Siria. Tragedia umanitaria. Un milione di bambini profughi.
Tutti siamo allibiti, moralmente schiacciati, non sappiamo cosa fare.
Siamo capaci solo di ammutolirci e forse di cambiare canale o girare pagina per non sottoporci ad un quadro aberrante di violenza e sfruttamento proprio sulla parte più tenera dell’umanità: i bambini.
È una sensazione di impotenza e di rabbia che ci assale e che non si sa contro chi scagliare.
Di chi le responsabilità?
Che si può fare?
Cosa posso fare io?
Tutto sembra fuori della mia e nostra portata.
Dopo l’agghiacciante consapevolezza della realtà di vita del milione di bambini rifugiati la domanda “cosa posso fare io” resta pressante, e può avere solo un’unica risposta: io posso agire solo qui e ora.
Il pensiero va allora alla nostra infanzia, quella che condivide il mio territorio e il mio tempo: i bambini della nostra città. È per questi che posso lavorare e agire politicamente.