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Il parere all’ANAC? In fondo non ce ne importa.

Nel suo candore la consigliera Valeria Campagna ha affermato nel suo intervento in Consiglio Comunale che, a prescindere dalle risultanze del parere dell’ANAC, LBC la gara non la vuole e quindi non la manderà avanti comunque.
Brava Valeria, finalmente qualcuno ha detto la verità!

Che non ci fosse un grande interesse nei confronti del parere ANAC era intuibile, anche perché le linee guida da poco uscite sono indicative, di indirizzo, non sono regolamenti attuativi precisi e vincolanti.

Voglio ricordare come abbiamo saputo della intenzione del sindaco e la giunta e tutta la maggioranza di inserirsi nella Formia Rifiuti Zero, il loro vero obiettivo: il Giornale di Latina, attraverso il suo giornalista locale della città di Formia ha riportato di un incontro tra Coletta e Bartolomeo per discutere proprio di questa ipotesi. Non chiamerei uno scoop di un giornale, una dichiarazione ufficiale…

In questa situazione c’è il dichiarato (il bando non risponde ai nostri ediamo parere all’ANAC); c’è il non dichiarato (stiamo lavorando in modo serrato slls realizzazione di una municipalizzata); e c’è quello che dicono i giornali.

Quindi, in Consiglio Comunale formalmente si dice una cosa, ovvero che il bando “non funziona” e quindi vogliamo un parere dell’ANAC; sostanzialmente non importa a nessuno cosa dice l’ANAC perché, tanto, si sta lavorando ad altro.

Nulla questio rispetto alla legittimità da parte di un amministrazione di scegliere la forma di gestione dei rifiuti che meglio crede; quello che mi stupisce è come questo percorso venga portato avanti da questa maggioranza: gelosamente chiuso dentro le stanze di LBC e della giunta, quando dovrebbe essere palese, ufficializzato, e soprattutto condiviso.

Perché invece non valutare insieme a tutti i consiglieri nelle varie Commissioni (Ambiente e Bilancio) i pro e i contro? Perché non mettere sul piatto della bilancia una comparazione anche rispetto ai costi di gestione di una o dell’altra ipotesi? Ai rischi? Alle ricadute occupazionali? Alle ricadute sul territorio?
Perché non condividere il percorso con tutti i consiglieri comunali, anche quelli di opposizione che forse meglio di chiunque altro possono far emergere i difetti, i punti critici in ogni proposta?

Nessuno toglie che la scelta sarà della maggioranza che ha i numeri per poter decidere ciò che meglio crede: quello che però non capisco è perché vengono fatti due racconti diversi invece di dire chiaramente cosa stanno facendo.

Il parere all’ANAC non è altro che un distrattore, un diversivo per prender tempo rispetto all’ingresso del Comune di Latina nella Formia Rifiuti Zero, e per questo invito il sindaco e la sua maggioranza a giocare a carte scoperte, ad ufficializzare le loro intenzioni e a portare tutti i conti in Consiglio per le dovute valutazioni.

Ma non ci faccia trovare una delibera già pronta e firmata per la quale dobbiamo solo votare: condividiamo il percorso. Sindaco, avete fatto della condivisione dei percorsi decisionali una vostra bandiera: mi aspetto che lo facciate davvero.

Una scuola per i consiglieri? Non è compito del Comune.

IMG_4846Un corso comunale per consiglieri e assessori?
I partiti avevano le scuole dove venivavo preparati e formati politici e amministratori. Non era – e non è – compito del sindaco formare amministratori. Chi veniva eletto e saliva sulla “nave per farla navigare” doveva sapere cosa andava a fare, e doveva saperlo fare bene, o in lista non ci veniva messo.

Lentamente i requisiti politici sono diventati meno importanti, anzi, meno politico sei e più idoneo risulti come candidato.

Oggi, in diverse città italiane, ci si ritrova con tanta brava gente che però non sa dove mettere le mani.
E per compensare, a Latina, è venuta l’idea di organizzare corsi per i consiglieri inesperti.

