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Renzi twitta, i docenti scendono in piazza.

imageMatteo Renzi twitta:”Preside sarà valutato. Parliamone, ma nel merito. Preside con più responsabilità ma non padrone. no aziende nei Cons Ist. Precari che hanno titolo sono assunti”

Ad alcuni sembra strano che stia montando questa protesta nei confronti della “buona scuola” del governo Renzi: 100.000 assunzioni, eliminazione del precariato, 7 miliardi di euro investiti nella scuola, € 500 a docente all’anno per aggiornamento e formazione…
Quando la riforma Gelmini distrusse la scuola togliendo 8 miliardi di euro in tre anni, annientando intere classi di concorso, riducendo l’orario curriculare e aumentando il numero degli alunni per classe non ci fu tutta questa mobilitazione…

Come mai?

È stato un errore secondo me aver messo tutto insieme in un unico provvedimento: regolarizzazione dei precari, sistema di reclutamento dei docenti, super poteri al dirigente scolastico, autonomia e organico funzionale, €7MLD, aggiornamento finanziato individualmente…

Il punto più sensibile è il tema del reclutamento dei docenti a discrezione di un unico individuo: il Dirigente Scolastico.
Siamo in Italia e non abbiamo la cultura del merito che nutre le scelte che si fanno in ambito di bene pubblico: c’è più “merito” nell’essere “figlio di” piuttosto che avere a proprio titolo pubblicazioni ed esperienze riconosciute all’estero.
La fuga dei cervelli italiani ne è una triste prova.

Se andiamo a vedere il metodo di reclutamento degli insegnanti in Europa e nel mondo, notiamo subito che nei paesi che hanno conosciuto direttamente un sistema totalitario (Italia, Germania, Francia, Spagna) il metodo di reclutamento è principalmente per concorso o attraverso una graduatoria: un metodo trasparente che certifica competenze risolvendo in questo modo il problema delle priorità e soprattutto evitando la figura del “singolo che decide”.
Quindi la priorità va a chi certifica maggiori competenze secondo criteri e parametri stabiliti a livello nazionale.
Se questo sistema funzioni davvero in Italia e ci tuteli davvero da chi è raccomandato, ne abbiamo tutti un po’ il dubbio, ma è il sistema che fino ad oggi riteniamo il migliore e che, assieme agli altri pesi e contrappesi, dovrebbe prevenire derive autoritarie

Nei paesi dove il merito è comunemente riconosciuto come il criterio fondamentale per reclutare personale qualificato, (mondo Anglosassone, Paesi Scandinavi e resto del mondo) gli insegnanti fanno un colloquio e vengono assunti da chi dirige la scuola.
Nel rapporto e Eurydice si legge: “una minoranza di paesi europei fa ormai uso di meccanismi centralizzati di selezione degli insegnanti. La maggior parte dei paesi europei dispone di un sistema di assunzione molto decentrato, denominato assunzione aperta, in cui il processo di relazioni tra gli insegnanti in cerca di occupazione e le cattedre disponibili al luogo a livello di istituto. ”
È lo stesso criterio adottato anche negli Stati Uniti.

L’idea che muove questa scelta è la seguente: se ho insegnanti capaci, bravi, motivati e motivanti avrò molti studenti iscritti alla mia scuola e sono gli iscritti che potranno garantire la continuità dell’esistenza della mia scuola.

Probabilmente la riforma della “buona scuola” intendeva proprio agganciare l’Italia al sistema meritocratico vigente nella maggior parte dei paesi del mondo.
Ma l’Italia non è come i paesi anglosassoni. Abbiamo testimonianza di una strada intrapresa che andava verso questa direzione e che si è miseramente interrotta.

Mi riferisco alla riforma del Titolo V della Costituzione Italiana che sgancia di fatto la scuola dal centralismo nazionale e le conferisce autonomia pur nel rispetto di standard nazionali. Purtroppo l’esito (monco) della modifica del titolo quinto è finito con l’essere una mera operazione di decentramento e di semplificazione amministrativa, mentre il momento centrale e fondante del servizio di istruzione riformato doveva essere in grado di finalizzare meglio i propri interventi per una maggiore garanzia del diritto all’istruzione.
La forma concreta attraverso cui cambiare la scuola risiedeva nell’organico funzionale, ovvero stabilire in perfetta autonomia una dotazione di docenti per raggiungere il proprio obiettivo (docenti che non fossero sovraccaricati fino all’inverosimile di lavoro burocratico come è oggi, ma liberi di potersi attivare per il raggiungimento degli obiettivi che la scuola stabiliva nell’esercizio della propria autonomia).
Purtroppo, a questa autonomia di progettazione non è corrisposta una autonomia finanziaria, elemento indispensabile per poter raggiungere questi obiettivi e attuare questi progetti.

Quindi l’idea c’era, ma mancavano le risorse finanziarie.

La “buona scuola” introduce un elemento in più nella direzione di una piena autonomia dell’istituzione scolastica, ovvero la scelta del proprio organico, la scelta del motore della propria macchina: i docenti.

