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La mia versione dell’Assemblea Nazionale del PD 20-21/09/2013

Ed ora, la mia versione dell’Assemblea Nazionale del partito Democratico.
Si torna a casa dopo due giorni di Assemblea solo con la definizione di una data: l’8 dicembre 2013 per la celebrazione del Congresso Nazionale (che si tira dietro la data dei congressi Provinciali 19 novembre) senza apportare le tanto contestate modifiche allo Statuto.
Per la comunicazione di una data si poteva tutti stare a casa, o no???

Ma il vero motivo della convocazione di questa Assemblea – oltre 600 delegati da tutta Italia – era la modifica dello Statuto in una direzione che avrebbe ristretto la possibilità di primarie aperte in quanto prevedeva la rimozione della frase “il Segretario del Partito viene proposto dal partito come candidato a presidente del Consiglio dei Ministri”.
Conseguenza?
Non essendo più il segretario del partito automaticamente candidato Premier, la scelta del segretario verrebbe di fatto limitata ai tesserati del partito; perché, infatti, aprire la scelta di un segretario di partito a chi non è del partito? Invece, se quel segretario potrebbe diventare premier, allora anche i non tesserati vorrebbero poterlo scegliere con primarie aperte.

Questa, ed altre minori modifiche, giustificavano bene il costo onerosissimo di affitto di sala, allestimento, servizio d’ordine, staff, e ben due giorni e una notte di soggiorno a Roma per oltre seicento delegati da tutt’Italia.

Già venerdì pomeriggio, però, qualcosa è andato storto.

La relazione di Epifani è iniziata con oltre un’ora di ritardo.
Assolutamente deludente nel contenuto: un’ora e dieci di relazione di cui un’ora a parlare del governo e di Berlusconi e dieci minuti a “parlare” del PD, o meglio, a dire come dovrebbe essere il nostro partito: più aperto, più solido, più radicato sul territorio…

MA COME, siamo in un’Assemblea Nazionale del PD e tu dedichi solo 10 minuti al PD nella tua relazione???
Denota incapacità di sintonizzarsi con i più: ci si aspettava ALTRO da un segretario in un momento topico come questo.
Ancora una dimostrazione che i dirigenti del PD “vivono da un’altra parte”.

Doveva seguire la relazione del portavoce della commissione che aveva lavorato alle modifiche dello statuto e alle modalità di svolgimento dei congressi. Queste proposte sarebbero state votate il giorno dopo.

Ebbene, la commissione non aveva raggiunto l’accordo nella definizione e si rimandava il tutto al sabato.
La sala è scoppiata in un fragore misto di incredulità e rabbia: aver fatto spostare dalla Sicilia o dal Piemonte persone che hanno preso un giorno di ferie e pagato una notte a Roma con relativi pasti per… un nulla di fatto è grave.

Torniamo sabato mattina.

Ascoltiamo la relazione sulle Raccomandazioni della Commissione sul Congresso e contestualmente ci viene data copia delle varie modifiche apportate allo statuto.

20130921-211558.jpgSi susseguono molti interventi che avrete seguito nei vari servizi televisivi.

Al termine degli interventi si vota il documento delle Raccomandazioni.
Poi, in un intervento si chiede di votare gli articoli da modificare uno per volta invece che tutti insieme.

Panico nella sala.

La Commissione per il Congresso fa sapere di non essere d’accordo perché il risultato era frutto di un delicato equilibrio “giuridico”.
Si mettono ai voti le due proposte e mentre si contano i voti favorevoli alla prima proposta si accorgono… che i favorevoli sono la maggioranza.

La presidente dell’Assemblea sospende la votazione e annuncia che la Commissione per il Congresso ha deciso di riunirsi di nuovo per cambiare le modifiche allo statuto…

Cambio di carte in corso di gioco??? MA STAVAMO VOTANDO!!!! Mancavano i contrari e gli astenuti!
Mancava la maggioranza qualificata e in questo caso un numero alto di voti difformi dalla previsione poteva inficiare tutto con la richiesta del numero legale.

Sensazione: mi hanno scippato la prerogativa di scegliere. Vogliono sempre scegliere loro e poi ci chiedono di ratificare.

Un Partito Democratico che ha PAURA del risultato di una consultazione democratica HA QUALCHE PROBLEMA.
Io e molti altri vogliamo un partito coraggioso, che sappia fidarsi dei membri della sua assemblea, che se viene indicato un cambio di direzione con un voto inatteso, sappia subito correggere il tiro ed ACCETTARE ciò che la maggioranza vuole. Non è forse questo il senso della democrazia?
Non è forse questo un partito che sta dimostrando piuttosto PAURA di esistere come “democratico”, PAURA di essere espropriato delle prerogative della sua casta, PAURA di parlare a chi è fuori del partito che chiede modalità nuove e fuori dagli schemi tradizionali, PAURA di relazionarsi con chi offre il proprio contributo nei territori e non ha la tessera. PAURA di fare politica davvero con le persone, non solo tatticismo.

Io spero che il Partito Democratico sopravviva a questo rigurgito di vecchia casta politica, di vecchi modi di decidere e abbia il coraggio di essere quello che la maggioranza degli italiani oggi vuole: un partito coraggioso, rinnovato, che sappia proporre idee nuove e proprie, che faccia correre i cavalli più veloci, che sappia distinguere il merito e le capacità dagli opportunismi.
Che sia un partito DEMOCRATICO. Ed è per questo che combatto.
Nicoletta Zuliani.