Tag Archives: latina

La “poltroncina” del Consigliere Delegato o un assessore di sostegno?

IMG_5128Con una inconsueta solerzia e determinazione LBC propone una piccola modifica allo Statuto Comunale: uno si aspetterebbe di trovare qualcosa di determinante per le sorti di questa martoriata città, e invece si ritrova con la proposta di una nuova figura di sistema politico: l’istituzione del Consigliere Delegato.
Quindi, oltre al Sindaco, agli Assessori, ai Presidenti e Vice-presidenti, ai Capigruppo, ai Consiglieri avremo una “poltroncina” in più.

Immagino che nessun latinense sentisse il bisogno di questa nuova “invenzione” tale da  costituire la prima modifica dello Statuto da parte dell’Amministrazione Coletta e sembra quasi avere un potere taumaturgico vista la velocità con cui ci si appressa a legittimarla.

Non sono mai stata d’accordo con questa idea, neanche quando si paventò nella scorsa consiliatura: il sindaco DI GIORGI di fatto nominò il consigliere di maggioranza Patarini delegato alle Smart City, ma non si avventurò nella modifica dello Statuto.

E non sono d’accordo neanche oggi e vi spiego il perché.

Prima di tutto non è una figura prevista dal legislatore quando ha scritto il Testo Unico degli Enti Locali. L’idea era ed è di mantenere ben distinte le funzioni spettanti agli organi di governo (la giunta ha principalmente il compito di collaborare con il sindaco nella gestione del comune come dice l’art. 48) da quelle del consiglio comunale (che ha funzione di indirizzo e controllo politico – amministrativo art. 42), da quelle del sindaco (che ha la responsabilità e la rappresentanza dell’ente art. 50). L’unco caso in cui si prevede un Consigliere Delegato dal TUEL è nell’articolo 54. Detto articolo infatti, concerne esclusivamente una specifica fattispecie relativa alla delegabilità dell’esercizio di funzioni di competenza uncamente statale.

È previsto un delegato consigliere solo nell’art.54 c.10: “il sindaco, previa comunicazione al prefetto, [...] può conferire la delega a un consigliere comunale per l’esercizio delle funzioni nei quartieri e nelle frazioni” ma solo per competenze di ordine pubblico e polizia giudiziaria.

Secondo la sentenza n. 04992/2012 del 26/11/2012, il Consiglio di Stato, Sezione Prima ha annullato, previa sospensiva, il decreto con il quale il Sindaco di Fara in Sabina aveva conferito ad alcuni Consiglieri Comunali generiche deleghe in materia di protezione civile, rapporti con i territori e istituti di partecipazione, sport; il motivo dell’annullamento sta nel fatto che “l’ampliamento delle funzioni di taluni consiglieri rispetto agli altri membri dell’organo collegiale e ingenera il rischio di interferenze sul corretto esercizio del mandato conferito dagli elettori. In altri termini, si realizza un disquilibrio tra le attribuzioni dei consiglieri e una confusione di ruoli nel Consiglio stesso, potenzialmente in grado di turbare la regolare e leale dialettica assembleare e, quindi, confliggente con il personale interesse dei consiglieri alla salvaguardia delle proprie prerogative, che sono prioritariamente rivolte a indirizzare e controllare l’attività della giunta comunale.

Tutto questo, dicono i nostri consiglieri di LBC, si supera con una semplice modifica dello Statuto in cui si prevede questo ruolo attribuito ad un Consigliere di fiducia del Sindaco.

Più che il metodo della collegialità e del lavoro cooperativo (questa è la motivazione addotta da LBC) a me sembra un uniformarsi al metodo del 90% dei comuni che hanno trovato l’escamotage per dare importanza a chi è rimasto fuori dai diversi incarichi: semplicemente una “poltroncina in più”. O un sostegno a chi non ce la fa.

Appunto:  invece di elaborare una politica nuova ed innovativa ci uniformiamo a quello che il 90% dei comuni italiani ha elaborato negli ultimi dieci anni. Wow!!! Che innovazione!

Cosa impedisce a tanti volontari di LBC che hanno fornito i loro curricula o a qualsiasi consigliere di LBC di mettersi  comunque a disposizione del  proprio Sindaco, con tempo extra dedicato allo studio e all’approfondimento di una  particolare tematica e di dargli poi il risultato del proprio approfondimento? A prescindere dall’incarico di nuova istituzione?

È necessaria l’ufficialità di una delega – a costo zero, che non comporti l’adozione di atti a rilevanza esterna, senza potere di firma – sostanzialmente uno che ti può solo approfondire e studiare un tema per riportarti le risultanze del suo studio? Il tutto in nome… della collegialità? A meno che l’assessore non sia sufficientemente capace ed abbia bisogno di un sostegno…

Comunque, Sindaco, i cittadini di Latina si aspetterano altro.