Ma, la mia domanda è questa: è possibile “tout court” applicare il criterio anglosassone del merito in un paese come l’Italia che ha una storia radicata di familismo e clientelismo?
Secondo me no.

Non sono pessimista o retrograda: osservo la realtà dei fatti.

Certamente il merito deve diventare il “criterio principe” attraverso il quale vengono fatte le scelte per tutto ciò che è pubblico, e quindi a servizio dei cittadini, ma se rispetto ad un dirigente che sceglie i propri docenti non c’è un sistema di contrappesi che tuteli i docenti da familismi o clientelismi, questo sarà un sistema iniquo e soprattutto che non è destinato a funzionare.

C’è anche un’altra necessità: quella di stabilire un sistema certo ed efficace che tuteli e protegga i bambini e ragazzi e giovani da insegnanti che si dimostrano dannosi.
Quanti di noi come genitori non hanno sperimentato l’inadeguatezza di alcuni docenti? Quando si è dalla parte dei genitori si comprendono le falle del corpo docente e del sistema che dovrebbe controllare e garantire un livello qualitativamente alto di offerta formativa.
Il sistema attuale è inefficace, a tratti connivente.

Per questo, in Italia, dare questa facoltà al dirigente scolastico non è una soluzione percorribile.

Abbiamo ancora bisogno di più trasparenza, di criteri condivisi e coniugati ad un maggior riconoscimento del valore e delle competenze di chi lavora di più e meglio tra i docenti.

E forse il punto è proprio questo: chi può dirlo?

Le “pedine” di Di Giorgi

comunediLatinaL’impressione che si ha quando si conoscono i dipendenti comunali è quella di un personale mortificato, senza più motivazione e senso di appartenenza. Stress, conflittualità, ingiustizie organizzative, scarsa circolazione delle informazioni, mancanza del riconoscimento e della valorizzazione delle competenze, obiettivi organizzativi poco chiari, incoerenza tra enunciati e pratiche organizzative: tutti fattori che disorientano e non mettono in condizione di svolgere un buon lavoro a chi opera negli uffici”. Questa burn outdisorganizzazione si rispecchia nella qualità del servizio che il Comune eroga al cittadino, sotto forma di finanziamenti persi, bandi fatti in ritardo e determine illegittime di affidamento lavori che servono, ad esempio, per ripristinare la sicurezza delle strade, nelle scuole, la sicurezza degli impianti e tutto ciò che riguarda l’azione amministrativa di una città.

L’errore che si fa è pensare alla macchina amministrativa come un insieme di pedine, che possono essere spostate a piacimento e a cui possono essere attribuite funzioni senza tenere minimamente conto della “risorsa uomo” che rappresentano. Questo accade perché i giochi di potere superano la funzione di servizio a cui l’Ente sarebbe deputato. Pensiamo, ad esempio, al continuo cambio dei dirigenti fatto in nome dell’anticorruzione, di fatto utilizzato per punirne alcuni, o indirettamente impedire il lavoro di altri: questo blocca gli atti amministrativi e sottopone il personale a tempi di lavoro innaturali, con accelerazioni fortissime sotto scadenza e con una conseguente altissima probabilità di errore. È per questo che, in alcuni casi, il Comune arreca anche danno a se stesso, restando lontanissimo dal concetto di benessere organizzativo auspicato dal Ministero. Mi riferisco a tutta la normativa varata e perfezionata nel corso degli ultimi 15 anni, trasversale a tutti governi, vòlta al raggiungimento del benessere organizzativo della Pubblica Amministrazione: dalla legge 142/90, che anticipa l’elemento della partecipazione, alla legge 241/90 sulla trasparenza del procedimento amministrativo. Dalla legge Bassanini in poi, per legge e per vocazione l’amministrazione di un ente pubblico deve essere capace di raccogliere le attese, i bisogni di chi è sul territorio e che attende decisioni importanti per la loro vita.
Oggi a Latina non c’è collaborazione tra gli uffici, ma si tende a mantenere uno “status” in modo del tutto simile ad un sistema feudale.

Ecco due esempi di pessima organizzazione del Comune, parliamo dell’ufficio Controllo di Gestione: non è mai è stato reso operativo.
Non si sa chi ne faccia parte, ma si sa che ciò che dovrebbe non viene fatto, come il controllo sui report delle società partecipate, tutte fuori controllo, e che dovrebbero arrivare ogni 3 mesi.
Altro esempio di pessima gestione è la distribuzione dello straordinario del personale: è fatta a seconda del numero dei dipendenti e non secondo il bisogno che c’è nei vari uffici: ne risulta quindi che, dove ci sono più dipendenti arriva più straordinario, mentre in un ufficio che è sotto organico, ne riceverà meno pur lavorando di più.

Le prossime elezioni Rsu per il rinnovo della rappresentanza sindacale in Comune sono un valido strumento di cambiamento e di risoluzione dei problemi dei lavoratori: mi auguro una grande partecipazione, perché sono convinta che essa sia sempre la risposta assertiva a qualsiasi problema. Nessuna battaglia viene vinta se si resta a guardare.

