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L’urbanistica e il concetto di continuità.

IMG_1690Nelle Linee di Mandato il sindaco aveva scritto che avrebbe riportato i Piani Particolareggiati in Consiglio nonostante lo stop di Regione e Prefetto Barbato. L’assessore Buttarelli ha ribadito nel DUP questa volontà: l’urbanistica ha bisogno di continuità.

Quello che dissi ad agosto è perfettamente valido anche oggi.

11 Agosto :” Io vorrei sapere se i piani particolareggiati del PRG del 1971 sono per voi ancora validi o no. Dite di volerli riportare in Consiglio quindi vuol dire che – approvandoli in Consiglio avranno il “lasciapassare formale” che è mancato a Di Giorgi – quindi vanno bene così. La nostra città è, secondo quel PRG , “programmata” per dare abitazioni ad oltre 200mila abitanti. Noi siamo attualmente 120mila. Questo significa che noi abbiamo ancora delle cubature da assegnare, tantissime costruzioni ancora da fare; questo significa che abbiamo un giacimento di cubature (non necessarie) che potrebbe far gola al malaffare. Quali sono i vostri strumenti? Qui non si parla ad esempio di saldo delle cubature. Quante ce ne sono rimaste? Quante cubature sono ancora da realizzare? Abbiamo già superato la soglia dei 120mila abitanti che siamo? Vogliamo un nuovo PRG (che significa rifare un calcolo delle cubature veramente necessarie alla nostra popolazione) oppure vogliamo finire di realizzare questo (con una valanga di cemento) e poi nel 2032 farne un altro? Costruire per 250mila abitanti significa che saremo pieni di cemento se non cambiano qualcosa.”

Considerazione: mi sembra che non si voglia cambiare nulla. Si sceglie la linea della continuità con le precedenti amministrazioni perché l’urbanistica ha bisogno di tempi lunghissimi per realizzare piani e progetti.

Io non sono d’accordo.

Intervento (seconda parte)

 

ZTL: un parto prematuro.

IMG_4842Nata come un esperimento, senza alcun tipo di “visione” o preparazione del tessuto urbano, la ZTL andava sottoposta ad una valutazione (come tutti gli interventi sperimentali) che non è stata mai fatta. E ce la siamo ritrovata cosí,  figlia della “fretta politica” di una maggioranza allo stremo, come un parto prematuro.

Al Consiglio di ieri, mi sembrava di essere tornata indietro di un anno e mezzo, in quel consiglio del 15 aprile 2015 dove la giunta Di Giorgi e tutta la maggioranza dicevano che “indietro non si può più tornare. La ripavimentazione va portata avanti”.
È cambiata la maggioranza ma le parole sono le stesse.

Si potrebbe pensare che forse sia io dalla parte sbagliata: “ma perché vuoi tornare indietro rispetto alla ZTL?”
Ma io non voglio tornare indietro, anzi!!

Avendo appurato che esistono criticità palesi e inconfutabili, come la bassissima affluenza di persone in ZTL nei giorni feriali, rimodulare, seppur per un periodo breve, gli accessi al centro di Latina non significa tornare indietro: significa, come per un lavoro certosino di affinamento, andare alla ricerca della soluzione migliore per il bene della città,

Bisognava pensare ad un periodo di transizione a modalità mista (ingressi in ZTL nei giorni feriali), periodo in cui si prepara la città a vivere il suo centro in modo diverso, valorizzando e riqualificando alcune sue importanti parti (Mercato Annonario, Palazzo M, Portici, corti interne) per poi partire con ZTL e isola pedonale?

Ci sono frangenti in cui il decisionismo, il coraggio di prendere subito una decisione è sicuramente positivo: le condizioni dei rifiuti e dei trasporti necessitano di un affidamento immediato con bando di gara (sono pronte le gare per entrambi). Aspettare per avere il tempo di studiare, pensare, immaginare, progettare, induce ad agire con atti di urgenza, con atti che devono rimediare ad una emergenza che è l’humus perfetto per illegalità ed illegittimità.

Ma la questione della ZTL, questa si può e si deve ripensare.

Cittadini non sono solo coloro che vanno a fare una passeggiata per il centro e se lo godono quando hanno un po’ di tempo libero: cittadini sono anche gli operatori commerciali del centro, sono anche coloro che ci abitano (quei pochi che sono rimasti).

È dovere di ogni amministratore rilevare le criticità che vengono fatte emergere – in campagna elettorale mi pare che tutti i candidati sindaco si siano impegnati a rivedere gli accessi nella zona traffico limitato della città di Latina – e gestirle con spirito aperto.
Rimango stupita dall’approccio “modalità panzer” che spesso questa amministrazione mette in atto: non si torna indietro, il terzo lotto della ripavimentazione si farà.
Ed infatti questo sarà.

La nostra proposta di ripensare l’orario di chiusura del centro nei giorni feriali, da concordare nella commissione consiliare preposta, non è infatti stato accolto.
Verrà istituito, invece, un Osservatorio con la partecipazione delle parti sociali ed economiche coinvolte nella questione, per raccogliere i dati e al termine dei sei mesi di osservazione, riportare i dati in consiglio comunale. A questa proposta della maggioranza abbiamo votato favorevolmente.

Nel frattempo la ZTL rimarrà esattamente così com’è e si porterà avanti il terzo lotto della ripavimentazione.

Destra unita e il “santo in paradiso”.

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Non trovo incredibile che la destra si sia organizzata per presentarsi in modo unitario alle prossime elezioni amministrative del 2016.
Lo trovo spudoratoÈ comprensibile che si uniscano coloro che non avrebbero alcuna speranza di poter conquistare “il governo della città” se non insieme (forse) e dopo che per ben due volte quei medesimi politici sono stati smascherati perché invece che “per il governo della città” erano in tutt’altro indaffarati.

Ben 9 inchieste, voglio ricordarlo, sono state aperte dalla magistratura nei confronti della gestione del Comune di Latina durante l’era Di Giorgi su diverse questioni: rifiuti, variante Borgo Piave, spalti stadio, via Quarto, verde, spacchettamento appalti, campi sportivi senza concessioni, proroghe all’infinito…

Cinque anni fa il giovane latinense, da poco eletto in Consiglio Regionale e aspirante sindaco, fa un pubblico “mea culpa” per i disastri a firma Zaccheo, giura discontinuità e vince le elezioni.
Si insedia l’amministrazione Di Giorgi, piena di vecchi e di nuovi, con una giunta cangiante Romano-Latinense al bisogno.

Cade di nuovo e giurano “mai più insieme”.

