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Arrampicatori inesperti sugli specchi dell’ovvio

Non commento: riporto le parole di Giorgio Ialongo (il presidente della commissione che non viene mai riunita) e del suo comunicato stampa per difendere il loro NON discutere la mozione sulla Toponomastica Femminile nel Consiglio di ieri.
Tra qualche giorno pubblicherò i verbali della commissione in cui hanno votato contro le mie proposte di modifica nel senso del riequilibrio della toponomastica e la trascrizione dei loro interventi in Consiglio Comunale.
A voi le valutazioni che potete mettere nei commenti :-)

COMUNICATO STAMPA

FORZA ITALIA E NDC REPLICANO A ZULIANI (Pd):
«Nessun maschilismo, da Zuliani attacchi pretestuosi»

20140220-205132.jpgForza Italia ed il Nuovo Centrodestra replicano alla consigliera comunale del Pd Nicoletta Zuliani in relazione alle accuse rivolte alla maggioranza che, a detta dei democratici, non è sensibile alla proposta d intitolare vie e piazze a figure femminili. A parlare sono il capogruppo azzurro Giorgio Ialongo ed il capogruppo del Ndc Alessandro Catani che rigettano qualsivoglia accusa di maschilismo o di disinteresse verso la questione.
Spiega il capogruppo di Forza Italia Giorgio Ialongo: «A fronte delle esternazioni della consigliera del Pd Nicoletta Zuliani, occorre fare un po’ di chiarezza sulla vicenda toponomastica. Il rinvio del regolamento in commissione stabilito nella seduta di consiglio comunale di martedì scorso è stato appositamente deciso per poter discutere la mozione sulle pari opportunità nel luogo deputato, vale a dire la commissione consiliare stessa. Spiace vedere come la Zuliani usi una questione puramente tecnica per fare sterile polemica contro la maggioranza, additata di insensibilità o peggio di sudditanza ‘culturale’ nei confronti delle proposte dell’opposizione. Questa provocazione – prosegue Ialongo – fa solo sorridere. Ho detto apertamente ai colleghi del Pd che la mozione sulla toponomastica ‘in rosa’ che noi riteniamo di assoluto interesse, sarà discussa nella commissione da me presieduta per poter sviscerare il tema al meglio. La maggioranza non si tira certamente indietro: abbiamo semplicemente voluto evitare inutili lungaggini in aula consiliare e rimandare la discussione – che potrebbe richiedere pareri degli uffici ed altri contributi tecnici- nel luogo istituzionalmente più opportuno.
Ma forse il messaggio non è stato recepito visto che il Pd, da quanto apprendiamo sulla stampa, ha la testa altrove, alle vicende interne che oggi non ne fanno un interlocutore ‘attento’ come è stato in tante altre occasioni».
Aggiunge il capogruppo del Ncd Alessandro Catani: «Il Nuovo Centrodestra, quale forza di maggioranza, rispetto alla problematica sviluppatasi nell’ultimo consiglio comunale circa la ‘toponomastica in rosa’,non volendo polemizzare con nessuno, vuole solo confermare la espressa e richiamata volontà di presenziare nella discussione che avverrà nella preposta commissione, ritenendo la proposta avanzata dalla collega Zuliani meritevole di perfezionamento e senza alcun dubbio di giusta condivisione. Nessun maschilismo- conclude Catani- ma solo voglia di raggiungere i giusti obiettivi seguendo l’iter più corretto».

STAFF COMUNICAZIONE PER GIORGIO IALONGO
LATINA 20 FEBBRAIO 2014
PER APPROFONDIMENTI : GIORGIO IALONGO (cell.3478069913)

Giunta troppo al maschile a rischio annullamento

imageNicoletta Zuliani: «Il sindaco è tenuto a motivare l’assenza di altre donne»

«La formazione uscita dal recente rimpasto viola il principio delle pari opportunità e potrebbe per questo essere a rischio di annullamento». Netta prevalenza maschile, l’estromissione della Sovrani poi “ripescata” grazie all’affidamento della minidelega per asili nido e pari opportunità (che però non ha alcun valore per il TUEL): è la nuova giunta comunale dopo la rivisitazione delle quote operata da Di Giorgi, «una giunta – afferma la consigliera del Partito democratico Nicoletta Zuliani – che non rispetta un’equa rappresentanza di genere».