Apprezzo l’umiltà e il riconoscere un limite che lo studio e un po’ di tempo possono superare, ma credo che a colmare la lacuna della competenza non debba essere la collettività: ci deve pensare il movimento/partito che li ha candidati e fatti eleggere.
Il Comune, invece, deve pensare a TUTTI i cittadini.

Al posto della scuola per i consiglieri e assessori neofiti della politica, ho proposto in commissione una Scuola Civica di Partecipazione.
Una Scuola Civica per TUTTI i cittadini, per crescere nella conoscenza della struttura articolata della “macchina amministrativa”, degli organi di governo e Istituzionali, nella conoscenza dei diritti dei cittadini e delle modalità civiche di partecipazione alla vita del proprio comune; nella conoscenza delle buone prassi di altri comuni virtuosi e nella conoscenza dei diversi livelli di ordini di governo territoriale ecc…
Per TUTTI i cittadini: per i giovani che vogliono conoscere e iniziare ad impegnarsi in questo campo e per gli adulti, per gli anziani, per gli “italiani acquisiti”, per tutti. Una scuola civica, apartitica, istituzionale, libera.
Perché il Comune deve saper avere lo sguardo aperto su tutta la propria cittadinanza e deve porsi come obiettivo la crescita della comunità intera, senza privilegiare una parte o l’altra.

Una Scuola Civica di Partecipazione promossa dalla Presidenza del Consiglio Comunale, in quanto più alta rappresentanza della città che contiene al suo interno la presenza di tutte le sensibilità, è secondo me la risposta più corretta alla sete di conoscenza di una comunità che vuole crescere in partecipazione.
Di una comunità nella sua interezza.

Per i consiglieri più inesperti che sentono il bisogno di studiare, una scuola serale organizzata dal proprio partito/movimento mi sembra la soluzione più corretta.

Trasporti: prorogare è infliggere un’umiliazione

IMG_4755Dopo diverse segnalazioni di disagi (leggi cosa dicono gli utenti) rispetto al trasporto urbano, sono andata negli uffici della mobilità del comune ed ho appreso elementi di grande interesse che non credo tutti abbiano.
1- c’è la disponibilità di modificare gli ORARI da parte dell’ufficio

2- per le SEGNALAZIONI dei disservizi non c’è una casella di posta elettronica che NON sia pec, e NON hanno un numero di telefono dedicato

3- le segnalazioni fatte da gennaio a marzo 2016 hanno fruttato sanzioni comminate alla ATRAL (che ha pagato al Comune) la bellezza di €12mila per bus sporchi, corse saltate, fermate non effettuate, percorsi fatti contromano…

4- in assenza di una biglietteria comunale presso le autolinee, l’ATRAL vende i biglietti con una maggiorazione di praticamente il doppio: invece che 80 centesimi gli utenti sono costretti a pagare €1,50!!!

Ecco le semplici ma efficaci proposte per contribuire ad un servizio più efficiente che abbiamo scritto in una mozione a firma mia e di Enrico Forte che discuteremo, mi auguro, nel prossimo Consiglio Comunale:
a) far assegnare all’ufficio mobilità una casella di posta elettronica NON pec, ma normale
b) far assegnare un numero di cellulare con whatsapp per velocizzare le segnalazioni anche fotografiche, video oltre che messaggi
c) ripristinare immediatamente uno sportello per la vendita dei biglietti alle autolinee da parte del Comune per evitare il sovraprrzzo applicato dall’ATRAL.

