Il PD di cui c’è bisogno

Che bello il PD che ho visto ieri… Deborah Serracchiani che vince in un Friuli Venezia Giulia “nonostante il PD stesso”, intendendo con questa espressione la brutta provadella mancata elezione  di Prodi con i 101 vigliacchi e l’ostinazione a non votare Rodotà.

È si.

Perché ieri sono venuti fuori due PD: quello che nessuno più quasi riconosce, e quello che tutti gli altri vorrebbero.
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In pochi giorni abbiamo visto scomparire, sprofondare nelle sabbie mobili del vecchio terreno politico i leader massimi che avevano costruito un castello di carte su un terreno rivelatosi altamente sismico.
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Le avvisaglie c’erano state sin dalle primarie di novembre dove la base premeva, voleva essere ascoltata, ma con i tecnicismi delle regole e dei filtri è stata tenuta a bada. Ma quando una pressione magmatica spinge dal basso non c’è resistenza che tiene: da qualche parte fuoriesce.

E il M5S ha fatto da sfogo a quei milioni di cittadini stanchi di quel fare politico autoreferenziale e inconcludente tanto che il Presidente ha ripreso i concetti nel suo discorso.
20130423-104142.jpg Intanto in parlamento anche i “cittadini onorevoli e senatori” si sono rivelati per altro: non una speranza miracolistica di buongoverno, ma un gruppo che non vede la mediazione parte del suo “modus operandi” e che epura con lo stesso metodo con cui ha eletto – attraverso la rete.
E i cittadini lo hanno capito e in Friuli o non sono andati a votare (sconfortante ma sintomatico il calo dell’affluenza: votanti 50,51%) o hanno fatto vincere il PD che vogliamo non rieleggendo l’uscente presidente candidato del PdL.

Rimettiamo a fuoco gli obiettivi tra cui far diventare l’Italia la casa di tutti dove le regole non sono viste come una limitazione personale ma come la tutela dei più, tra cui i più fragili, dove le scelte sono condivise dalla base e il peso delle scelte di chi le esercita è compreso dal popolo perché vi ha contribuito in un percorso.

Dove la coesione sociale è un valore e la trasparenza “obbliga” all’onestà. Dove la possibilità del lavoro è un diritto e i giovani vengono formati alla cultura della comunità, all’intelligenza sociale e alla giustizia perché se valgono sono loro che devono andare avanti, non i figli di papà. E che male c’è se chi ha votato centrodestra o M5S o non ha votato proprio fino a ieri vuole sostenere queste idee oggi?

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Ho visto l’amore e l’ostinazione di tanti, tantissimi giovani e meno giovani democratici dei circoli d’Italia che rivendicavano la vita di un partito che hanno contribuito a fondare. Chi ci mette la faccia, chi va a fare volantinaggio, chi va con i gazebo per la città, spesso in questi ultimi tempi a prendere “schiaffi” dai cittadini stufi della malapolitca, sono loro. Chi non è ai vertici, chi non ricopre ruoli amministrativi ma è il tessuto vitale perché a contatto con la parte più esterna, quella che esprime il voto che non sappiamo interpretare ci dice che il Partito Democratico è vivo e ancora può vincere, nonostante sé stesso, perché se dimostra di essere ciò per cui è nato, può ancora rappresentare la speranza del nostro Paese.

Nicoletta Zuliani.

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