Vi aggiorno del viaggioxlatina che abbiamo iniziato.
Vi dico subito che per me personalmente rappresenta un’occasione importante per collaborare in modo reale alla costruzione di un programma per la nostra città.
L’idea del viaggio rispecchia bene quello che intendiamo fare: metterci in cammino e condividere la strada verso l’obiettivo finale, una proposta di città rigenerata.
Voi direte:”Nicoletta, siamo stufi della politica e dei politici“.
È vero, noi tutti siamo stufi di come hanno usato la politica per raggiungere interessi economici o di potere.
Ciò di cui noi tutti siamo stufi è la disonestà praticata dentro la politica, siamo stufi che i disonesti della politica siano sempre lì a parlare, agire e dirigere.
La politica però, non può stufarci: è il “luogo” dove si prendono le decisioni che riguardano tutti noi.
Il problema è chi frequenta quel luogo.
Latina ha bisogno del meglio che i suoi cittadini possono offrire.
Non credo che il “meglio” sia colui che ci fa vincere, e quindi colui che ci porta i voti della destra, come pensano alcuni del mio partito, dal momento che “a Latina tutti sono un po’ di destra e l’unica speranza è di portarsi quelli della destra dalla nostra parte!”: una sorta di armata Brancaleone.
Ditemi con che criterio si governerà… Necessariamente col criterio del “do ut des”: ad ognuno il suo pezzetto di potere in cambio dei voti portati, salvo poi cadere nella trappola del ricatto qualora il personaggio di turno non ritenesse di aver ricevuto abbastanza.
No, questo non è il “meglio” per la città.
Gli elettori della destra che vogliono il bene della città sanno che l’alternanza è l’unico modo per “punire” chi ha malgovernato, scegliendo “gli altri” che dimostrano trasparenza, onestà e competenza. La libertà dagli schemi ideologici aiuterebbe l’alternanza che ha come criterio di scelta la valutazione dell’operato dei politici e della fattibilità dei progetti proposti.
Non credo neanche che il “meglio” sia colui che non ha mai avuto niente a che fare con la politica e quindi considerato pulito, “basta che sia onesto!”: no, neanche questo è il “meglio”.
Bisogna conoscere bene i comandi dell’aereo, non basta essere solo onesti e avere tanta buona volontà… La macchina amministrativa, il baratro economico-finanziario, i macigni dei problemi non risolti, il rapporto con gli altri enti, la gestione delle dinamiche interne alla propria compagine richiedono molto più dell’onestà e della buona volontà: queste qualità sono forse sufficienti per un presidente di associazione.
Per un sindaco sono condizioni necessarie ma non sufficienti.
Ed è per questo che non posso non impegnarmi.
Viviamo qui a Latina, e ora in un periodo storico difficilissimo. Non posso esimermi dall’impegnarmi perché la nostra comunità non si può servire ed amare solo in tempi facili, quando fare politica porta popolarità e riconoscenza: qui ed ora è il momento in cui Latina ha bisogno di essere servita ed amata anche con la competenza.
Offro il mio tempo, la mia storia personale, professionale e politica a servizio di un disegno per la mia comunità, non per una persona.
Non seguo le persone (chi mi conosce, lo sa), ma sono pronta a dare tutto per un progetto sano, onesto e di spessore. E la nostra comunità non si merita niente di meno.
Non mi entusiasmano le persone, ma lavorare insieme, cooperare e condividere un’esperienza basata sulla valorizzazione reciproca – nonostante le diverse esperienze di cui ognuno è il prodotto – e mi spendo senza riserve per un lavoro portato avanti fianco a fianco, mai subalterno, mai asimmetrico.
Voglio lavorare alla definizione di una vera alternativa alla destra che, certo era fiera di rappresentare la maggioranza dei cittadini, ma che ha governato in modo spudorato per gli interessi di pochi, distruggendo la dignità di chi si chiama latinense e riducendo Latina ad una “città relitto“.
Con Enrico Forte e con il gruppo che si allarga attorno a noi, stiamo facendo un’esperienza davvero entusiasmante: finalmente si approfondiscono temi, si studiano possibili soluzioni e proposte in un clima di lealtà e di concretezza che non vedevo da tanto tempo.
Non si parla di politici, ma si esce fuori dalle stanze della politica e fuori dai giornali per ritornare nel tessuto umano e cittadino dove la politica è stata assente per anni.
Ebbene, con la storia e l’esperienza che ognuno di noi ha costruito nel tempo, sentiamo di poter offrire il meglio per la nostra città.
Spesso mi sono chiesta:”A chi serve la ZTL? Rappresenta la risposta ad un bisogno? Di chi?”
Certamente il bisogno dei cittadini che la frequentano solitamente, è soddisfatto: famiglie, bambini piccoli possono liberamente circolare, ci si ritrova in tanti e la passeggiata, il cosiddetto “struscio” dei paesi, è un po’ riportato su larga scala nella nostra città: vedere tanta gente insieme “fa evento” e questo rallegra e rincuora i cittadini che spesso si sentono in una città lontana dai grandi centri e, troppo spesso, satellite di Roma.
I giovani hanno l’impressione di vivere in una grande città e sono contenti di poter organizzare momenti artistici ricreativi per strada, un po’ come si fa all’estero nelle grandi città, dove si trovano artisti di strada con performance molto amate e anche remunerate dai passanti che si fermano e apprezzano.
Sembra che i commercianti siano quelli maggiormente scontenti del risultato della ZTL.
Ma se andiamo ad analizzare il fenomeno “isola pedonale-ZTL” delle altre città capiamo perché a Latina susciti tante lamentele.
Innanzitutto le isole pedonali veramente di successo sono quelle nelle città con maggior affluenza turistica: Olbia, per esempio, ha un centro storico (non di particolare valore) con isola pedonale dove confluiscono migliaia e migliaia di persone ogni giorno a causa della presenza del porto lí a due passi.
Il centro storico-ZTL di Alghero attira turisti, invece, a causa delle proprie peculiarità storiche culturali e artistiche Catalane che la rendono una città meta di moltissimi turisti stranieri: è però anche la città della sardegna con il porto più grande per le imbarcazioni da diporto.
Un’isola pedonale è giustificata se si può godere di un particolare scenario, di edifici con particolare pregio, oppure se la città si colloca all’interno di un crocevia obbligato per cui la convergenza di un gran numero di turisti di passaggio obbliga in qualche modo a creare uno spazio per loro.
Nelle isole pedonali a “servizio” di una grande confluenza di persone (viaggiatori/turisti di passaggio) non ci sono grandi negozi: non è un centro commerciale all’aperto, bensí un insieme di bancarelle di artigianato, artisti di strada, e molti negozi di ristorazione-bar, gelaterie, caffè, ristoranti…
Nelle isole pedonali “storiche” c’è un diverso scopo: si creano percorsi al suo interno di tipo turistico con indicazioni precise per apprezzare luoghi storici e di valore culturale inseriti all’interno di un itinerario pensato e ben progettato. Di conseguenza, in presenza di questo genere di isola pedonale di valore storico, la presenza dei turisti è motivata dalla fruizione dell’itinerario, quindi sono persone con “bisogni” diversi da quelli del turista di passaggio: in questo caso ci saranno meno bancarelle e più negozi sulle direttrici viarie verso i punti d’interesse storico/culturale.