«Il 5 marzo 2013 – sottolinea la Zuliani – il presidente dell’Anci Graziano Del Rio, in una lettera a tutti i sindaci, ricorda che nella nomina degli assessori venga rispettato “il principio di pari opportunità tra uomini e donne garantendo la presenza di entrambi i sessi”, norma che può dirsi effettivamente rispettata, dice la lettera, “se si traduce in un’equilibrata presenza sia sotto il profilo numerico che qualitativo”. Nel caso della giunta comunale di Latina non si può certo parlare di equilibrata presenza dato che donne e uomini si trovano in un rapporto di 1 a 8».

«Se non trovano donne o non è equilibrata la presenza di genere – dice la consigliera – chi è al governo è tenuto a motivare certe scelte con ragioni di inidoneità, incompatibilità o mancanza di alternative valide».

La Zuliani porta a sostegno della sua tesi la sentenza n.24 del Tar del Piemonte del 10 gennaio 2013 nel cui dispositivo si legge che “la presenza di un solo assessore di genere femminile non vale certamente a soddisfare il principio di un’equilibrata presenza di donne e uomini nella composizione dell’organo di governo. (…) tale scelta è ammissibile purché l’eventuale dissenso rispetto a qualunque candidatura femminile venga giustificato da concrete ragioni di inidoneità o incompatibilità politica alla funzione, nonché dalla mancanza di alternative valide, compatibili con il quadro politico, diversamente traducendosi in un’ingiustificata elusione di un cogente precetto costituzionale.”

«Possibile che tra le fila del centrodestra – si chiede la democratica – non esistano almeno due donne valide per rendere altrettanto valida la giunta Di Giorgi? In mancanza di opportune motivazioni – ribadisce la Zuliani – la giunta può essere annullata. Che il sindaco non riesca tenere a bada la schiera di consiglieri plurivotati ed evidentemente altamente competenti nella materia assessorile a loro delegata a favore del rispetto di una norma (Lg.251/2012) e dell’emancipazione culturale e politica della sua città – conclude la consigliera – è un fatto grave e del quale il primo cittadino dovrà rispondere».

LATINA e il genio femminile

Aggiornato di recenteChe Latina sia stata costruita da uomini e DONNE lo sanno tutti, ma dai nomi delle strade, piazze, scuole, non si direbbe: sembrerebbe quasi che la città ignori le figure di donna dallo spessore culturale, storico e scientifico che sono cresciute qui o alle quali Latina guarda con ammirazione e di cui si “nutre” giornalmente.

Ho proposto in Commissione di modificare alcuni articoli del Regolamento di Toponomastica in discussione, per favorire un maggior riequilibrio di figure femminili nell’intitolazione di strade, piazze e luoghi pubblici della città. Hanno votato contro le mie proposte. (leggi le modifiche)

Più della metà della popolazione è donna; la donna vive (e quindi lavora) di più e contribuisce in modo determinante alla formazione e alla crescita degli uomini che, in maggior numero, governano e decidono le sorti della città.

Anche i nomi delle nostre strade e delle nostre piazze contribuiscono a creare la cultura di un popolo, definendone le figure storiche degne di memorabilità. Ma se tali figure illustri sono quasi sempre maschili, quali le conseguenze nella percezione delle persone? Questa la frase che apre il sito di TOPONOMASTICA FEMMINILE, nato da un gruppo su FaceBook e che ha lanciato una campagna di sensibilizzazione rispetto al fronte culturale della parità di genere.

A settembre avevo chiesto al Comune di aderire al Bando indetto da Toponomastica Femminile e FNISM (Federazione Nazionale Insegnanti) e rivolto alle scuole di ogni ordine e grado, finalizzato a riscoprire e valorizzare il contributo offerto dalle donne alla costruzione della società. Non ho ricevuto alcuna manifestazione di interesse. (Leggi la proposta).

Presenterò una mozione in Consiglio Comunale per impegnare il sindaco e la giunta nella direzione di un riequilibrio in questo senso.

Temo, però, che Latina sia ancora molto lontana dai livelli di rispetto e di valorizzazione del genio femminile…

 

 

 

 

Pari Opportunità, un presunto ostacolo tecnico nega la Commissione

20130624-213556.jpgSe la Commissione Pari Opportunità a Latina non è ancora stata istituita è a causa della “discrepanza”, a detta dell’Amministrazione, tra il regolamento per la costituzione della Commissione stessa e lo statuto generale del Comune. Dopo quasi tre anni dall’insediamento dell’amministrazione Di Giorgi l’assessore Marilena Sovrani giustifica cosí il ritardo nell’avviare le procedure necessarie alla composizione della Commissione mancante. La lettera di chiarimento su questa incongruenza è stata inoltrata agli uffici solo ieri.

