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BASTA stragi di strada

Non c’è PERCHÉ alla morte di un figlio per strada.
La tragedia AMMUTOLISCE, e non è sufficiente criticare.
Oltre lo stordimento, che ci mette tutti davanti a ciò che davvero conta nella vita, ci sono le cause, e chi fa politica ha il dovere di pensare ad una soluzione. Una soluzione che certo, non può calcolare la fatalità né contenerla, ma diminuire, se non quasi azzerare le condizioni che favoriscono gli incidenti, questo si.
C’è il problema della sicurezza delle strade e qui si possono ridurre tante situazioni a rischio.
Se siamo costretti a ridurre la velocità, abbassiamo drasticamente la soglia di probabilità di causare incidenti e mi risulta che l’espediente applicato a via Epitaffio sia un esempio positivo.
Se sappiamo che la polizia effettua continui controlli, siamo costretti a restare dentro i limiti della legalità.
La questione della sicurezza, inoltre, implica un lavoro a regola d’arte sul manto e sull’assetto stradale con segnaletica aggiornata e ancora controlli.
C’è il problema dell’alcol, e qui la vigilanza va MOLTIPLICATA X 10!!! Se maggiore è il controllo, minore è l’attitudine a infrangere le regole. E chi vigila deve adottare una linea continuativa e durature: non si possono effettuare ispezioni solo dopo che gli incidenti sono già accaduti (vedi gli incidenti nella zona dei pub): i controlli devono essere una normalità, una maglia stretta dalla quale non si esce se non indenni.
Altro fronte è la vendita di alcolici ai minori: parlando con i giovanissimi si capisce che sono liberi di acquistare alcolici e droghe senza alcun ostacolo.
C’è il fronte della prevenzione a scuola e il controllo che questa può attivare nel raccordo con le famiglie e le strutture sanitarie.
Ho apprezzato il gesto del sindaco rispetto alla giornata di lutto cittadino che si terrà il giorno del funerale di Gabriele e Kumar, come apprezzo la disponibilità dei mezzi comunali per i vari MakP100 dei ragazzi di quinto, ma dobbiamo attivarci per progettare interventi seri per prevenire altre morti.
E non dimentichiamo i ragazzi: ascoltiamoli, consultiamoli, chiediamogli cosa pensano degli interventi che vogliamo mettere in campo. Non dobbiamo “renderli” protagonisti, loro sono i protagonisti e noi abbiamo il DOVERE istituzionale di ascoltarli.
Occorrono investimenti mirati e un lavoro coordinato tra le varie parti che devono concorrere alla soluzione dello stesso problema: sindaco, polizia stradale e municipale, scuole, associazioni di categoria, prefetto. Istituiamo IMMEDIATAMENTE un tavolo di concertazione, a costo zero, per programmare subito interventi che iniziano oggi, ma che si prefiggano obiettivi di tipo strutturale e duraturo.
Dobbiamo creare un’alleanza tra famiglie, gestori dei locali, polizia municipale, comune, scuole per agire, AGIRE ognuno nel proprio ruolo, in modo convergente e verificare periodicamente il nostro lavoro.
Non possiamo permetterci altre morti.

Il liceo artistico: rigeneriamolo con i soldi di Renzi

20140313-052830.jpgLa consigliera del Partito democratico Nicoletta Zuliani candida il liceo artistico di Latina ai finanziamenti statali previsti dal piano straordinario per l’edilizia scolastica messo a punto dal Presidente del Consiglio. La struttura di via Giulio Cesare versa in condizioni definite dalla Zuliani «drammatiche» successivamente alla visita fatta dalla consigliera presso l’istituto.

20140313-052017.jpg«L’impressione, in alcuni angoli, è quella di un edificio lasciato nel degrado – racconta la Zuliani reduce dal sopralluogo nella

20140313-053012.jpg scuola superiore – con porte sfondate, muri
20140313-053012.jpg infiltrati d’acqua, buche alla base della struttura, arredo scolastico inadeguato alle caratteristiche delle attività

20140313-053447.jpg didattiche cui è destinato.