Latina dove si colloca?
Quali bisogni vuole soddisfare?
Quelli dei cittadini che vogliono avere uno spazio di incontro?
Quelli dei commercianti del centro che devono aumentare le loro vendite?
Quelli dei turisti?
Se non vogliamo fallire dobbiamo aver chiaro il nostro obiettivo.
Non dimentichiamoci che nuovi luoghi di incontro e di socializzazione sono diventati i centri commerciali: sono sempre più frequenti casi di persone che si fermano a parlare nei grandi supermercati proprio perché incontrano altri amici che sono lì per fare la spesa. Luoghi di aggregazione e di shopping certamente in concorrenza con l’isola pedonale/ZTL se intesa come “shopping center all’aperto”.
Stanno lentamente ma inesorabilmente cambiando i modelli di aggregazione sociale, le abitudini delle persone, i modi di fare acquisti, e se non osserviamo con intelligenza questi fenomeni non avremo gli strumenti per dare risposte né per valorizzare la nostra città, anche in senso commerciale.
Ma chi e per quale motivo dovrebbe andare in Piazza del Popolo, che è isola pedonale tutti i giorni dell’anno? Ci sono in tutto tre bar e per il resto uffici comunali chiusi nel weekend.
La frequentiamo per le sagre e le bancarelle occasionali?
A beneficio di chi? Dei frequentatori abituali?
Altro sarebbe considerare Latina come una “perla storica“, esempio di architettura razionalista, e valorizzarla per questo.
E allora il concetto di valorizzazione dei palazzi storici e dei luoghi significativi avrebbe una funzione di richiamo, inserita in itinerari turistici di settore, collegata con diverse facoltà di architettura, storia e scienze di università estere per studi e scambi, con una rete parallela di itinerari naturalistici ed enogastronomici collegati e coordinati per valorizzare le straordinarie realtà del nostro territorio…
Trattare il “centro storico” di Latina come un centro commerciale all’aperto significa aver mortificato la sua identità di città del ’900, segno di forte miopia culturale, e di totale mancanza di capacità progettuale, oltre che aver mancato l’obiettivo principale: attirare turisti a Latina.
Il modello vincente per Latina richiede una nuova visione della nostra storia proiettata verso il futuro e una interpretazione contemporanea dei suoi spazi. Ma soprattutto scelte dettate dal buon senso, tanto buon senso.
Dopo aver incassato una prima vittoria con la proroga di 18 mesi, i vertici della Latina Ambiente si dimettono.
Non appena il commissario Barbato ha affermato di voler dare ad un organismo terzo la valutazione dei crediti e dei debiti tra Comune e società partecipata il Presidente e l’Amministratore Delegato della partecipata che si occupa della raccolta e dello smaltimento rifiuti di Latina, rassegnano entrambi le loro dimissioni.
Le motivazioni addotte sono di tipo personale, ma non ci crede nessuno.
È evidente che una analisi dei debiti e dei crediti avrebbe visto i vertici della società Latina Ambiente in grande difficoltà nel giustificare scelte scellerate che hanno portato ad una situazione debitoria estrema. Ecco che allora i rappresentanti della parte pubblica della partecipata scappano davanti ad una verifica dei debiti/crediti super partes di fronte alla quale il Commissario Barbato non avrebbe opposto alcuna resistenza: se si deve pagare si paga, se si deve riscuotere si riscuote.
L’aspetto più inquietante è che a fronte del crollo dei vertici di Latina Ambiente e EcoAmbiente, che gestisce la discarica di Borgo Montello, il tema “acquisizione discarica a prezzo stracciato” può richiamare personaggi che con le discariche sanno fare grandi affari.
E allora viene da chiedersi: perché scappare davanti ad una valutazione dei debiti/crediti da parte di un organismo terzo? Chi trarrebbe beneficio da un repentino cambio di direzione?
La questione cruciale è sempre stata quella dei controlli.
Ho sempre sottolineato – e come Partito Democratico abbiamo sempre denunciato – la mancanza assoluta di controlli nei confronti di questa partecipata: perché non veniva stabilita una linea di indirizzo da parte del socio pubblico e perché non veniva comunicata a tutti in maniera trasparente e univoca? Perché chi faceva parte del consiglio di amministrazione non riportava mai quanto deciso? Perché non sono mai stati fatti controlli attraverso l’organismo preposto che la partecipata per convenzione aveva? Quali erani i nomi dei componenti di questa fantomatica commissione di controllo? Perché non è mai stato controllato il piano degli investimenti e il piano di risanamento industriale?
Ecco cosa prevedeva il regolamento: reportistica ogni tre mesi, relazioni e conguagli ogni anno sin dall’inizio, e se sin dall’inizio ci si fosse comportati come un “buon padre di famiglia” non ci si sarebbe ritrovati in queste condizioni perché il CONTROLLO avrebbe fatto monitorare i costi e avrebbe fatto emergere le anomalie, le carte di credito, gli appartamenti, le auto di rappresentanza, i compensi esagerati ai componenti del cda, e i conguagli avrebbero mantenuto, di anno in anno, condizioni finanziarie gestibili.
I controlli non sono stati mai fatti e sono stati incautamente accumulati debiti con la buona pace dei politici che “governavano” e non avevano nessun interesse a fare fermare il carrozzone.
Dobbiamo dirlo: la Latina Ambiente è servita ai politici per dare lavoro e garantirsi un elettorato riconoscente e fedele: la gestione allegra serviva a garantirsi sacche di consenso tra i decisori, le poltrone della Latina Ambiente servivano per dare ruoli di peso a chi era fedele al politico di turno.
S’è fatto tutto, tranne che pensare a migliorare il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti della città di Latina che tutti dicono di amare…
Perché tante amministrazioni traballano?
Perché è così difficile mantenere una compagine di governo fino alla fine del proprio mandato?
La crisi del comune di Formia, l’epilogo nel comune di Itri, Terracina, di Latina, di Priverno, di Nettuno, per citare quelli più vicini a noi, fanno capire quanto sia importante la costruzione di un gruppo prima delle elezioni, non solo per vincerle, ma per essere in grado di governare a lungo ed efficacemente.
I problemi delle città oggi sono enormi a causa della crisi economica e dei tagli che vengono inflitti ai comuni da qualche anno a questa parte.
Proprio per questo la politica non può permettersi di sbagliare.
Nei comuni commissariati molti cittadini cominciano a pensare che un Commissario Prefettizio sia meglio dei politici. Una pessima prova della politica esercitata in questi anni.
Ecco che si fa avanti l’idea che non ne valga proprio la pena andare a votare per far sfasciare la propria città dai politici ignoranti e ingordi…
Ma le elezioni comunque ci saranno.
LE LISTE CIVICHE
Nasce, allora, da più parti, il desiderio di rispondere attraverso liste civiche, che, almeno apparentemente, possano chiamarsi fuori dall’inquinamento riconoscibile all’interno dei vari partiti: Rinascita Civile, il Gigante Buono a Latina e chissà quante altre ne nasceranno dall’indignazione dei cittadini anche negli altri comuni.
Aspettative ci sono anche nei confronti di alcuni movimenti e partiti che potrebbero aspirare alla guida della città se la loro crescita a livello nazionale si conferma costante.