La motivazione è assolutamente ridicola e inesistente.

Se ne è parlato stamattina in Commissione Sanità, riunita dopo tre mesi dall’ultimo incontro e convocata su sollecitazione del Partito democratico e della consigliera Nicoletta Zuliani che ha chiamato in causa il presidente del consiglio comunale chiedendogli di ripristinare il corretto funzionamento della commissione. «Nel corso della riunione di oggi – spiega la Zuliani – l’assessore Sovrani ha asserito che il regolamento e lo statuto sono in conflitto: nel regolamento della commissione da comporre viene citata una consulta chiamata a nominare tre persone da inserire nella nuova commissione, ma di questa consulta non fa alcun cenno lo statuto comunale di Latina nell’articolo 41. In realtà non c’è nessuna incongruenza: un Regolamento deve essere più dettagliato rispetto alla provenienza dei membri rappresentativi e questi dettagli non devono necessariamente comparire nello Statuto generale del Comune di Latina».

«Non solo la Sovrani porta a motivo del ritardo questa “presunta discrepanza” a quasi tre anni dal suo insediamento in Comune – sottolinea la consigliera del Pd – ma ha pensato bene di scrivere ieri alla Commissione Affari Istituzionali perché sia quest’ultima ad occuparsi del caso e a fare in modo di rimuovere quest’ostacolo tecnico. In sostanza l’assessore, invece di prendere a carico la questione, ha scaricato la responsabilità su altri».

Per risolvere il problema e andare avanti nei lavori la Zuliani ha proposto di costituire immediatamente la Commissione Pari Opportunità nominandone i componenti e lasciando aperta la porta ai tre rappresentanti della consulta che, una volta istituita, potrà esprimere i suoi tre membri. Ma la proposta della democratica è stata bocciata senza altra motivazione da quella di “dover fare bene le cose”.

La Zuliani e il consigliere Pd Fabrizio Porcari muovono una critica dura in merito alle modalità con cui il tema è stato gestito: «Quest’interessamento tardivo e l’incapacità di arrivare ad una conclusione confermano l’inadeguatezza degli interventi e di un metodo assolutamente inconcludente: non è ricorrendo a interpellanze a terzi che si risolvono le criticità. Di fatto il Comune è inadempiente rispetto a un obbligo di legge».