Gli ultimi lavori della Provincia risalgono a sei anni fa, incompleti e non definitivi. La scuola non era stata progettata per un liceo dell’arte mentre oggi ospita docenti coraggiosi, genitori disponibili e collaborativi e soprattutto giovani pieni di vita, sensibilità e talento, ragazzi che hanno scelto di soddisfare la propria sete di arte e di bellezza e che arrivano da tutta la provincia: loro meritano sicuramente di più». La fatiscenza della struttura stride col nome di liceo artistico che porta la scuola e quest’ossimoro non deve lasciare indifferenti: la consigliera propone di indicare il liceo di via Giulio Cesare per i finanziamenti statali del piano per l’edilizia scolastica

E denuncia: «Negli uffici comunali regna il caos e tutto è fermo. Queste risorse rischiamo di perderle» l’importanza di tutelare le potenzialità degli aspiranti artisti che la frequentano: «I lavori che i ragazzi realizzano – dice la Zuliani – sono di grande valore, un valore che tutta la comunità politica e cittadina di Latina ha il dovere di difendere a nome dell’intera provincia».

«Con tutta probabilità da gennaio 2015 le competenze delle strutture scolastiche superiori si andranno ad aggiungere a quelle comunali – afferma la democratica – e saranno le amministrazioni comunali a gestirle. Un onere importante, ma che il governo Renzi ha garantito di sostenere da subito con la lettera inviata dal presidente del consiglio ad ottomila sindaci d’Italia invitati ad indicare una scuola del proprio comune per cui è ritenuto prioritario un intervento di ristrutturazione e messa in sicurezza. È per questo che urge una scelta da parte degli uffici del Comune da comunicare alla presidenza del consiglio entro il 15 marzo e il liceo artistico ha tutti i requisiti per essere segnalato come oggetto della riqualificazione».

La scadenza per comunicare la scelta al governo è imminente, ma negli uffici regna il caos. «Dell’indicazione da dare ancora non se ne parla – denuncia la Zuliani – e ogni richiesta fatta agli uffici in merito riceve come risposta un laconico “ancora non abbiamo ricevuto niente”. La confusione legata all’avvicendamento dei dirigenti con il pensionamento del responsabile dei lavori pubblici rischia, ancora una volta, di farci perdere la possibilità di un finanziamento, di ottenere moneta sonante per ristrutturare una delle nostre scuole. E anche se si riuscisse a comunicare un nome, chi decide? Con quali criteri? Sono condivisi dalla comunità scolastica?» domande a cui la consigliera risponde ribadendo che «la partecipazione ai processi decisionali è un obiettivo alto. Forse troppo alto per noi di Latina»

Il PD ascolta la scuola: il mio intervento

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Punto focale e rivoluzionario è la qualità: qualità del corpo docente, qualità dell’offerta formativa di una scuola, qualità dell’intervento didattico, qualità del risultato.
Non so se vi è mai successo: ragazzi studiosissimi, bravi scolasticamente parlando, ma incapaci di inserirsi in modo assertivo nella società, incapaci di scegliere, fragili se la vita impone loro un cambio improvviso di direzione.
Mi chiedo: ma cosa insegniamo a questi ragazzi?
Perché usiamo criteri e parametri prettamente scolasti per valutarli quando il mondo non li valuta allo stesso modo? Perché i parametri e i criteri di valutazione della scuola si distaccano così tanto dalla prassi con cui la vita li valuta, li premia o li punisce?

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Noi cerchiamo di dimostrare che chi vale va avanti, chi lavora sodo ottiene risultati. Ma funziona così fuori della scuola?
I ragazzi sono sempre più svegli e disincantati e sanno che fuori della scuola purtroppo il merito vale poco. Ecco che allora a scuola si fa fatica a motivarli: tra scuola e società c’è incoerenza, se non schizofrenia. Il principio che loro vedono muovere le cose è “riesci se hai gli agganci giusti”, non credono che se sono veramente capaci potranno vincere nella vita.
Familismo ottocentesco, mentalità paternalistica e foriera di cultura mafiosa.
Primo obiettivo, dunque, sincronizzare la società con la scuola, (non il contrario).

C’è un gran discutere su come valutare i docenti: voglio risolverla con un concetto molto semplice, perché, secondo me, non vogliamo osservarla dalla prospettiva più vera.

