INTERVENTO MOZIONE DI SFIDUCIA
4 giugno2015
Mi dispiace che il sindaco sia uscito dall’aula: avrei voluto rivolgermi a lui, ma lo farò a Lei, Presidente, e a tutta l’aula.
Oggi siamo qui per argomentare, discutere e votare una mozione di sfiducia al sindaco, alle sue scelte, ai suoi collaboratori, ai suoi risultati.
Il fallimento di un’amministrazione non è mai un motivo per esultare, io non festeggerò.
Non stiamo giocando a carte, non è una partita di calcio, qui si tratta di decretare il fallimento di una cosa seria, il progetto di una città, progetto al quale noi – lo vogliamo dire – non abbiamo mai creduto fin dall’inizio.
Quel progetto al quale tanti cittadini hanno guardato, in cui hanno sperato, e dato fiducia, oggi dobbiamo constatare era soltanto un “libretto dei sogni” per il popolo, perché in questo palazzo si è fatto tutt’altro.
E proprio per questa ragione il crollo di questa amministrazione non è motivo di esultanza, perché in questo progetto che ripeto, era fasullo per l’80 %, erano però riposte le speranze della maggioranza dei miei concittadini.
Gli stessi concittadini che ora guardano alla nostra città e fanno le loro considerazioni: Latina è sommersa dal degrado (diamo uno sguardo attorno: erbacce, le passerelle a mare inutilizzabili, buche rattoppate anche nelle strade di nuova concezione, immondizia, scuole in condizioni drammatiche), Latina è sprofondata nell’immobilismo, in un baratro.
E quindi voglio rivolgere all’onorevole Maietta che ha fatto dichiarazioni in tal senso proprio ieri.
Signori, noi nel baratro ci siamo già!!
Abbiamo già visto le scene dei morti che aspettano sepoltura, abbiamo già visto le scene delle dimenticanze nel bilancio pari a €100mila per gli asili nido, abbiamo già visto le scene della finanza, della magistratura che irrompe negli uffici per prelevare documenti e carte per accertare fatti illeciti, abbiamo già visto aprire indagini importanti che coinvolgono sindaco, assessori, consiglieri della maggioranza, dirigenti…
Siamo costretti a violare la duna perché le passerelle non sono agibili, siamo costretti a chiedere aiuto ai cittadini per il verde o alla Protezione Civile, ci manca l’esercito! Se questo non è baratro…
E i latinensi non la riconoscono più.
Addirittura grazie al suo operato, al suo cattivo operato, alcuni rimpiangono il precedente sindaco, Vincenzo Zaccheo, quello che è stato l’iniziatore e l’origine delle storture contrattuali della Metro, di Urbania, della Ipogeo, il responsabile di mostri edilizi perché mai portati a termine come la cittadella giudiziaria e l’ex-icos, quello che non ha vigilato sulla Latina Ambiente ecc… storture che lei, sindaco, avrebbe dovuto raddrizzare sin dall’inizio, sin dai primi giorni.
Fatto salvo prometterlo in ogni occasione dal primo consiglio, quello d’insediamento di questa amministrazione fino all’ultimo, quello di novembre dove sono state votate le sue linee di fine mandato…
Perché vede sindaco, per governare una città e farlo bene non basta avere tanta buona volontà, come molti dei suoi assessori hanno sempre affermato quasi a farsene scudo per giustificare le proprie incapacità.
Non basta mettercela tutta.
Non basta neanche avere una grande carica umana come devo riconoscerle, lei ha e in grande misura.
Dal punto di vista tattico, lei ha fatto bene a puntare su questa sua carica umana, perché la maggior parte dei cittadini non riescono ad entrare nei meccanismi interni alla politica locale: valutano quello che vedono, e quindi la sua vicinanza umana, la sua presenza, la sua carica di simpatia… E per questo le accordano il loro sostegno e il proprio consenso elettorale senza però andare ad accertarsi della capacità di governo che un sindaco necessariamente deve garantire, e la capacità di governo è un elemento che richiede ben altre qualità; la simpatia, la buona volontà, il “mettercela tutta” non bastano. E prima o poi i cittadini se ne accorgono perché saranno poi i risultati delle condizioni della città che peseranno sulla valutazione finale.
E sono proprio quei risultati che i cittadini non vedono che oggi fanno sentire la città tradita e dimenticata, sostanzialmente in un baratro.
Tra i latinensi che si sentono traditi ci sono tutti quelli che hanno creduto in lei, nel suo progetto, credendo nel suo passato (un bravo ragazzo, della destra quella buona, quella che si prende a cuore il sociale).
Quel passato fatto di gite con i portatori di handicap, di vita associativa, di partite di pallone…
A questa persona loro hanno dato fiducia e l’hanno data di cuore. E hanno sostenuto quel progetto che faceva di Latina il laboratorio della destra, quella che doveva risollevare l’Italia e di cui Latina doveva essere il prototipo… Esatto abbiamo visto il prototipo del risultato del laboratorio della destra: lo ripeto un baratro.