Omelia Mariano CROCIATA, Giornata per la Pace 1/1/2014 San Marco Latina

✠ Mariano Crociata

Ringrazio tutti voi che partecipate a questa celebrazione, e in modo particolare i politici, gli amministratori e i rappresentanti delle istituzioni sociali, civili e militari intervenuti. La vostra presenza esprime il valore di una iniziativa che Mons. Petrocchi ha promosso e curato per lunghi anni, in un rapporto fecondo con la società civile e con le pubbliche istituzioni. Da parte mia, come ho detto fin dall’ingresso, non solo apprezzo tali rapporti ma intendo mantenerli e consolidarli.
Questo appuntamento è evidentemente molto significativo, poiché si svolge nel primo giorno dell’anno, nel contesto della celebrazione liturgica della festa di Maria SS. Madre di Dio e nella ricorrenza della Giornata mondiale della pace, alla quale il Santo Padre Francesco ha dedicato quest’anno un Messaggio incentrato sul tema della fraternità: Fraternità, fondamento e via per la pace. Il legame tra questi motivi è particolarmente stretto, dal momento che il Cristo, di cui celebriamo la nascita nel giorno dell’ottava, è la nostra pace e il modello di ogni fraternità, come ci ricorda il numero 3 del Messaggio.
Questo mio discorso, ad appena quindici giorni dal mio arrivo tra voi, non può certamente entrare nel merito di una situazione sociale e culturale locale che ha bisogno di un congruo lasso di tempo per essere conosciuta e compresa. Tuttavia il Messaggio del Papa tocca un tema che ha un carattere cruciale per la convivenza civile, così che la sua parola risulterà sicuramente illuminante, anche senza riferimenti specifici al nostro territorio e alla stagione che esso sta attraversando. Di fatto la fraternità è l’unico antidoto a quella che papa Francesco ha chiamato la «globalizzazione dell’indifferenza» (n. 1). E innanzitutto la sacra Scrittura ci fa riscoprire che relazioni fraterne tra persone e popoli sono possibili in base al comune riconoscimento di Dio e della sua paternità (nn. 2-3). Il riconoscimento dell’immagine di Dio in ogni essere umano, poi, genera solidarietà e impegno per lo sviluppo di tutti i popoli (n. 4). In tal modo la fraternità crea le premesse per sconfiggere la povertà (n. 5), trasforma la stessa economia (n. 6), spegne la guerra (n. 7), viene avversata ma non piegata dalla corruzione e dal crimine organizzato (n. 8). Infine, la fraternità aiuta a custodire e a coltivare la natura (n. 9). Sono questi i temi toccati dal Messaggio del Papa.
La riflessione che vi propongo vuole avviare l’elaborazione di una risposta a una domanda precisa: ha senso – è possibile – parlare di fraternità nell’ambito della vita pubblica? E cioè in politica, nell’economia, nell’amministrazione e in tutti gli altri spazi delle istituzioni e della società civile? È una domanda che appare a prima vista peregrina, perfino ingenua, e dalla risposta negativa scontata, perché di fraternità appare ragionevole parlare a proposito della famiglia o delle relazioni personali in ambienti di tipo religioso. L’idea di una fraternità nella vita pubblica può far sorridere. In realtà la sfida del Messaggio di papa Francesco si colloca proprio a questo livello e solleva una questione che molti oggi cominciano a porsi. Le mie considerazioni riguardano innanzitutto la famiglia, poi la comunità cristiana, infine alcune conseguenze per gli ambiti della vita sociale.
Bisogna in primo luogo parlare della famiglia perché in essa si realizza il senso primo e proprio dell’essere fratelli. Tutti gli altri significati sono in analogia con esso. Un’osservazione bisogna fare al riguardo, tuttavia, per rendersi conto che l’essere fratelli di sangue non è garanzia di fraternità. Perfino la storia sacra ci dice che fin dall’inizio i primi due fratelli si sono trovati di fronte a un bivio: fraternità o fratricidio. Dunque i fratelli non sono automaticamente amici: questi si scelgono tra loro, quelli sono già stati scelti. Ci si trova a essere fratello o sorella di qualcuno, non lo si decide in anticipo. Questo vuol dire che non basta essere nati dallo stesso padre e dalla stessa madre; bisogna accettare e voler essere fratello o sorella. Aggiungiamo che tra fraternità e fratricidio ci sono gradazioni diverse di rapporti fraterni, tra i quali bisogna mettere in conto anche tutte le possibili deformazioni, prodotte da sopraffazioni e strumentalizzazioni delle persone perfino dentro la famiglia, o anche solo da conflittualità sorde o esplicite.
Se la fraternità non è un fatto naturale o un dato anagrafico, ma deve essere scelto e conquistato già in famiglia, si vede che la sfida dinanzi a noi è ardua: ardua ma inevitabile se l’umanità vuole sopravvivere e vivere in pace. È la sfida raccolta da Gesù, il quale si pone all’origine di una nuova fraternità, come leggiamo nel Vangelo di Marco: «Ma egli rispose loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”» (Mc 3,33-35). Anche in questo caso, come in famiglia, si verificano le condizioni dell’essere fratelli: un’origine comune (in questo caso Dio come padre, che Gesù rivela in modo nuovo), una somiglianza con il padre e tra i discepoli, l’appartenenza e l’affidamento l’uno all’altro precedentemente a ogni scelta. Nella Chiesa, come in famiglia, non scegliamo i fratelli e le sorelle; questi ci sono dati, perché tutti i battezzati sono nostri fratelli. Far parte della famiglia di Dio, della sua Chiesa, affida a ciascuno di noi il compito di vivere con gli altri battezzati fraternamente, come Gesù – primo nostro fratello, perché Figlio eterno di Dio – ci ha insegnato e ci aiuta continuamente a fare.