Il Comune perde altri 200mila euro di finanziamenti

imageNei quartieri Q4-Q5 opere sportive che non vedranno mai la luce, ma il Rup è già stato pagato.

Altri 200mila euro dovranno essere restituiti dal Comune di Latina. Stavolta il denaro dovrà tornare nelle casse della Regione Lazio, che nel 2006 aveva finanziato la realizzazione di attrezzature socio-sportive nei quartieri Q4 e Q5, che però non sono mai state realizzate.

Ecco com’è andata: “La somma di 200mila euro viene accertata ed impegnata. Viene esperita una gara ed una ditta di Napoli la vince. Passa il tempo e nel 2009 viene fatta una nuova perizia di assestamento del quadro economico, a seguito del quale viene richiesto alla stessa ditta se intenda ancora realizzare le medesime opere per i nuovi importi. La ditta risponde che non è più interessata e quindi viene rescisso il contratto consensualmente. Nel frattempo la Regione aveva già erogato la somma di 120mila euro per la realizzazione delle opere. Passa altro tempo, ma il Comune, invece di realizzare l’opera, nel 2008 impegna i soldi per il Rup (responsabile unico del procedimento, ovvero un tecnico comunale che si interfaccia con i diversi attori, che la legge prevede per ogni opera che viene realizzata da un ente pubblico). La cifra di 3.500 euro, a lavori neanche iniziati, viene già versata al tecnico. Vista l’inerzia del Comune di Latina, la Regione revoca il finanziamento e intima la restituzione dei 120mila euro già erogati e fisicamente nelle casse dell’ente. Di fatto però il Comune può restituirne soltanto poco più di 116mila, perché il resto è stato già liquidato al responsabile del procedimento”.

Per questo comportamento da parte dell’amministrazione, Zuliani ha scritto un’interrogazione in cui chiede quali siano i motivi che non hanno permesso di realizzare le opere finanziate dalla Regione Lazio e in che modo si intenda recuperare le somme erogate e liquidate a favore del Rup, compresi gli interessi passivi che oggi sono lievitati a 3.600 euro. “Sono convinta – afferma Zuliani – che non debbano pagare i cittadini di Latina, neanche un centesimo, per gli errori commessi dai pubblici amministratori. Tutti i soldi, infatti, visto che non sono ancora stati restituiti dal Rup, dovranno essere anticipati dal Comune”.

image“Lo scandalo di questa amministrazione è che gestisce i soldi pubblici in modo del tutto irresponsabile. Invece di cercare di tenersi stretti quei pochi finanziamenti che le sono stati accordati, per inerzia li perde ed è costretta a rispedirli al mittente. Il vero costo dell’incapacità di chi gestisce materialmente la cosa pubblica lo pagano i cittadini: non solo in termini di tassazione, ma anche e soprattutto con la carenza di strutture e servizi, come appunto i quartieri Q4 e Q5, in questo caso letteralmente scippati di uno spazio per giovani e meno giovani che questo finanziamento avrebbe permesso di realizzare. Uno scandalo che arriva dopo quello della revoca di un altro finanziamento regionale di 480mila euro per la scuola di Via Cimarosa”.

Consiglio Comunale fiducia a Di Giorgi: intervento della consigliera Nicoletta Zuliani

Ho analizzato a fondo il suo documento. Si sta parlando del governo di una città grande, molto articolata, con un pregresso molto problematico: un passato fatto di annunci, contratti capestro, promesse, sogni infranti.

La cosa più insopportabile è che tutto questo ha causato gravi danni economici e una speranza che lei ha saputo trasformare in disperazione.

Nel suo documento Lei parla di problematiche legate all’economia e allo Stato: è vero, i comuni sono ridotti ad essere gabellieri per conto dello Stato, ma oltre ai problemi economici che costituiscono un cappio al collo che consente poco margine di movimento, ci sono altri problemi che aspettano di essere affrontati e non sono economici, sindaco, ma hanno ripercussioni economiche, pur non essendo di natura economica. Sono di natura politicaorganizzativa, amministrativa.

Paragoniamo la gestione del Comune di Latina alla costruzione di una casa.

Intanto bisogna avere chiaro il progetto e il disegno, che si vuole realizzare: un palazzo, una villetta con giardino, un edificio con funzione di servizio, una casa dove vivere, da sviluppare, da offrire o da cui scappare… ma soprattutto bisogna capire con chi vuole finire di costruire questa casa. CON CHI è importante. La sua giunta, sindaco non va separata da queste linee di fine mandato.

Torno alla metafora della casa: io non vorrei che la mia casa fosse costruita da persone che cambiano continuamente, che lasciano un lavoro a metà, lavoro che va nelle mani di un altro, che lasciano il posto a tempo determinato perché non sono più miei amici o perché qualcuno batte i piedi più forte e va calmato o gratificato sotto il ricatto di mollare tutto e lasciarla senza maggioranza Ma che criterio usa, sindaco?
I cittadini hanno tutti l’impressione che questa “tarantella” come l’hanno definita, serve solo al potere.
NON SERVE AI CITTADINI.
Lei ha un potere, quello che nel 2011 le è stato messo nelle mani, che non ha realizzato quasi nulla di quello che si era prefissato e che, anzi, come lei ha definito, ha lavorato per i propri interessi particolari, personali, tirandola per la giacca, organizzato in gruppi di potere.