(Leggi la mozione)

Purtroppo la società che gestisce il trasporto pubblico locale è in proroga dal 2010: questo significa che la società non trova convenienza nel fare investimenti rispetto al proprio parco autobus, né come manutenzione né come acquisto di nuovi bus, come anche rispetto alle modalità di comunicazione con l’utenza.
Perché l’ATRAL non cerca di migliorare il servizio? Perché non sa se vincerà il prossimo bando tale da giustificare un investimento di questo tipo. Infatti questi investimenti preferisce non farli lasciando cadere a pezzi gli autobus che attualmente sono in uso.  Siamo quindi destinati ad avere questo servizio con questa qualità fino a che non ci sarà una nuova gara con l’individuazione di un nuovo gestore che garantisce nuovi bus, comunicazioni satellitari ecc…

L’amministrazione Coletta non ha intenzione di risolvere questo problema a breve: il progetto che hanno è prima quello della creazione di un ATO dei trasporti consorziandosi con altri comuni, fare un progetto completamente nuovo delle percorrenze che tenga conto di tutti i comuni dell’ATO, farlo approvare da tutti i comuni coinvolti, farlo approvare dalla regione, costituire l’ATO con uffici nuovi e personale che si occupa dell’ATO (tipo Acqualatina), poi predisporre gli atti di gara e poi fare la gara.
E questo allunga i tempi di almeno 3 o 5 anni.

Ma cos’è un ATO? È un Ambito Territoriale Ottimale che viene individuato in un’area sovra comunale comprendente diversi comuni che mettono insieme i chilometri che la regione assegna ad ogni comune come contributo per il trasporto e ridisegnano, riorganizzano la rete dei trasporti considerando nella progettazione dei percorsi, non solo il proprio comune ma la rete di comuni compresa nell’ATO.

Il vero problema è che noi siamo in proroga già da oltre sei anni e questo ha causato un lento ma progressivo deterioramento del servizio dei trasporti pubblici ai cittadini di Latina ed è una urgenza e norme riuscire a fermare questa sofferenza imposta a tutti cittadini.

L’ottimo è il nemico del buono, e a voler strafare ci rimettono i cittadini.

La nuova gara va fatta IMMEDIATAMENTE!!!
Vedrei molto più di buon senso oggi fare una gara per i trasporti per almeno tre  (o cinque anni, il tempo che ci vorrà per la creazione di questo ATO con le necessarie verifiche che sia effettivamente vantaggioso per tutti i comuni che ne fanno parte) e poi, magari, realizzare questo ATO, senza troppa fretta.

Ma intanto è doveroso restituire ai cittadini la dignità di un trasporto efficiente e all’altezza della sostenibilità di cui tanto si parla.

E va fatto subito.

Si poteva fare meglio…

imageStride. E lo senti per alcuni giorni.
È come andare in discoteca quando hai la morte nel cuore.

Ormai le vittime del terremoto sembra quasi di conoscerle: la nonna e i due nipoti, la coppia trovata abbracciata, il bambino di 8 anni, il cane esausto e poi morto, il sindaco di Amatrice e il suo assessore a riconoscere i corpi prima di andare dai propri familiari… Un dramma che la tv ci mette dentro, anzi, nel quale ci catapulta e di cui abbiamo necessità di conoscere altro ed altro ancora.

Ci si prodiga in mille diversi modi: donazioni di denaro, di beni di prima necessità, circolazione di informazioni, attivazione di punti di raccolta…
Anche perché noi, in fondo, stiamo nelle nostre case e abbiamo tutto: loro non hanno più niente, neanche gli affetti. E questo ti mette in uno stato di lutto, quasi un sano senso di colpa che ti porta a condividere quello che hai con chi non ha.

Ed ecco lo stridore: i fuochi d’artificio di ieri sera erano meravigliosi: li ho visti da casa. Non avevo voglia di uscire, ma i fuochi si vedevano ed erano maestosi, ricchi, coloratissimi… a festeggiare? Facevo fatica a ricordare cosa.

Ecco allora lo stridore.
E ancora concerti in ogni borgo di Latina, in città, la notte bianca con apertura dei musei ecc…
Bello, tutto bello.
Ma stride.

È vero, come ha detto il sindaco Coletta, “La cultura può e deve essere, in certi momenti, un “luogo” di incontro per esprimere e ribadire insieme vicinanza, sostegno, incoraggiamento”. Ma la cultura deve anche sapere e volere accogliere i sentimenti più profondi della propria comunità che vorrebbe momenti di condivisione e di riflessione più in sintonia con il comune sentire di un lutto profondo come quello che oggi tutti proviamo.