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La valutazione delle scuole e dei docenti è già in atto.
I genitori sanno benissimo dove mandare i propri figli. Sanno distinguere gli insegnanti che vogliono e quelli che non vogliono per i loro figli. Sanno decidere quale scuola è la migliore per la formazione dei propri figli: riconoscono la qualità.
Basta applicare a noi insegnanti i criteri che usiamo noi stessi, se genitori, per scegliere la scuola o gli insegnanti per i nostri figli.
Come voglio che sia l’insegnante di mio figlio? Sono sicura che le risposte sarebbero le stesse. Ecco i criteri e i parametri per valutare i docenti.

Sempre sul versante docenti, assistiamo ad una palese incapacità da parte dei vertici della scuola di gestire casi, chiamiamoli così, “critici“: ci sono, e non sono tantissimi per fortuna, ma ci sono insegnanti che causano danni importanti sui bambini o gli adolescenti. Questi casi di docenti “problematici” vanno affrontati dal punto di vista normativo in modo coraggioso.
Perché i dirigenti non hanno gli strumenti per tutelare i ragazzi prima che sia troppo tardi? Spesso si arriva al “caso” per risolverlo nel momento in cui i media costringono a venire ad una soluzione. Perché arrivare a questo punto?
In Commissione Istruzione nel mio comune c’è la proposta, condivisa da tutta la maggioranza, di valutare l’ipotesi di istallare delle videocamere nelle aule degli asili nido perché i genitori possano controllare… E perché non nelle scuole dell’infanzia? E alle elementari?
Ebbene, dobbiamo essere capaci di intervenire prima noi come istituzione.

E da ultimo vorrei sottoporre un errore di sistema: l’Italia è l’unico paese, L’UNICO PAESE in cui le lingue straniere vengono insegnate in classi di abilità miste fatte di studenti appartenenti a livelli che vanno da principiante a intermedio. Le lingue straniere devono essere insegnate per classi di competenze omogenee o l’azione è inefficace. Tra le materie con risultati meno buoni nel biennio delle superiori c’è appunto l’inglese.
La valutazione in decimi per le lingue straniere è assolutamente fuori da ogni standard internazionale di valutazione. Le competenze di uno studente possono solo chiamarsi beginner, elementary, pre-intermediate, intermediate, upper-intermediate o advanced: tutto il resto non ha alcun riscontro nel quadro internazionale.

Per il segretario generale c’è conflitto d’interessi

Nicoletta Zuliani: «Le nostre pressioni per rimuovere una condizione palesemente illegittima erano giuste»

«Il segretario generale, nonché responsabile trasparenza e anticorruzione nel Comune di Latina, non potrà far parte della commissione che si occupa di assunzioni nella nostra amministrazione. La carica di presidente di tale commissione è incompatibile con il ruolo attualmente coperto di segretario generale dell’ente. Ora c’è una delibera di giunta ad attestare quanto la norma già diceva esplicitamente e a confermare l’opportunità della pressione fatta dal Partito democratico per superare e rimuovere una condizione di incompatibilità palesemente illegittima».

20140308-215857.jpgÈ la consigliera del Pd Nicoletta Zuliani a sottolineare come la delibera di giunta n. 116/2014, pubblicata sull’albo pretorio il 6 marzo scorso e che modifica il Regolamento sulle modalità di assunzione all’impiego presso l’ente comunale, sia prova di una condizione di illegittimità configurata dal doppio incarico rivestito dal segretario generale del Comune, responsabile della vigilanza sulla corruzione e insieme presidente delle commissioni di progressione verticale. «La delibera – afferma la Zuliani – dà ragione alle sollecitazioni dell’opposizione perché fosse risolta la posizione di conflitto d’interesse del segretario generale. Fa fede al Piano anti-corruzione e per la trasparenza e l’integrità, alla legge n. 213/2012 che detta nuove norme in materia di controlli interni e alla n. 190/2012 che prescrive che “nel conferimento di incarichi individuali occorre tener conto di situazioni di conflitto, anche potenziale di interessi, che pregiudichino l’esercizio imparziale delle funzioni attribuite al dipendente”. Tutti riferimenti normativi che avevamo già posto a suo tempo all’attenzione del sindaco e della maggioranza, ma che sindaco e maggioranza hanno sempre cercato di schivare».

