dello scorso anno.

“Ad oggi ancora nessun intervento è stato fatto e chi frequenta l’istituto è in costante pericolo. “Un dirigente comunale mi disse – racconta Zuliani – che 20mila euro per un dissuasore di velocità erano troppi e che non sarebbe stato possibile installarlo. Ma io dico che per la sicurezza dei nostri giovani anche 40mila sono pochi. Ed aggiungo anche un altro fatto: tutta la zona circostante all’ingresso della scuola è scarsamente illuminata. Anche la sera i nostri ragazzi sono quindi in costante pericolo, all’uscita dall’orario scolastico pomeridiano, che in alcuni giorni si protrae fino alle 18 circa. La poca luce è infatti, non soltanto un rischio dal punto di vista della strada, ma anche un’attrattiva per potenziali malintenzionati”.

Latina senza un piano di emergenza

maltempo-478x350Latina sta evidenziando, in queste ore, tutte le sue criticità, non soltanto nelle periferie e nelle vicinanze dei canali, dove ad ogni pioggia comunque c’è il rischio di esondazione, ma anche nelle zone più interne della città. “Le foto pubblicate sui social network dalle persone parlano da sole e la situazione generale è sotto gli occhi di tutti. Latina non ha varato un piano di emergenza, e quello che ha, non è aggiornato né adeguato alle attuali esigenze” – afferma Nicoletta Zuliani, consigliera comunale del Partito Democratico.acquazzone2

Il capoluogo pontino, seconda città del Lazio, sul sito della Protezione civile nazionale non risulta tra i Comuni che hanno stilato un piano di emergenza. Ci sono invece i Comuni di Campodimele, Cisterna di Latina, Fondi, Maenza, Monte San Biagio, Norma, Pontinia, Priverno, Prossedi, Rocca Massima, Roccagorga, Sermoneta, Sonnino, Sperlonga, Spigno Saturnia e Ventotene.

È un fatto molto grave. Non si parla infatti soltanto di piogge né di maltempo eccezionale, si tratta di un piano che renderebbe Latina una città capace di far fronte ad emergenze anche più grandi, come nel caso di terremoti e mareggiate. Ci siamo già dimenticati l’ansia degli anni passati? Per le inaspettate ondate sismiche era stata chiamata una équipe di geologi, mentre per il lido disastrato l’anno scorso era stato chiesto aiuto allo Stato. In questi anni cosa è stato fatto? Il piano di emergenza aggiornato che è stato redatto, non è stato reso applicativo e quindi è come se non esistesse” – sottolinea Zuliani. “E in una situazione come quella odierna, di maltempo eccezionale, il sindaco Giovanni Di Giorgi ha pensato bene di lasciare aperte le scuole”.

I ragazzi delle scuole superiori e medie – racconta Zuliani – oggi sono arrivati in classe zuppi. Sono arrivati a bordo di bus carichi e non sicuri provenienti anche da zone a forte rischio idrogeologico, su strade bucate e scivolose, hanno camminato su marciapiedi invasi dall’acqua piovana. I bambini hanno affrontato la stessa situazione, a bordo delle auto dei genitori. Faranno lo stesso in orario di uscita, sperando che il meteo non peggiori con il passare delle ore. È questa la sicurezza che il primo cittadino, sebbene dimissionario, ha garantito alla città? Eppure tocca a lui chiudere le scuole, di ogni ordine e grado, qualora ravvisi un pericolo per l’incolumità delle persone che usano il territorio cittadino, non solo dei suoi residenti. Non basta dire dove sarebbe meglio non recarsi in città: non possiamo piangere i danni, va fatta prevenzione”.

Il dato sul quale Zuliani vuole porre l’accento è anche che il settore della Protezione civile, per il Comune di Latina, è sempre stato la “Cenerentola”. Un settore trascurato, spesso senza fondi e con carente materiale per svolgere i propri compiti. “Una situazione che ci rende vulnerabili” – avverte Zuliani.