Poi ci sono i suoi sostenitori, quelli che facevano politica con lei, quelli che l’hanno sostenuta mettendoci la faccia, candidandosi a suo sostegno, sperando magari in qualche piccolo ruolo una volta vinte le elezioni…
Tutti questi oggi sono profondamente delusi, non solo perché quel progetto, quel sindaco non sono ciò che si aspettavano, ma perché i vari ruoli, sono stati dati a chi poteva garantire un equilibrio a sostegno della sua tenuta. Un ulteriore tradimento a vantaggio dei mercenari della politica. L’evidenza è talmente schiacciante che non hanno neanche la forza di difendere più né lei né il suo operato.
È diventato, sindaco, indifendibile.
Si ricorda quando in campagna elettorale ammesso gli errori della precedente giunta di cui lei faceva parte, e ha chiesto scusa ai cittadini rilanciando una coalizione che, aveva promesso, avrebbe ridato un nuovo volto a Latina. Beh, tutti ormai si sono accorti che non bastava l’umiltà di un “mea culpa” in campagna elettorale per riacquistare la fiducia dopo aver fatto parte della squadra di un sindaco che aveva fatto tanti gravi errori: ci vuole la capacità di governare.
E questo elemento, quello della capacità di governo, a lei sindaco, è mancato sin dall’inizio.
La governabilità è data dai numeri di un gruppo coeso, di un gruppo di persone che hanno come unico obiettivo quello di realizzare un progetto sulla città che i cittadini hanno scelto come proprio futuro, un futuro condiviso.
Melapark, casa di vetro (quindi grande trasparenza e possibilità di partecipare alle decisioni da parte dei cittadini), nuovo stadio, nuovo carcere, bilancio partecipato (!!), parco per sport minori…
Guardiamo alla coesione della sua squadra.
Prima giunta di assessori: sotto scacco dei suoi grandi elettori, ha cambiato idea rispetto ai suoi collaboratori più stretti, quelli della giunta, sin dall’inizio. Assessorato al Bilancio e Finanze, forse il più “pesante”, Giuseppe di Trento primo assessore al bilancio avrebbe dovuto poi essere arruolato come City Manager, ma non è così, primo dei mille passi indietro che ha fatto: City Manager sarà Giacomo Mignano a costo zero. Maietta sostituirà Di Trento come assessore al Bilancio prima di vincere le elezioni come Deputato alla Camera e di dimettersi. Breve interregno di Calvi come assessore al Bilancio per poi andare ai Servizi Sociali e lasciare il posto al tecnico Francalancia.
Quindi, torniamo a settembre 2011, liquida la prima giunta per rimodularne una seconda e via di seguito. Arriviamo alla sostituzione dell’assessore Fanti, protagonista da tempo immemore della scena politica di Latina, più volte assessore in diversi settori, ma piuttosto maltollerata, sia politicamente che negli uffici, sostituita da Mastrogiacomo che doveva rappresentare la valorizzazione di una parte politica, quella dell’ex Lista Polverini, che si andava sempre più differenziando da lei dal suo operare e che richiedeva di essere più considerata o ne avrebbe perso l’appoggio. Pericolo non scampato, sindaco, perché dopo pochi mesi l’assessore MASTROGIACOMO è stato sostituito da Alessandro Calvi, alto esponente di Forza Italia, per mantenere, anche questa volta, il sostegno di una parte dei consiglieri della maggioranza, quelli di Forza Italia. L’assessore Sovrani in quota UCD, partito inesistente a Latina, prima mandata via, poi ripresa qualche mese dopo ma con deleghe ridotte.
Poi la sua nuova giunta, quella della svolta, quella che doveva garantire che lei non sarebbe mai stato più tirato per la giacchetta, quella che doveva essere totalmente tecnica ma che poi si è ridotta ad esser tecnica solo per due esponenti: l’assessore all’urbanistica e l’assessore al bilancio.
Ne conosciamo tutti l’epilogo: l’ex prefetto La Rosa si dimette, la persona sulla quale forse, lei aveva riposto grande fiducia – o questo è ciò che appariva – e certo sperava che come ex prefetto La Rosa potesse garantirle una certa immunità rispetto alle storture del settore urbanistica, per ripulire, per ripristinare la legittimità degli atti. Ebbene, l’immunità l’ex prefetto l’ha garantita per se stesso uscendo fuori da quello che infine ha capito essere un gioco che non gli apparteneva.
E poi ricordiamo il recente passo indietro di tutti gli assessori di FI, e le dimissioni del Capo di Gabinetto che era stato scelto tra i migliori…, queste le ultime “perdite”.
Deleghe assessorili usate non come luoghi per esercitare le proprie competenze (interessante è la lettura dei curricula dei nostri assessori), ma come moneta per acquisire sostegno e lealtà politica. Praticamente una merce di scambio.
