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Vittime e carnefici in politica? Non esistono.

(dal mio intervento in direzione provinciale PD 28feb2014)

In politica non ci sono vittime e non ci sono carnefici e questa lettura delle vicende politiche la trovo strumentale alle presunte vittime. Non ci sono belle persone o brutte persone. Non ci sono buoni e non ci sono cattivi.
Ci sono le scelte.
C’è la legittimità o l’illegittimità delle richieste.
Ci sono circostanze ed attori.
E nella valutazione delle scelte che facciamo, dobbiamo fare un passaggio in più: non possiamo solo valutare se l’impulso di partenza è legittimo o no. Ci sono da considerare le conseguenze. Alcune scelte, infatti, rafforzano il gruppo a scapito di qualche singolo, altre scelte rafforzano il singolo a scapito del gruppo.

E poi, signori, ci sono i numeri, e che, ci piaccia o no nel sistema meno imperfetto che conosciamo e che abbiamo adottato, ovvero la democrazia, i numeri sono i rigidi binari su cui siamo costretti a viaggiare.

Questa la condizione in cui ci siamo trovati a Latina: da una parte c’è una istanza che ha creato di fatto una spaccatura.
Richiesta legittima ma con conseguenze distruttive.
Dall’altra parte c’è stata l’incapacità di proporre soluzioni alternative o di mediazione: si riusciva solo a stigmatizzare il muro contro muro.

Strumentalizzare e parlare di nomi, di firme,  di tradimenti, di pugnalate alle spalle, è voler a tutti i costi interpretare una questione di valenza politica (decidere democraticamente all’interno di un gruppo) come una questione di guerriglia interna che non mi appartiene e non mi è mai appartenuta e continua a non appartenermi.

La questione del capogruppo è solo una parte del set di problemi che dobbiamo risolvere.

Il nostro gruppo, ha di recente arricchito le sue fila di due elementi: De Amicis e Fioravante. Giorgio coordinava ora 9 consiglieri molto eterogenei rispetto a tre anni prima: il gruppo aveva cambiato un po’ la sua fisionomia.
Omar Sarubbo, presidente della Commissione Trasparenza, prima in una riunione di gruppo poi in conferenza stampa, annuncia le sue dimissioni rimettendo il mandato nelle mani del gruppo per una verifica di metà consiliatura.
Poi, dai giornali apprendiamo delle dimissioni di Maurizio Mansutti da vice presidente del Consiglio Comunale: le motivazioni, leggiamo dal giornale, sono da intendersi come sprone e protesta nei confronti della maggioranza che traccheggia nella scelta della giunta. una scelta maturata evidentemente fuori dal gruppo.
Di fatto ci troviamo con due cariche vuote.

Al primo Consiglio convocato con all’ordine del giorno la nomina del vicepresidente non abbiamo nessun nome.
Siamo impreparati.
Chiediamo di poter rimandare il punto per il Consiglio successivo.

Da parte di cinque consiglieri viene chiesto di riconsiderare tutti i ruoli compreso quello del capogruppo difronte al quale richiesta Giorgio vuole un formale documento di sfiducia. Il documento viene redatto e firmato da 5 consiglieri su 9 (non contando il capogruppo) ponendo una questione di numeri importante.

Al Consiglio successivo, che per la seconda volta non nomina il vicepresidente, veniamo attaccati dalla maggioranza. Ancora non abbiamo il nome per sostituire Mansutti. Ancora non abbiamo affrontato la questione delle cariche vacanti.

Ovviamente non abbiamo armi per rispondere se non il silenzio e l’attesa.

Scrivo allora una nota privata a tutti i colleghi consiglieri dove richiedo di intervenire con urgenza, di vederci perché in questo modo stavamo esponendo il gruppo ed il partito ad una pubblica e palese dimostrazione di debolezza ed incapacità.

Questa, unita alle altre questioni, aspettavano di essere affrontate in una riunione che, s’era detto, avremmo dovuto tenere lunedi passato.
Il capogruppo comunica che non ha intenzione di convocare alcuna riunione.

Ecco il motivo della richiesta di riunione. Che ho firmato.

Non incontrarsi per non decidere non mi pare una soluzione utile né al gruppo, né al PD.