Secondo quanto riportato nella delibera si è ritenuto opportuno modificare la norma regolamentare che attribuisce al segretario generale la funzione di presidente delle commissioni di concorso in forza della delicata attività in materia di anticorruzione e trasparenza riservata allo stesso segretario. Le Commissioni esaminatrici – si legge nel testo della deliberazione – saranno formate da tre componenti esperti delle materie oggetto della selezione scelti tra i dipendenti dell’amministrazione . «Viene inoltre modificato un altro punto del Regolamento – aggiunge la Zuliani – con l’istituzione della figura del Direttore generale, chiamato ad accertare la professionalità necessaria per l’incarico da conferire. La delibera della giunta comunale – conclude la consigliera Pd – non fa che confermare quanto già previsto dalla normativa, i contorsionismi maldestri del primo cittadino e della maggioranza per bypassare le norme non potevano reggere a lungo»

Più donne nei ruoli decisionali: Latina è in controtendenza

image«La presenza femminile nei ruoli e nei luoghi decisionali cresce in Italia, ma Latina resta esclusa da questa tendenza. Di più: nel secondo rimpasto di giunta attuato dal sindaco è stato messo alla porta una dei due assessori donna in quota. La nostra città continua a distinguersi in negativo sul fronte della parità di genere e l’amministrazione comunale non fa nulla per sovvertire questo trend».

La consigliera del Pd Nicoletta Zuliani rilancia così l’opportunità della mozione presentata ieri da alcuni suoi colleghi di partito per il riequilibrio delle rappresentanze di genere nell’esecutivo Di Giorgi. La Zuliani porta a sostegno della mozione alcuni dati emersi dall’ultimo rapporto dell’Istituto di ricerche sulla pubblica amministrazione (Irpa), dati che denunciano un ingresso massiccio delle donne nei consigli comunali e in parlamento grazie anche alla recente legge della doppia preferenza di genere nelle amministrazioni comunali. «Nelle nicpizzoamministrazioni pubbliche – dice la Zuliani facendo riferimento allo studio dell’Ipra – la presenza delle donne nella dirigenza di prima fascia è pressoché equa, al 52%. Diversamente, nella dirigenza di seconda fascia crolla a poco più del 10%. Nei ruoli di dirigenza scolastica la presenza femminile è crescente anche a Latina e lo stesso vale per le donne magistrato. Nei ruoli che richiedono conoscenze e competenze certificate – sottolinea la democratica – le donne riescono a ottenere risultati migliori. Ancora non siamo presenti in maniera equa nel mondo finanziario, ma è accertato che le donne con le loro capacità e un lavoro puntuale e creativo impongono livelli più alti di prestazione ed efficacia».20130711-090505.jpg

«Nella nostra città questa tendenza al rialzo non si registra, tutt’altro» rileva con amarezza la Zuliani aggiungendo che la mozione presentata da alcuni esponenti del suo partito «si lancia in un j’accuse che solo il Pd può permettersi. Siamo infatti – spiega la consigliera – l’unico partito che per primo ha imposto l’alternanza uomo donna nelle liste delle primarie e una presenza significativa di donne nelle liste elettorali. Diversamente da Latina si stanno comportando altri comuni e sindaci. Bartolomeo a Formia, per esempio, ha avuto l’intelligenza e il coraggio di imporre una presenza di donne in giunta di oltre il 50%». «A Latina – dice ancora la Zuliani – la questione delle poltrone per le donne è stata vista come ostruttiva rispetto alle ambizioni maschili e l’amministrazione non ha dimostrato alcuna attenzione tanto per le poltrone in giunta quanto per organismi di rappresentanza di base». La consigliera fa riferimento in particolare alla commissione Pari opportunità «per la quale – ricorda – sono stati richiesti pareri al ministero, sono state ignorate le proposte di modifica del regolamento così come tutte le richieste di discussione intorno alla mancata convocazione della stessa commissione. La questione della parità di genere e del riequilibrio delle rappresentanze non è una moda intellettuale o un esercizio di pensiero – conclude la Zuliani – bensì una prassi che vuole valorizzare le donne per il loro apporto decisionale. Una verifica semplice: basta vedere se alle parole si fanno seguire i fatti.».

