Ingegneri, architetti, geometri costretti a scendere in piazza per denunciare l’immobilismo di un intero comparto della macchina amministrativa è uno spettacolo che mi mancava.
A me è sembrato più che altro un urlo di disperazione quello che un pezzo della città ha elevato ieri mattina.
Ogni settore risponde a dei precisi bisogni dei cittadini e migliaia di cittadini si ritrovano a subire tempi biblici per semplici pratiche di certificazione di destinazione d’uso necessarie per un semplice atto di vendita.
Tutto fermo: dai più banali certificati alla più complessa progettualità che neanche nominiamo.
La regione e il governo hanno avviato misure coraggiose finalizzate alla riattivazione di una parte importante dell’economia, l’edilizia, ma un’edilizia sostenibile: ecco quindi la legge sulla rigenerazione urbana e l’ecobonus.
E il nostro Comune che fa?
Resta fermo come ai tempi delle inchieste giudiziarie.
Le pratiche di condono edilizio, pratiche che sono un obbligo di legge da ottemperare e rappresentano un entrata sensibile per le casse comunali, sono immobili; la revisione dei PPE è appena iniziata; l’ufficio di piano operativo solo da qualche mese e si comprende che risultati non ne vedremo.
Tutto fermo, imbrigliato nella morsa della più completa disorganizzazione, con uffici che contano meno dipendenti oggi che all’inizio della consiliatura, e questo per acclarata incapacità di gestire politiche del personale, e strutturare gli uffici in modo che funzionino a dovere.
Questa protesta di ingegneri, architetti e geometri è la dimostrazione di uno scollamento di questa amministrazione col mondo reale, e della debolezza politica che ha messo le proprie scelte nelle mani altrui.