Invece oggi siamo qui, in perfetta continuità con ciò che ha fatto fino ad oggi, ovvero fare e disfare, dire e rimangiare il detto, posizionare e riposizionare, contrattare, dare e pesare. Tutto, sindaco, tranne che governare.
CON CHI vuole continuare a fare questo balletto infinito del governo della città?
Giunta tecnica, esperti luminari, fedelissimi, strillatori…

Mi pare che nulla sia cambiato: anche la sua prima giunta, la prima di una lunga serie, era fatta un po’ di tecnici e un po’ di politici. Ma è durata un paio di mesi… Dopo vari altri passaggi di cambio di giunta eccoci di nuovo qui a parlare di tecnici.

Ma a noi pare che l’unico ad essere estromesso sia il vicesindaco, nonché assessore all’ambiente…
Abbiamo capito allora chi era il problema.
Ora, si camminerà spediti, immaginiamo.

Voglio analizzare e commentare i punti elencati (non mi sembra che si possa chiamare diversamente) nelle sue linee di fine mandato.

Punto 1) Riorganizzazione della struttura organizzativa.
E lei crede che in un anno e mezzo possa ristrutturare una macchina amministrativa? In tre anni e mezzo ci sono stati servizi che hanno visto l’avvicendamento di ben sette dirigenti in due mesi.

Poi tra l’altro mi dovete spiegare come fate a valutare questi dirigenti quando sono costantemente spostati di servizio in servizio!
Cosa relazionano?
Cosa dicono di aver fatto?
Su quale raggiungimento di obiettivi verranno valutati?
Forse il vero obiettivo è che non siano valutati affatto?

La scelta di far ruotare i dirigenti è una scelta indicata dalla normativa sull’anticorruzione: ma credo sia stata male interpretata da voi perché un dirigente ha un contratto fino a tre anni in quei tre anni va valutato poi può essere spostato. Mi dica lei, lo ripeto, come si fa a valutare un dirigente se lo si fa stare anche meno di un mese a dirigere un servizio?
Il problema dei moltissimi onerosissimi debiti fuori bilancio che hanno tagliato le gambe a questa amministrazione è stata causata dal cattivo procedimento amministrativo ovvero i dirigenti lavorano male: chi doveva controllare non ha controllato, chi doveva accertarsi che le cose fossero fatte bene, non se n’è accertato e questo ha comportato  contenziosi in cui il Comune è parte soccombente. E giù a pagare e a inserire debiti fuori bilancio, somme sottratte alla collettività per pagare i danni di un cattivo lavoro.
Ho sempre denunciato l’inutilità dei dirigenti di area: solo oggi a tre anni e mezzo dal suo insediamento caro sindaco, lei si accorge che vanno eliminate le Aree.
Solo oggi a un anno mezzo dalle prossime elezioni lei vuole fare una rivoluzione di legalità: meno male che se n’è accorto.

IL TEMA DELLA LEGALITA’
Io non credo che lei stia facendo questo perché si è accorto solo ora che c’è il rischio di cadere nell’illegalità. Credo che lei sia costretto, che si stia arrampicando sugli specchi per poter usare una parola importante, una parola che qualifica chi la dice: legalità.
Ma l’operato di questa amministrazione è spesso sull’orlo della illegittimità: quando ho denunciato il caso del Capo di Gabinetto che firmava determine che non poteva firmare perché la sua era una nomina politica, e sappiamo che gestione e l’indirizzo politico sono due sfere assolutamente distinte negli enti locali, lei ha fatto lo spiritoso sui giornali, dicendomi con un hashtag di star serena, che l’avvocato MIGNANO non era stato defenestrato, (quando poi lo è stato realmente) non rispondendo assolutamente al punto centrale che era: si firmavano atti gestionali da parte di un incaricato della sfera politica.

Ho interrogato il Segretario Generale che mi ha risposto con una serie di citazioni di norme e di articoli di legge che non facevano altro che sottolineare quello che dicevo io.

Il presidente dell’OIVP che, come funzione, svolge quella di valutare le performance dei dirigenti del Comune di Latina, ha vergognosamente bypassato rispondendo laconicamente in quattro righe dicendo che a lui non competeva darmi questo genere di risposte: dovevo andare dal Segretario Generale.
Ma io dico, se una persona firma come dirigente non deve essere quindi valutato come dirigente?
Così funziona l’organo che deve vigilare che devi controllare che deve valutare la gestione del nostro ente?
Ma ricordiamolo: i membri dell’OIVP sono nomine politiche. E qui, quando il controllore è nominato dal controllato, non possiamo che aspettarci che un operato assolutamente compiacente.