Suoni di Fine Estate: una manifestazione tutta abusiva.

“Una manifestazione, purtroppo, tutta abusiva quella di “Suoni di Fine IMG_1684Estate” perché priva di titoli autorizzatori. Il Comune di Latina ha concesso il proprio Patrocinio – anche oneroso – ad un evento che però non ha ottenuto alcuna autorizzazione da parte degli uffici preposti. Eppure è scritto che doveva ottenerli o non se ne faceva niente.

E a quanto ammontano le entrate e le spese relative al provvedimento adottato dalla giunta che recepiva le richieste della Pro Loco di Latina? Questo non è dato saperlo.

Altra domanda: perché non sono stati effettuati i controlli da parte del Comune attraverso la Polizia Locale?”.

Sono queste le domande che Nicoletta Zuliani, consigliera comunale del Partito Democratico, pone all’Amministrazione Comunale ed in particolare all’Assessore Antonella Di Muro, titolare della delega alla Cultura e promotrice della manifestazione. La consigliera democratica ha infatti depositato un’interrogazione che dovrebbe essere discussa nel prossimo Question Time.

Nella delibera di giunta si riporta che un successivo Provvedimento Dirigenziale avrebbe quantificato le entrate e le spese relative alla manifestazione. A parte che la quantificazione va fatta PRIMA di dare un permesso, il fatto è che ad oggi non risulta ancora quantificato.

“Dov’è questo documento? L’amministrazione comunale deve delle risposte ai cittadini, anche alla luce di tutti i problemi sollevati nelle settimane scorse dai commercianti del centro storico. Sorprende infatti – continuna Zuliani – la celerità con la quale la giunta del sindaco Coletta si sia riunita: il giorno successivo alla richiesta pervenuta dall’associazione richiedente, concedendo il patrocinio del Comune praticamente ad occhi chiusi.

Ricordiamo che per avere un permesso per musica dal vivo con almeno 200 partecipanti occorre la bellezza di 30 giorni. Ma qui non c’è neanche il permesso di occupazione di suolo pubblico. Il tutto veniva subordinato, infatti, all’ottenimento da parte del Presidente della Pro Loco, delle prescritte autorizzazioni previste dalle vigenti normative, per una manifestazione che si sarebbe tenuta nel successivo fine settimana: venerdì 26 e domenica 28 agosto.
Agli uffici comunali preposti al rilascio delle autorizzazioni non è pervenuta nessuna richiesta.

La manifestazione risulta, quindi, totalmente priva di autorizzazioni.

Nell’elenco dei locali comunali richiesti a titolo gratuito e senza fideiussione dalla Pro Loco comparivano, peraltro, il Museo Cambellotti e il Procoio di Borgo Sabotino, che fanno parte della lista sale concesse a titolo oneroso.

Un comportamento, a mio avviso, di evidente disparità da parte dell’amministrazione comunale rispetto a chi invece sceglie la strada della legalità, facendo una trafila lunga e piena di ostacoli per organizzare eventi culturali, il che va chiarito al più presto nel rispetto del principio della trasparenza e soprattutto della legalità”.

Si poteva fare meglio…

imageStride. E lo senti per alcuni giorni.
È come andare in discoteca quando hai la morte nel cuore.

Ormai le vittime del terremoto sembra quasi di conoscerle: la nonna e i due nipoti, la coppia trovata abbracciata, il bambino di 8 anni, il cane esausto e poi morto, il sindaco di Amatrice e il suo assessore a riconoscere i corpi prima di andare dai propri familiari… Un dramma che la tv ci mette dentro, anzi, nel quale ci catapulta e di cui abbiamo necessità di conoscere altro ed altro ancora.

Ci si prodiga in mille diversi modi: donazioni di denaro, di beni di prima necessità, circolazione di informazioni, attivazione di punti di raccolta…
Anche perché noi, in fondo, stiamo nelle nostre case e abbiamo tutto: loro non hanno più niente, neanche gli affetti. E questo ti mette in uno stato di lutto, quasi un sano senso di colpa che ti porta a condividere quello che hai con chi non ha.

Ed ecco lo stridore: i fuochi d’artificio di ieri sera erano meravigliosi: li ho visti da casa. Non avevo voglia di uscire, ma i fuochi si vedevano ed erano maestosi, ricchi, coloratissimi… a festeggiare? Facevo fatica a ricordare cosa.

Ecco allora lo stridore.
E ancora concerti in ogni borgo di Latina, in città, la notte bianca con apertura dei musei ecc…
Bello, tutto bello.
Ma stride.