È una questione di opportunità che merita scelte in sintonia con il cuore della propria comunità.

Consiglio Comunale 11 agosto 2016: Linee di mandato

imageEbbene sì, me le sono studiate bene e le ho “spulciate”: le linee di mandato del sindaco Coletta meritavano attenzione.
Un sindaco che giustamente dichiara di voler cambiare la città merita tutta l’attenzione, non solo dei cittadini, ma anche dei chi sta dall’altra parte dei banchi e viene chiamato opposizione.
Pochi consiglieri della maggioranza conoscono il “linguaggio” della politica: ignorano il peso e le conseguenze che le loro parole assumono in un contesto istituzionale e applicano in modo improprio prassi non consone ad un contesto di rappresentanza: si appellano per questo motivo alla pazienza e alla comprensione di quei pochi più avvezzi relegati nei banchi dell’opposizione.
Non per questo si deve abdicare alla funzione di “specchio” che l’opposizione ha: porre rilievi e riflessioni nei momenti e nei luoghi che le istituzioni imponono, assolvendo alla propria funzione lealmente, è un dovere nei confronti della democrazia.

Intervento (prima parte)

La visione di chi è “altro da te” aggiunge elementi di verità al quadro che un sindaco e una maggioranza devono necessariamente avere sempre davanti se vogliono governare in modo saggio.

Ecco il motivo del mio studio delle linee dalle quali ho tratto dei rilievi e delle conclusioni portate in Consiglio.

Intervento (seconda parte)

Condivisibili e belle le introduzioni con i principi che sono posti alla base degli assi tematici che fanno riferimento ai singoli assessori: li sostengo e promuovo pienamente.
I contenuti delle Linee di mandato di Coletta stanno però ancora un po’ troppo in aria. I contenuti dovevano illustrare cosa e come si intende fare nell’arco dei 5 anni di mandato.

E non è, come hanno detto, che aspettano il Documento Unico di Programmazione economica per entrare più nel dettaglio… Mi dovrebbero allora spiegare perché settori come il Welfare, Bilancio, Organizzazione sono assolutamente espliciti e dettagliati, mentre altri come la Trasparenza, Sicurezza, Sviluppo… siano aleatori, indefiniti e vaghi.

Evidentemente in alcuni settori si sa bene cosa fare, in altri no.
Questo si evince da quanto è scritto.

Ben altra chiarezza è nelle Linee di Mandato del sindaco Gori a Bergamo: per curiosità fate la comparazione.

PD: il momento della verità.

Intervento Direzione Prov.le PD 1 luglio 2016

imageLa percezione del PD e i suoi effetti
Siamo ancora storditi dalla sonora batosta delle ultime elezioni. Latina, che credevamo di poter almeno contendere al ballottaggio e Terracina. In un paese di 3000 anime si sente meno il riflesso delle politiche nazionali: entrano in gioco più le dinamiche familiari. Bastano due o tre famiglie che votano da una parte o dall’altra e il risultato si sposta. In paesi come Minturno, delle dimensioni del quartiere Q4-Q5, aver vinto è si una bella cosa, ma non compensa minimamente la sconfitta del capoluogo di provincia.

In città come Latina, Aprilia, abbiamo categorie e mondi: la scuola, l’associazionismo, le categorie professionali…
In una città come Latina, ad esempio, molto, moltissimo ha influito il giudizio sulla politica nazionale del PD: il nostro partito è identificato con la figura di Renzi e con le misure che il governo prende, misure raccontate – badate – unicamente dai media. Di fatto non c’è un partito che informa, che raduna i cittadini per spiegare quali sono nel dettaglio gli interventi di un governo che sta facendo. Il nostro governo sta operando scelte importanti, sta modificando parti della carta costituzionale, sta intervenendo su un sacco di cose. Noi PD del territorio stiamo guardando, criticando, ma restiamo pressoché passivi, inerti. Lo testimonia la sostanziale assenza sui temi, la difficoltà del raccogliere le firme per il referendum, ad esempio…
Se il PD fa qualcosa, intendo se prova a fare incontri tematici, purtroppo fallisce perché presenziano i pochi soliti “carri armati di Mussolini”, ovvero noi stessi, bombardati da sms. Al nostro esterno noi non interessiamo, le persone non ci vengono dietro.