Oggi leggiamo che le varie componenti di centro destra, che fino a ieri giuravano che non avrebbe mai più fatto accordi di nessun tipo con i propri fratelli-cugini ex PDL, ritrovano l’unità su un progetto politico che – audite audite – supera le divisioni sui temi di urbanistica, rifiuti, cimitero e metropolitana.
MA QUESTI SONO I TEMI CALDI della scorsa consiliatura ai quali i proprio gli stessi Calandrini, Tiero, Calvi e NON HANNO SAPUTO TROVARE SOLUZIONI PER BEN 4 ANNI!!!
Ma ci prendete in giro?
Ora hanno trovato l’intesa.
Fuori tempo, signori.

Quale credibilità può avere chi, alle strette, giura di fare il bravo la prossima volta, dopo che è stato colto in flagrante per ben due volte, con le mani nel grande sacco delle varianti urbanistiche, delle volumetrie raddoppiate e triplicate, dei doppi acquisti di aree già in possesso del Comune?
Chi volete incantare ancora?

Lo so, sperate ancora di essere quel “santo in paradiso” del cittadino che spera di trovare in voi chi gli sbriga le pratiche comunali.
Ecco perché ve ne andavate con faldoni in giro per gli uffici… ed io, neo eletta, a chiedervi se mi ero persa qualcosa, se dovessi anch’io procurarmi quel pesante fardello che supponevo indispensabile per l’espletamento del mandato di amministratore.
Dopo che con insistenza chiedevo cosa fossero tutte quelle carte, una risposta per tutte: “Ma scusa, come credi che mi possa mantenere tutti i voti che ho preso?“.
Sono felice ed orgogliosa che i miei 650 elettori non mi abbiano mai chiesto favori personali, o di fare per loro il lavoro che gli uffici sono tenuti a fare e che un certo politico, ahimé, “velocizza“, facendo credere al cittadino che quello sia un favore da ricambiare con un fedele voto da parte sua e della propria famiglia, quando invece è un diritto del cittadino quello di avere un’amministrazione che funzioni.
Ecco il motivo per cui la macchina amministrativa non veniva modernizzata, non veniva resa trasparente, non veniva resa efficiente: avrebbe tolto il lavoro e il consenso a certi politici…

Ed è questo lo scatto richiesto alla nostra città: il politico, nonostante debba mantenere una grande sensibilità nei confronti delle difficoltà particolari delle persone, deve prendersi cura della collettività, deve rendere più agevole, più efficiente, più trasparente, più accessibile il percorso di qualsiasi atto amministrativo. Deve sostenere la propria comunità, coordinando e agevolando il lavoro del terzo settore, progettando insieme alla comunità gli interventi che vengono erogati per evitare di trattare i cittadini fruitori finali dei servizi come oggetti sui quali far ricadere le proprie politiche. I cittadini vanno resi protagonisti e soggetti con i quali collaborare.
Gli elettori, da parte loro, devono pretendere dai propri eletti che si occupino della città tutta, perché è li che si gioca il futuro: il ben-essere si misura in termini di vivibilità collettiva, non individuale.
Gli elettori devono pretendere dai propri eletti che vengano alzati quegli standard che purtroppo oggi ci vedono fanalino di coda di tutte le classifiche, dall’ambiente alla trasparenza, dai servizi alla persona alla vivibilità in generale.

Il voto fidelizzato non fa bene a nessuno: il politico resta impunemente al suo posto nonostante combini disastri alla città e il cittadino resta chiuso nel proprio bisogno individualistico che il politico soddisfa: il disastro è garantito.

L’alternanza è lo strumento che rende i politici migliori (se faccio bene sarò confermato e altrimenti no) e i cittadini più attenti a valutare l’operato dei propri amministratori.

Cambiare si può: è il momento dell’alternanza.

Persi €100mila per le attività produttive

imageIl lavoro non si crea da solo: gli Enti Locali sono importanti e se non fanno il loro dovere sono dannosi. E i soldi ci sono, ci sono… vanno ben gestiti e non persi… ”Abbiamo sempre chiesto e spinto per ottenere un potenziamento della struttura a servizio delle attività produttive: i risultati dipendono da chi ha amministrato (evidentemente malissimo).
Un ultimo smacco è presente sull’albo pretorio del Comune di Latina (leggi qui): si perde il finanziamento della regione Lazio pari a €100.000 per non aver realizzato un progetto relativo ad uno sportello SUAP con il Comune di Cisterna. Lo smacco è ancora più grande perché non solo abbiamo perso i soldi del finanziamento, ma i € 100.000 li abbiamo dovuti sborsare di tasca nostra per pagare un decreto ingiuntivo a seguito di una causa persa con la STEP
“.

I DETTAGLI
Nel 2004 la Regione approva la concessione di incentivi per l’istituzione e la gestione del SUAP a LATINA. Il Comune di Latina è capofila dell’aggregazione comprendente anche il comune di Cisterna di Latina. Lo sportello, secondo il progetto, deve lavorare in forma associata per gestire le problematiche dei due comuni in materia di semplificazione dei procedimenti autorizzatori. Totale del contributo euro 100.000.
img_1357.jpegIl Comune di Latina incassa nel 2005 la prima tranche di €30mila.
A febbraio del 2006 viene stipulata la convenzione tra Comune di Latina e STEP insieme al quale si redige il progetto.
Nell’ottobre 2006 la STEP presenta due diverse fatture pari a €30.000 e €70.000.
A febbraio 2007 la STEP presenta altre due fatture per un totale di €70.000 ed una nota di credito sempre di € 70.000 che annulla la precedente fattura presentata nel 2006 sempre per lo stesso importo: il totale resta €100mila
img_1355.jpegA marzo del 2007 viene pagata la prima fattura di €30.000 in cui viene specificato che anticipo per l’attivazione la realizzazione di tutte le attività a sostegno dell’incentivazione del SUAP.
Perché venisse erogato il saldo la regione necessitava la documentazione relativa a tutte le fatture, ma a dicembre 2007 il comune non riesce a fornire la documentazione e di conseguenza i €70mila (a saldo dei €100mila) di finanziamento regionali non possono entrare nelle casse del Comune di Latina. A questo punto la STEP presenta ricorso per decreto ingiuntivo ad ottobre del 2009 per ottenere il pagamento delle restanti fatture che ammontano €70.000.
img_1356.jpegAd aprile del 2010 la regione Lazio insiste nel chiedere al Comune di Latina la rendicontazione finale per poter erogare i restanti €70mila relativi al progetto, ma che il Comune non è in grado di dare.
Ad aprile del 2011 (2 mesi prima dell’insediamento dell’amministrazione Di Giorgi) la Regione Lazio comunica la revoca del contributo dello sportello unico per le attività produttive motivandolo in questo modo: “in seguito a verifica effettuata da incaricati della Regione Lazio presso il Comune di Latina e Cisterna di Latina, è stata rilevata l’inesistenza di uno sportello unico in forma assoiata tra i due comuni, così come previsto dal progetto a suo tempo approvato, bensì due distinti SUAP non coordinati né collegati tra di loro“.