La macchina amministrativa, con i suoi dirigenti, è quello che si interfaccia con i cosiddetti colletti bianchi, con i professionisti, con l’esterno della nostra società civile professionale e imprenditoriale. Fatto sta, che successivamente al Capo di Gabinetto di nomina politica è stato impedito di firmare altri atti gestionali, e l’ingegner Le Donne,  nominato dirigente dello staff del sindaco, ha praticamente rifatto tutte le determinazioni con impegno di spesa precedentemente firmate dal Capo di gabinetto facendo variazioni irrisorie rispetto alle cifre dell’impegno di spesa per poter giustificare la nuova determinazione e renderle finalmente valide.

Ho voluto qui riportare questo episodio della vita di questa amministrazione non solo perché me ne sono occupata personalmente, ma perché ritengo che forzature della norma, deroghe alle regole in questi tempi rappresentano esattamente quello che è lo spazio all’interno del quale si insinua l’interesse privato, l’interesse dei cosiddetti colletti bianchi, quello a cui alludeva il questore De Matteis quando parlava di presenza della malavita nel nostro territorio…

E come siamo attrezzati per contrastare questo che è il problema dei problemi?

I DIRIGENTI del COMUNE di LATINA
Ebbene questa macchina amministrativa ègestita da 19 dirigent.
A parte il fatto che con 19 dirigenti su 500 dipendenti noi abbiamo una media di un dirigente ogni 26 dipendenti, media assolutamente inaccettabile.
Porto l’esempio di un comune virtuoso, quello di Trento, che ha 1500 dipendenti e attualmente sta lavorando per abbassare il numero dei propri dirigenti da 35 a 25, il che significa portare il rapporto dirigente dipendente da 42 a 60.
Ripeto noi abbiamo un rapporto di un dirigente per ogni 26 dipendenti.

Questo è assurdo.

Questi dirigenti vengono valutati in base a criteri e parametri stati individuati ne lontano 2005 dal Segretario Generale Brusca, parametri che andrebbero aggiornati perché il peso dell’operato dei dirigenti è sempre più importante all’interno di un’amministrazione, il costo sulla macchina amministrativa che spesso molti procedimenti amministrativi errati costano è pesante sulle casse della nostra città e lo vediamo con i debiti fuori bilancio che pesano per milioni di euro.

E qui voglio segnalare un’anomalia a mio avviso inaccettabile.

I dirigenti devono fornire delle relazioni rispetto agli obiettivi che vengono prefissati per ogni servizio entro la fine di ogni anno.
Ci sono dirigenti che non firmano neanche una determinazione, ci sono dirigenti che non presentano relazioni ormai da due anni, ci sono i dirigenti che costano comunque ogni anno all’Ente delle somme che in totale ammontano a oltre € 700.000 di stipendio base senza contare poi il resto che viene dato raggiungimento dell’obiettivo, ovvero a presentazione della relazione.

Io mi chiedo in che modo la spending review vieni attuata nel nostro comune rispetto ad una dirigenza che va valutata, sindaco?
E questi sono temi importanti.
Questi sono temi cui dobbiamo dare risposte attraverso una gestione che non deroga alle norme, che non forza la norma per poter ottenere il raggiungimento di un obiettivo privato, personale.

In questi anni di vostro governo è stata gradualmente depotenziata l’avvocatura comunale, appesantendola con contenziosi di minima importanza come quelli della TIA per poi andare a chiedere pareri pro veritate e spendere soldi pubblici per usare avvocati esterni all’ente aumentando così il livello clientelare delle relazioni.
Ricordiamolo il parere proveritate di € 10mila sulla variante di Borgo Piave…

Troppe volte invece questa amministrazione si è trovata a lavorare, ha scelto di operare al limite del legittimo se non oltre il limite della legalità, e questo ce lo sapranno dire soltanto le inchieste che andranno avanti.
Inchieste sindaco che pesano eccome!

PERENNI PROROGHE
In commissione sport abbiamo sempre sottolineato come fosse anomala la gestione del campo sportivo Francioni, come fosse anomala la gestione del campo sportivo senza un rinnovo del contratto, come fosse anomalo che nessun provente entrava nelle tasche del Comune di latina con una società che stava riscuotendo un grande successo, e quindi, anche economicamente, doveva e poteva contribuire alle casse dell’ente pubblico.
E invece avete fatto finta di niente.
Sono dovuti intervenire i giudici con le loro inchieste.

Si va avanti in regime di proroga su troppi fronti: ricordiamo le concessioni per impianti sportivi, proroghiamo gli incarichi con firme di un capo di gabinetto che non possono essere ritenute valide, proroghiamo incarichi a dirigenti che non presentano le relazioni del loro operato per l’anno precedente, proroghiamo per le mense, proroghiamo per le strisce blu, rimandiamo le scelte importanti, rimandiamo il tema del cimitero, rimandiamo il tema della metro, rimandiamo il tema del regolamento dei contributi alle associazioni che è pronto e non viene mai portato in votazione per essere adottato…
Ma qui parliamo di elargizioni ad associazioni con l’unico criterio che sono amiche di chi governa perché ancora non avete portato in votazione il regolamento per l’assegnazione di contributi!!!!!!