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Quindi resta la percezione del partito unicamente nazionale e veicolata da programmi televisivi che fanno tanto gossip politico e abbiamo un partito assolutamente silente a livello territoriale.

Sui giornali locali, invece, il partito si esprime attraverso i comunicati dell’una o dell’altra figura più o meno istituzionale che inveiscono, fanno illazioni, accusano, propongono soluzioni come congressi e nomine di scrutatori rappresentando un PD che è l’aia di un pollaio.

Cosa rappresenta il PD
Il PD attualmente non rappresenta che se stesso, ovvero i politici che lo abitano da sempre più o meno, una classe dirigente dura a farsi da parte, che non fa un passo indietro neanche se perde le elezioni, che riesce sempre a dire che non è che il cavallo l’ha disarcionata, ma che la sella era legata male, che il cavallo era zoppo…
A Latina abbiamo perso.
Sonoramente.
Dopo una sconfitta così pesante va data una sterzata importante, che tutti devono percepire come tale. Anche noi.

Non serve dire che è stato solo per 600 voti, che la colpa è di Moscardelli che non ha fatto quasi nulla, che Forte non era il candidato giusto, che c’è stato il voto disgiunto, che non ha funzionato la strategia comunicativa…

Le vecchie logiche dei perdenti
Noi abbiamo perso perché abbiamo fatto scelte guidate dalle vecchie logiche, quelle numeriche interne al partito, quelle delle rendite di posizione, quelle che preferiscono gli accordi al confronto aperto con il proprio elettorato, che è quello che poi ci legittima, ci dà i numeri per lavorare, o ce li toglie e ci umilia.
Le logiche di sempre, insomma. Si continua a parlare di schemi politici e non si parla di persone.
Da quando sono in questo partito (dalla sua nascita) ho visto entrare e uscire non so quante belle e brave persone, il nuovo, quello della società civile come me, quello che ci agganciava agli elettori…

Tutti scappati via.

Abbiamo da tempo abbandonato, o forse non è stato mai veramente arato e seminato e curato il campo della politica territoriale, e abbiamo, per lo meno a Latina, lasciato questo campo a chi ha riempito il nostro vuoto, occupando quello che era il nostro spazio: i nostri avversari civici di LBC che hanno tra le fila numerosi ex dirigenti del nostro partito.

Meno consenso
Ma parliamo dei nostri elettori, quelli che non vogliono la tessera ma che fedelmente e fiduciosamente ci votano, chissà ancora per quanto.
Diminuiscono di elezione in elezione. Loro vogliono sentirsi parte di un progetto comune, dove possano essere ascoltati e considerati. Da quello che ho potuto capire, molti si sono sentiti usati per fini elettorali, come delle macchinette da voto: finché erano utili per votare per qualcuno nelle competizioni interne, venivano presi in considerazione, nel momento in cui non c’erano “conte”, non venivano minimamente considerati.
Questi quelli più vicini, i 6mila delle primarie.
Ma tutti gli altri? E gli altri 8mila?
Quante volte abbiamo incontrato i nostri elettori? Quelli che dovrebbero legittimare il nostro ruolo, le migliaia che vengono alle primarie o che devono farci vincere alle amministrative votandoci ogni volta sperando che cambiamo?
Li conosciamo?
Cosa ne pensano di noi?
Cosa pensano delle politiche del PD?
Quale PD vogliono continuare a sostenere e quale PD non vogliono?