LE NOSTRE PROPOSTE
“Volevamo il potenziamento dl SUAP anche con fondi di bilancio: abbiamo presentato emendamenti, e abbiamo richiesto il potenziamento del personale in ogni seduta Consiliare di bilancio e in sede di Commissione Bilancio e Commercio: il settore attività produttive ha subito, con l’amministrazione DI GIORGI, un progressivo impoverimento di personale che di fatto ha reso l’ufficio assolutamente inadatto a far fronte alle istanze degli operatori assediati da una crisi senza precedenti. Non compare sul sito, tra i regolamenti del Comune di Latina il regolamento del SUAP, il che la dice lunga sulla cura e l’attenzione che l’amministrazione Di Giorgi e i suoi vari assessori hanno saputo imprimere a questo settore. Quanto meno un settore è regolamentato, tanto più conta la discrezionalità degli attori.

CLIENTELISMO
Dove hai una macchina amministrativa che non riesce a dare risposte ai cittadini, sono i canali politici che, aumentando la loro discrezionalità, personalizzano l’intervento per fini elettorali. Stesso sistema sperimentato nel settore urbanistica, verde ecc…

RIGENERARE la MACCHINA AMMINISTRATIVA
Sono convinta che gli uffici e tutta la struttura amministrativa siano il primo punto da rigenerare nella nostra città: sono l’interfaccia con il cittadino, sono l’avamposto della legalità e della trasparenza.
E i principi per far funzionare bene una macchina amministrativa sono pochi: merito in primis, un’organizzazione funzionale ai cittadini (e non ai propri amici) e un sistema di controlli e sanzioni che non guardi in faccia a nessuno“.

ZTL un flop?

imageSpesso mi sono chiesta:”A chi serve la ZTL? Rappresenta la risposta ad un bisogno? Di chi?”

Certamente il bisogno dei cittadini che la frequentano solitamente, è soddisfatto: famiglie, bambini piccoli possono liberamente circolare, ci si ritrova in tanti e la passeggiata, il cosiddetto “struscio” dei paesi, è un po’ riportato su larga scala nella nostra città: vedere tanta gente insieme “fa evento” e questo rallegra e rincuora i cittadini che spesso si sentono in una città lontana dai grandi centri e, troppo spesso, satellite di Roma.
I giovani hanno l’impressione di vivere in una grande città e sono contenti di poter organizzare momenti artistici ricreativi per strada, un po’ come si fa all’estero nelle grandi città, dove si trovano artisti di strada con performance molto amate e anche remunerate dai passanti che si fermano e apprezzano.

Sembra che i commercianti siano quelli maggiormente scontenti del risultato della ZTL.

Ma se andiamo ad analizzare il fenomeno “isola pedonale-ZTL” delle altre città capiamo perché a Latina susciti tante lamentele.

imageInnanzitutto le isole pedonali veramente di successo sono quelle nelle città con maggior affluenza turistica: Olbia, per esempio, ha un centro storico (non di particolare valore) con isola pedonale dove confluiscono migliaia e migliaia di persone ogni giorno a causa della presenza del porto lí a due passi.

imageIl centro storico-ZTL di Alghero attira turisti, invece, a causa delle proprie peculiarità storiche culturali e artistiche Catalane che la rendono una città meta di moltissimi turisti stranieri: è però anche la città della sardegna con il porto più grande per le imbarcazioni da diporto.

Un’isola pedonale è giustificata se si può godere di un particolare scenario, di edifici con particolare pregio, oppure se la città si colloca all’interno di un crocevia obbligato per cui la convergenza di un gran numero di turisti di passaggio obbliga in qualche modo a creare uno spazio per loro.

Nelle isole pedonali a “servizio” di una grande confluenza di persone (viaggiatori/turisti di passaggio) non ci sono grandi negozi: non è un centro commerciale all’aperto, bensí un insieme di bancarelle di artigianato, artisti di strada, e molti negozi di ristorazione-bar, gelaterie, caffè, ristoranti…

Nelle isole pedonali “storiche” c’è un diverso scopo: si creano percorsi al suo interno di tipo turistico con indicazioni precise per apprezzare luoghi storici e di valore culturale inseriti all’interno di un itinerario pensato e ben progettato. Di conseguenza, in presenza di questo genere di isola pedonale di valore storico, la presenza dei turisti è motivata dalla fruizione dell’itinerario, quindi sono persone con “bisogni” diversi da quelli del turista di passaggio: in questo caso ci saranno meno bancarelle e più negozi sulle direttrici viarie verso i punti d’interesse storico/culturale.

 Latina dove si colloca?
Quali bisogni vuole soddisfare?
Quelli dei cittadini che vogliono avere uno spazio di incontro?
Quelli dei commercianti del centro che devono aumentare le loro vendite?
Quelli dei turisti?

Se non vogliamo fallire dobbiamo aver chiaro il nostro obiettivo.

Non dimentichiamoci che nuovi luoghi di incontro e di socializzazione sono diventati i centri commerciali: sono sempre più frequenti casi di persone che si fermano a parlare nei grandi supermercati proprio perché incontrano altri amici che sono lì per fare la spesa. Luoghi di aggregazione e di shopping certamente in concorrenza con l’isola pedonale/ZTL se intesa come “shopping center all’aperto”.

Stanno lentamente ma inesorabilmente cambiando i modelli di aggregazione sociale, le abitudini delle persone, i modi di fare acquisti, e se non osserviamo con intelligenza questi fenomeni non avremo gli strumenti per dare risposte né per valorizzare la nostra città, anche in senso commerciale.

 Ma chi e per quale motivo dovrebbe andare in Piazza del Popolo, che è isola pedonale tutti i giorni dell’anno? Ci sono in tutto tre bar e per il resto uffici comunali chiusi nel weekend.
La frequentiamo per le sagre e le bancarelle occasionali?
A beneficio di chi? Dei frequentatori abituali?

Altro sarebbe considerare Latina come una perla storica“, esempio di architettura razionalista, e valorizzarla per questo.