È vero, come ha detto il sindaco Coletta, “La cultura può e deve essere, in certi momenti, un “luogo” di incontro per esprimere e ribadire insieme vicinanza, sostegno, incoraggiamento”. Ma la cultura deve anche sapere e volere accogliere i sentimenti più profondi della propria comunità che vorrebbe momenti di condivisione e di riflessione più in sintonia con il comune sentire di un lutto profondo come quello che oggi tutti proviamo.

È una questione di opportunità che merita scelte in sintonia con il cuore della propria comunità.

Dall’usura alla scuola alla Asl: i mondi coinvolti dalle ludopatie.

imageLa mozione sulle Ludopatie è passata e questo rappresenta un segnale importante.

Una mozione è un atto di indirizzo, è un’indicazione di percorso da intraprendere di cui tutto il Consiglio, compresi sindaco e giunta, si fanno carico pubblicamente.
In una mozione non si può elencare tutto quello che secondo il proponente va fatto, né deve necessariamente contenere dettagli vincolanti: è una spinta verso una direzione, ma una direzione chiara e precisa. E che lo abbia fatto un Consiglio Comunale all’unanimità è segnale ancora più forte.
In una mozione non si può essere esaustivi rispetto a tutti gli elementi che devono poi trovare una concretizzazione nei diversi settori, né si può essere dettagliati rispetto ad importi o aspetti economici che richiedono una evidente analisi da parte del dirigente e degli uffici di ragioneria.
Una mozione non pregiudica alcun approfondimento che può essere fatto in sede di Commissione o anche in Consiglio: essendo un atto di indirizzo, segnala una direzione. Infatti, l’adozione di un Regolamento (che gli uffici avevano nel cassetto ma che non era mai stato approvato e quindi non era efficace) è la prima cosa da fare (e la mozione la richiede): un Regolamento entra nella materia della definizione delle tipologie di gioci, dei limiti posti agli esercenti, dei controlli ecc… Poi, sul contenuto preciso degli articoli, la discussione si fa ovviamente in commissione.

Ho citato ad esempio nel mio intervento lo sportello Anti-Slot che non è ancora mai stato attivato: sono stati assegnati al Comune di Latina, come comune capofila, ben 20.000 € con una determina del dicembre 2013 da parte della regione Lazio.
Dei numerosi contatti avuti con l’Ufficio di Piano per sapere quando lo sportello sarebbe stato attivato, l’ultimo risale al marzo scorso: mi veniva detto che l’attivazione sarebbe stata imminente.
In data odierna non c’è ancora alcuno sportello anti-slot al Comune di Latina.
Oggi, con un’Amministrazione insediata, posso formulare un’interrogazione scritta all’Assessore ai Servizi Sociali per conoscere il motivo di un ritardo cosí grave e per sapere finalmente la data di apertura di questo sportello tanto atteso da operatori asl e associazioni.

Gli aspetti che le ludopatie implicano sono molteplici: vanno dalla prevenzione alla cura della malattia (il GAP è stato inserito a pieno diritto nei LEA) per i quali c’è da lavorare a braccetto con la Asl e il terzo settore che realizza progetti finanziati dalla Regione; interessano il tema della sensibilizzazione sociale e culturale del gioco come attività sociale e collettiva, non per come individuo isolato, oppure a quello del sostegno a chi fa una scelta etica rispetto al non installare o dismettere dispositivi di gioco, lotterie istantanee e gratta e vinci. In questo, ad esempio, occorre lavorare sia sul fronte eventualmente degli sgravi fiscali, sia sul fronte della costruzione di una consapevolezza del consumatore che va reso sempre più cosciente e “complice” di buone prassi: qui la scuola, col suo immenso bacino di cittadini e con la capillarità di intervento educativo può garantire un fondamentale ed irrinunciabile apporto.

C’è poi l’aspetto più doloroso, quello di devastazione economica delle famiglie coinvolte dal problema: molti si rivolgono al mercato dell’usura e questo è un fronte che vede altri attori, altri scenari, e richiede altri tipi di soluzioni che coinvolgono altri attori ancora, (Istituti di Credito, Associazioni Antiusura, Questura…) con altre implicazioni.

Non bisogna cambiare approccio: qui, al Comune di Latina, l’approccio va impostato da zero.

 

VADEMECUM per la scelta del proprio candidato

Voglio offrire una lista di punti che secondo me un candidato a rappresentare i cittadini deve soddisfare. Personalmente pretendo molto da chi vuole gestire una cosa grande come la mia città: deve soddisfare tutti i punti, nessuno escluso.