I partiti del centro-destra, dall’altra parte, cercano di organizzarsi a livello nazionale con conseguenze inevitabili anche sul locale, mentre partiti da slogan estremi trovano nuovo e facile sostegno.
Però, ipotizzando una vittoria delle civiche o dei Movimenti a Latina, la vittoria potrà essere solo spuria: nessuno da solo arriverebbe a vincere al primo turno. La vittoria arriverebbe così con l’aiuto di qualche altro gruppo politico al momento del ballottaggio.
Ecco che ritorna il solito problema: ci si trova a governare insieme ma senza aver costruito concordemente una linea comune prima delle elezioni.
Pericolo di caduta altissimo.
LE DIFFERENZE
Riporto di nuovo la domanda: perché tante amministrazioni comunali traballano e poi cadono?
Diversi movimenti o civici hanno asserito che le compagini spurie portano instabilità e compromessi inaccettabili.
E che dire di Latina e Terracina dove i partiti erano tutti di centro destra?
Non sono solo le differenze a rompere gli equilibri: è come queste differenze vengono tenute insieme, è la definizione del perché si decide di stare insieme nonostante le inevitabili differenze. L’elemento che unisce non può e non deve essere solo il pensiero di VINCERE.
La tenuta di governo deve essere un obiettivo essenziale per fare il bene della città, ma va costruita sulle basi dell’onesto riconoscersi a servizio della comunità: la CITTÀ viene prima, i POLITICI dopo.
È necessario trascendere i problemi particolari, le beghe interne, le aspettative personali non soddisfatte, per porsi su un piano di interlocuzione e di costruzione più alto.
L’obiettivo, quindi, non deve essere unicamente vincere, ma mantenersi uniti.
IL VERO CAMBIAMENTO
I grandi cambiamenti nella storia dell’umanità sono stati sempre accompagnati da un costo molto alto pagato di persona, un costo che va ben oltre le pretese dei politici dei nostri comuni in crisi: per la democrazia e le conquiste dei diritti di cui oggi noi beneficiamo c’è voluto il prezzo della VITA di persone come noi.
Se questo è il prezzo da pagare per grandi cambiamenti, quanto siamo disposti a pagare di nostro per cambiamenti meno eclatanti ma necessari al Bene delle nostre comunità?
Vogliamo raggiungere il vero obiettivo ossia, governare e far crescere la nostra città?
E allora cominciamo a parlare di TEMI invece che di RUOLI: come risanare un bilancio decidendone le priorità, risanamento di una macchina amministrativa immobilizzata, decidere il criterio di scelta per assessori (possibilmente competenti e non solo pedine di un referente politico che va “soddisfatto” per il suo aiuto in campagna elettorale), gestione dei rifiuti, dell’acqua, del verde pubblico, dei servizi sociali, del rapporto con gli altri enti, lo sviluppo del territorio, la gestione delle criticità ereditate da vent’anni di malamministrazione, il servizio sanitario, come dare speranza e strumenti ai giovani perché diventino parte attiva del percorso di rinascita della città, …
Questi sono i sani nodi che tengono legati i fili di una rete di alleanze civiche o politiche ad alta tenuta: come vogliamo realizzare queste cose insieme.
E il compito alto del politico è saper calare in queste scelte i valori alti, quel patrimonio di valori intangibili che oggi vanno messi alla base delle alleanze.
Scelte coraggiose che hanno il sapore dell’investimento nei confronti del futuro: sostenibilità e rispetto dell’ambiente e quindi rigenerazione al posto di costruzione, riuso e ricliclo; sussidiarietà circolare per un nuovo e rivoluzionario modello di welfare, processi decisionali partecipati…
Allo stato attuale c’è una forte tentazione all’interno dei partiti, da parte soprattutto dei “timonieri”, di chi pesa di più nelle decisioni: considerare più “affidabile” il metodo della sommatoria dei voti portati dai diversi esponenti politici nelle ultime tornate elettorali con l’idea di pianificare alleanze pre-elettorali sui numeri del passato.
Ci sarebbe qui da dimostrare, invece lungimiranza nel riconoscere i veri asset sui quali costruire per il futuro: non alleanze tecniche, ma convergenze sulle soluzioni da dare alla città e politici sganciati dalle logiche di lottizzazione del voto, retaggio del vecchio modo di fare politica.
Quindi partire dai TEMI e contemporaneamente individuare subito chi può svilupparli.
LA SFIDA per IL PARTITO DEMOCRATICO di Latina
Il Partito Democratico ha oggi una grande occasione e una grande responsabilità: a Formia, a Latina ed in tutti quei comuni in cui è presente come forza di governo o come aspirante tale.
Gli elettori oggi sono in grado di riconoscere una politica che si costruisce su un piano di “do ut des” e che cerca garanzie di ruoli per il sostegno elettorale dato: non la vuole, ed è pronta a votare altro.
Questa è la politica meschina, quella che tiene insieme coloro che hanno bisogno di perpetuare ruoli e funzioni all’interno di un sistema senza il quale non esisterebbero.
LA POLITICA VERA
La politica è stata definita la forma più alta di carità da Paolo VI, l’ “amore degli amori” da Chiara Lubich non a caso: per amore della propria comunità ci si mette a servizio, mettendo da parte le proprie aspirazioni personali che nel mondo e nel gergo politico attuale sono definite come “legittime”.
Legittime, ho i miei dubbi se vogliamo intendere la politica come servizio: troppo spesso viene intesa come il campo su cui misurare il proprio peso, il proprio potere, dove troppo spesso ci si serve della politica per la propria affermazione personale invece che servire una comunità.
Aspirazioni personali tali da costringere a scelte dal breve respiro o che mortificano le diverse parti che compongono il gruppo, o peggio che soffocano il confronto ed il dibattito interno.
Se qualcuno ha aspirazioni personali, le faccia diventare disponibilità: solo così sarà lo spirito di servizio a muovere l’azione. Altrimenti, è il solito sgomitare.
Insomma, dalla politica non si può prescindere e non si deve scappare: è il nodo dei nodi.
Mi auguro che la politica della mia città sappia uscire dai ristretti limiti dele “legittime aspirazioni personali” e dai personalismi identitari per costruire insieme alle tante forze oneste presenti una vera proposta di rinascita della città… costruendo bene il percorso per non cadere.
A proposito delle case popolari del capoluogo pontino: spero che il commissario Giacomo Barbato prenda provvedimenti e faccia ciò che gli ex amministratori del centrodestra delle ultime consiliature non hanno mai fatto in modo adeguato: controllare.
Ci sono due tipi di verifiche da compiere:
la prima, sotto un profilo esclusivamente economico, andrebbe affidata direttamente alla Guardia di Finanza ed è quella che riguarda la gestione dei sussidi erogati dal Comune di Latina. La Finanza ha personale qualificato e risorse umane a sufficienza per farlo.