Renzi chiama i sindaci: Latina non è pronta.

Sindaci chiamati ad indicare una scuola da ristrutturare. Ma quali saranno i criteri di questa scelta? L’amministrazione non è pronta all’appello di Renzi.
Nicoletta Zuliani: «Negli uffici tutto tace»

20140306-194630.jpg«Abbiamo la possibilità di indicare al governo un edificio scolastico del nostro comune per cui è prioritario un intervento di ammodernamento e di messa in sicurezza, ma quali saranno i criteri per stabilire quale scuola segnalare come oggetto di tale intervento? Il parere degli uffici tecnici preposti non basta perché la scelta cui l’amministrazione è chiamata non dovrebbe prescindere da un confronto con chi opera nel settore dell’istruzione. Senza la Consulta della Scuola, per cui mi batto da sempre, questo confronto diventa difficile o lo si bypassa col risultato che si rischia di perdere un’opportunità importante».

La consigliera del Partito democratico Nicoletta Zuliani mette sull’attenti l’amministrazione comunale perché non vada sciupata la possibilità di ristrutturare un edificio scolastico della città in forza della lettera inviata dal Presidente del Consiglio ai sindaci italiani con l’invito di indicare entro il 15 marzo una struttura del proprio comune particolarmente bisognosa di interventi di restauro. «I tempi sono stretti e l’amministrazione comunale non è pronta» denuncia la Zuliani. «Le commissioni Istruzione (ex Ialongo) e Lavori Pubblici (ex Nasso) – sottolinea la consigliera – non mi sembra che abbiano colto l’opportunità di formulare alcun contributo. Nel settore dei lavori pubblici, cui fa capo l’edilizia scolastica, abbiamo tra l’altro un dirigente ad interim. C’è a disposizione uno studio di tre tecnici esterni costato 80mila euro che illustra il piano esigenziale degli edifici scolastici comunali, ma quando si parla di scuole non ci si può limitare a considerarne l’aspetto strutturale. Ci sarebbe da capire, per esempio, se una data struttura si trova in un luogo di espansione o di riduzione scolastica. Ci sono altri elementi importanti cui non si può prescindere e che solo chi vive sulla propria pelle la scuola può fornire».

La consigliera coglie la palla al balzo per rivendicare l’attivazione della Consulta della Scuola, la cui necessità emerge ancora di più oggi di fronte alla missiva di Renzi. «L’istituzione della Consulta – ricorda la Zuliani – è stata approvata all’unanimità dal consiglio comunale, avrebbe potuto fornire a costo zero elementi utili a capire quale edificio fosse opportuno scegliere con criteri condivisi da chi vive la scuola, ma non è mai stata insediata. Chi sceglierà dunque? E quali saranno i criteri a monte di questa scelta? La vicinanza del preside al sindaco? La sicurezza? La proiezione di espansione o contrazione? Le idee dei dirigenti dei servizi coinvolti?» si chiede la democratica.

«La necessità di partecipare alle scelte dell’amministrazione è sempre più forte, specialmente se tali scelte coinvolgono i cittadini del futuro della nostra città che non hanno colori o appartenenze politiche. Per questo – ribadisce la Zuliani – ho spinto tanto per attivare la Consulta, uno strumento di ascolto delle istanze provenienti dal territorio e da interlocutori altri dagli istituzionali, ovvero dirigenti scolastici, sindacati di categoria, rappresentati dei genitori. Nessuno meglio di loro può dire quali esigenze ha la scuola per cui operano e di quali interventi strutturali avrebbe bisogno. Senza questo strumento – conclude la consigliera – rischiamo di arrivare impreparati agli appuntamenti che ci attendono: oggi è l’appuntamento con la lettera del Presidente del Consiglio ai sindaci, ieri è stato il bando certo per la costruzione di nuove scuole (unico criterio era quello cronologico di arrivo della domanda) domani chissà. Intanto rischiamo di sprecare un’altra grande occasione sul fronte dell’edilizia scolastica, un tema sul quale non possiamo essere impreparati».

CASO CAPOGRUPPO: ora basta. Lavoriamo per la città.

