SCUOLA il vero “punto riflesso” del nostro paese

Sollecita molte riflessioni la sperimentazione del Ministro Carrozza della riduzione da 5 a 4 anni delle scuole superiori. (Leggi risposta del ministro a interrogazione SeL)
L’esigenza di accorciare il percorso scolastico è condivisa da diversi autorevoli esponenti del mondo dell’educazione, tra cui il prof.Vertecchi, che concorda sulla necessità di ripensare il percorso in termini di tempo.
Quando una proposta così significativa e foriera di grandi mutamenti si “abbatte sul terreno” della scuola, iniziano accese e talvolta feroci discussioni.
Se da una parte è vero che una riduzione a 4 anni del percorso delle scuole superiori di secondo grado porterebbe, come affermato dai sindacati, ridurre la spesa della scuola a scapito dei docenti – riduzione di anni scolastici significa riduzione del monte ore e quindi di cattedre, nonché posti di lavoro – dall’altra parte metterebbe i giovani diplomati nelle condizioni di anticipare l’ingresso nel mondo degli studi universitari o del lavoro rispetto ai colleghi degli altri paesi soprattutto extraeuropei.

Obiettivo prioritario quando si parla di scuola sono gli studenti.
E allora partiamo col valutare le proposte sulla scuola mettendoci nei loro panni.

Di cosa hanno bisogno gli studenti italiani?

Prima di tutto di strutture accoglienti e funzionali allo scopo: per questo il governo ha stanziato €450ML.

Poi c’è bisogno di insegnanti bravi. In questo aggettivo c’è tutto.
Negli ultimi venti anni la generazione degli studenti è cambiata in termini di motivazione, capacità di attenzione, modalità di apprendimento: quanto è cambiata la didattica dei docenti? Una nuova stagione di formazione in servizio è urgente, pena l’inefficacia dell’azione e l’indebolimento della formazione di una generazione già fortemente penalizzata dalla congiuntura economica negativa.

Ripensare l’organizzazione ed i programmi per aumentare la qualità del progetto formativo è la vera sostanza.

Un piccolissimo esempio: in tutto il mondo per imparare una lingua straniera si fa un test d’ingresso e si viene collocati in una classe per competenze omogenee. In Italia, invece, abbiamo gruppi classe con competenze miste (da elementary a advanced) con notevoli problemi di frustrazione per gli studenti più deboli e di noia per gli studenti a livello più avanzato: in entrambi i casi gli studenti soffrono della mancata efficacia dell’intervento didattico che, nel frattempo, deve pensarle tutte per cercare di omogeneizzare le competenze.
Per quale motivo continuiamo ad inventarci soluzioni didattiche come il CLIL, (materie curriculari insegnate in lingua straniera da insegnanti italiani che certificano il proprio livello C1 del Quadro di Riferimento delle L2) se in tutto il mondo è ormai appurato che le lingue si imparano per livelli di competenza omogenei?
Andrà modificato qualcosa nel sistema, oppure no? E’ un fatto provato che l’inglese non è il forte dei nostri studenti, a meno che non lo imparino altrove.

Le modalità scelte per migliorare la scuola, poi, non possono prescindere dall’ascolto delle parti. Abbiamo uno strumento partecipativo importante: gli Stati Generali della Scuola. Perché non convocarli quando le decisioni ancora non sono state prese? Perché non avviare una grande campagna di ascolto per una vera riforma partecipata? Non a ridosso delle decisioni, non dopo che queste sono già state prese in termini economico-finanziari. Prima, in anticipo, come di solito fanno i governi seri che sanno guardare al futuro e considerano i cittadini non degli oggetti di politiche bensì soggetti pensanti ed assertivi.

Lo dico da sempre: la scuola è il nodo cruciale di tutti i cambiamenti che auspichiamo per il nostro paese, il “punto riflesso” sul quale possiamo agire e ottenere ripercussioni e ricadute su versanti distanti: integrazione, violenza, droga, disoccupazione.

Si, investire sulla scuola è da veri statisti, farlo per finta è da politicanti.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>