Noi dobbiamo fare i conti con questa continua emorragia che interessa i nostri tesserati ma soprattutto di nostri elettori. Finché non capiamo e non ci diciamo sinceramente perché se ne vanno, finché non mettiamo a fuoco il vero problema, non saremo in grado di ripartire.

Partito vs. personalismi
Molti ci rimproverano che con le primarie non abbiamo saputo dare l’immagine di un partito che al suo interno sa riconoscere, valorizzare e investire in ciò che la gente vuole: nuovo, giovane, donne.
“Perché non ti sei candidata alle primarie? Perché Cozzolino non si è candidato?”
E qui torniamo al vizio di questo partito: i personalismi.
Se dobbiamo lasciare sempre l’azione politica all’iniziativa del singolo che si propone, o del singolo che benedice qualche candidato, non ne usciremo mai fuori.

Quello di cui abbiamo bisogno è un vero Partito Democratico, non l’asservimento di una struttura a servizio di uno o più singoli alla ricerca della propria sistemazione. Mi correggo, non siamo una struttura (non vedo strutture ed organismi funzionanti), siamo piuttosto una rete di persone collegate le une alle altre da promesse, accordi e legami che blindano ogni volta le scelte (che di solito sono: chi si candida a cosa). 

La scelta dei candidati a cariche amministrative o istituzionali che caratterizza e che identifica il nostro partito, dovrebbe di volta in volta tener conto dei cambiamenti, degli umori, delle richieste che il territorio e il nostro popolo democratico ci fa attraverso i propri organismi democratici.

Organismi vuoti
Questa direzione provinciale, invece, è piuttosto la cabina di regia a servizio del prolungamento del potere di qualcuno, finalizzato alla conservazione dei voti necessari, badate, non per vincere, ma per sopravvivere tra i perdenti. Questo è il cancro di questo partito. Infatti si parla di “tenuta politica…”.

Mi dispiace Salvatore, questo non è un organismo, è una cabina di regia.
Dov’è l’elaborazione politica?
Dove sono le decisioni deliberate da questo organismo?
Esistono dei verbali dove viene data una linea politica, una direzione da imprimere al PD dei nostri 33 comuni? O si va tutti a casaccio? Apparentemente a casaccio, perché poi ognuno sa fare i propri conti.

Dov’è l’esecutivo
? Chi sono i referenti operativi, in questa provincia, i referenti delle politiche del territorio con i quali noi dovremmo elaborare le politiche innanzitutto, e poi promuovere per offrirle ai nostri amministratori? Quali sono le politiche ambientali? della raccoltla e gestione del ciclo dei rifiuti? Le politiche scolastiche, quelle della gestione del territorio, agricole, turistiche, del lavoro, industriali, quelle dell’inclusione, dell’immigrazione?
Oppure lasciamo tutto all’iniziativa sempre del singolo?
Lasciamo tutto alla sovranità territoriale? Questa sovranità – mai parola tanto giusta – dobbiamo intenderla come sovranità del potente di turno?
Con l’alibi che dobbiamo valorizzare il territorio lasciamo il partito democratico in una anarchia manovrata invece dall’interesse di qualcuno.
Il PD una comunità di persone
Se vogliamo sopravvivere, se vogliamo continuare ad avere un contenitore dove fare politica, se vogliamo finalmente diventare una comunità di persone – ricordo che questo era il punto di partenza del nostro partito, una comunità di democratiche e democratici…- se vogliamo ancora avere un partito dobbiamo iniziare un’azione collettiva, di scelte operate guardando ai bisogni del territorio e tenendo conto degli umori del momento storico e politico che viviamo, dove gli organismi sono l’unico luogo in cui dobbiamo mantenere alta, onesta e sincera la discussione che prelude alle scelte, dove i membri non siano lì come delle pedine a rappresentare numericamente l’interesse di un gruppo che si è già apparecchiato la scacchiera per mettere questo qui, questa lì, quest’altro candidato qui e quest’altra candidata lì.
Dobbiamo iniziare ad usare un metodo trasparente ed obiettivo per le scelte che ci caratterizzano nei momenti topici della vita del nostro partito, come quello della scelta dei candidati, ad esempio, nelle elezioni amministrative e regionali, oppure a livello politico nazionale.