È possibile, allora, applicare, trasferire il discorso sulla fraternità al di fuori della famiglia e della Chiesa? In realtà, ben prima di noi altri lo ha fatto. E per citare due casi diversamente recenti, facciamo riferimento ai principi della rivoluzione francese e ad alcune teorie economiche contemporanee. Anche se oggi libertà e uguaglianza sembrano aver oscurato la fraternità, in realtà la triade è indivisibile, come avevano ben intuito quelli che volevano tentare la laicizzazione di tre principi alla radice cristiani. Dietro di essi c’era pur sempre una visione ancora unitaria dell’umanità, con la sua comune origine trascendente, la dignità di ogni essere umano, l’appartenenza e l’affidamento l’uno all’altro. Oggi molti si accorgono che è illusorio pensare di raggiungere la libertà e l’uguaglianza inseguendo una cultura e una prassi di individualismo esasperato. Isolandoci gli uni dagli altri, siamo appunto più soli, più deboli, incapaci di affrontare la vita, di raccogliere le sue potenzialità e di prevenire le sue minacce. Rimanendo soli si finisce con il perdere le opportunità dell’uguaglianza e la stessa libertà. Non è vero che facendosi i fatti propri si diventa più liberi e uguali. Non è vero che considerare l’altro un nemico, attuale o potenziale, o un avversario da eliminare, si viva più sicuri (n. 8). Lo hanno scoperto perfino studiosi che è difficile immaginare più lontani da questi discorsi, come gli economisti, secondo i quali la qualità delle relazioni interpersonali si rivela sempre più decisiva anche per conseguire risultati e vantaggi economici: non la diffidenza ma la fiducia, non la concorrenza sleale ma la cooperazione, non la ricerca dell’interesse esclusivo ed egoistico ma l’accordo e lo sforzo di un vantaggio reciproco possono accrescere oggi anche la ricchezza dei singoli e della società intera.
Di qui allora alcune conseguenze. Innanzitutto la fraternità è una questione di mentalità, di scelta e di educazione. Bisogna formarsi alla fraternità nella vita sociale, perché essa non è il frutto spontaneo di un po’ di buona volontà o di qualche buona intenzione, nemmeno in famiglia e nella Chiesa. Dobbiamo chiederci come le strutture educative istituzionali, ma anche quelle informali, debbono essere investite di questo compito decisivo per la vita personale e sociale. E ce ne ricordiamo in un tempo in cui si insegna di tutto ma non si aiutano piccoli, giovani e adulti a coltivare relazioni autentiche e più fraterne. C’è bisogno di un’educazione alle regole elementari di una convivenza rispettosa della dignità di ogni persona e c’è bisogno di educare a conoscere se stessi e a riconoscere le proprie passioni negative e disgregatrici come la brama del profitto, la sete di potere e soprattutto l’invidia, che scatta sempre tra pari, cioè tra fratelli (n. 4).
In secondo luogo bisogna far crescere la reciprocità. Non basta, per questo, anche se è la prima cosa necessaria, mettersi nei panni dell’altro, chiedersi qual è il suo bene e qual è il bene, insieme, per lui e per me; non basta porsi il problema dell’altro che sta male, che vive in disagio e chiedersi che cosa si può fare per alleviarlo, se non altro perché il suo star male fa male anche a me. Bisogna arrivare ad aiutare l’altro ad aiutarsi, a fare la sua parte, a darsi da fare, a collaborare. Solo quando si innesca questa reciprocità positiva, si crea fraternità. Il bene fatto sempre unilateralmente, incapace di suscitare collaborazione, spirito di iniziativa, senso della propria dignità e di riscatto, insomma l’assistenzialismo e il favoritismo, esercita potere e dominio sull’altro, crea dipendenza, incapacità di reagire e di dare il proprio contributo, sia in famiglia che nella società. Una prova inattesa di ciò è la constatazione che perfino persone portatrici di handicap, adeguatamente accolte e accompagnate, possono portare un loro contributo e raggiungere risultati sorprendenti per la collettività, sul piano sociale oltre che semplicemente umano.
Infine dobbiamo concludere che il Messaggio del Papa affida un compito specifico proprio a noi. Il nostro territorio, infatti, ha in qualche misura una storia recente e accoglie una popolazione di varia provenienza, che si incontra con altra di antichissimo insediamento. Abbiamo dinanzi una situazione che è ancora in qualche misura malleabile, pur con tutte le ipoteche sociali e culturali antiche e recenti. Disponiamo di una opportunità maggiore che altrove: fondare su basi fraterne una società ancora non pervenuta a una identità del tutto amalgamata e coerente. Raccogliamo questa opportunità e proviamo a farla fruttificare. È un compito aperto per la nostra diocesi ed è una sfida straordinaria per chi porta responsabilità istituzionali in qualsiasi ambito. Non perdiamo questa occasione.
Portiamo con noi, allora, – ciascuno nel proprio ambito di vita e di lavoro – un triplice impegno:
- far crescere in noi e attorno a noi l’atteggiamento di stima nei confronti di chiunque, la magnanimità come capacità di godere del bene altrui, il desiderio di agire in maniera cooperativa, di prestare generosamente collaborazione;
- in secondo luogo non preoccupiamoci solo della povertà materiale, ma non perdiamo di vista un altro tipo di povertà, quella relazionale, che produce sofferenze immediatamente non visibili ma le cui ricadute diventano poi sociali e materiali; ricordiamoci che la qualità della vita non è misurata solo dal reddito e dal benessere materiale, ma non meno dalla possibilità e dalla capacità di stare bene con se stessi, con gli altri e con l’ambiente, positivamente e cordialmente;
- infine, di fronte a inevitabilmente insorgenti conflitti, di interesse o di visione e di giudizio, adoperiamoci e impariamo a risolverli se non a prevenirli; impariamo l’arte della mediazione e tutte le procedure necessarie per superare e risolvere le tensioni che si producono.
C’è sempre uno sforzo da fare, per uscire da se stessi e aprirsi agli altri: sta qui il dinamismo profondo della fraternità. Come dice il Papa: «Il servizio è l’anima di quella fraternità che edifica la pace» (n. 10).