Lei è assolutamente coerente: in perfetta continuità con le linee di inizio mandato, caro sindaco. lo ripeto, lei è perfettamente in linea con se stesso, con il se stesso che ha governato fino ad oggi.
Non le sto a raccontare lo stupore delle persone che mi hanno chiamato per chiedermi se ci fosse altro rispetta le linee di fine mandato: si aspettavano che il documento che noi andiamo a votare in questo consiglio fosse più approfondito più preciso, che riportasse dettagli ed elementi più chiari.
E invece no.
Ho dovuto dire che era tutto lì. E commenti sono stati: “ma questo è il niente del niente”!
Faceva prima a fare un tweet.

URBANISTICA PARTECIPATA
Punto 3 Urbanistica e Territorio.
Ma secondo lei, a fine mandato, è possibile redigere un nuovo Piano Urbano Comunale Generale impostato sul minor consumo del suolo e sul recupero urbanistico di aree dismesse di siti degradati?
Ma come fa a credere possibile una cosa del genere? Non era forse da fare a inizio mandato? Perché non l’ha fatto?

Tra l’altro la nostra amministrazione si è dotata già da due anni di un ufficio e di un dirigente addetto all’urbanistica partecipata.
Ora, l’urbanistica partecipata è un tema assolutamente complesso, moderno, e che risponde alle esigenze di partecipazione dei cittadini che in questi ultimi tempi abbiamo visto prorompenti nella nostra città.
Rispetto a questo servizio di urbanistica partecipata io feci due anni fa un’interrogazione perché non comprendevo come mai il dirigente che veniva selezionato per questa importante settore non potesse essere anche un architetto un ingegnere, ma, secondo la nostra amministrazione, doveva essere unicamente un avvocato.

Ma andiamo a leggere quali sono i compiti di questo dirigente addetto alla urbanistica partecipata: attività di consulenza e supporto tecnico giuridico per la predisposizione degli strumenti di governo e trasformazione territoriale, con particolare attenzione alle possibilità perequative al coinvolgimento dei soggetti sociali nella costruzione delle scelte di piano: ripeto il coinvolgimento dei soggetti sociali nella costruzione delle scelte di piano.
Sono andata a ricercare la relazione che la dirigente ha fornito all’ente per poter ottenere nuovamente l’incarico come  dirigente del servizio urbanistica partecipata: a parte il fatto che non risultano relazioni all’ufficio controllo del Comune di Latina preposto al controllo e alla valutazione dell’operato dei dirigenti, bensì la relazione che mi è stata fornita era la copia di quanto serviva semplicemente per poter aver rinnovato l’incarico per l’anno successivo, ma a parte questo ripeto, le parole contenute nella relazione, ovviamente, contenevano il senso dell’urbanistica partecipata ma ahimé, non hanno realizzato nulla di tutto ciò altrimenti non avremmo avuto cittadini che insorgono e che si sentono violentati da una classe politica che opera unicamente a favore degli operatori edili, dei costruttori, e degli interessi privati.

Ma cosa quest’amministrazione non ha messo in campo?
L’urbanistica partecipata prevede un ufficio che si occupa unicamente di interfacciarsi con gruppi di cittadini suddivisi per aree a seconda dei vari interventi che devono essere operati su porzioni di città, per avviare un dialogo e proporre modifiche all’assetto urbanistico ascoltare i cittadini con le loro proposte ed integrarle, infine, nel progetto finale.

Ovviamente, un ufficio siffatto, opera con personale qualificato ma soprattutto con operatori e funzionari che hanno a cuore il dialogo con i cittadini che sanno organizzare momenti partecipativi e di integrazione dei contributi.
Non ho mai visto operare la nostra amministrazione in questo senso.
Eppure paghiamo un dirigente quasi €40mila l’anno per svolgere questo servizio.
Quando si compra una casa, un appartamento, e lo si acquista anche perché di fronte c’è una bella area verde, l’amministrazione si deve far carico di comunicare ai cittadini che l’assetto urbanistico viene modificato, tanto più se si è dotati di un ufficio preposto all’urbanistica partecipata!

Non si può continuare a pensare che l’amministrazione cerca sempre di fregare il cittadino!
Non si può continuare a vivere in questo clima in cui il cittadino deve armarsi contro l’amministrazione, contro l’istituzione che deve SERVIRE la collettività!
Non è possibile che ogni categoria di cittadino debba far ricorso ai propri politici di riferimento per veder difesi i propri diritti, non le proprie velleità, i propri diritti fondamentali come quelli dei portatori di handicap che quasi scendevano in piazza x il trasporto a scuola.

MARINA di LATINA
Ma secondo lei abbiamo bisogno di un assessore alla marina? Perché CIRILLI non andava bene? Allora era lui il problema? I lavori del plus vanno avanti se c’è una macchina amministrativa esigente, corretta, che lavora dentro i tempi. Un assessore non fa la differenza.