CASO CAPOGRUPPO
C’è un bombardamento di mille sollecitazioni, anche sporche, che non hanno niente di politico.
Ho voluto e fatto di tutto perché si arrivasse ad un punto di arrivo celere e condiviso, ma la nostra discussione in seno al gruppo ha visto una parte abbandonare la riunione, non riconoscendo l’altra come legittima ad esprimere una soluzione: lo ritengo un fatto grave che non mi appartiene.

Ho sempre preferito il dialogo.

In una forma di cyber bullismo politico, vengo accusata di tradimento, quando non ho mai “sposato” nessuno politicamente, se non unicamente le idee.
E le idee mi hanno portato a fare scelte talvolta interpretate strumentalmente a vantaggio di una parte o dell’altra all’interno del PD.

LE ACCUSE —-
Mi accusano di aver sfiduciato Giorgio De Marchis: FALSO.
Lo era già di fatto, perché la metà non lo riconosceva più come capogruppo.
Nel cercare soluzioni con Omar e lo stesso Giorgio, ho sempre proposto la persona di Omar Sarubbo, ormai da due settimane, nel ruolo di capogruppo.
Lo stesso Alessandro Cozzolino, al quale non ho mai nascosto le mie perplessità su lui in questo ruolo, vedeva positivamente questa soluzione.
Omar continuava a negare la sua disponibilità.
Nella riunione di gruppo del 3 marzo Giorgio fa finalmente sua la mia proposta e indica Omar come suo successore.
Concordo: come Giorgio ho sempre pensato che Omar avesse le caratteristiche adatte per rappresentare il gruppi. Infatti ho accolto e sostenuto la proposta di Cozzolino di darci uno o due giorni per comporre, eventualmente, questo sostegno unanime al nuovo capogruppo.
Non tutti la pensavano così ed hanno chiesto un voto immediato.

RUOLO di VICE-PRESIDENTE —-
Mi si accusa di aver fatto di tutto per avere il ruolo di vice-presidente del Consiglio Comunale: FALSO.
Già a febbraio Giorgio ha comunicato che dopo aver richiesto le disponibilità per la vicepresidenza ai vari membri del gruppo, gli erano pervenute due disponibilità: Fabrizio Mattioli e Nicoletta Zuliani.

Non ho mercanteggiato un bel niente.

Svolgerò il mio ruolo di consigliere comunale così come ho sempre fatto ed è per questo che ho ritenuto importante intervenire con questa nota.

La politica è fatta di scelte ed anche di cambiamenti.
Non di atti denigratori.

Commissioni ferme: un’offesa per i cittadini che aspettano

«Ialongo si dimentica di convocare la commissione Sanità, Asili Nido, Pari Opportunità che presiede: questa dimenticanza è un’offesa nei confronti dei cittadini». Dopo Sarubbo, anche Nicoletta Zuliani segnala l’immobilismo del lavoro delle commissioni consiliari denunciando in particolare l’assenteismo dei dirigenti e dell’assessore al ramo nell’ultima seduta della commissione Sanità e la mancata discussione delle modifiche da apportare al Regolamento della Toponomastica.20140302-161948.jpg

«Nel consiglio comunale del 18 febbraio scorso – afferma la Zuliani – l’attuale capogruppo di Forza Italia aveva promesso e annunciato la convocazione della commissione Sanità da lui presieduta per discutere del tema del riequilibrio delle intitolazioni a strade e luoghi pubblici attualmente sbilanciati a favore di uomini, tema che la maggioranza aveva deciso di affrontare in Commissione piuttosto che in aula consiliare. Ma nessuna commissione è stata convocatacon questo punto all’ordine del giorno». La consigliera del Partito democratico sottolinea oltre al danno la beffa perché «la prima commissione convocata era per il 24 febbraio con gli asili nido dati in gestione a terzi come un unico punto all’odg, peccato che nessuno degli uffici né l’assessore sia venuto a chiarire le incongruità rilevate dal PD».