Mobilità INSOSTENIBILE

TRASPORTINelle relazioni degli ultimi tre anni fatte dall’ATRAL, società che gestisce in proroga da ormai troppo tempo il servizio del trasporto pubblico locale, si capisce la volontà di evitare un controllo puntuale del servizio. Un esempio: al chilometraggio dei singoli percorsi dichiarato nelle relazioni non è associata la targa del mezzo, rendendo così impossibile il controllo per verificare se e quale mezzo davvero abbia coperto la distanza dichiarata. Gli autobus, infatti, possono restare fermi per manutenzione, per riparazione ecc…
In questo modo non si può controllare la veridicità delle dichiarazioni. E i dati contenuti in queste dichiarazioni determinano il rimborso che l’Ente paga alla’ATRAL.
La carente trasparenza dovrebbe costituire elemento di esclusione per il prossimo bando di gara.

I PROBLEMI
Le esigenze dei cittadini sono fin troppo note da tempo: mezzi sporchi, manutenzione approssimativa che causa interruzione per rottura dei mezzi, orari incompatibili con le reali esigenze dell’utenza – la beffa dell’auto che parte sotto il naso dei pendolari di ritorno da Roma è ancora quotidiana – la navetta EXPRESS per la stazione che parte alle 9:00 di mattina (chi va a lavoro a quell’ora?) o il servizio della stessa che non viene fornito il sabato dimenticando che, tra i tanti, le scuole e i precari provenienti prevalentemente dal sud pontino lavorano anche il sabato ed hanno bisogno dei mezzi pubblici.
Il vero problema è la mancanza di trasparenza, la non volontà di operare un vero controllo sul fornitore del servizio e l’incapacità di tutelare i propri cittadini.
Chi paga il biglietto?
Pochi, mi risulta.
Per tutti i “portoghesi” che salgono gratis, c’è il Comune e la Regione che pagano, ovvero, tutti quelli che l’autobus non lo prendono.
E ci ritroviamo poi tasse più alte per coprire il costo del servizio…

LE SCUOLE
Tra i disservizi con ripercussioni più gravi è quello per le scuole: ogni anno, causa dimensionamento, nuove sedi succursali, riduzione o aumento numero studenti, le scuole superiori di Latina hanno esigenze di volta in volta diverse. Se il servizio non risponde a questi bisogni in termini di sicurezza ed efficienza bisogna ricorrere a penali e sanzioni.

I CONTROLLI
Quante volte il Comune è ricorso a queste? Risulta che le penali, ad esempio per le macchine obliteratrici, siano notevolmente diminuite da quando l’ATRAL è in proroga.
Ho fatto richiesta urgente di convocazione della Commissione Viabilità per avviare una serie di approfondimenti ormai non più procrastinabili.
E il Comune, invece di assumersi la responsabilità di veri controlli a tutela dei suoi cittadini, attua un penoso scaricabarile frutto di una cultura stantia che i cittadini sanno ormai ben riconoscere.

Altro che mobilità sostenibile…

Di Giorgi sbaglia: non lo dice, ma lo dimostra

image“Sul caso Melaragni avevo ragione io” – afferma Nicoletta Zuliani, consigliera comunale del Partito Democratico di Latina, che oggi mostra l’evidente risultato di quanto aveva sottolineato in precedenza, cioè l’illegittimità dell’operato del capo di gabinetto come dirigente. “Firmava delibere e non poteva farlo, perché per la legge il capo di gabinetto – essendo assunto con un rapporto fiduciario dal sindaco, ed avendo dunque un ruolo politico – può avere soltanto funzione di controllo e coordinamento, e non può in alcun modo svolgere compiti di natura gestionale come l’assunzione di impegni di spesa, l’indizione di gare, l’affidamento di incarichi. Oggi, quanto da me evidenziato già più di un mese fa, oggi viene scoperto anche dal Comune, che corre ai ripari rifacendo da capo le delibere e facendole firmare, finalmente, da un dirigente vero”.

È il caso delle delibere firmate dal dottor Giancarlo Melaragni per quattro collaborazioni iniziate nell’ambito di un progetto europeo, il Newcimed. Oggi viene pubblicata la delibera n.1524/2014 “a riparazione dei danni”, che pone rimedio a un errore commesso proprio da Melaragni. “Innanzitutto quelle delibere non potevano essere firmate da lui, in quanto non dirigente. Poi quelle che erano state redatte, erano fra l’altro sbagliate: oggi viene pubblicata un’errata corrige che rimodula i compensi ai collaboratori, che sarebbero stati di poco superiori rispetto al dovuto ed oggi, nel riparare all’errore materiale si corregge anche la legittimità di quegli atti” – spiega Zuliani.

