UN NIMBY COMPRENSIBILE
Ritrovarsi vicino casa, o nel proprio territorio un sito che abbia a che fare con i rifiuti (stoccaggio inerti, impianto di compostaggio, inceneritore, recupero rifiuti…) suscita protesta e repellenza.
E si capisce!
Quando la relazione della Commissione Parlamentare contro le Ecomafie documenta mafie e camorra attive nell’utilizzo della discarica di Borgo Montello per l’interramento di sostanze tossiche, quando la politica non si è posta a scudo del territorio e dei cittadini, quando i controlli venivano elusi e camuffati, ecco che si giustifica pienamente la reazione dei cittadini e della loro sindrome NIMBY (Not In My BackYard=non nel mio giardino).
Abbiamo una storia molto diversa da quella di altri paesi europei quali il nord europa che non esita a costruire termovalorizzatori in centro città come a Copenhagen, edificio diventato luogo di sport, di cultura, di turismo…
Siamo lontani dalla cultura del popolo olandese che, oltre ad essere il primo paese in Europa ad aver fatto una scommessa sui termovalorizzatori ospitandone il più alto numero con cui riscalda intere città gratis, è anche il primo paese per l’attenzione all’ambiente con record di piste ciclabili ed
ecosostenibilità, primo esportatore di prodotti agricoli senza consumo di suolo per nuove tecniche idroponiche e aeroponiche che permettono di produrre quantità elevatissime di ortaggi in centri cittadini. Siamo lontani perché siamo un popolo ferito dalla propria politica che doveva tutelare e non ha tutelato per propria ingordigia. Riacquistare fiducia e credibilità è un processo lento e lungo, e deve accompagnarsi ad un pari processo di presa di coscienza di come stanno le cose.
IL PROBLEMA RIFIUTI
Ragioniamo un attimo.
Nessuno vuole vedere i rifiuti vicino casa propria, ma dove li mettiamo? Vicino casa di qualcun altro? E’ la stessa cosa. Il problema non è risolto. Il fatto è che i rifiuti che produciamo (imballi, plastica, elettrodomestici, vecchi mobili…) non scompaiono come per magia.
Esistono perché continuiamo a produrli ogni giorno in grandissime quantità.
Sul pianeta Terra nulla scompare, ma tutto si trasforma per la natura entropica del sistema universo.
Nel Lazio abbiamo un Piano Rifiuti che stabilisce che chi produce i rifiuti, se li deve gestire fino a chiusura del ciclo, dentro il proprio territorio.
Ed è giusto che sia così! Non possiamo mandare la nostra immondizia in altri paesi, magari del terzo o quarto mondo, per non vederla più, quando poi ce la ritroviamo dentro lo stomaco dei nostri pesci…!!!
Dobbiamo gestire i nostri rifiuti fino a o trasformarli in altro che non danneggi l’ambiente. Dobbiamo trasformarli.
CHE FINE FANNO I RIFIUTI
Che strada prendono i nostri rifiuti?
La frazione umida va in impianti di lavorazione che li trasformano in compost; la differenziata va in impianti che la separano ulteriormente e la destinano ad impianti di trasformazione; l’indifferenziata va a impianti TMB che la lavorano e la riducono in ecoballe da trasferire ai termovalorizzatori, mentre una frazione (circa la metà) viene ridotta in piccolissime parti inerti e va stoccata in un sito che tutti chiamano “discarica” ma che non è la vecchia discarica con tal quale abbancato, percolato, falde inquinate ecc… è di gran lunga molto meno impattante. E’ un luogo in cui viene stoccato materiale inerte e ridotto in parti piccolissime. Pur sempre una servitù.
La differenziata viene ulteriormente separata e conferita ai consorzi che ultimamente non riscontrano il profitto atteso e cominciano a non pagarla più bene a noi che gliela vendiamo.
Ricordiamolo, l’immondizia non sparisce, si trasforma in altro, e da qualche parte dobbiamo metterla. E quando la conferiamo in un sito i controlli devono essere serrati, trasparenti, leggibili, condivisi.
COME TUTELARE AMBIENTE E CITTADINI
Chi ci dà la certezza che questi luoghi siano sicuri?
Attualmente la lettura dei dati di flusso di rifiuti che arrivano nei vari impianti e discariche non è purtroppo né facilmente accessibile, né intelligibile né sono raccolti in un unico bacino interconnesso tra le varie parti coinvolte nei controlli: Province, ASL, ARPA… Chi vuole conoscere i dati relativi ai vari impianti deve dotarsi di esperti del settore, spesso a servizio di comitati di cittadini che non riescono ad accedere o a leggere questi dati in modo autonomo.
Si dovrebbe arrivare a non avere più bisogno né di comitati di cittadini, perché tutto dovrebbe risultare indiscutibilmente trasparente e di facile accesso e comprensione, nè di discariche perché la differenziata dovrebbe raggiungere livelli talmente alti che il residuo della frazione indifferenziata sarebbe ridotta ad una quantità talmente esigua da produrre quasi zero residui.
VECCHIE DISCARICHE
Non bobbiamo dimenticare che il problema non sono solo i rifiuti di domani, ma anche quelli di ieri: i luoghi oggetto di discariche nel passato sono aree che contengono al proprio interno sostanze che possono produrre effetti nel futuro. Solo una bonifica reale e radicale può riconsegnare alle comunità la certezza di un futuro sicuro.
Il problema è talmente grande che solo la politica può farsene carico.
UN FUTURO SENZA DISCARICHE
Perché non riusciamo a guardare avanti ed investire nella gestione pubblica di impianti di trasformazione dei rifiuti?
Perché non se ne parla? Perché ci ostiniamo a dipendere sempre dai privati che, benché onesti, seguono la logica del profitto?
Perché non investire volontà politica, tempo, energie, progettazione nell’impiantistica pubblica di trasformazione rifiuti controllata e non lucrativa?
Da molto tempo si sa che il vero nodo, il vero affare per molti privati, la vera soluzione sta nell’impiantistica. Questa deve essere pubblica, non tanto la gestione del sistema di raccolta!
E’ l’impiantistica pubblica la vera soluzione sulla quale la gestione del bene pubblico deve dimostrare di saper difendere gli interessi dei cittadini e il proprio territorio.
Attualmente assistiamo al rimpallo che ormai dura da mesi tra sindaci che non riescono ad individuare un sito di stoccaggio per gli inerti e la regione che ribadisce continuamente la necessità di investire sull’impiantistica per cui mette a disposizione ingenti finanziamenti.
E solo quando la politica riconoscerà pubblicamente che questi sono i veri temi che decidono del futuro della nostra comunità, dimostrerà concretamente di agire in questo senso, allora avremmo fatto un passo avanti verso la riconquista di una più grande credibilità della politica.
E ne guadagneremo tutti: cittadini e territorio.