La seconda verifica, che dovrebbe essere di competenza degli uffici e dei vigili urbani, riguarda invece l’assegnazione degli alloggi popolari e degli immobili comunali: si tratta di andare a vedere chi effettivamente occupa un dato appartamento e a che titolo, individuando le irregolarità e sanando quelle situazioni in cui si profila la reale necessità dei soggetti. In questo modo il Comune avrebbe una mappatura chiara e, con controlli a tappeto e frequenti, potrebbe evitare situazioni spiacevoli come quella emersa nei giorni scorsi. In entrambi i casi non si tratta, ovviamente, di andare a cercare il pelo nell’uovo nei conti di chi ha effettivamente maturato il diritto ai sussidi o all’alloggio popolare, ma l’intento dovrebbe essere sempre quello di tutelare il diritto di chi ha veramente bisogno, per una seria e più equa distribuzione dei beni pubblici”.
È dove mancano i controlli che si insinua la criminalità.
Nelle passate consiliature di centrodestra non si è mai fatto molto per andare a colmare queste lacune: negli ultimi 4 anni di amministrazione abbiamo assistito ad una vera e propria girandola di dirigenti in un settore dove dove continuità e controllo sono indispensabili.
Perché?
Ci sono dei motivi ben precisi.
Intanto basti pensare al sistema clientelare che può essere facilmente creato intorno agli immobili pubblici: il politico di turno può intervenire personalmente dove l’amministrazione – lenta, burocratica e distratta dai numerosi cambi dirigenziali – non arriva, perché l’amministrazione stessa non è stata messa in condizione di farlo da chi la guida.
C’è poi un altro aspetto: i Servizi sociali sono un grandissimo bacino elettorale: che “fine” hanno fatto i politici che hanno ricoperto il ruolo di assessore con quella delega? Stefano Galetto, Giovanni Di Giorgi, Fabrizio Cirilli: dalle tornate elettorali successive a quel ruolo sono usciti vincenti. O è un settore che porta una grande fortuna ai futuri candidati, oppure è un posto effettivamente strategico, perché è lì che alla gente in situazioni di fragilità e bisogno “viene dato”.
Controllo del Comune di Latina sui propri immobili e sull’assegnazione dei sussidi, un iceberg sotto il quale sono probabilmente nascoste una serie di irregolarità e di questioni irrisolte di cui la vicenda emersa dei giorni scorsi – la presunta “compravendita” tra privati del posto in un alloggio comunale – rappresenta forse solo la punta.
INTERVENTO MOZIONE DI SFIDUCIA
4 giugno2015
Mi dispiace che il sindaco sia uscito dall’aula: avrei voluto rivolgermi a lui, ma lo farò a Lei, Presidente, e a tutta l’aula.
Oggi siamo qui per argomentare, discutere e votare una mozione di sfiducia al sindaco, alle sue scelte, ai suoi collaboratori, ai suoi risultati.
Il fallimento di un’amministrazione non è mai un motivo per esultare, io non festeggerò.
Non stiamo giocando a carte, non è una partita di calcio, qui si tratta di decretare il fallimento di una cosa seria, il progetto di una città, progetto al quale noi – lo vogliamo dire – non abbiamo mai creduto fin dall’inizio.
Quel progetto al quale tanti cittadini hanno guardato, in cui hanno sperato, e dato fiducia, oggi dobbiamo constatare era soltanto un “libretto dei sogni” per il popolo, perché in questo palazzo si è fatto tutt’altro.
E proprio per questa ragione il crollo di questa amministrazione non è motivo di esultanza, perché in questo progetto che ripeto, era fasullo per l’80 %, erano però riposte le speranze della maggioranza dei miei concittadini.
Gli stessi concittadini che ora guardano alla nostra città e fanno le loro considerazioni: Latina è sommersa dal degrado (diamo uno sguardo attorno: erbacce, le passerelle a mare inutilizzabili, buche rattoppate anche nelle strade di nuova concezione, immondizia, scuole in condizioni drammatiche), Latina è sprofondata nell’immobilismo, in un baratro.
E quindi voglio rivolgere all’onorevole Maietta che ha fatto dichiarazioni in tal senso proprio ieri.
Signori, noi nel baratro ci siamo già!!
Abbiamo già visto le scene dei morti che aspettano sepoltura, abbiamo già visto le scene delle dimenticanze nel bilancio pari a €100mila per gli asili nido, abbiamo già visto le scene della finanza, della magistratura che irrompe negli uffici per prelevare documenti e carte per accertare fatti illeciti, abbiamo già visto aprire indagini importanti che coinvolgono sindaco, assessori, consiglieri della maggioranza, dirigenti…
Siamo costretti a violare la duna perché le passerelle non sono agibili, siamo costretti a chiedere aiuto ai cittadini per il verde o alla Protezione Civile, ci manca l’esercito! Se questo non è baratro…
E i latinensi non la riconoscono più.
Addirittura grazie al suo operato, al suo cattivo operato, alcuni rimpiangono il precedente sindaco, Vincenzo Zaccheo, quello che è stato l’iniziatore e l’origine delle storture contrattuali della Metro, di Urbania, della Ipogeo, il responsabile di mostri edilizi perché mai portati a termine come la cittadella giudiziaria e l’ex-icos, quello che non ha vigilato sulla Latina Ambiente ecc… storture che lei, sindaco, avrebbe dovuto raddrizzare sin dall’inizio, sin dai primi giorni.
Fatto salvo prometterlo in ogni occasione dal primo consiglio, quello d’insediamento di questa amministrazione fino all’ultimo, quello di novembre dove sono state votate le sue linee di fine mandato…
Perché vede sindaco, per governare una città e farlo bene non basta avere tanta buona volontà, come molti dei suoi assessori hanno sempre affermato quasi a farsene scudo per giustificare le proprie incapacità.
Non basta mettercela tutta.
Non basta neanche avere una grande carica umana come devo riconoscerle, lei ha e in grande misura.
Dal punto di vista tattico, lei ha fatto bene a puntare su questa sua carica umana, perché la maggior parte dei cittadini non riescono ad entrare nei meccanismi interni alla politica locale: valutano quello che vedono, e quindi la sua vicinanza umana, la sua presenza, la sua carica di simpatia… E per questo le accordano il loro sostegno e il proprio consenso elettorale senza però andare ad accertarsi della capacità di governo che un sindaco necessariamente deve garantire, e la capacità di governo è un elemento che richiede ben altre qualità; la simpatia, la buona volontà, il “mettercela tutta” non bastano. E prima o poi i cittadini se ne accorgono perché saranno poi i risultati delle condizioni della città che peseranno sulla valutazione finale.
E sono proprio quei risultati che i cittadini non vedono che oggi fanno sentire la città tradita e dimenticata, sostanzialmente in un baratro.
Tra i latinensi che si sentono traditi ci sono tutti quelli che hanno creduto in lei, nel suo progetto, credendo nel suo passato (un bravo ragazzo, della destra quella buona, quella che si prende a cuore il sociale).
Quel passato fatto di gite con i portatori di handicap, di vita associativa, di partite di pallone…
A questa persona loro hanno dato fiducia e l’hanno data di cuore. E hanno sostenuto quel progetto che faceva di Latina il laboratorio della destra, quella che doveva risollevare l’Italia e di cui Latina doveva essere il prototipo… Esatto abbiamo visto il prototipo del risultato del laboratorio della destra: lo ripeto un baratro.
