Non esiste solo la città da costruire, da manutenere, da valorizzare, esistono i cittadini e unaclasse politica ha la responsabilità di lavorare anche sulla comunità, non solo sul contenitore della comunità che è la città con le sue strade, i suoi quartieri ecc…
Ecco perché parlo della “costruzione dei cittadini“.
E quando si parla di bambini, di giovani, di scuola, non esistono elettori di destra e elettori di sinistra.
Esistono i cittadini in formazione, che sono la cosa più preziosa che una città possa avere. E sono compiaciuta del fatto che uno di questi emendamenti a mia firma è partecipato anche due consiglieri della maggioranza.
E questo nella consapevolezza che la parte più importante della nostra città, i bambini, i ragazzi e i giovani, vanno curati con amore e senza visioni di parte, facendo uno sforzo per andare oltre le barriere di appartenenza politica, lavorando a favore di un bene più grande che coincide con bisogni più profondi, più duraturi, che un terremoto non potrà mai fare crollare.
Guardiamo all’Emilia Romagna.
Cosa resta a quel popolo che ha visto crollare ogni bene materiale (case, attività, chiese, beni pubblici… ciò che, pensateci un po’, costituisce la quasi totalità degli emendamenti al nostro bilancio)?
Resta la capacità di aggregarsi, di andare oltre i propri piccoli interessi per ricostruire la propria comunità. Resta la capacità di affrontare la fatica, di non aspettare ma di farsi promotore. Queste cose si chiamano competenze emotive e relazionali che fanno si che i limiti, le difficoltà, gli impedimenti diventino “trampolini di lancio”, occasioni per un cambio di rotta repentino al quale si da una risposta, non la si subisce.
E dove si impara ad essere cosi?
A scuola, nei gruppi, nelle associazioni, in una città che promuove queste competenze sfruttando in modo intelligente le scuole che vedono naturalmente convergere nello stesso luogo le famiglie, i bambini/giovani, gli educatori e le Associazioni per come io propongo questo percorso.
_________________________________________
METODO FEUERSTEIN
Scuola elementare di campo Boario (€4.000)
Assistiamo recentemente ad un incremento di comportamenti devianti da parte di giovani e giovanissimi (ormai anche undicenni) per i quali non è semplice individuare un modalità di intervento sia in termini di sicurezza che di prevenzione.
La verità è che il fenomeno è molto complesso ed ha radice nel tessuto familiare e comincia a manifestarsi nell’ambito scolastico inizialmente con deboli segnali che non sempre vengono riconosciuti, poi con comportamenti via via sempre meno gestibili.
I prodromi della devianza sono sempre ravvisabili attraverso il disagio scolastico.
DESCRIZIONE dell’AMBITO
Il disagio scolastico, sintomo iniziale di possibile devianza, può manifestarsi con varie modalità, tra cui comportamenti di disturbo in classe, irrequietezza, iperattività, difficoltà di apprendimento, di attenzione, difficoltà di inserimento nel gruppo, scarsa motivazione, basso rendimento, abbandono, dispersione scolastica.
Tra le possibili manifestazioni del disagio a scuola troviamo:
- Difficoltà di apprendimento
- Disinvestimento/flessioni del rendimento
- Difficoltà relazionali/emozionali
- In particolare aggressività di tipo fisico o verbale rivolta a compagni, insegnanti, oggetti; iperattività; basso livello di attenzione e di tolleranza alle frustrazioni; reazioni emotive eccessive (sia in positivo che in negativo); ansia.
- Apatia
- immobilità o riduzione dell’attività, mancanza di curiosità e di interessi, tendenza ad isolarsi, stanchezza generalizzata.
Il progetto ha coinvolto 40 famiglie per 40 bambini appartenenti a due classi della scuola elementare.
Cambiamenti significativi rilevati nelle abilità di problem solving, passaggio da stili aggressivi e competitivi a uno stile collaborativo.
Le ricadute più evidenti: aumento della capacità di autocritica, aumento dell’autostima e passaggio ad atteggamenti attivi e partecipativi nel processo dell’apprendimento e della relazione.
Se l’obiettivo rimane evitare l’abbandono scolastico e la devianza, ci siamo.