“Certamente si tratta di un’azione giusta, perché salvaguarda il Comune sulla correttezza dell’atto che invece, a firma di Melaragni – sottolinea ancora una volta Zuliani – non era assolutamente legittimo. Quindi con queste rettifiche irrisorie dal punto di vista economico, l’Ente sta producendo degli atti finalmente validi, a prova che i precedenti non lo erano. Il problema è la guida dell’Ente da parte del sindaco Giovanni Di Giorgi è troppo approssimativa e superficiale nell’organizzazione della macchina amministrativa a servizio della città. Agisce in barba alle norme, ritagliandosi spazi per operazioni altamente discrezionali proprio come un ente pubblico non dovrebbe fare, facendoci assistere a prassi che piegano le regole per usarle a piacimento. È il cittadino, purtroppo, ad occupare l’ultimo posto nei pensieri di questa amministrazione”.

Elezioni della casta: odiose ma vittoriose

Sperando di vedere presto il compimento della riforma che abolisce davvero le Province e che finisca ciò che ha promesso, mi ritrovo a guardare il crollo di un sistema politico di forti interessi che con il Bene Comune non hanno avuto niente a che vedere.
Il sentimento più condiviso in questa vicenda è il sollievo per la fine di un’era e il piacere di vedere una donna sbaragliare e capovolgere lo “status quo” che per lunghissimi anni ha visto una classe politica stantia ed arrogante dettare legge in un territorio: c’è un sentimento di riscossa, un grido liberatorio. E se questo sistema è stato smontato e buttato via, è anche per “colpa” del Partito Democratico.

Seppure all’interno di un sistema criticabile e transitorio, quello delle Province,  non ci sono ragionamenti “di purezza ideologica” che tengono: la coalizione spuria racchiude una speranza di cambiamento.

Da tempo c’è diffidenza verso i partiti, il che ha fatto crescere il numero degli astenuti o il sostegno ai “non partiti”. È stata data forza ad un PD nazionale con un segretario criticato dai puristi della sinistra, ma premiato dagli italiani. Una frase che diventa un refrain: destra o sinistra purché che le cose si facciano, onestamente e per davvero. Non si riesce a star dietro alle mille sigle e alle mille trasformazioni dei partiti che poi, a guardare i nomi, poco cambiano. La maggior parte dei cittadini ignora i nomi dei partiti: sono invece sensibili a cambi di rotta inaspettati, forieri di soluzioni nuove in una situazione di stallo economico e sociale asfissiante.

Se al centro dell’attenzione politica vengono posti i temi reali e, insieme a questi, le proposte di soluzione, ben venga il contributo di tutti quelli che vogliono realizzare quel progetto.

La trasparenza e la legalità siano il binario su cui procedere e, soprattutto, siano loro il vero elemento di discrimine tra chi vuole costruire per davvero un futuro migliore e chi invece ne approfitta.

La partecipazione sarà il collante a garanzia di una vera sostenibilità politica.

E nella vicenda locale, più di qualcuno ha fatto un “salto mortale”: nell’eventualità che avesse vinto Mitrano, il PD ha rischiato di dover dare ragione alla fronda più a sinistra che prevedeva la fine del segretario provinciale ed un deterioramento della proposta politica con conseguente riconquista del PD locale (perenne quanto noiosa faida) da parte dei democratici più a sinistra; l’NCD rischiava di vedersi definitivamente isolato dopo lo strappo con Fazzone &Co. e perciò morire.

E invece risulta distrutto il sistema che ha dominato la Provincia per lunghissimi anni: Fazzone-Cusani.

E’ stato messo finalmente un freno. Si riparte.

La strada intrapresa ha portato alla vittoria. Sarà questa la nuova via, quella della rottura degli schemi ideologici?

Il coraggio è uno degli ingredienti fondamentali che ha dato forza a questa proposta, e solo la partecipazione, non dimentichiamolo, potrà garantire la bontà delle idee e la loro realizzazione nel tempo.

Ora vogliamo vedere in atto un nuovo stile: trasparente, legale, partecipato ed efficace.
Progettualità e coraggio hanno portato alla vittoria.

Ed è stato il coraggio a dare forza ad una giovane donna, magari ancora inesperta, ma in gamba, appassionata e forte del lavoro di gruppo attorno a lei: una miscela vincente, evidentemente, piacevolmente vincente.