Skatepark: il sindaco risponde… a parole

Questa mattina il sindaco manda una nota agli organi di stampa che dice: “Come ho già fatto in altre sedi confermo la mia volontà e quella dell’intera maggioranza di realizzare uno Skate park in un’area adeguata della città che possa consentire ai giovani appassionati di questa bellissima disciplina di poterla praticare in una struttura adeguata e con le necessarie condizioni di sicurezza (…) Se la consigliera Nicoletta Zuliani avesse avuto veramente a cuore quest’opera, come io ho a cuore, invece di raccogliere firme o di parlare a mezzo stampa utilizzando termine forti e davvero inappropriati (…), avrebbe fatto cosa importante nel confrontarsi con me in maniera costruttiva, lavorando insieme per soddisfare le giuste esigenze dei nostri giovani”.

nicpizzo«Ci fa piacere sapere che il progetto dello skate park non è andato a morire, ma resto dell’idea che le parole di un sindaco siano importanti e abbiano il loro peso. Il primo cittadino di Latina aveva detto che lo skate park sarebbe stato inserito nel progetto preliminare di riqualificazione del parco San Marco e non solo non è stato fatto, ma lo stesso sindaco nemmeno si è preoccupato di comunicare nulla in anticipo di questo ripensamento con un comunicato o chiamando i diretti interessati che erano certi di avere lo skatepark a breve nel Parco San Marco. Stando così le cose non posso che interpretare le parole dette nel consiglio del 29 ottobre come mere intenzioni, non come un impegno vero, testimoniato da atti amministrativi».

skaters«Al di là del ritardo con cui il sindaco ha spiegato i motivi per i quali lo skate park non è stato inserito all’interno del più ampio progetto di rifacimento e riqualificazione del parco San Marco – sottolinea la Zuliani – sarebbe importante che Di Giorgi prendesse contatto diretto con le parti che hanno richiesto quest’intervento, tenendo per esempio un’assemblea pubblica in cui spiegare ai cittadini e ai ragazzi che hanno creduto e ancora credono in quest’iniziativa DOVE e QUANDO sarà costruito quest’impianto sportivo di cui si parla nella nota inviata oggi alle redazioni. Perché l’informazione data direttamente dalla fonte e il contatto diretto sono il modo più credibile per costruire una politica che abbia veramente al centro il cittadino».

La consigliera democratica, nel rispetto del ruolo che le compete, controllerà e vigilerà sull’operato della maggioranza e perché tutto quanto è necessario per la realizzazione dello skate park sia effettivamente svolto. «Ma – dichiara scettica – se rispetto ad importanti atti amministrativi che si sarebbero dovuti discutere e deliberare in questi giorni questa parte politica non è riuscita a garantire il numero legale necessario in consiglio comunale e quindi la responsabilità rispetto a impegni assunti nei confronti dei cittadini, immagino con quale impegno si dedicherà a un progetto “minore” come questo».

«Quello dello skate park non è affatto un progetto minore perché interessa la parte più importante della nostra città, ovvero i giovani. Avevamo creduto a una parola data – perché la parola del sindaco è verità – ma i fatti lo hanno smentito. Ora – conclude la Zuliani – ci aspettiamo di vedere un capitolo in bilancio con soldi stanziati allo scopo e l’inserimento dello skatepark nel piano triennale delle opere pubbliche.

Solo questo potrà dare sostanza alla parola del sindaco».