«Questa commissione – ricorda la Zuliani – ha in carico questioni che non ha mai risolto: temi relativi al canile comunale o al dimensionamento delle farmacie per cui al ricorso vinto al Tar contro il Piano dei nuovi servizi farmaceutici non è seguita alcuna azione amministrativa che ottemperasse alla norma che chiede equità nella distribuzione delle farmacie sul territorio al fine di garantire l’accessibilità al servizio a chi risiede in zone periferiche». Tra i nodi rimasti in sospeso da oltre un anno e mezzo, anche la questione relativa alle tariffe dei matrimoni civili e degli spazi comunali che ospitano gli sposi: «Il locale di via Ezio – osserva la democratica – è a dir poco squallido per un evento di questo tipo. Ma è tutto fermo, la commissione non si riunisce e chi è responsabile del luogo deputato a queste decisioni resta muto e immobile. Per non parlare della questione della commissione Pari Opportunità per la quale, mi pare evidente, manca la volontà politica di insediare».

Altro tema sospeso per la Zuliani è il Regolamento di Polizia Mortuaria che regola questioni costate fino ad oggi centinaia di migliaia di euro ai cittadini: «Perché non viene convocata la commissione con questo punto all’odg che ho richiesto più volte di discutere? – si domanda la consigliera citando poi il protocollo d’intesa sull’imprenditoria femminile – per cui il Comune si è dichiarato favorevole, ma a differenza di altri comuni che hanno fatto seguire agli intenti delle delibere di consiglio, qui tutto tace. Anche le consulte della scuola e Famiglia/infanzia approvate entrambe all’unanimità dal Consiglio non possono partire perché la commissione deve approvarne i relativi regolamenti. È chiaro – conclude la Zuliani – che non c’è la volontà politica. L’ipocrisia di chi dichiara ma non fa seguire i fatti è sotto gli occhi di tutti».

Vittime e carnefici in politica? Non esistono.

(dal mio intervento in direzione provinciale PD 28feb2014)

In politica non ci sono vittime e non ci sono carnefici e questa lettura delle vicende politiche la trovo strumentale alle presunte vittime. Non ci sono belle persone o brutte persone. Non ci sono buoni e non ci sono cattivi.
Ci sono le scelte.
C’è la legittimità o l’illegittimità delle richieste.
Ci sono circostanze ed attori.
E nella valutazione delle scelte che facciamo, dobbiamo fare un passaggio in più: non possiamo solo valutare se l’impulso di partenza è legittimo o no. Ci sono da considerare le conseguenze. Alcune scelte, infatti, rafforzano il gruppo a scapito di qualche singolo, altre scelte rafforzano il singolo a scapito del gruppo.

E poi, signori, ci sono i numeri, e che, ci piaccia o no nel sistema meno imperfetto che conosciamo e che abbiamo adottato, ovvero la democrazia, i numeri sono i rigidi binari su cui siamo costretti a viaggiare.

Questa la condizione in cui ci siamo trovati a Latina: da una parte c’è una istanza che ha creato di fatto una spaccatura.
Richiesta legittima ma con conseguenze distruttive.
Dall’altra parte c’è stata l’incapacità di proporre soluzioni alternative o di mediazione: si riusciva solo a stigmatizzare il muro contro muro.

Strumentalizzare e parlare di nomi, di firme,  di tradimenti, di pugnalate alle spalle, è voler a tutti i costi interpretare una questione di valenza politica (decidere democraticamente all’interno di un gruppo) come una questione di guerriglia interna che non mi appartiene e non mi è mai appartenuta e continua a non appartenermi.

La questione del capogruppo è solo una parte del set di problemi che dobbiamo risolvere.

Il nostro gruppo, ha di recente arricchito le sue fila di due elementi: De Amicis e Fioravante. Giorgio coordinava ora 9 consiglieri molto eterogenei rispetto a tre anni prima: il gruppo aveva cambiato un po’ la sua fisionomia.
Omar Sarubbo, presidente della Commissione Trasparenza, prima in una riunione di gruppo poi in conferenza stampa, annuncia le sue dimissioni rimettendo il mandato nelle mani del gruppo per una verifica di metà consiliatura.
Poi, dai giornali apprendiamo delle dimissioni di Maurizio Mansutti da vice presidente del Consiglio Comunale: le motivazioni, leggiamo dal giornale, sono da intendersi come sprone e protesta nei confronti della maggioranza che traccheggia nella scelta della giunta. una scelta maturata evidentemente fuori dal gruppo.
Di fatto ci troviamo con due cariche vuote.