Personalmente ho sempre chiesto di stabilire prima i contenuti politici attorno ai quali successivamente poi ci si aggrega si e lavora. Non credo che sia politicamente vincente un modo diverso di lavorare: è gruppettaro, è correntizio, vecchio, è da politicanti che nessuno degli elettori vuole più.
Non si può scegliere prima con chi stare e poi si lavora.
Non si può più sentire in giro la domanda:” Tu con chi stai?”
Non si può scegliere prima il candidato e poi formulare un progetto politico attorno a quello, giusto così per dire qualcosa.
Non si può. Questa non è la politica di cui oggi c’è bisogno.

Di cosa c’è bisogno oggi?
Che si torni alla Politica, dobbiamo tornare a fare politica con i temi, le proposte, aggregando chi le vuole sostenere, mettendo su attività a servizio dei temi non delle persone, costruendo una comunità di persone, che vanno ascoltate e considerate e questo certamente ci porrà di fronte a tante incognite perché se si ascoltano le persone, il percorso si può anzi dovrà essere modificato in itinere continuamente perché il mondo cambia con una velocità supersonica e noi dimostriamo continuamente di essere dei dinosauri.

La mia proposta
Io propongo di azzerare tutte le posizioni di questo partito: presidenti, segretari, tutto ma non per mozioni di sfiducia, bensì per un passo indietro che questi faranno per sostituire la vecchia classe dirigente con una nuova generazione di classe dirigente.
Questa non è una rottamazione, intendetemi bene. È la possibilità che il partito si dà per rispondere con un atto vero, di reale scelta politica, di grande coraggio e di grande generosità. Perché se togliamo la gratuità dalla passione politica non resta nulla, anzi, restano solo sconfitte.
Un atto, quello di fare un passo indietro, che parla la lingua del popolo, che parla la lingua degli italiani che chiedono, anzi urlano nei confronti dei partiti la necessità di cambiare paradigma.
E noi lo possiamo fare senza abdicare nei confronti della politica!
Non siamo i civici inesperti e allo sbaraglio che chiedono collaborazioni gratuite e curricula ai cittadini per farsi aiutare!
Non siamo i grillini che ostentano una democrazia spinta, che invece è telecomandata da oligarchi.
Abbiamo persone competenti, e che hanno fatto esperienza in questi ultimi anni, che conoscono gli strumenti della politica e possono sopportare la difficoltà di questo momento ostile ai partiti, solo se avranno un vero partito alle spalle, quel partito fatto di gente esperta e navigata che si mette accanto e tifa per la nuova generazione perché questo è l’unico modo di continuare a dare un senso al proprio percorso di politico e amministratore ormai concluso.
Questo è il nuovo percorso per cui la gente si riconoscerà in noi, che ci farà riconquistare la loro fiducia e ci farà tornare la voglia di fare politica insieme.
E concludo.
Sapete perché credo che questa sia la strada?
Qualche settimana fa a scuola, attaccato ad un armadietto, c’era un foglio con su scritta una frase attribuita ad Albert Einstein: “I problemi non si risolvono usando la stessa mentalità che li ha generati.
La soluzione non verrà dai ragionamenti fatte dalle teste che hanno contribuito al crollo del nostro partito, verrà però grazie a quelle persone lì, ai senatori, ai deputati, segretari e presidenti.
La rigenerazione di questo partito ci sarà se con un atto politico, libero, coraggioso, e generoso questi sceglieranno di rinunciare alle loro posizioni presenti e future per dare una nuova classe dirigente al partito, una nuova generazione di candidati, di eletti, di segretari, di presidenti…
Non ci sono altre strade. Il resto sono solo sotterfugi che non potranno convincere neanche noi stessi.
Dobbiamo far dire di noi: ma hai visto che ha fatto il PD? Incredibile. Finalmente! Questo mi piace! Questo è il partito che voglio!