Non si può più “fare” senza progettare insieme alla cittadinanza. La “cultura del fare” va sostanziata da “sana e partecipata progettualità”. L’azione senza un pensiero, senza una riflessione partecipata e condivisa porta ad una decisione superficiale e scriteriata.
Tale considero l’idea di affidare agli ex presidenti di circoscrizione il compito di mantenere il contatto con l’Amministrazione della città. Diciamolo chiaramente: troppo spesso le vecchie circoscrizioni sono state più una palestra politica per persone alle prime armi che un vero organo del territorio. Sono state considerate come un serbatoio di voti in cui prevalgono interessi partitici, in cui le associazioni e le loro attività non sono state riconosciute e in cui è stato penalizzato il dialogo con i cittadini. Non hanno avuto il potere di farsi valere presso l’amministrazione centrale che non le ha ascoltate, i pareri richiesti non erano vincolanti e quindi cadevano nel vuoto, poiché l’amministrazione non era tenuta a tenerne conto. Si è scelto di usare il budget a disposizione per obiettivi non necessariamente rispondenti alle priorità del territorio.
Prima di “fare”, diversi comuni d’Italia di qualsiasi schieramento si sono interrogati in merito alla questione del decentramento seguita all’abolizione delle circoscrizioni.
Ebbene, siamo in una fase in cui la partecipazione va sostenuta, i cittadini lo hanno ben dimostrato a Latina con i risultati del referendum e la fase di civismo attivo e organizzato messo in campo in questo ultimo anno.
Proviamo allora ad aprirci e ad allargare il nostro orizzonte per osservare le esperienze realizzate in Spagna (con i bilanci partecipativi), in Francia (con il débat public) e in Germania (con le giurie cittadine), che sono sperimentazioni successivamente divenute prassi e poi norma.
Guardiamo anche all’Italia: non vogliamo essere da meno di comuni virtuosi come Como e Carrara, per fare solo alcuni esempi rispettivamente di centro-destra e di centro-sinistra, che hanno preferito una strada altamente democratica a quella “scorciatoia” proposta dai nostri governanti locali che hanno evidentemente dimenticato di interpellare proprio quelli sui quali ricadrà l’effetto del loro “fare” in totale autarchia: i cittadini.
La mia e nostra proposta, che porteremo nella commissione consiliare competente, sarà proprio quella di innescare un percorso di riflessione partecipata attraverso un convegno ed un dibattito al termine del quale si potrà predisporre un documento con le diverse alternative percorribili sui diversi temi che dovrà affrontare il regolamento sul decentramento non senza un vaglio delle realtà civiche e associative più vive della città.
L’ago della bussola va mantenuto sul cittadino, sui suoi bisogni e sulla ricchezza che porta il confronto ed il lavoro condiviso insieme a lui.
Questo sarebbe il segno del vero cambiamento.