 

Raccomandata dai forconi…

Ho aspettato un po’ per comprendere meglio la protesta dei forconi. A Latina sono presenti in piazza del Popolo da qualche giorno, un numero sparuto di persone: a detta loro avrebbero immobilizzato l’Italia e consigliavano di acquistare scorte alimentari come in tempi di guerra.

Intanto emerge una figura di “leader”. Guarda caso: un nostro concittadino.

Non voglio soffermarmi sulla Jaguar, sulle dichiarazioni sugli ebrei, sulla minaccia di bruciare i libri… 

Voglio lasciar parlare loro – ho tagliato ed incollato qui un intervento scritto su FB – e faccio seguire poi una brevissima riflessione.

forconi“Questa mattina mentre si manifestava, in piazza del popolo arriva una signora gravamente malata, si lamentava del comportamento dei servizi sociali di latina che non gli dava una mano, dopo il comizio di calvani una delegazione di cittadini hanno chiesto e ottenuto, un incontro con il sindaco giovanni di giorgi…. alcuni minuti di attesa e ricevuti dal sindaco…. ascoltata la storia di questa povera donna il sindaco immediatamente ha sollecitato i servizi sociali, risolto il problema un ringraziamento di cuore al sindaco di latina per il gesto nobile nei confronti di questa povera donna…. ci voleva il sindaco a risolvere il caso, il suo delegato l’assessore fanti detta da questa signora e sempre stata latitante…. la delegazione dei cittadini ha chiesto pubblicamente a voce alta la rimozione della fanti…. grazie sindaco….”

Una protesta che vuole racchiudere in sé tutto il disagio del popolo italiano è una protesta nella quale tutti dovrebbero sentirsi rappresentati. Molti, invece, non provano sintonia: c’è qualcosa che stona.

Manca, infatti, una visione sociale. Come si fa a dire “grazie sindaco” per aver pensato alla vecchietta malata. “Nobile” per essersi interessato personalmente
Un sindaco deve far funzionare la macchina amministrativa PER TUTTE le signore anziane e in difficoltà… Nobile è lavorare perché  TUTTI siano importanti, non che uno diventa più importante dell’altro perché riesce ad avere le attenzioni del potente di turno. Il sindaco ha la responsabilità del lavoro di TUTTI i suoi delegati: gli assessori sono infatti “delegati” da lui ad occuparsi della cosa pubblica secondo le SUE linee e indicazioni nei vari ambiti: è come se fossero una cosa sola! Gli assessori sono espressione del sindaco!

I forconi sono incappati nel peggior vizio italiano: quello della strada privilegiata, quello del canale privato per la soluzione dei problemi, quello clientelare.

La povera signora, ha ottenuto quello di cui necessitava.
Ahimé, con una raccomandazione da parte del nuovo movimento rivoluzionario dei forconi.

A tutte le altre signore in difficoltà dobbiamo dire:
mi dispiace, v’è andata male.

Cities for Life, il Pd interpella il sindaco

«Vogliamo sapere se Latina è ancora una città contro la pena di morte e come l’amministrazione intende sostenere la campagna a cui ha aderito un anno fa» La consigliera del Partito democratico di Latina Nicoletta Zuliani ha presentato un’interrogazione (leggi il testo dell’interrogazionefoto)  al sindaco Giovanni Di Giorgi per sapere se Latina vuole continuare ad essere una città contro la pena di morte e per capire se l’amministrazione comunale aderisce ancora alla campagna “Cities for Life – No Justice without Life” e come pensa di farlo considerato che tutte le iniziative organizzate nell’ambito della campagna promossa dalla Comunità di Sant’Egidio sono state puntualmente disertate.

La Zuliani vuole vederci chiaro e andare fino in fondo alla questione per cui Latina risulta tra le 1600 città nel mondo ad aver aderito alla campagna internazionale per l’abolizione della pena di morte, ma di quest’adesione non c’è traccia alcuna: l’amministrazione ha formalmente aderito all’iniziativa nel novembre 2012, ma non ha mai comunicato la sua partecipazione al progetto ai cittadini tanto meno ha preso parte agli eventi legati alla foto 1 campagna. Così, dopo la denuncia a mezzo stampa, la consigliera democratica chiama in causa il primo cittadino, che tra l’altro trattiene in sé la delega alla cultura, per avere lumi sulle intenzioni dell’amministrazione in merito.