E allora il concetto di valorizzazione dei palazzi storici e dei luoghi significativi avrebbe una funzione di richiamo, inserita in itinerari turistici di settore, collegata con diverse facoltà di architettura, storia e scienze di università estere per studi e scambi, con una rete parallela di itinerari naturalistici ed enogastronomici collegati e coordinati per valorizzare le straordinarie realtà del nostro territorio…

Trattare il “centro storico” di Latina come un centro commerciale all’aperto significa aver mortificato la sua identità di città del ’900, segno di forte miopia culturale, e di totale mancanza di capacità progettuale, oltre che aver mancato l’obiettivo principale: attirare turisti a Latina.

Il modello vincente per Latina richiede una nuova visione della nostra storia proiettata verso il futuro e una interpretazione contemporanea dei suoi spazi. Ma soprattutto scelte dettate dal buon senso, tanto buon senso.

La votazione in un video

Il video della votazione della sfiducia dallo scranno della presidenza del Consiglio Comunale.

Il mio intervento per la sfiducia al sindaco Di Giorgi


INTERVENTO MOZIONE DI SFIDUCIA
4 giugno2015
Mi dispiace che il sindaco sia uscito dall’aula: avrei voluto rivolgermi a lui, ma lo farò a Lei, Presidente, e a tutta l’aula.

Oggi siamo qui per argomentare, discutere e votare una mozione di sfiducia al sindaco, alle sue scelte, ai suoi collaboratori, ai suoi risultati.

Il fallimento di un’amministrazione non è mai un motivo per esultare, io non festeggerò.

Non stiamo giocando a carte, non è una partita di calcio, qui si tratta di decretare il fallimento di una cosa seria, il progetto di una città, progetto al quale noi – lo vogliamo dire – non abbiamo mai creduto fin dall’inizio.
Quel progetto al quale tanti cittadini hanno guardato, in cui hanno sperato, e dato fiducia, oggi dobbiamo constatare era soltanto un “libretto dei sogni” per il popolo, perché in questo palazzo si è fatto tutt’altro.

E proprio per questa ragione il crollo di questa amministrazione non è motivo di esultanza, perché in questo progetto che ripeto, era fasullo per l’80 %, erano però riposte le speranze della maggioranza dei miei concittadini.
Gli stessi concittadini che ora guardano alla nostra città e fanno le loro considerazioni: Latina è sommersa dal degrado (diamo uno sguardo attorno: erbacce, le passerelle a mare inutilizzabili, buche rattoppate anche nelle strade di nuova concezione, immondizia, scuole in condizioni drammatiche), Latina è sprofondata nell’immobilismo, in un baratro.
E quindi voglio rivolgere all’onorevole Maietta che ha fatto dichiarazioni in tal senso proprio ieri.

Signori, noi nel baratro ci siamo già!!

Abbiamo già visto le scene dei morti che aspettano sepoltura, abbiamo già visto le scene delle dimenticanze nel bilancio pari a €100mila per gli asili nido, abbiamo già visto le scene della finanza, della magistratura che irrompe negli uffici per prelevare documenti e carte per accertare fatti illeciti, abbiamo già visto aprire indagini importanti che coinvolgono sindaco, assessori, consiglieri della maggioranza, dirigenti…

Siamo costretti a violare la duna perché le passerelle non sono agibili, siamo costretti a chiedere aiuto ai cittadini per il verde o alla Protezione Civile, ci manca l’esercito! Se questo non è baratro…

E i latinensi non la riconoscono più.

Addirittura grazie al suo operato, al suo cattivo operato, alcuni rimpiangono il precedente sindaco, Vincenzo Zaccheo, quello che è stato l’iniziatore e l’origine delle storture contrattuali della Metro, di Urbania, della Ipogeo, il responsabile di mostri edilizi perché mai portati a termine come la cittadella giudiziaria e l’ex-icos, quello che non ha vigilato sulla Latina Ambiente ecc… storture che lei, sindaco, avrebbe dovuto raddrizzare sin dall’inizio, sin dai primi giorni.
Fatto salvo prometterlo in ogni occasione dal primo consiglio, quello d’insediamento di questa amministrazione fino all’ultimo, quello di novembre dove sono state votate le sue linee di fine mandato…

Perché vede sindaco, per governare una città e farlo bene non basta avere tanta buona volontà, come molti dei suoi assessori hanno sempre affermato quasi a farsene scudo per giustificare le proprie incapacità.

Non basta mettercela tutta
.
Non basta neanche avere una grande carica umana come devo riconoscerle, lei ha e in grande misura.

Dal punto di vista tattico, lei ha fatto bene a puntare su questa sua carica umana, perché la maggior parte dei cittadini non riescono ad entrare nei meccanismi interni alla politica locale: valutano quello che vedono, e quindi la sua vicinanza umana, la sua presenza, la sua carica di simpatia… E per questo le accordano il loro sostegno e il proprio consenso elettorale senza però andare ad accertarsi della capacità di governo che un sindaco necessariamente deve garantire, e la capacità di governo è un elemento che richiede ben altre qualità; la simpatia, la buona volontà, il “mettercela tutta” non bastano. E prima o poi i cittadini se ne accorgono perché saranno poi i risultati delle condizioni della città che peseranno sulla valutazione finale.

E sono proprio quei risultati che i cittadini non vedono che oggi fanno sentire la città tradita e dimenticata, sostanzialmente in un baratro.

Tra i latinensi che si sentono traditi ci sono tutti quelli che hanno creduto in lei, nel suo progetto, credendo nel suo passato (un bravo ragazzo, della destra quella buona, quella che si prende a cuore il sociale).
Quel passato fatto di gite con i portatori di handicap, di vita associativa, di partite di pallone
A questa persona loro hanno dato fiducia e l’hanno data di cuore. E hanno sostenuto quel progetto che faceva di Latina il laboratorio della destra, quella che doveva risollevare l’Italia e di cui Latina doveva essere il prototipo… Esatto abbiamo visto il prototipo del risultato del laboratorio della destra: lo ripeto un baratro.

Poi ci sono i suoi sostenitori, quelli che facevano politica con lei, quelli che l’hanno sostenuta mettendoci la faccia, candidandosi a suo sostegno, sperando magari in qualche piccolo ruolo una volta vinte le elezioni…
Tutti questi oggi sono profondamente delusi, non solo perché quel progetto, quel sindaco non sono ciò che si aspettavano, ma perché i vari ruoli, sono stati dati a chi poteva garantire un equilibrio a sostegno della sua tenuta. Un ulteriore tradimento a vantaggio dei mercenari della politica. L’evidenza è talmente schiacciante che non hanno neanche la forza di difendere più né lei né il suo operato.
È diventato, sindaco, indifendibile.