UNIVERSITÀ:
lei ha messo dentro diritto allo studio, nuove facoltà, un campus per fare esperienze di aggregazione dentro la città…
Queste sono le ricette per un rilancio dell’università? ad un anno e mezzo dalla fine del mandato? Non dobbiamo piuttosto consolidare, rafforzare quello che c’è perché in un anno e mezzo non è possibile farlo diventare quello che lei scrive.

Concludendo: sindaco, lei ha citato Giorgio La Pira, politico e sindaco come lei, cristiano che ha iniziato il percorso di beatificazione. Il vero politico non si limita a reagire, ad eseguire, a fare “quel che deve essere fatto”, ma rischia per creare le condizioni per fare altrimenti, per fare il nuovo, per generare la città.

Il “motore” e le “poltrone”: quando la cattiva politica distrugge

C’è stata una rottura nel confronto tra un’importante parte sindacale (CGIL) e la Delegazione Trattante del comune di Latina.  La materia del trattamento economico del personale è prettamente materia di giunta e il Consiglio Comunale non ha competenze in merito.

Una considerazione però mi preme farla.

Il nostro Comune ha 540 dipendenti ed è uno tra i datori di lavoro più significativi della provincia.

Ma cosa produce un Comune?

Realizza le politiche (fiannziarie, scolastiche, di assistenza, di trasporto ecc..)

Il funzionamento della macchina amministrativa è perciò importantissimo. Le pratiche che servono ai cittadini sono svolte dai dipendenti comunali, le informazioni, i permessi, l’accesso ai documenti e alle informazioni costituiscono il lavoro che il comune deve produrre all’interno di una struttura che, perciò,  va ben organizzata.

Il prodotto di questo lavoro è misurabile?  Il cittadino di Latina è soddisfatto del servizio?

Non mi pare.

Il sito del comune, che dovrebbe consentire l’accesso a TUTTI gli atti da parte di TUTTI i cittadini, è criptico e non rende disponibili, ad esempio, le determine (atti che documentano come vengono effettivamente spesi i soldi).

Da parte del cittadino si ricorre spesso al proprio politico di riferimento per avere pratiche veloci o quanto meno la certezza che queste vengano lavorate nei tempi necessari.

Ma non dovremmo invece essere tutti uguali?  E che fa chi non ha il “santo in Paradiso”?

L’organizzazione va rivista.

Perché non abbiamo un ufficio unico che curi i rapporti con  con le realtà esterne come le associazioni di categoria, le associazioni dei consumatori, gli ordini professionali, il volontariato, la realtà militare per rilevarne i bisogni e istituire un canale unico di interfaccia?

Perché non abbiamo un ufficio unico che si occupi di tutte le partecipate invece di avere ogni partecipata in carico ad un diverso ufficio?

Perché abbiamo dirigenti che, come in un carosello, cambiano continuamente settore vanificando l’azione di controllo sugli atti e i procedimenti? Altro è la rotazione auspicata dalla legge sulla trasparenza e corruzione che, evitando la permanenza eccessiva in un settore previene clientelismi e comportamenti corrotti.

Nella situazione attuale ci sono super-dirigenti di area che non si sa bene di cosa si occupino, invece dirigenti normali con in carico 7-8 servizi ed altri con a malapena uno; mansioni più volte replicate per giustificare posizioni organizzative e società partecipate in carico ognuna ad un servizio diverso.

La frammentazione aiuta solo a gestire le cose in modo più discrezionale e meno trasparente.

L’organizzazione di un ente, che passa anche attraverso la consultazione delle parti, diventa strategica e le scelte organizzativo-gestionali hanno ricadute dirette sul cittadino.

Auspico un ritorno al dialogo perché nessuno, neanche le aziende che hanno come fine il profitto, operano al di fuori di un senso forte di appartenenza di di collaborazione con i propri dipendenti.

A maggior ragione un’azienda come un Ente Pubblico che è chiamato a produrre benessere e buona amministrazione per i suoi cittadini.

Latina: dirigenti costosi e improduttivi

«Invece di rivedere il piano economico e cercare di risparmiare l’amministrazione si barcamena tra figure apicali e di dubbia efficacia»

20140329-215804.jpg«Il Comune può e deve risparmiare ottimizzando: è d’obbligo una spending review che passa attraverso una scelta di riorganizzazione ai vertici, ma tale riorganizzazione deve tenere conto tanto dei costi quanto dei benefici». Lo dice la consigliera del Partito democratico Nicoletta Zuliani guardando alla macrostruttura dell’ente comunale e alla sua dotazione organica e auspicando un aggiornamento dei ruoli e delle responsabilità dirigenziali.

«L’attuale assetto, approvato con delibera di giunta 366/2012 – afferma la consigliera – prevede 4 dirigenti di area, ciascuno pagato oltre 100mila euro l’anno, che non si sa bene cosa facciano. Poi ci sono un direttore generale, un vice-segretario generale, un capo di gabinetto che dovrebbero tutti insieme costituire una propulsione per la nostra amministrazione, ma che al contrario rischiano di rappresentare una moltiplicazione di punti di riferimento che alimenta la confusione. La realtà è che siamo costretti ad assumere a tempo determinato giovani dirigenti nei settori urbanistica, patrimonio, economia e finanze perché servono persone competenti e produttive quando gli storici dirigenti, quelli super pagati, sono lasciati in standby in attesa della pensione a dirigere non si sa bene cosa».