Poi ci sono i suoi sostenitori, quelli che facevano politica con lei, quelli che l’hanno sostenuta mettendoci la faccia, candidandosi a suo sostegno, sperando magari in qualche piccolo ruolo una volta vinte le elezioni…
Tutti questi oggi sono profondamente delusi, non solo perché quel progetto, quel sindaco non sono ciò che si aspettavano, ma perché i vari ruoli, sono stati dati a chi poteva garantire un equilibrio a sostegno della sua tenuta. Un ulteriore tradimento a vantaggio dei mercenari della politica. L’evidenza è talmente schiacciante che non hanno neanche la forza di difendere più né lei né il suo operato.
È diventato, sindaco, indifendibile.
Si ricorda quando in campagna elettorale ammesso gli errori della precedente giunta di cui lei faceva parte, e ha chiesto scusa ai cittadini rilanciando una coalizione che, aveva promesso, avrebbe ridato un nuovo volto a Latina. Beh, tutti ormai si sono accorti che non bastava l’umiltà di un “mea culpa” in campagna elettorale per riacquistare la fiducia dopo aver fatto parte della squadra di un sindaco che aveva fatto tanti gravi errori: ci vuole la capacità di governare.
E questo elemento, quello della capacità di governo, a lei sindaco, è mancato sin dall’inizio.
La governabilità è data dai numeri di un gruppo coeso, di un gruppo di persone che hanno come unico obiettivo quello di realizzare un progetto sulla città che i cittadini hanno scelto come proprio futuro, un futuro condiviso.
Melapark, casa di vetro (quindi grande trasparenza e possibilità di partecipare alle decisioni da parte dei cittadini), nuovo stadio, nuovo carcere, bilancio partecipato (!!), parco per sport minori…
Guardiamo alla coesione della sua squadra.
Prima giunta di assessori: sotto scacco dei suoi grandi elettori, ha cambiato idea rispetto ai suoi collaboratori più stretti, quelli della giunta, sin dall’inizio. Assessorato al Bilancio e Finanze, forse il più “pesante”, Giuseppe di Trento primo assessore al bilancio avrebbe dovuto poi essere arruolato come City Manager, ma non è così, primo dei mille passi indietro che ha fatto: City Manager sarà Giacomo Mignano a costo zero. Maietta sostituirà Di Trento come assessore al Bilancio prima di vincere le elezioni come Deputato alla Camera e di dimettersi. Breve interregno di Calvi come assessore al Bilancio per poi andare ai Servizi Sociali e lasciare il posto al tecnico Francalancia.
Quindi, torniamo a settembre 2011, liquida la prima giunta per rimodularne una seconda e via di seguito. Arriviamo alla sostituzione dell’assessore Fanti, protagonista da tempo immemore della scena politica di Latina, più volte assessore in diversi settori, ma piuttosto maltollerata, sia politicamente che negli uffici, sostituita da Mastrogiacomo che doveva rappresentare la valorizzazione di una parte politica, quella dell’ex Lista Polverini, che si andava sempre più differenziando da lei dal suo operare e che richiedeva di essere più considerata o ne avrebbe perso l’appoggio. Pericolo non scampato, sindaco, perché dopo pochi mesi l’assessore MASTROGIACOMO è stato sostituito da Alessandro Calvi, alto esponente di Forza Italia, per mantenere, anche questa volta, il sostegno di una parte dei consiglieri della maggioranza, quelli di Forza Italia. L’assessore Sovrani in quota UCD, partito inesistente a Latina, prima mandata via, poi ripresa qualche mese dopo ma con deleghe ridotte.
Poi la sua nuova giunta, quella della svolta, quella che doveva garantire che lei non sarebbe mai stato più tirato per la giacchetta, quella che doveva essere totalmente tecnica ma che poi si è ridotta ad esser tecnica solo per due esponenti: l’assessore all’urbanistica e l’assessore al bilancio.
Ne conosciamo tutti l’epilogo: l’ex prefetto La Rosa si dimette, la persona sulla quale forse, lei aveva riposto grande fiducia – o questo è ciò che appariva – e certo sperava che come ex prefetto La Rosa potesse garantirle una certa immunità rispetto alle storture del settore urbanistica, per ripulire, per ripristinare la legittimità degli atti. Ebbene, l’immunità l’ex prefetto l’ha garantita per se stesso uscendo fuori da quello che infine ha capito essere un gioco che non gli apparteneva.
E poi ricordiamo il recente passo indietro di tutti gli assessori di FI, e le dimissioni del Capo di Gabinetto che era stato scelto tra i migliori…, queste le ultime “perdite”.
Deleghe assessorili usate non come luoghi per esercitare le proprie competenze (interessante è la lettura dei curricula dei nostri assessori), ma come moneta per acquisire sostegno e lealtà politica. Praticamente una merce di scambio.
Uno stato dei fatti davanti al quale il cittadino non può fare altro che assistere impotente.
Ci sono due livelli di governo: quello del popolo, con la gestione di cose che servono alla vivibilità della città e dei servizi per i quali le persone vanno dal sindaco a chiedere migliorie o a protestare, e quello dei politici della propria compagine di governo che è la meno visibile ma la più importante…
Un governo coerente e compatto viaggia di pari passo su questi due fronti e realizza quanto contenuto nel proprio programma sindacale perché questo è ciò che tiene insieme e compatta una maggioranza: lavorare per il bene dei cittadini.
Ma una compagine politica, invece, non si tiene insieme quando gli interessi sono diversi, si differenziano e si discostano dal programma, o meglio, quando il programma, che altro non è che uno specchietto per le allodole che nasconde vicende oscure alla maggior parte dei cittadini, e che fanno crollare tutta un’impalcatura che in questo caso, nasconde il nulla.
Questa è la realtà, sindaco. Lei sa meglio di me che la stragrande maggioranza dei cittadini di Latina non hanno né il tempo né la voglia di seguire queste vicende che hanno un po’ il sapore di una soap-opera politica, difficile da comprendere specie se non si ha nessun amico tra gli attori principali, o si inizia a seguirle da metà puntata.
Quindi, il cittadino medio, preso dalle sue cose e dai suoi problemi non può che fare un’analisi rispetto unicamente a ciò che vede: negli ultimi giorni la città è piena di sacchi dell’immondizia non ritirati, odori nauseabondi, le buche per le strade che vengono rattoppate alla meno peggio le rendono simili a strade di campagna, giardini diventati giungle per errori nei bandi, per la burocrazia… e si imputa al sindaco la responsabilità di questo caos.
Giustamente.
Sempre lo stesso cittadino medio vede recapitarsi a casa una lettera da parte del Comune che chiede la cosiddetta tassa sui morti. Poi vede la sua città arrivare alla cronaca nazionale proprio per questa cosiddetta tassa sui morti e non capisce o non ricorda l’origine di questa assurdità, non comprende, e imputa al sindaco questa responsabilità: poi si informa, gli viene detto che la tassa è annullata, no non è annullata è sospesa. Poi dai giornali apprende che non è neanche così…
E i soldi dei cittadini buttati per la Metro, Urbania che non onora il suo debito nei nostri confronti, scappa e il Comune sta zitto, la scuola di via Cimarosa, il raddoppio della ciclabile, i mancati finanziamenti per documentazione incompleta, le innumerevoli indagini giudiziarie, e i piani particolareggiati… noi, sindaco, non molliamo.