Al primo Consiglio convocato con all’ordine del giorno la nomina del vicepresidente non abbiamo nessun nome.
Siamo impreparati.
Chiediamo di poter rimandare il punto per il Consiglio successivo.

Da parte di cinque consiglieri viene chiesto di riconsiderare tutti i ruoli compreso quello del capogruppo difronte al quale richiesta Giorgio vuole un formale documento di sfiducia. Il documento viene redatto e firmato da 5 consiglieri su 9 (non contando il capogruppo) ponendo una questione di numeri importante.

Al Consiglio successivo, che per la seconda volta non nomina il vicepresidente, veniamo attaccati dalla maggioranza. Ancora non abbiamo il nome per sostituire Mansutti. Ancora non abbiamo affrontato la questione delle cariche vacanti.

Ovviamente non abbiamo armi per rispondere se non il silenzio e l’attesa.

Scrivo allora una nota privata a tutti i colleghi consiglieri dove richiedo di intervenire con urgenza, di vederci perché in questo modo stavamo esponendo il gruppo ed il partito ad una pubblica e palese dimostrazione di debolezza ed incapacità.

Questa, unita alle altre questioni, aspettavano di essere affrontate in una riunione che, s’era detto, avremmo dovuto tenere lunedi passato.
Il capogruppo comunica che non ha intenzione di convocare alcuna riunione.

Ecco il motivo della richiesta di riunione. Che ho firmato.

Non incontrarsi per non decidere non mi pare una soluzione utile né al gruppo, né al PD.

Questione capogruppo: chiarisco.

Mi preme dare un chiarimento rispetto alla notizia uscita questa mattina sui diversi giornali e testate online in cui si riporta che io abbia “aggiunto” la mia firma al documento che sfiduciava Giorgio De Marchis da capogruppo PD. Cosi non è, e su una questione di questa rilevanza non posso prestarmi a strumentalizzazioni.

Quel documento firmato da 5 consiglieri PD da me non è stato firmato allora, e non è stato firmato oggi perché non ne condividevo il ragionamento e oggi lo considero un documento superato.

Sono passate alcune settimane da quel documento, nel frattempo, e lo stallo in cui ci troviamo non fa il bene né del gruppo consiliare, né del Partito Democratico. Le vicende amministrative, le gravi questioni relative alla Latina Ambiente ed il territorio, i casi di violenza per le nostre strade, il degrado e l’incapacità di dare risposte da parte della nostra Amministrazione sono temi sui quali da noi consiglieri ci si aspetta risposte senza attendere oltre. L’azione dei consiglieri può anche essere buona singolarmente, ma l’efficacia rischia di scemare se le questioni interne risucchiano la maggior parte del tempo e delle energie e soprattutto se non si lavora come un team. Un team che deve ritrovare subito la capacità di lavorare con vigore.

Avevamo ascoltato il capogruppo chiedere una settimana al termine della quale sarebbe stata convocata una nuova riunione, ma proprio qualche giorno fa ci ha detto che lui non avrebbe convocato nessuna riunione.

E’ stata allora scritta una richiesta di convocazione di una riunione di gruppo, l’unico momento deputato alla discussione e alla sintesi di questioni interne. Questo è unicamente ciò che ho sottoscritto: una richiesta di convocazione di riunione di gruppo consiliare. Riunione nella quale verranno considerati tutti i ruoli, sia quelli dimissionati (vice-presidente del consiglio e presidenza della commissione trasparenza) che il ruolo di capogruppo che, di fatto, non sembra avere la fiducia di una maggioranza. Nella richiesta di convocazione si chiede anche la rivisitazione delle presenze dei vari consiglieri nelle commissioni, viste vecchie uscite e i nuovi ingressi con De Amicis e Fioravante. Ripeto, questa richiesta io ho sottoscritto.

Rispetto alla situazione della nostra città per la quale il Partito Democratico è chiamato ad essere non solo vigile ma incisivo e determinante, dobbiamo davvero mettere un surplus responsabilità, che significa “capacità ddare risposte“. 

In tempi di sofferenza come quelli che stiamo vivendo urge la capacità di uno sguardo che osservi le cose più dall’alto, e che ritrovi la forza ed il coraggio di lavorare unicamente al bene collettivo.