Si ricorda quando in campagna elettorale ammesso gli errori della precedente giunta di cui lei faceva parte, e ha chiesto scusa ai cittadini rilanciando una coalizione che, aveva promesso, avrebbe ridato un nuovo volto a Latina. Beh, tutti ormai si sono accorti che non bastava l’umiltà di un “mea culpa” in campagna elettorale per riacquistare la fiducia dopo aver fatto parte della squadra di un sindaco che aveva fatto tanti gravi errori: ci vuole la capacità di governare.
E questo elemento, quello della capacità di governo, a lei sindaco, è mancato sin dall’inizio.

La governabilità è data dai numeri di un gruppo coeso, di un gruppo di persone che hanno come unico obiettivo quello di realizzare un progetto sulla città che i cittadini hanno scelto come proprio futuro, un futuro condiviso.

Melapark, casa di vetro (quindi grande trasparenza e possibilità di partecipare alle decisioni da parte dei cittadini), nuovo stadio, nuovo carcere, bilancio partecipato (!!), parco per sport minori…

Guardiamo alla coesione della sua squadra.
Prima giunta di assessori: sotto scacco dei suoi grandi elettori, ha cambiato idea rispetto ai suoi collaboratori più stretti, quelli della giunta, sin dall’inizio. Assessorato al Bilancio e Finanze, forse il più “pesante”, Giuseppe di Trento primo assessore al bilancio avrebbe dovuto poi essere arruolato come City Manager, ma non è così, primo dei mille passi indietro che ha fatto: City Manager sarà Giacomo Mignano a costo zero. Maietta sostituirà Di Trento come assessore al Bilancio prima di vincere le elezioni come Deputato alla Camera e di dimettersi. Breve interregno di Calvi come assessore al Bilancio per poi andare ai Servizi Sociali e lasciare il posto al tecnico Francalancia.
Quindi, torniamo a settembre 2011, liquida la prima giunta per rimodularne una seconda e via di seguito. Arriviamo alla sostituzione dell’assessore Fanti, protagonista da tempo immemore della scena politica di Latina, più volte assessore in diversi settori, ma piuttosto maltollerata, sia politicamente che negli uffici, sostituita da Mastrogiacomo che doveva rappresentare la valorizzazione di una parte politica, quella dell’ex Lista Polverini, che si andava sempre più differenziando da lei dal suo operare e che richiedeva di essere più considerata o ne avrebbe perso l’appoggio. Pericolo non scampato, sindaco, perché dopo pochi mesi l’assessore MASTROGIACOMO è stato sostituito da Alessandro Calvi, alto esponente di Forza Italia, per mantenere, anche questa volta, il sostegno di una parte dei consiglieri della maggioranza, quelli di Forza Italia. L’assessore Sovrani in quota UCD, partito inesistente a Latina, prima mandata via, poi ripresa qualche mese dopo ma con deleghe ridotte.
Poi la sua nuova giunta, quella della svolta, quella che doveva garantire che lei non sarebbe mai stato più tirato per la giacchetta, quella che doveva essere totalmente tecnica ma che poi si è ridotta ad esser tecnica solo per due esponenti: l’assessore all’urbanistica e l’assessore al bilancio.
Ne conosciamo tutti l’epilogo: l’ex prefetto La Rosa si dimette, la persona sulla quale forse, lei aveva riposto grande fiducia – o questo è ciò che appariva – e certo sperava che come ex prefetto La Rosa potesse garantirle una certa immunità rispetto alle storture del settore urbanistica, per ripulire, per ripristinare la legittimità degli atti. Ebbene, l’immunità l’ex prefetto l’ha garantita per se stesso uscendo fuori da quello che infine ha capito essere un gioco che non gli apparteneva.
E poi ricordiamo il recente passo indietro di tutti gli assessori di FI, e le dimissioni del Capo di Gabinetto che era stato scelto tra i migliori…, queste le ultime “perdite”.

Deleghe assessorili usate non come luoghi per esercitare le proprie competenze (interessante è la lettura dei curricula dei nostri assessori), ma come moneta per acquisire sostegno e lealtà politica. Praticamente una merce di scambio.

Uno stato dei fatti davanti al quale il cittadino non può fare altro che assistere impotente.

Ci sono due livelli di governo: quello del popolo, con la gestione di cose che servono alla vivibilità della città e dei servizi per i quali le persone vanno dal sindaco a chiedere migliorie o a protestare, e quello dei politici della propria compagine di governo che è la meno visibile ma la più importante…
Un governo coerente e compatto viaggia di pari passo su questi due fronti e realizza quanto contenuto nel proprio programma sindacale perché questo è ciò che tiene insieme e compatta una maggioranza: lavorare per il bene dei cittadini.
Ma una compagine politica, invece, non si tiene insieme quando gli interessi sono diversi, si differenziano e si discostano dal programma, o meglio, quando il programma, che altro non è che uno specchietto per le allodole che nasconde vicende oscure alla maggior parte dei cittadini, e che fanno crollare tutta un’impalcatura che in questo caso, nasconde il nulla.

Questa è la realtà, sindaco. Lei sa meglio di me che la stragrande maggioranza dei cittadini di Latina non hanno né il tempo né la voglia di seguire queste vicende che hanno un po’ il sapore di una soap-opera politica, difficile da comprendere specie se non si ha nessun amico tra gli attori principali, o si inizia a seguirle da metà puntata.

Quindi, il cittadino medio, preso dalle sue cose e dai suoi problemi non può che fare un’analisi rispetto unicamente a ciò che vede: negli ultimi giorni la città è piena di sacchi dell’immondizia non ritirati, odori nauseabondi, le buche per le strade che vengono rattoppate alla meno peggio le rendono simili a strade di campagna, giardini diventati giungle per errori nei bandi, per la burocrazia… e si imputa al sindaco la responsabilità di questo caos.
Giustamente.