Per la Zuliani l’unico criterio per comprendere la produttività di un dirigente facile da verificare anche per il cittadino, che è il vero datore di lavoro, sono gli atti prodotti, le firme in calce a provvedimenti per l’amministrazione e per la città. «Se abbiamo dirigenti che firmano migliaia di atti all’anno e altri che ne firmano una decina – sottolinea la democratica – qualcosa non va. Un carico di lavoro sproporzionato è segnale di inefficienza e inefficacia. Sembra strano poi – aggiunge la consigliera – che gli scostamenti attesi per la valutazione dei dirigenti (0-33%, 34-66%, 67-99% cui corrispondono le fasce degli incentivi) siano così indifferenziati».

«L’evidente difficoltà del sindaco è testimoniata dal continuo balletto dei dirigenti che ora devono occuparsi di un settore, ora la responsabilità di quel settore gli viene tolta, ora gli viene ridata». La Zuliani cita a tal proposito dei casi concreti: «Solo due mesi fa abbiamo assistito all’avvicendamento di 5 dirigenti in sette settimane ai Servizi sociali. Altro esempio eclatante è l’avvicendamento al servizio Viabilità con il caso Urbania, costato alle casse comunali milioni di euro: anche qui tanti dirigenti, ma nessuno che si fosse accorto del danno erariale che si andava configurando».

«Quando c’è un avvicendamento frequente – sottolinea ancora la Zuliani – nessuno si prende la responsabilità della paternità di un atto amministrativo e di tutti i suoi passaggi. Ciò è causa anche di disservizi e danni in ordine al pagamento delle fatture alle ditte che lavorano per il Comune o della revoca di finanziamenti importanti come successo per la scuola di via Cimarosa, che abbiamo dovuto sostenere con soldi di bilancio avendo perso il finanziamento regionale».

«Un’amministrazione è credibile – conclude la consigliera Pd – quando si fa carico di atti coraggiosi a favore dei cittadini invece di curare gli interessi di un’élite costosa. Il tempo dei privilegi è finito per tutti».

Il Comune cancella i servizi per assumere nuovi dirigenti

La consigliere comunale del Pd Nicoletta Zuliani denuncia: vendono la farmacia comunale ed esternalizzano un asilo nido per pagare nuovi dirigenti amministrativi, per continuare a stipendiare lo staff del sindaco e per assumere sei vigili urbani per soli tre mesi.

La farmacia comunale sarà venduta e il terzo asilo comunale sarà esternalizzato: contrariamente a quanto hanno fatto credere il sindaco e l’assessore tolgono i servizi ai cittadini per promuovere nuovi dirigenti in Comune”.

Una denuncia ferma e indignata quella della consigliera comunale del Partito democratico Nicoletta Zuliani relativa alla programmazione triennale del fabbisogno del personale per il triennio 2012/2014 deliberata dalla giunta comunale di Latina.

Nel documento l’amministrazione ha scritto nero su bianco che “il personale addetto alle Farmacie Comunali non viene computato dall’esercizio finanziario 2013 in virtù della programmata vendita di una delle due  farmacie comunali” e che è “previsto l’affidamento all’esterno di un terzo asilo comunale”.

Tolgono servizi ai cittadini, soprattutto alle fasce più deboli – commenta la Zuliani – per assumere nuovi dirigenti. Un servizio come la farmacia, tra l’altro, che si può autofinanziare. Ci sono già troppi dirigenti in Comune (considerando i dirigenti di settore cui si sono aggiunti i dirigenti di area voluti dal commissario prefettizio), il problema dell’organico del Comune di Latina riguarda invece gli impiegati: ne dovremmo avere 1.020 mentre abbiamo solo 558dipendenti di servizio di ruolo. La maggioranza vuole svendere o cancellare i servizi per pagare tre nuovi dirigenti, sei agenti di polizia municipale per soli tre mesi e per continuare a pagare gli stipendi al personale dello staff del sindaco”.

I sei agenti di polizia locale (un dirigente, un istruttore di vigilanza e 4 operatori) saranno assunti attingendo alle graduatorie degli altri Comuni, perché a Latina una graduatoria non c’è. “Con quale criterio saranno scelti i Comuni?”, si chiede la consigliera.

Quando è stata approvata in giunta la programmazione triennale l’assessore Sovrani, che aveva asserito  di voler “lanciare un segnale nei confronti dei cittadini, assicurando che stiamo cercando di fare ogni sforzo possibile per garantire un miglior servizio alla città con i mezzi a nostra disposizione“, era assente. (leggi le dichiarazioni)

Noi riteniamo che non serva assumere nuovi dirigenti – conclude Nicoletta Zuliani – ma altro personale. La grande bugia raccontata da sindaco e assessore emerge dalla lettura del bilancio: i cittadini saranno privati di un importante servizio per pagare stipendi altissimi ai dirigenti”.