Sulla questione dei piani faremo quanto in nostro potere per continuare a mantenere alta la guardia su questo tema, in regione faremo tutto il necessario per continuare a vigilare perché tecnici si sono espressi e questo è un tema che non riguarda solo questioni burocratiche, riguarda la vita dei cittadini, che deve essere l’unico bene di chi amministra una città.
Ricordo che la prima eccezione che sollevai sul cimitero fu il pagamento delle utenze: a novembre 2011 sollevai questa questione che si portava dietro tante altre questioni relative a questa convenzione, come il non risolto del contributo che oggi si è definito in questi €15 che devono pagare i cittadini poi sospeso ecc…
Come partito democratico abbiamo richiesto numerosissime volte la discussione di questo punto all’ordine del giorno in commissione bilancio, in commissione sanità, ma mai c’è stata la volontà da parte della sua amministrazione di affrontare il problema o di affrontarlo in tutta trasparenza davanti alla città che anche noi rappresentiamo.
A distanza di quattro anni, ben quattro anni assistiamo ancora ad un non definito, non deciso, che porta disordine nelle casse comunali e disordine tra i latinensi.
Questo è solo uno dei tantissimi esempi delle questioni non definite, dell’incapacità di decidere e di prendersi le responsabilità.
Questo è il modus operandi della sua amministrazione salvo poi decidere in quattro e quattr’otto ripavimentazioni, piste ciclabili,rotonde varie… l’apparenza.
La sostanza, i temi caldi, le questioni scottanti sono rimaste tutte lì a pendere come una spada di Damocle sulle teste di tutte noi.
E voglio dirle, che tra le tantissime cose che ho imparato in questi quattro anni c’è questa: mai tentare di vincere elezioni con chi non ha in cuore e in testa la realizzazione del programma, mai con chi vuole solo vincere per gestire fette di potere, mantenere prerogative e ritagliarsi spazi di interessi particolari. Va a finire male.
Questo è il cancro della politica e chi sceglie di non andare a votare ci comunica esattamente questo: la politica non è fatta per fare i propri interessi.
È per questo, sindaco, che ritengo, non semplicemente inutile la prosecuzione di questa consiliatura, bensì dannosa, perché questo immobilismo che conosciamo ormai da troppo tempo significa aprire le porte alla dittatura degli interessi forti, quelli che con i cittadini non hanno niente a che fare.
Molti si chiedono cosa abbia a che fare la crisi della Latina Ambiente (“l’emergenza rifiuti” creata ad hoc) e la sfiducia al sindaco.
Provo a spiegare
Da molto tempo si sapeva che la questione della società partecipata Latina Ambiente Spa (51% Comune, 49%Unendo) andava definita, ma è sempre stata rimandata e mai affrontata come si deve.
Sapendo che la situazione debito/creditoria con la Latina Ambiente è sempre stata non chiara, sarebbe stata necessaria un’operazione trasparenza.
Il termine della scadenza della società si è sempre saputo: il 31 dicembre 2015.
Un buon padre di famiglia avrebbe dovuto cominciare a pensare come chiudere l’esperienza preparandosi a ripianare la questione debiti/crediti già da tempo.
Invano i Revisori dei Conti del Comune hanno chiesto più volte negli ultimi anni una relazione chiarificatrice e mai hanno ricevuto dalla Società risposte: ma chi è il socio di maggioranza della società? Perché i bilanci della società hanno sempre problemi ad essere certificati e vengono relazionati in modo non positivo dai vari organi di revisione?
Rispetto alla scelta imposta dalla legge che come scadenza ha il 31 dicembre 2015, la società va chiusa, sia che si scelga di “esternalizzare” sia che si scelga di “municipalizzare” il servizio raccolta e smaltimento rifiuti; ma chiudere una società implica il fare chiarezza sui numeri.
A inizio 2014 il Comune ha istituito un Tavolo Tecnico per definire la riconoscibilità dei crediti e dei debiti accumulatisi negli anni con la Società. A luglio del 2014 è stata redatta una relazione, è stata consegnata al Sindaco e al Capo di Gabinetto e l’iter avrebbe dovuto continuare, perché la riconoscibilità di quei numeri, che non erano altro che i debiti e crediti verso la LATINA AMBIENTE, dovevano essere riconosciuti in consiglio comunale e che avrebbe deliberato di conseguenza.
Dopodiché si sarebbe dovuto lavorare nei confronti di una ipotesitransattiva per evitare un ulteriore contenzioso e pareggiare i conti.
E invece?
Fino ad oggi non è mai stata redatta, formulata una proposta di transazione dai dirigenti (che poi avrebbero trasmesso ai revisori dei conti, al segretario generale e poi al consiglio comunale).
A nulla è valso il richiamo forte del dirigente dei tributi che mesi fa aveva rappresentato in giunta l’urgenza di redigere un accordo transattivo:nessuno si è mosso.
Senza alcuna chiarezza sui conti, ci chiamano, come politici, a decidere se internalizzare la gestione del servizio o se esternalizzare.
Abbiamo fatto diverse commissioni Bilancio/Ambiente congiunte per entrare nel merito, ma le relazioni che sono state fatte dai dirigenti dell’Ambiente e della Ragioneria riportano semplicemente la dicitura “rischi“: ci sono dei rischi sia nella prima ipotesi che nella seconda ipotesi.
Ma dove sono i numeri certi?
Dov’è il computo dei rischi sia nell’uno che nell’altro caso?
Il peso delle valutazioni non può essere dato solo alla parte dei politici che non sono tenuti ad avere nessuna laurea in diritto societario o diritto amministrativo o in economia o in giurisprudenza: un consigliere comunale può anche essere un infermiere, un panettiere, e proprio per questo motivo si avvale dei tecnici dell’Ente che sono tenuti a dare delle risposte in termini numerici e devono prendersi la responsabilità di ciò che dicono.
QUALI IPOTESI?
Bandire una gara ed affidare all’esterno un servizio così complesso ed oneroso è, in linea di principio, la cosa più logica perché lo dice la legge. Ricordiamo che l’importo del bando di garanè circa €100ML (€20ML per almeno 5 anni).
L’”in-house“, ovvero la costituzione di una nuova società a 100% di proprietà Comunale che riportava al suo interno il sistema e la struttura della Latina Ambiente (che vanta 10 anni di lavoro nel settore) poteva anche essere una soluzione, ma ad oggi che decidiamo, manca la cosa più importante: la chiarezza sui conti di chi “ci portiamo dentro casa” e la certezza che ci sia un beneficio concreto e certo per la collettività.
Come ammortizziamo i debiti? Quanto tempo ci vuole? Posso fare un bilancio consolidato a mia tutela? È stato fatto uno studio sulle spese del personale?
Non si può fare una scelta basandosi semplicemente sulla definizione di una formula societaria: servono elementi che si sarebbero dovuti acquisire prima e che ad oggi ancora non abbiamo.
EMERGENZA FINANZIARIA LATINA AMBIENTE
Giustamente, adesso la società Latina Ambiente richiede come minimo €500.000 al mese perché non ha liquidità. Ma come ci siamo ridotti a questo?
Il problema è che non è stata mai approntata prima una vera e credibile ipotesi per uscire da questa storia.
Quanto riguarda i lavoratori, se una società fallisce c’è il fondo di solidarietà, e l’esercizio provvisorio garantisce ai lavoratori di essere riassorbiti dalla società che subentra alla gestione del servizio.