_________________________________________________________
OPEN SCHOOLS (I.C. Don Milani €4.000)
Emergenza legalità –> non luoghi e assenza di figure di riferimento adulte –> alta esposizione a rischio di infiltrazioni di malavitosi nel gruppo dei ragazzi
Reati –> non rapporto <– incapacità di mettersi nella pelle dell’altro, incapacità di entrare in empatia –> educazione alla pro-socialità
Sperimentare la LEGALITA’, esserne esposti, vivere in situazioni di regole applicate e condivise.
L’emendamento intende quindi, in assenza di locali comunali a disposizione per ragazzi e giovani, supplire a questa mancanza attraverso le scuole esistenti sul territorio, specialmente quelle aree particolarmente esposte a rischio microcriminalità.
Le scuole sono per i ragazzi e i giovani già un punto di riferimento forte, familiare (…) che in questo modo potranno continuare la loro azione sociale anche nel pomeriggio ed in serata.
L’area individuata è il quartiere Q4-Q5, con l’Istituto Comprensivo Don Milani.
L’area su cui insiste la scuola vede la convivenza di gruppi sociali di diversa estrazione economica e sociale. Proprio per questo motivo occorre intervenire in maniera preventiva rispetto all’insorgenza di fenomeni di bullismo e devianza proprio attraverso la creazione di attività in luoghi protetti, con presenza di figure di riferimento adulte.
La scuola potrà essere un punto di riferimento per attività offerte da associazioni culturali e di volontariato della città.
Per le ristrettezze di bilancio possiamo avviare questa iniziativa, purtroppo, solo in una scuola, ma mi auguro che per il prossimo anno si potrà rimpinguare questo capitolo e contribuire cosi, in modo direi economico, alla prevenzione di un male che, se conclamato, richiede costi ben più ingenti.
______________________________________________
PROSOCIALITÀ (€3.500)
La prosocialità è un insieme di competenze che, come il termine stesso indica, promuove l’azione verso l’altro. Azione che non si conclude nell’unico agire per l’altro, ma soprattutto con l’altro. Si distacca da una mera dimensione individualistica che sponsorizza il sé prima di tutto, per avvicinarsi ad una visione più olistica in cui non si può essere se non in relazione all’altro.
Si continua a sostenere un percorso iniziato 4 anni fa e solo dallo scorso anno sostenuto anche dal Comune di Latina dietro proposta della consigliera Nicoletta Zuliani.
I genitori, principali promotori di questa iniziativa, sono protagonisti di veri e propri momenti di ascolto e di dialogo durante i quale confrontarsi su qualsiasi problematica relativa all’educazione dei figli. Gli esperti che hanno curato questa parte del programma hanno ricostruito insieme ai genitori le difficoltà dello scavalcamento del gap generazionale, cercando di ridimensionare anche la distribuzione dei ruoli (marito/moglie, madre/padre) e dei poteri all’interno del nucleo familiare.
L’attività è stata modellata sulle esigenze della comunità richiedente. Il che risulta indispensabile se si considera che è stata la stessa comunità di genitori a lanciare una richiesta di aiuto attraverso la scuola.
Le attività sono state ideate in precedenza, ma modificate in base alle richieste dei partecipanti, agire in questo modo dimostra quanto le esigenze dell’altro vengano accolte, comprese e agite. Un intervento di questo tipo non può prescindere dalla professionalità degli esperti-tutor, che non si pongono come meri formatori, ma come depositari di un backgroud teorico molto forte, aggiunto ad un modus vivendi totalmente affine ai valori promossi. È grazie a questo stile che la formazione prende forma.
I feedback dei genitori hanno mostrato interesse verso la replica di interventi di questo tipo, applicati anche ad altre tematiche ribadendo il bisogno di essere ascoltati, aiutati e guidati.
Quest’anno, nell’incontro di Marzo, sono stati realizzati dei laboratori a cui hanno partecipato circa 80 persone fra genitori ed insegnati, in cui tre psicologi hanno dimostrato com’è possibile educare alla pro socialità.
Le due giornate di Maggio hanno visto un’articolazione diversa dei laboratori che hanno coinvolto tutti i ragazzi delle classi quinte del settimo circolo e relativi insegnanti e genitori (104 ragazzi e una decina di insegnati) insieme ai loro genitori (circa 50).