Il Comune ha mancato di rispondere alla richiesta degli organizzatori internazionali rispetto alle modalità con cui Latina intendeva aderire all’iniziativa né ha partecipato con un qualche delegato all’incontro con l’ex condannato a morte, Shujia Graham, tenutosi lo scorso 28 novembre al liceo Manzoni. Eppure era stata caldamente e più volte invitata a farlo.

«Sono gravi mancanze per una città che si fregia di essere vicina agli ultimi» afferma la Zuliani che ha deciso di rivolgersi direttamente al sindaco per sapere «per quale motivo la città non ha partecipato ad alcuna forma di sostegno visibile all’iniziativa; se è vero che la mancata illuminazione della Torre Civica il 30 novembre, gesto simbolico condiviso da tutte le altre Cities for Life, è dipesa dai costi eccessivi, così come è stato comunicato verbalmente dagli uffici ad un rappresentante di Cities for life; se l’amministrazione ha cambiato linea rispetto alla decisione dello scorso anno di aderire a “Cities for Life” e, in caso aderisse ancora all’iniziativa, come intende contribuire alla cultura per la vita promossa dalla campagna».

«Finora non è stato fatto nulla – chiude la Zuliani – ci aspettiamo quantomeno delle spiegazioni. Spiegazioni che l’amministrazione deve prima di tutto ai cittadini».

Latina è Cities for Life, ma nessuno lo sa

L’amministrazione diserta un incontro organizzato nell’ambito della campagna presso l’aula magna “I.Salvezza” del Liceo Manzoni di Latina.

«Latina è annoverata tra le città contro la pena di morte. Il Comune ha aderito esattamente un anno fa alla campagna “No Justice without Life”, ma nessuno lo sa e anche la stessa amministrazione comunale sembra Latina city for lifeessersene dimenticata». Lo sottolinea la consigliera del Partito democratico Nicoletta Zuliani che ha scoperto che a ridosso del 30 novembre del 2012 il Comune ha fatto esplicita richiesta perché la nostra città facesse parte delle Cities for Life, richiesta che è stata accolta. Per cui Latina, come testimoniato sul sito www.citiesforlife.santegidio.org  risulta tra le 1600 città nel mondo ad aver aderito alla campagna promossa dalla comunità di Sant’Egidio per l’abolizione della pena di morte nei paesi in cui vige ancora l’istituto e in difesa del diritto alla vita dei condannati nel braccio della morte.

«Eppure – rende noto la Zuliani – sul sito del comune non c’è traccia di quest’adesione. Non solo: ieri, presso il liceo Manzoni, si è tenuto un importante incontro con un ex condannato a morte Continue reading

SCUOLA il vero “punto riflesso” del nostro paese

Sollecita molte riflessioni la sperimentazione del Ministro Carrozza della riduzione da 5 a 4 anni delle scuole superiori. (Leggi risposta del ministro a interrogazione SeL)
L’esigenza di accorciare il percorso scolastico è condivisa da diversi autorevoli esponenti del mondo dell’educazione, tra cui il prof.Vertecchi, che concorda sulla necessità di ripensare il percorso in termini di tempo.
Quando una proposta così significativa e foriera di grandi mutamenti si “abbatte sul terreno” della scuola, iniziano accese e talvolta feroci discussioni.
Se da una parte è vero che una riduzione a 4 anni del percorso delle scuole superiori di secondo grado porterebbe, come affermato dai sindacati, ridurre la spesa della scuola a scapito dei docenti – riduzione di anni scolastici significa riduzione del monte ore e quindi di cattedre, nonché posti di lavoro – dall’altra parte metterebbe i giovani diplomati nelle condizioni di anticipare l’ingresso nel mondo degli studi universitari o del lavoro rispetto ai colleghi degli altri paesi soprattutto extraeuropei.

Obiettivo prioritario quando si parla di scuola sono gli studenti.
E allora partiamo col valutare le proposte sulla scuola mettendoci nei loro panni.

Di cosa hanno bisogno gli studenti italiani?

Prima di tutto di strutture accoglienti e funzionali allo scopo: per questo il governo ha stanziato €450ML.

Poi c’è bisogno di insegnanti bravi. In questo aggettivo c’è tutto.
Negli ultimi venti anni la generazione degli studenti è cambiata in termini di motivazione, capacità di attenzione, modalità di apprendimento: quanto è cambiata la didattica dei docenti? Una nuova stagione di formazione in servizio è urgente, pena l’inefficacia dell’azione e l’indebolimento della formazione di una generazione già fortemente penalizzata dalla congiuntura economica negativa.

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