Dobbiamo dirlo: la Latina Ambiente è servita ai politici per dare lavoro e garantirsi un elettorato riconoscente e fedele. E le poltrone della Latina Ambiente sono servite allo stesso scopo ma verso una categoria di persone diverse, più altolocate.
I controlli non sono stati mai fatti e sono stati incautamente accumulatidebiti con la buona pace dei politici che “governavano” e non avevano nessun interesse a fare chiarezza.
Sono stati fatti gli accantonamenti?
È stato fatto l’accantonamento pro-insoluto?
Ecco cosa prevedeva il regolamento: reportistica ogni tre mesi, relazioni e conguagli ogni anno sin dall’inizio, e se sin dall’inizio ci si fosse comportati come un “buon padre di famiglia” non ci si sarebbe ritrovati in queste condizioni perché il CONTROLLO avrebbe fatto monitorare i costi e avrebbe fatto emergere le anomalie, le carte di credito, gli appartamenti, le auto di rappresentanza, i compensi esagerati ai componenti del cda, e i conguagli avrebbero mantenuto, di anno in anno, condizioni finanziarie gestibili.
Ora, costretti dal termine stabilito per legge (31 dicembre 2015) che impone la chiusura delle partecipate, abbiamo dovuto decidere cosa farne e nel Consiglio del 4 maggio è stata deliberata la scelta: esternalizzazione del servizio e gara europea per la scelta del gestore.
Ad oggi, però, nessun atto amministrativo è seguito a quella deliberazione.
Il sindaco e i suoi “irriducibili” (Fratelli d’Italia con a capo l’on.Maietta) non vogliono mollare e, pressati dall’emergenza rifiuti servita sul piatto d’argento dalla società che vuole invece essere municipalizzata, opera una sorta di “ricatto” sulla città: “mi devo occupare della criticità: datemi il potere di farlo, devo restare sindaco”.
Ma i pieni poteri il sindaco li ha sempre avuti, sin dal suo insediamento nel maggio del 2011. Come li ha usati nei confronti della Latina Ambiente?
Il piano industriale redatto nel 2013 si reggeva su alcune condizioni: sono state rispettate tutte? Il sindaco, dai pieni poteri, le ha controllate?
Su questo piano industriale era prevista la scadenza della società per il 31 dicembre 2015? È chiaro che si sarebbe dovuta predisporre la procedura per un “atterraggio morbido” della società partecipata vista la sua data di conclusione definita per legge.
Nell’eventualità di un fallimento, come si prospetta oggi, se la Latina Ambiente viene a chiedere il pagamento dei debiti nei suoi confronti, come fa a pretendere quelle somme che il Comune non ha riconosciuto?
Il Tavolo Tecnico si è espresso rispetto alla riconoscibilità dei debiti e dei crediti, ma ad oggi non è stato fatto nessun atto amministrativo in questo senso: era il Consiglio Comunale che doveva deliberare rispetto alla riconoscibilità dei debiti e dei crediti della LATINA AMBIENTE.
Cosa pagheremo alla LATINA AMBIENTE, debiti non accertati?
Altra anomalia: nel Piano della Razionalizzazione delle partecipate sono citati 14 milioni di debito nei confronti della LATINA AMBIENTE: sono stati riconosciuti da quale organo dell’ente? Appunto la riconoscibilità doveva essere sancita con un atto deliberato dal consiglio comunale che mai è avvenuto. Il Sindaco, che ha firmato quel documento che conteneva la dicitura di 14 milioni inviato alla Corte dei Conti, può anche rischiare di aver fatto un riconoscimento di quella somma con forti ripercussioni sul bilancio della città, cosa che compete invece solo al Consiglio Comunale, unico organo che delibera in materia di Bilancio.
Il sindaco non è credibile quando dice che l’emergenza rifiuti richiede che lui se ne faccia carico da sindaco al 100%.
Diciamolo: si continua ad usare la Latina Ambiente come strumento a servizio dei propri fini, e la storia lo conferma.
È un onore per la nostra terra Pontina avere il vescovo Mons. Crociata Presidente della “Commissione Episcopale per l’Educazione cattolica, la scuola e l’università”. Una carica, questa, che riconosce la sensibilità e le alte competenze del Pastore della diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, in un momento in cui l’educazione riveste un compito più che mai cruciale.
La frammentarietà del messaggio educativo e lo scenario di grande relativismo valoriale dentro al quale oggi crescono e si formano gli uomini e le donne di domani sono una sfida enorme per la comunità cristiana.
Voglio personalmente augurare al nostro vescovo un lavoro proficuo ma soprattutto capace di incidere con lo stile proprio del suo Capo, che si è incarnato in un tempo, in una cultura, in una tradizione limitati, facendo però sperimentare e toccare con mano le conseguenze di un messaggio di vita che, quando messo in pratica, ha respiro universale e genera giustizia e pace.
Ho letto l’appello di Francesco Miscioscia su LatinaQuotidiano e mi ha sollecitato ad una riflessione.
In questi anni di mandato elettorale mi sono resa conto di quanto sia importante la partecipazione dei cittadini e la loro scelta attraverso il voto.
No, non ho scoperto l’acqua calda: ho avuto modo di riflettere su questo in modo più approfondito avendo vissuto in prima persona gli effetti del consenso dei cittadini ed averli visti anche sui miei colleghi della maggioranza.
Spesso si va a votare pensando di voler dare forza alla propria “squadra politica” come se si trattasse di una squadra di calcio. Il sentimento che viene sollecitato dai politici locali è spesso quello di far sostenere la persona cara, il parente, l’amico, o il politico che si è dimostrato vicino facendoti qualche favore, per vincere la competizione elettorale buttando la’ qualche idea fantasiosa e del tutto utopica per la città.
Mi si deve spiegare perché la consanguineità diventa un criterio di scelta per la rappresentanza politica e amministrativa: essere un “parente” ti fa diventare in automatico un politico migliore?
Perché ci sentiamo “obbligati” a dare il voto ad un parente?
Cosa lo rende più capace di usare gli strumenti politici amministrativi rispetto ad un altro?
Forse che il fatto di averlo a disposizione, a portata di mano ci fa sentire più protetti?
O il voto diventa un “obbligo morale familiare” e quindi espropriato della sua importante funzione sociale?
Cosa cerchiamo nel politico che ci governa: una certa “vicinanza” per poter facilmente risolvere i nostri piccoli/ grandi problemi personali, oppure la capacità di equilibrio, la competenza di saper governare situazioni complesse, difficili continuando a valorizzare l’apporto dei cittadini che lo hanno sostenuto?
Certamente il peso della responsabilità nelle elezioni è tutto in mano all’elettore che con la sua matita può fare e disfare il futuro della propria città; poi però, questa responsabilità passa nelle mani di coloro ai quali abbiamo dato il POTERE di fare ciò che hanno dichiarato in campagna elettorale.
Al termine di un’esperienza amministrativa la responsabilità ritorna nelle mani dei cittadini, degli elettori che a questo punto dovrebbero usare il criterio del MERITO: i politici che ho votato meritano ancora di avere la mia fiducia?
Hanno usato bene il potere che io gli ho dato per governare bene questa città? Questo, secondo me, dovrebbe essere il criterio che guida i cittadini nella scelta di chi dovrà gestire i problemi e le risorse del proprio territorio.