…pieni di ratti…

“Derattizzazione, per il Comune di Latina è quasi una missione impossibile”

Assenti in Commissione Sanità l’assessore e il dirigente del settore Ambiente.

Nella commissione Sanità che si è tenuta questa settimana si è parlato di derattizzazione: sono state illustrate le tecniche e i prodotti utilizzati, ma anche evidenziate le numerose criticità. Erano presenti i responsabili della ditta specializzata che opera in città ed i vertici della LatinAmbiente, mentre assenti erano l’assessore all’Ambiente ed il dirigente del settore.

“Una commissione che ha messo in luce un problema che diventa sempre più serio – commenta Nicoletta Zuliani. “Ciò che è emerso è che il Comune di Latina non riesce a produrre interventi efficaci contro questi roditori. Il problema principale è che l’Ente non riesce a coordinare l’intervento di tutti gli attori che sono competenti sul territorio: il Consorzio di bonifica per i canali, Latinambiente, Acqualatina per la rete fognaria, l’Enel per le cabine, ed i privati per le aree non comunali. Il risultato è che i ratti proliferano sul territorio, soprattutto nelle vicinanze dei canali urbani – privi di manutenzione – e nelle cabine dell’Enel, dove spesso ci sono vere e proprie tane e talvolta riparo dei senzatetto. IL problema riguarda anche gli insetti, che, abbiamo sperimentato, invadono il tessuto urbano”.

L’intervento di Zuliani, nel corso della commissione Sanità, ha ricevuto cenni di assenso dagli operatori del settore, che hanno ribadito che l’assenza di un raccordo tra i vari Enti competenti per le varie porzioni del territorio fa perdere di efficacia qualsiasi intervento si metta in campo.
“Il risultato – spiega Zuliani – è che finora il Comune è sempre intervenuto unicamente per le urgenze ma mai pianificando un intervento in accordo con gli altri soggetti. Gli interventi invece dovrebbero essere costanti, coordinati e univoci, in una parola “intelligenti”, per tutelare al meglio la salute dei cittadini.

Il sindaco Giovanni Di Giorgi e l’amministrazione devono farsi carico di questi problemi, che sono sempre più in aumento, soprattutto dopo 3 anni e mezzo di trascuratezza. Le operazioni di derattizzazione dovrebbero essere uno dei compiti più semplici di un’amministrazione, ma sembra che a Latina non sia facile nemmeno questo”.

ZTL gratis: si può.

“La Zona a traffico limitato così com’è, costa troppo per le casse del Comune di Latina. L’Ente dovrebbe prendere esempio dalle migliori realtà italiane per la realizzazione di quella che in altre città è un’isola pedonale vivibilissima e quasi a costo zero”.

Nicoletta Zuliani, consigliera comunale del Partito Democratico torna sul tema della Ztl nel centro storico, a Latina partita lo scorso 1 settembre tra mille polemiche.

Oggi se ne è parlato in commissione Commercio, dove era presente anche un rappresentante della ConfArtigianato, ed il cui scopo era proprio la valutazione dell’impatto che la Ztl avrà sulla città e sulle attività commerciali.
“Quel milione soltanto per la pavimentazione è un costo altissimo ed ingiustificato. La maggioranza continua a rafforzare l’idea di aver realizzato un punto del loro programma: il fatto è che nel loro programma era scritto solo questo “anche la pedonalizzazione del centro, magari un pomeriggio a settimana, può costituire un momento di aggregazione dei cittadini e delle famiglie”. Ben felici rispetto al cambio di rotta che va nella nostra direzione, ma il costo imputato alle tasche dei cittadini non può certo essere così elevato. Perché non si investe invece sul potenziamento del servizio di trasporto pubblico e non si incentiva l’uso della bicicletta dalle zone più periferiche verso il centro storico? La Ztl è una bel modo di riappropriarsi di spazi umani, ma dubito che i cittadini condividano questa spesa enorme per una pavimentazione che non ci serve: altri Comuni, Lucca per esempio, non ne ha alcun tipo e la sua zona pedonale se la vive benissimo”.