Sempre lo stesso cittadino medio vede recapitarsi a casa una lettera da parte del Comune che chiede la cosiddetta tassa sui morti. Poi vede la sua città arrivare alla cronaca nazionale proprio per questa cosiddetta tassa sui morti e non capisce o non ricorda l’origine di questa assurdità, non comprende, e imputa al sindaco questa responsabilità: poi si informa, gli viene detto che la tassa è annullata, no non è annullata è sospesa. Poi dai giornali apprende che non è neanche così…

E i soldi dei cittadini buttati per la Metro, Urbania che non onora il suo debito nei nostri confronti, scappa e il Comune sta zitto, la scuola di via Cimarosa, il raddoppio della ciclabile, i mancati finanziamenti per documentazione incompleta, le innumerevoli indagini giudiziarie, e i piani particolareggiati… noi, sindaco, non molliamo.
Sulla questione dei piani faremo quanto in nostro potere per continuare a mantenere alta la guardia su questo tema, in regione faremo tutto il necessario per continuare a vigilare perché tecnici si sono espressi e questo è un tema che non riguarda solo questioni burocratiche, riguarda la vita dei cittadini, che deve essere l’unico bene di chi amministra una città.

Ricordo che la prima eccezione che sollevai sul cimitero fu il pagamento delle utenze: a novembre 2011 sollevai questa questione che si portava dietro tante altre questioni relative a questa convenzione, come il non risolto del contributo che oggi si è definito in questi €15 che devono pagare i cittadini poi sospeso ecc…
Come partito democratico abbiamo richiesto numerosissime volte la discussione di questo punto all’ordine del giorno in commissione bilancio, in commissione sanità, ma mai c’è stata la volontà da parte della sua amministrazione di affrontare il problema o di affrontarlo in tutta trasparenza davanti alla città che anche noi rappresentiamo.
A distanza di quattro anni, ben quattro anni assistiamo ancora ad un non definito, non deciso, che porta disordine nelle casse comunali e disordine tra i latinensi.

Questo è solo uno dei tantissimi esempi delle questioni non definite, dell’incapacità di decidere e di prendersi le responsabilità.
Questo è il modus operandi della sua amministrazione salvo poi decidere in quattro e quattr’otto ripavimentazioni, piste ciclabili, rotonde varie… l’apparenza.

La sostanza, i temi caldi, le questioni scottanti sono rimaste tutte lì a pendere come una spada di Damocle sulle teste di tutte noi.

E voglio dirle, che tra le tantissime cose che ho imparato in questi quattro anni c’è questa: mai tentare di vincere elezioni con chi non ha in cuore e in testa la realizzazione del programma, mai con chi vuole solo vincere per gestire fette di potere, mantenere prerogative e ritagliarsi spazi di interessi particolari. Va a finire male.
Questo è il cancro della politica e chi sceglie di non andare a votare ci comunica esattamente questo: la politica non è fatta per fare i propri interessi.

È per questo, sindaco, che ritengo, non semplicemente inutile la prosecuzione di questa consiliatura, bensì dannosa, perché questo immobilismo che conosciamo ormai da troppo tempo significa aprire le porte alla dittatura degli interessi forti, quelli che con i cittadini non hanno niente a che fare.

Sindaco e Latina Ambiente: impaludati

imageMolti si chiedono cosa abbia a che fare la crisi della Latina Ambiente (“l’emergenza rifiuti” creata ad hoc) e la sfiducia al sindaco.
Provo a spiegare :-)
Da molto tempo si sapeva che la questione della società partecipata Latina Ambiente Spa (51% Comune, 49%Unendo) andava definita, ma è sempre stata rimandata e mai affrontata come si deve.
Sapendo che la situazione debito/creditoria con la Latina Ambiente è sempre stata non chiara, sarebbe stata necessaria un’operazione trasparenza.

Il termine della scadenza della società si è sempre saputo: il 31 dicembre 2015.
Un buon padre di famiglia avrebbe dovuto cominciare a pensare come chiudere l’esperienza preparandosi a ripianare la questione debiti/crediti già da tempo.
Invano i Revisori dei Conti del Comune hanno chiesto più volte negli ultimi anni una relazione chiarificatrice e mai hanno ricevuto dalla Società risposte: ma chi è il socio di maggioranza della società? Perché i bilanci della società hanno sempre problemi ad essere certificati e vengono relazionati in modo non positivo dai vari organi di revisione?
Rispetto alla scelta imposta dalla legge che come scadenza ha il 31 dicembre 2015, la società va chiusa, sia che si scelga di “esternalizzare” sia che si scelga di “municipalizzare” il servizio raccolta e smaltimento rifiuti; ma chiudere una società implica il fare chiarezza sui numeri.

A inizio 2014 il Comune ha istituito un Tavolo Tecnico per definire la riconoscibilità dei crediti e dei debiti accumulatisi negli anni con la Società. A luglio del 2014 è stata redatta una relazione, è stata consegnata al Sindaco e al Capo di Gabinetto e l’iter avrebbe dovuto continuare, perché la riconoscibilità di quei numeri, che non erano altro che i debiti e crediti verso la LATINA AMBIENTE, dovevano essere riconosciuti in consiglio comunale e che avrebbe deliberato di conseguenza.
Dopodiché si sarebbe dovuto lavorare nei confronti di una ipotesi transattiva per evitare un ulteriore contenzioso e pareggiare i conti.

E invece?

Fino ad oggi non è mai stata redatta, formulata una proposta di transazione dai dirigenti (che poi avrebbero trasmesso ai revisori dei conti, al segretario generale e poi al consiglio comunale).
A nulla è valso il richiamo forte del dirigente dei tributi che mesi fa aveva rappresentato in giunta l’urgenza di redigere un accordo transattivo: nessuno si è mosso.

Senza alcuna chiarezza sui conti, ci chiamano, come politici, a decidere se internalizzare la gestione del servizio o se esternalizzare.
Abbiamo fatto diverse commissioni Bilancio/Ambiente congiunte per entrare nel merito, ma le relazioni che sono state fatte dai dirigenti dell’Ambiente e della Ragioneria riportano semplicemente la dicitura “rischi“: ci sono dei rischi sia nella prima ipotesi che nella seconda ipotesi.

Ma dove sono i numeri certi?

Dov’è il computo dei rischi sia nell’uno che nell’altro caso?
Il peso delle valutazioni non può essere dato solo alla parte dei politici che non sono tenuti ad avere nessuna laurea in diritto societario o diritto amministrativo o in economia o in giurisprudenza: un consigliere comunale può anche essere un infermiere, un panettiere, e proprio per questo motivo si avvale dei tecnici dell’Ente che sono tenuti a dare delle risposte in termini numerici e devono prendersi la responsabilità di ciò che dicono.