Il nostro voto è soggetto a diverse spinte.
Uno è il sentimento della fidelizzazione o del restare fedeli, molto simile al sentimento che ci lega ad una squadra di calcio (e qui a Latina queste mie non sono solo parole…).
Mi chiedo spesso ma è questo il criterio che ci deve guidare alla scelta di chi deve gestire non solo me, ma tutta la comunità? Una persona, ad esempio, che si è dimostrata incapace, o ininfluente o dannosa all’interno della compagine amministrativa può continuare a riscuotere la mia fiducia di cittadino? Oppure, una persona onesta ma inesperta è lo strumento migliore per poter cambiare in meglio la nostra città? Basta l’onestà per essere il politico giusto per gestire i problemi e le risorse del nostro territorio? Come se noi scegliessimo il chirurgo che ci deve operare in base alla sua onestà: ok lo voglio onesto (questo dovrebbe essere un default per chiunque) ma… avrà la mano ferma? Sarà abbastanza esperto? Quante persone ha già operato? Quanti ne ha salvati? Quanti non gli sono morti sotto i ferri?
In questa società che risente molto dell’immagine, più sei conosciuto e bello più hai opportunità di essere votato perché memorizzato, perché “esisti” come immagine sui media, al di là del tuo operato. La scelta, allora, avviene in base al viso, se è simpatico o antipatico, o a come si presenta, se se strilla di più o di meno…
Credo che l’onestà, la coerenza dimostrata nel proprio lavoro e nella propria vita, essere indipendentieconomicamente dalla propria carica, avere una testa propria e non rispondere ai diktat di altri, sono requisiti importanti per chi rappresenta una comunità, probabilmente imprescindibili.
Sono i requisiti base, ma non sono sufficienti, non sono gli unici.
Ad un politico che rappresenta una collettività deve essere richiesto molto, molto di più: è come metterlo alla guida di un aereo con a bordo tante, tante persone.
Bisogna conoscere il funzionamento della macchina che si guida altrimenti non si va da nessuna parte: il funzionamento riguarda gli atti amministrativi, la gestione dei servizi, del personale, dei dirigenti, i rapporti con gli altri enti… I tempi di attuazione dei progetti e dei diversi procedimenti amministrativi, ad esempio, impongono una memoria storica senza la quale spesso si rischia di prendere decisioni dannose: l’inizio dell’iter del project financing del cimitero, risale al 2006, e le decisioni prese oggi necessitano di scavare indietro nel tempo o oggi si rischia di fare scelte sbagliate.
Gli stessi piani particolareggiati risalgono come inizio iter, alla fine anni ’80, inizio anni ’90…
È esattamente come quando vai dal dottore e lui ti chiede dello stato di salute dei tuoi genitori o dei tuoi nonni.
Un altro elemento importante che si aggiunge all’onestà, alla trasparenza e alla conoscenza degli strumenti amministrativi, nonché alla memoria storica, è la capacità di sapersi relazionare politicamente e di mantenere coesa una compagine politica.
I sindaci non cadono per mano delle opposizioni, bensì per mano di membri interni alla maggioranza che fanno mancare il sostegno necessario. Se una compagine politica di maggioranza si è formata in base a interessi di categorie o interessi personali intrecciati tra di loro, prima o poi crolla perché non ha come priorità il bene collettivo bensì l’interesse dei singoli esponenti, e ne abbiamo esempi eclatanti nel nostro piccolo territorio pontino.
Il nostro rappresentante, quello che scegliamo, è capace di saper sempre anteporre il bene comune ai propri interessi insieme al proprio gruppo? È capace di armonizzare il proprio lavoro con quello del suo gruppo?
Perché, un’altra cosa che ho imparato, è che la politica non si fa da soli. Un singolo consigliere può sbraitare, può proporre mozioni meravigliose, ma ha bisogno del voto degli altri per poterle realizzare, almeno del suo gruppo.
E forse non basta neanche questo: mozioni votate all’unanimità da tutto il consiglio non sono state mai realizzate, messe in atto. (guarda Al Karama, le Consulte della Scuola e dell’Infanzia, istituite e mai costituite, e molte altre…).
Ai nostri politici, a quelli che ci rappresenteranno dobbiamo chiedere molto, molto di più:
onestà, coerenza, trasparenza.
saper lavorare in gruppo e collaborare.
conoscenza del mondo politico-amministrativo e dei suoi strumenti.
E poi, facciamoci una domanda: al di là di quanto a me possa piacere, è la persona che ci vuole per la mia città?
Ieri abbiamo vissuto un momento molto delicato per la vita amministrativa della nostra città.
ore 11:30 Commissione Bilancio – convocata all’ultimo momento utile, perché la maggioranza aveva fatto cadere il numero legale alla seduta precedente. Il punto all’ordine del giorno era importante: approvazione del rendiconto di gestione 2014. Se non si approva il rendiconto di gestione, l’amministrazione va a a casa. Così stabilisce la legge.
Al momento del voto la maggioranza si è astenuta, noi abbiamo votato contrari, un solo voto favorevole. In questo modo la commissione esprime parere negativo e respinge il rendiconto di gestione. Questo è un fatto politico importante perché mai si era verificato nelle precedenti consiliature che la maggioranza non sostenesse un documento così importante redatto e frutto della sua propria attività amministrativa.
ore 15:00 Consiglio Comunale – la maggioranza, dopo una riunione, decide di non presentarsi in aula al secondo appello: di fatto questo significa che il gettone viene preso, ma la seduta non è valida ed è quindi rimandata in seconda convocazione – che comporta un numero legale più basso rispetto alla prima convocazione , un escamotage per avere una maggioranza con meno numeri – per il giorno di giovedì 30 settembre ore 10:30.
Cosa significa tutto ciò?
È un segnale fortissimo che la componente di Forza Italia (partito di maggioranza relativa) sta dando al sindaco Di Giorgi: “senza di noi non governi, quindi, dacci quello che vogliamo”
Il problema è il CdA di Acqua Latina, quindi, un fatto esterno all’amministrazione comunale ma politicamente rilevante per gli equilibri di potere che si determinano nel territorio.
Che un fatto esterno alle questioni di un comune incida così fortemente, così pesantemente sulle questioni cittadine fa perdere ogni credibilità a questa classe politica.
Che la gestione della cosa comune sia affidata a persone che come priorità hanno gli equilibri di potere interni al loro gruppo (di potere) è chiaramente un cancro capace di immobilizzare un’intero sistema che dovrebbe invece funzionare solo ed unicamente per il bene del cittadino privilegiando il più debole.
Di fatto Di Giorgi e la sua amministrazione sono sostanzialmente finiti.
Ma lasciatemi esprimere un pensiero da cittadina quale sono in primis: non dobbiamo scoraggiarci se il mondo della politica è diverso da come lo vogliamo. Deve invece spronarci a crescere come cittadini consapevoli e reattivi. Bisogna crescere numericamente e rafforzare ciò che di buono c’è. Promuovere e sostenere iniziativeassertive e propositive per iniettare nelle arterie sclerotizzate di questo sistema ormai inadeguato e corrotto da interessi privati, la vita della vera politica: l’amore per la propria comunità.