Arsenico e altri veleni: acqua in bocca?

Stiamo parlando della salute dei cittadini, di un servizio pubblico irrinunciabile che costa centinaia di euro ad ogni famiglia, del rischio concreto che venga limitato l’uso dell’acqua pubblica, magari con la conseguente chiusura di attività di impresa. Potrebbe essere messo in ginocchio l’intero sistema sociale ed economico del territorio, e nessuno può tenere ‘acqua in bocca.

acqua.jpgÈ già dal 1 gennaio che stiamo rischiando che la comunità Europea applichi una sanzione di 300.000 euro al giorno a quelle amministrazioni che hanno omesso di intervenire per rendere veramente potabile l’acqua pubblica portando i valori delle varie componenti, l’arsenico in particolare, al di sotto degli standard di potabilità. Le amministrazioni locali sono tenute a presentare una relazione entro la fine di febbraio per illustrare gli interventi di controllo effettuati e presentare una relazione dettagliata e documentata degli interventi di bonifica compiuti per raggiungere il livello di conformità alla legge della qualità dell’acqua distribuita alle famiglie e agli esercizi commerciali.

Ma si rischia un rimpallo di responsabilità tra Regione Lazio, ASL, ATO, ARPA, Enti cartina.jpgProvinciali ed Amministrazioni Comunali con l’unico effetto che le sanzioni verranno scaricate sui cittadini e la qualità delle acque non è garantita da nessuno. Insomma una brutta storia tra bugie, omissioni, incompetenza che dimostra un’inquietante ed inaccettabile commistione tra politica e interessi delle multinazionali dell’acqua.

E’ la diretta conseguenza di un sistema di privatizzazioni di un bene essenziale  che ha prodotto guadagni stratosferici per le multinazionali, assenza di investimenti e costi esorbitanti per le comunità. Regione, Provincia e Comune che presiedono i Consigli o ne fanno parte hanno l’obbligo di svolgere il ruolo di controllo e di tutela degli interessi collettivi, non solo in termini di efficienza del servizio e di costi per i cittadini, ma anche di tutela della salute pubblica. E dovranno rendere conto del loro operato o delle loro omissioni.

cisternacqua.jpg“Si tratta di un sistema da rivedere alla radice e di cui si dovrà far carico la nuova amministrazione regionale, da un lato rivedendo completamente i rapporti tra la società che distribuisce l’acqua e gestisce gli impianti ed i poteri delle amministrazioni, dall’altro verificando le attività di monitoraggio effettuate dai singoli Comuni e gli interventi di bonifica e di esclusione dell’arsenico realizzati.

Ma non basta, perché bisognerà mettere in piedi un sistema complesso di monitoraggio che raccolga tutti i dati provenienti dalle verifiche sugli invasi, le analisi realizzate nel tempo sulla qualità delle acque nei diversi comuni e incrociare i dati con esami epidemiologici svolti a campione sulle varie popolazioni residenti nei territori. Insomma, mettere tutto in un’unica banca dati per avere finalmente una visione completa dello stato delle acque.

L’indagine effettuata dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale ha evidenziato alcuni effetti sulla popolazione residente constatando che nella provincia di Latina vi è un significativo aumento della mortalità che può essere collegabile all’eccessiva presenza di arsenico nell’acqua ‘potabile’.

Bisognerà che i Sindaci, in particolare, che hanno competenze e responsabilità dirette sulla tutela della salute pubblica rendano noti immediatamente tutti i dati a loro disposizione, facciano conoscere pubblicamente gli interventi effettuati e forniscano i dati relativi alle eventuali omissioni imputabili alle inadempienze dei soggetti preposti ai controlli, avvertendo, con azioni in autotutela, che i cittadini non saranno disponibili a farsi carico dei maggiori costi derivanti da una condizione determinata da altri.

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