QUALI IPOTESI?
Bandire una gara
ed affidare all’esterno un servizio così complesso ed oneroso è, in linea di principio, la cosa più logica perché lo dice la legge. Ricordiamo che l’importo del bando di garanè circa €100ML (€20ML per almeno 5 anni).
L’”in-house“, ovvero la costituzione di una nuova società a 100% di proprietà Comunale che riportava al suo interno il sistema e la struttura della Latina Ambiente (che vanta 10 anni di lavoro nel settore) poteva anche essere una soluzione, ma ad oggi che decidiamo, manca la cosa più importante: la chiarezza sui conti di chi “ci portiamo dentro casa” e la certezza che ci sia un beneficio concreto e certo per la collettività.
Come ammortizziamo i debiti? Quanto tempo ci vuole? Posso fare un bilancio consolidato a mia tutela? È stato fatto uno studio sulle spese del personale?
Non si può fare una scelta basandosi semplicemente sulla definizione di una formula societaria: servono elementi che si sarebbero dovuti acquisire prima e che ad oggi ancora non abbiamo.

EMERGENZA FINANZIARIA LATINA AMBIENTE
Giustamente, adesso la società Latina Ambiente richiede come minimo €500.000 al mese perché non ha liquidità. Ma come ci siamo ridotti a questo?
Il problema è che non è stata mai approntata prima una vera e credibile ipotesi per uscire da questa storia.
Quanto riguarda i lavoratori, se una società fallisce c’è il fondo di solidarietà, e l’esercizio provvisorio garantisce ai lavoratori di essere riassorbiti dalla società che subentra alla gestione del servizio.
Dobbiamo dirlo: la Latina Ambiente è servita ai politici per dare lavoro e garantirsi un elettorato riconoscente e fedele. E le poltrone della Latina Ambiente sono servite allo stesso scopo ma verso una categoria di persone diverse, più altolocate.

I controlli non sono stati mai fatti e sono stati incautamente accumulati debiti con la buona pace dei politici che “governavano” e non avevano nessun interesse a fare chiarezza.
Sono stati fatti gli accantonamenti?
È stato fatto l’accantonamento pro-insoluto?
Ecco cosa prevedeva il regolamento: reportistica ogni tre mesi, relazioni e conguagli ogni anno sin dall’inizio, e se sin dall’inizio ci si fosse comportati come un “buon padre di famiglia” non ci si sarebbe ritrovati in queste condizioni perché il CONTROLLO avrebbe fatto monitorare i costi e avrebbe fatto emergere le anomalie, le carte di credito, gli appartamenti, le auto di rappresentanza, i compensi esagerati ai componenti del cda, e i conguagli avrebbero mantenuto, di anno in anno, condizioni finanziarie gestibili.
Ora, costretti dal termine stabilito per legge (31 dicembre 2015) che impone la chiusura delle partecipate, abbiamo dovuto decidere cosa farne e nel Consiglio del 4 maggio è stata deliberata la scelta: esternalizzazione del servizio e gara europea per la scelta del gestore.
Ad oggi, però, nessun atto amministrativo è seguito a quella deliberazione.
Il sindaco e i suoi “irriducibili” (Fratelli d’Italia con a capo l’on.Maietta) non vogliono mollare e, pressati dall’emergenza rifiuti servita sul piatto d’argento dalla società che vuole invece essere municipalizzata, opera una sorta di “ricatto” sulla città: “mi devo occupare della criticità: datemi il potere di farlo, devo restare sindaco”.

Ma i pieni poteri il sindaco li ha sempre avuti, sin dal suo insediamento nel maggio del 2011. Come li ha usati nei confronti della Latina Ambiente?
Il piano industriale redatto nel 2013 si reggeva su alcune condizioni: sono state rispettate tutte? Il sindaco, dai pieni poteri, le ha controllate?
Su questo piano industriale era prevista la scadenza della società per il 31 dicembre 2015? È chiaro che si sarebbe dovuta predisporre la procedura per un “atterraggio morbido” della società partecipata vista la sua data di conclusione definita per legge.
Nell’eventualità di un fallimento, come si prospetta oggi, se la Latina Ambiente viene a chiedere il pagamento dei debiti nei suoi confronti, come fa a pretendere quelle somme che il Comune non ha riconosciuto?
Il Tavolo Tecnico si è espresso rispetto alla riconoscibilità dei debiti e dei crediti, ma ad oggi non è stato fatto nessun atto amministrativo in questo senso: era il Consiglio Comunale che doveva deliberare rispetto alla riconoscibilità dei debiti e dei crediti della LATINA AMBIENTE.

Cosa pagheremo alla LATINA AMBIENTE, debiti non accertati?

Altra anomalia: nel Piano della Razionalizzazione delle partecipate sono citati 14 milioni di debito nei confronti della LATINA AMBIENTE: sono stati riconosciuti da quale organo dell’ente? Appunto la riconoscibilità doveva essere sancita con un atto deliberato dal consiglio comunale che mai è avvenuto. Il Sindaco, che ha firmato quel documento che conteneva la dicitura di 14 milioni inviato alla Corte dei Conti, può anche rischiare di aver fatto un riconoscimento di quella somma con forti ripercussioni sul bilancio della città, cosa che compete invece solo al Consiglio Comunale, unico organo che delibera in materia di Bilancio.

Il sindaco non è credibile quando dice che l’emergenza rifiuti richiede che lui se ne faccia carico da sindaco al 100%.
Diciamolo: si continua ad usare la Latina Ambiente come strumento a servizio dei propri fini, e la storia lo conferma.

Latina Ambiente: ultimo atto.

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Un Consiglio Comunale molto importante quello di ieri, 12 maggio 2015, che si è prolungato fino a notte fonda per decidere le sorti della Società partecipata Latina Ambiente.
Nello sfondo si è ben percepito il sostanziale crollo dell’amministrazione Di Giorgi.

Il Consiglio si è espresso votando a maggioranza una mozione unica frutto di sintesi tra le proposte del Partito Democratico, Forza Italia e Insieme per Latina firmata dai 10 consiglieri PD, i 9 di Forza Italia e con il voto favorevole di Fabio Cirilli.