Ma c’è di più. Nella commissione di oggi era presente anche un rappresentante della ConfArtigianato, che ha lamentato l’assenza di confronto tra le parti nella realizzazione della Ztl. “Ci ha spiegato – riporta Zuliani – che l’unico incontro che hanno avuto con il Comune è stato nel Luglio 2013, con la promessa da parte dell’Amministrazione di incontrarli di nuovo. Non c’è stato, però, a detta dell’associazione di categoria, nessun altro momento di confronto. C’è una bella differenza tra ‘percorsi partecipativi’ e ‘comunicazione delle decisioni prese’”.

TASI: detrazioni grazie al PD

Le famiglie di Latina con figli a carico e con figli portatori di H avranno una detrazione sulla TASI. Avevo denunciato l’8 agosto questa grave mancanza nella prima proposta di delibera presentata e votata in Commissione Bilancio. (leggi qui)

Ieri in consiglio è passato il nostro emendamento, che la maggioranza ha voluto condividere con noi sulle riduzioni TASI. Abbiamo esteso la fascia su cui far ricadere  detrazioni (da €60 fino a €40)  fino a €500 di rendita catastale, ed in più saranno detratti €25 a figlio a carico ed in più €50 a figlio disabile.

Da dove sono stati presi i soldi per pagare le detrazioni? Dove sono stati reperiti i fondi? Qui sono molto critica.

Il legislatore dava facoltà ai Comuni di derogare ai tetti di imposta per lo 0,8 per mille. Ovvero si poteva scegliere a quale tipologia di immobili aumentare l’imposta dello 0,8 per mille oltre il max consentito. In questo modo si poteva reperire il gettito necessario per utilizzarlo in forma di detrazione o esenzione su una categoria ritenuta più fragile.

Ma sapete a chi è stata applicata questa maggiorazione dell 0,8 per mille di imposta?

Ai proprietari delle PRIME CASE !!!

Su questo non sono stata d’accordo.

In questo modo l’aliquota stabilita per le prime case, che originariamente era dello 0,25 per mille, è passata allo 0,33 e si è rispalmato sulla stessa categoria il maggior gettito in forma di detrazioni articolate come vi ho detto. Si sarebbe potuto scegliere di aumentare dello 0,8 la categoria delle seconde case, o delle “case sfitte dei costruttori”come hanno fatto in altri comuni. Tra l’altro queste categorie avrebbero garantito un maggior gettito con cui si sarebbe potuto alleviare gli affittuari indigenti. Lasciando lo 0,25 alle prime case la TASI sarebbe stata tutta più bassa, in più avremmo aggiunto tutte le detrazioni, e allora sì che avremmo davvero sgravato le famiglie proprietarie di prima casa!!

Ma a detta di tutti, le seconde case e le case sfitte dei costruttori erano “categorie da tutelare” che già pagavano un’aliquota alta.

Sono scelte politiche.

Prendo atto e MI DISSOCIO.

 

La conseguenza dell’assurdo

“Valuterò, con il presidente Nicola Calandrini e con tutto l’ufficio di presidenza, l’esistenza di una norma o di uno strumento che possa sanzionare chi lede, con le proprie parole e con i propri atteggiamenti, l’immagine del Consiglio comunale, istituzione democratica che merita rispetto e un consono comportamento”.

Nicoletta Zuliani, consigliera del Partito Democratico e vice presidente del consiglio comunale, è decisa ad andare fino in fondo per contrastare lo spiacevole episodio accaduto nell’assise di ieri, quando il consigliere Coluzzi ha assurdamente ipotizzato una statua ad Hitler per ricordare o “non dimenticare” la storia di certi personaggi. Come si ricorderà, il consiglio di ieri era dedicato alla mozione della maggioranza per l‘intitolazione di una via a Giorgio Almirante, fra l’altro non passata per mancanza del numero legale.

“Nel dibattito di ieri è emersa tutta la pochezza di argomentazioni della maggioranza. I toni surreali di una frase a chiusura di un intervento e la ribalta nazionale che ne è scaturita mi impongono – afferma Zuliani – una riflessione che offro a chi, attonito, ha saputo della proposta della “statua ad Hitler” citata dal consigliere di Forza Italia Giuseppe Coluzzi.

In tempi di crisi economica, di emergenze abitative ed occupazionali si fatica a comprendere l’esigenza di chiedere ad un Consiglio comunale di discutere ed esprimersi sulla proposta di intitolare una strada a Giorgio Almirante, ma arrivare a sentire le parole che ipotizzano una statua a Hitler per non dimenticare gli orrori che ha commesso, stride in modo assordante.