Uno stato dei fatti davanti al quale il cittadino non può fare altro che assistere impotente.
Ci sono due livelli di governo: quello del popolo, con la gestione di cose che servono alla vivibilità della città e dei servizi per i quali le persone vanno dal sindaco a chiedere migliorie o a protestare, e quello dei politici della propria compagine di governo che è la meno visibile ma la più importante…
Un governo coerente e compatto viaggia di pari passo su questi due fronti e realizza quanto contenuto nel proprio programma sindacale perché questo è ciò che tiene insieme e compatta una maggioranza: lavorare per il bene dei cittadini.
Ma una compagine politica, invece, non si tiene insieme quando gli interessi sono diversi, si differenziano e si discostano dal programma, o meglio, quando il programma, che altro non è che uno specchietto per le allodole che nasconde vicende oscure alla maggior parte dei cittadini, e che fanno crollare tutta un’impalcatura che in questo caso, nasconde il nulla.
Questa è la realtà, sindaco. Lei sa meglio di me che la stragrande maggioranza dei cittadini di Latina non hanno né il tempo né la voglia di seguire queste vicende che hanno un po’ il sapore di una soap-opera politica, difficile da comprendere specie se non si ha nessun amico tra gli attori principali, o si inizia a seguirle da metà puntata.
Quindi, il cittadino medio, preso dalle sue cose e dai suoi problemi non può che fare un’analisi rispetto unicamente a ciò che vede: negli ultimi giorni la città è piena di sacchi dell’immondizia non ritirati, odori nauseabondi, le buche per le strade che vengono rattoppate alla meno peggio le rendono simili a strade di campagna, giardini diventati giungle per errori nei bandi, per la burocrazia… e si imputa al sindaco la responsabilità di questo caos.
Giustamente.
Sempre lo stesso cittadino medio vede recapitarsi a casa una lettera da parte del Comune che chiede la cosiddetta tassa sui morti. Poi vede la sua città arrivare alla cronaca nazionale proprio per questa cosiddetta tassa sui morti e non capisce o non ricorda l’origine di questa assurdità, non comprende, e imputa al sindaco questa responsabilità: poi si informa, gli viene detto che la tassa è annullata, no non è annullata è sospesa. Poi dai giornali apprende che non è neanche così…
E i soldi dei cittadini buttati per la Metro, Urbania che non onora il suo debito nei nostri confronti, scappa e il Comune sta zitto, la scuola di via Cimarosa, il raddoppio della ciclabile, i mancati finanziamenti per documentazione incompleta, le innumerevoli indagini giudiziarie, e i piani particolareggiati… noi, sindaco, non molliamo.
Sulla questione dei piani faremo quanto in nostro potere per continuare a mantenere alta la guardia su questo tema, in regione faremo tutto il necessario per continuare a vigilare perché tecnici si sono espressi e questo è un tema che non riguarda solo questioni burocratiche, riguarda la vita dei cittadini, che deve essere l’unico bene di chi amministra una città.
Ricordo che la prima eccezione che sollevai sul cimitero fu il pagamento delle utenze: a novembre 2011 sollevai questa questione che si portava dietro tante altre questioni relative a questa convenzione, come il non risolto del contributo che oggi si è definito in questi €15 che devono pagare i cittadini poi sospeso ecc…
Come partito democratico abbiamo richiesto numerosissime volte la discussione di questo punto all’ordine del giorno in commissione bilancio, in commissione sanità, ma mai c’è stata la volontà da parte della sua amministrazione di affrontare il problema o di affrontarlo in tutta trasparenza davanti alla città che anche noi rappresentiamo.
A distanza di quattro anni, ben quattro anni assistiamo ancora ad un non definito, non deciso, che porta disordine nelle casse comunali e disordine tra i latinensi.
Questo è solo uno dei tantissimi esempi delle questioni non definite, dell’incapacità di decidere e di prendersi le responsabilità.
Questo è il modus operandi della sua amministrazione salvo poi decidere in quattro e quattr’otto ripavimentazioni, piste ciclabili, rotonde varie… l’apparenza.
La sostanza, i temi caldi, le questioni scottanti sono rimaste tutte lì a pendere come una spada di Damocle sulle teste di tutte noi.
E voglio dirle, che tra le tantissime cose che ho imparato in questi quattro anni c’è questa: mai tentare di vincere elezioni con chi non ha in cuore e in testa la realizzazione del programma, mai con chi vuole solo vincere per gestire fette di potere, mantenere prerogative e ritagliarsi spazi di interessi particolari. Va a finire male.
Questo è il cancro della politica e chi sceglie di non andare a votare ci comunica esattamente questo: la politica non è fatta per fare i propri interessi.
È per questo, sindaco, che ritengo, non semplicemente inutile la prosecuzione di questa consiliatura, bensì dannosa, perché questo immobilismo che conosciamo ormai da troppo tempo significa aprire le porte alla dittatura degli interessi forti, quelli che con i cittadini non hanno niente a che fare.