La mozione chiedeva di mettere in liquidazione la società partecipata e avviare una gara europea per l’individuazione del soggetto che si occuperà del servizio raccolta e smaltimento rifiuti, questa volta totalmente privato.

imageTensioni e folla dal primo minuto fino al termine della seduta che si è protratta fino oltre la mezzanotte tanto da richiedere DIGOS, Carabinieri e forze di Polizia per tutto il tempo: i lavoratori della Latina Ambiente temevano di perdere il lavoro e le forze politiche Fratelli d’Italia, NDC e gruppo misto (ovvero i fuoriusciti dai vari partiti che non si sono politicamente ricollocati) sostenevano l’ipotesi che ci fosse il pericolo per gli operai di perdere il proprio lavoro.
imageimageDi fatto la normativa nazionale tutela i livelli occupazionali perché obbliga l’impresa che si aggiudicherà la gara ad assumere gli operai già in forza all’impresa cessante. Anzi, nella relazione dei dirigenti all’Ambiente e del settore Finanziario del Comune di Latina si legge che l’implementazione del “porta a porta” per una differenziata spinta richiederà di fatto un aumento della forza lavoro. Potrebbero invece essere a rischio i posti degli amministrativi e dei dirigenti della Latina Ambiente.
L’opzione del partito del sindaco, NCD e indipendenti era invece di internazlizzare il servizio, ovvero municipalizzare la società e gestire il servizio raccolta e smaltimento dai nostri uffici.

Ma vi immaginate? Non siamo stati capaci di controllare l’operato di una società pubblica/privata, figuriamoci di gestirlo noi in prima persona. Tra l’altro gli operai non sarebbero mai stati internalizzati al Comune perché nell’amministrazione pubblica si entra solo per concorso pubblico.

Non potevamo che chiudere l’esperienza di una società mista che ha “sprecato” risorse pubbliche, ha generato debiti, conti non chiari e non verificabili, e soprattutto non ha mai aumentato il livello di differenziata (da anni fermo al 32%), quando invece la Comunità Europea ci impone il 65%.

Un costoso “carrozzone” usato per acquisire consenso elettorale.

Scuola: Comune di Latina perde più di 4 milioni

imageIl Comune di Latina aveva presentato domanda di finanziamento regionale per quattro scuole di propria competenza: la Mazzini, la Giuliano, la Corradini e la Prampolini.

Nessuna
di esse, però, beneficerà dei fondi che la Regione Lazio aveva stanziato per il piano triennale sull’edilizia scolastica 2015-2017 per consentire interventi di messa in sicurezza, adeguamento sismico ed efficientamento energetico di immobili adibiti ad edilizia scolastica, nonché la costruzione di nuovi edifici.

I nomi delle quattro scuole di Latina, infatti, nella determina regionale (leggi determina con allegati) sono contenuti nell’allegato 2, dove ci sono i nomi di tutti i plessi (54 in tutto il Lazio) le cui domande, inviate dagli enti locali competenti, sono risultate non ammissibili perché carenti della documentazione richiesta dal bando.

In pratica – spiega Nicoletta Zuliani – soltanto il capoluogo di provincia pontino resterà a secco di finanziamenti. E questo grazie all’incompetenza dell’amministrazione del sindaco Giovanni Di Giorgi. Nella determina risultano ben evidenti gli importi che erano stati richiesti per i lavori, soldi sui quali le scuole contavano e che non arriveranno mai, per un totale di 4.345.125,00 euro persi. Una cifra molto importante non solo per la somma in sé, ma anche nel contesto cittadino dell’edilizia scolastica e perdere finanziamenti così sostanziosi significa essere irresponsabili. È l’ennesima occasione persa: l’amministrazione deve cambiare e modificare il passo rispetto alla intercettazione dei fondi. Altrimenti si rischia di restare impantanati in una palude che Mussolini è riuscito a bonificare dal punto di vista materiale, ma non sotto l’aspetto culturale: concretamente Latina deve ancora emanciparsi”.

E’ dall’inizio del mandato che mi occupo del problema dell’edilizia scolastica a Latina – dice Marco Fioravante – Dal 2012, con alcune interrogazioni ho fatto emergere la problematica in tutta la sua drammatica evidenza: prima è stato constatato che le scuole di Latina non garantivano un adeguato livello di sicurezza e poi, attraverso lo studio generale che ne è scaturito, è emerso che per la messa in sicurezza generale di tutti i 74 plessi di competenza comunale sarebbero necessari ben 18 milioni di euro. È necessario seguire i bandi ed è colpa degli amministratori se ciò non viene fatto o viene fatto male; è un problema politico. E non si vengano a giustificare o far ricadere la colpa sulla Regione, che ha finanziato praticamente tutti, inclusi i Comuni gestiti dal centrodestra”. Tra le 282 scuole che in tutto il Lazio saranno finanziate, c’è infatti un lungo elenco di plessi in quasi tutti gli altri territori della provincia.

Siamo stati, purtroppo, profetici. La mancanza di idee e competenze di questa amministrazione – afferma Omar Sarubbo – ha generato proposte progettuali mediocri che non saranno mai competitive all’interno dei numerosi bandi che la Regione ed il Governo pubblicano per finanziare l’edilizia scolastica. Nel capoluogo la situazione delle scuole è drammatica ed è stata acuita dall’inefficienza dell’amministrazione Di Giorgi. Occuparci di questa annosa problematica sarà nostra cura e priorità. La stagione del centrodestra è al capolinea”.

Le scuole di competenza del Comune di Latina che non saranno finanziate (tra parentesi le somme richieste):

  1. Mazzini (€ 912.888,00)
  2. Giuliano (€ 1.141.900,00)
  3. Corradini (€ 1.144.727,00)
  4. Prampolini (€ 1.145.610,00)

Gli altri Comuni della provincia che saranno finanziati (tra parentesi le somme concesse):

  1. Gaeta (1 milione 200mila euro)
  2. Terracina (1 milione 198mila euro)
  3. Itri (969mila euro)
  4. Santi Cosma e Damiano (1milione e 700mila euro)
  5. Pontinia (642mila euro)
  6. San Felice Circeo (841mila euro)
  7. Roccagorga (955mila euro)
  8. Campodimele (374mila euro)
  9. Ventotene (628mila euro
  10. Ponza (747mila euro)
  11. Castelforte (953mila euro)
  12. Fondi (522mila euro)
  13. Formia (due scuole: 889mila euro; 1milione 190mila euro)
  14. Monte San Biagio (1 milione 157mila euro)
  15. Sperlonga (1 milione 163mila euro)
  16. Cori (1 milione e 24mila euro)
  17. Roccasecca dei Volsci (626mila euro)
  18. Lenola (565mila euro)
  19. Minturno (765mila euro)
  20. Aprilia (due scuole: 800mila euro; 300mila euro)
  21. Maenza (575mila euro)
  22. Pontinia (1 milione 193mila euro)
  23. Prossedi (637mila euro)
  24. Sabaudia (due scuole: 495mila euro; 237mila euro)
  25. Sonnino (630mila euro)
  26. Spigno Saturnia (202mila euro)
  27. Sezze (274mila euro)
  28. Sermoneta (706mila euro)
  29. Rocca Massima (355mila euro)