Come presidente dell’assise consiliare – e qui cito il regolamento comunale – avevo il compito di “garantire il regolare svolgimento dell’attività” e di “tutelare le prerogative dei consiglieri comunali e garantire l’esercizio effettivo delle proprie funzioni“. Il dibattito si è svolto in modo del tutto regolare: tutti hanno parlato nei limiti di tempo consentiti dal regolamento, nessuno ha alzato la voce o impedito i lavori del Consiglio. I consiglieri sono stati tutti tutelati nelle loro prerogative anche di chiedere una sospensione, che però, nessuno ha avanzato. Proprio perché il dibattito andato avanti fino alla fine, la cittadinanza ha potuto rendersi conto della miseria delle argomentazioni portate avanti dalla maggioranza, e di come nessuno abbia contrastato Coluzzi, se non l’opposizione.

La maggioranza ha poi visto respinta la propria mozione per la mancanza del numero legale dell’assise. Per restare vicina alle scelte del mio gruppo, ho poi scelto di farmi sostituire alla presidenza dal collega Cesare Bruni, e di uscire dall’aula per non far passare la mozione”.

 

Un PLENIPOTENZIARIO alla CORTE di DI GIORGI

Melaragni scalza Mignano e diventa un superdirigente

Il sindaco Di Giorgi ha modificato la sua struttura di fiducia: Capo di Gabinetto è il dott. Melaragni a sostituire l’avv. Giacomo Mignano, fatto uscire di scena in silenzio.
Il Capo di Gabinetto, però secondo la legge, ha solo funzioni di controllo e di coordinamento (funzione politica ricordiamo, non gestionale: non può assumere impegni di spesa, indire gare, affidare incarichi… ) ed è assunto in virtù di un rapporto fiduciario, con il sindaco che lo mette a capo del suo staff.
Infatti, secondo la dotazione organica approvata nel 2012, ci dovrebbe essere anche un dirigente, che si occupa della parte gestionale che un incaricato di parte politica non può gestire.
Mignano svolgeva il proprio lavoro gratis.
Melaragni, per contratto dal 31/12/2013, ci costa €80mila circa annui.

Ebbene, hanno dato il benservito a Mignano e hanno eliminato il dirigente dall’ufficio di staff, investendo il Melaragni di competenze che la norma non gli consente di avere.
TUTTE le sentenze hanno ribadito la separazione tra le funzioni politiche e quelle gestionali: solo i dirigenti possono firmare determine, impegnare soldi, prorogare incarichi…

E invece al Comune di Latina assistiamo ad una concessione di poteri inspiegabile, che va ben oltre il limite della norma.
Neanche il decreto Renzi, Il numero 90 del 24 giugno 2014 comma 4 art.11, che ribadisce tale separazione è servito a fermare questa invasione di campo. Avvisi di procedura di gara, proroga di contratti, nomine di responsabili unici dei procedimenti, e da ultimo viene sottinteso come “dirigente” nella premessa della delibera di giunta che affida l’incarico di parere pro veritate a Tedeschini relativo alla variante di borgo Piave.
Cos’hanno gli altri dirigenti che non va, per cui il sindaco debba affidare questioni gestionali ad un incaricato politico?
Tutti i giudici nelle diverse e numerose sentenze si sono sempre, e sottolineo sempre, pronunciati in maniera sfavorevole rispetto a queste scelte e hanno condannato le amministrazioni a pagarne le conseguenze.

Cosa spinge il nostro sindaco ad avventurarsi sul terreno della illegittimità rischiando di rendere questi atti nulli?
Perché avviare procedure di gara, prorogare incarichi, nominare RUP a firma “il Capo di Gabinetto”?

Il rischio che corriamo è quello di incorrere in eventuali futuri ricorsi da parte del Melaragni rispetto, ad esempio, al suo trattamento economico: nel suo contratto infatti non viene citata nessuna indennità per funzioni di dirigenza, cosa che di fatto, però, lui sta esercitando.

L’amministrazione è tenuta ad esercitare un controllo sul proprio operato attraverso ben sette figure (tre OIV, tre revisori dei conti e un segretario generale) che comportano un costo che supera il mezzo milione di euro annui.
La cosa più grave è che lo staff del sindaco, così configurato e di fatto privo di figura dirigenziale resta fuori da ogni controllo.