Onestà.
La prima cosa che tutti vogliamo da un politico è che sia onesto, perché la gestione della comunità comporta la gestione di soldi, tanti soldi e questo richiede una dose di onestà enorme. Ci sono elementi oggettivi per verificare l’onestà di una persona: la fedina penale, il certificato del casellario giudiziale sono certificazioni che attestano i provvedimenti definitivi in materia penale, civile e amministrativa a carico della persona. Ma ci sono anche modi meno ufficiali per capire se un candidato è onesto oppure no: vedere se rendiconta le sue spese elettorali, se paga le tasse oppure no, se si fa fare lo scontrino o la fattura, se gira con un macchinone e dichiara di essere sulla soglia della povertà, se promette lavoro o altro in cambio del voto…
Considerazione personale: il gruppo di cui faccio parte ha richiesto a tutti i candidati, per statuto, di esibire il certificato di casellario giudiziale all’atto della candidatura. I traffichini si riconoscono facilmente: basta non votarli.

Coerenza.
La coerenza si testa sulla vita e la storia di una persona in modo diacronico: in questo ci possono essere d’aiuto le persone che la conoscono e in una cittadina come Latina non è difficile: colleghi di lavoro, persone che hanno avuto a che fare con lui/lei.
Altro elemento: una persona/politico che cambia idea/partito frequentemente non garantisce certo la stabilità e l’affidabilità che si richiede ad un amministratore. Come fare per verificarlo? Basta girare un po’ su internet e fare una ricerca.
Considerazione personale: se lo/la vediamo un po’ di qua e un po’ di là, evidentemente o non ha le idee chiare o è andato dietro a qualche interesse personale che gli veniva garantito ora da questo ora da quello.

Professione.
Ce l’ha un lavoro? Questa è una domanda importantissima. Molti politici di professione non hanno “né arte né parte”, nel senso che non hanno mai lavorato, non hanno un’occupazione e se non facessero i politici sarebbero con tutta probabilità dei disoccupati. Se si va a vedere, moltissimi dei politici che ci hanno amministrato non hanno, ad esempio, un percorso di istruzione lineare né un’occupazione: i loro curricula sono nel sito del comune di Latina disponibili a tutti. Ovviamente chi vuole evitare, non specifica dove è stato conseguito il suo diploma.
Per leggere i curricula basta scrivere questo indirizzo www.comune.latina.it/cognomepolitico/
Considerazione personale: chi non lavora, ha bisogno della politica e questo pone il candidato in una condizione di dipendenza dalla politica per cui si è pronti a qualsiasi cosa pur di essere eletti.

Conoscenza della materia amministrativa.
Molti candidati, non sanno cosa sia un atto amministrativo, un debito fuori bilancio, la Pretura Regionale della Corte dei Conti, il patto di stabilità e cosa implichi; non sanno come si scrive né cosa sia una mozione, un’interrogazione, un dispositivo, un emendamento; ignorano il PEG, una posizione organizzativa, un accertamento, l’iter per l’approvazione di un regolamento…
Eppure questi sono gli strumenti di lavoro per un amministratore, sia di maggioranza che di opposizione. Conoscerli e non conoscerli fa una grande differenza: l’efficacia della propria attività.
In politica, come in chirurgia, chi  si improvvisa, uccide.
Considerazione personale: io pretendo molto da chi vuole rappresentarmi. Il fatto di sapere che sia un parente non lo rende certo un migliore amministratore, anzi aumenta la prassi clientelare. Quindi voglio che sia competente.
Uno che deve guidare un Boeing 747, ovvero la seconda città del Lazio, non può improvvisarsi pilota se ha solo portato una bicicletta: ci farebbe schiantare.

Trasparenza.
Un ex o un aspirante consigliere che si ripresenta alle elezioni o un neo candidato devono poter essere trasparenti nel loro operato passato e presente. Un modo è offerto da internet che rende disponibili, se il candidato le ha messe in rete, tutte le sue precedenti attività, i suoi interventi, le sue scelte e le motivazioni.
Considerazioni personali: chi non è “leggibile” non è trasparente e non è degno di rappresentare chicchessia perché evidentemente ha qualcosa da nascondere.

Reperibilità.
Un rappresentante del popolo deve poter essere contattato dai propri elettori con i quali è chiamato ad instaurare un rapporto di collaborazione. Se il politico fornisce il suo recapito telefonico o la sua email o è reperibile su FB o sul proprio sito significa che non ha paura di essere contattato dai propri elettori, non ha la paura del confronto ed è pronto a collaborare.
Considerazione personale: chi non fornisce recapiti di alcun genere non vuole essere “scocciato” e considera il cittadino una rottura di scatole.

Valutazione.
Questo aspetto è importantissimo. Un politico DEVE essere valutato non per la consanguineità o la parentela, ma per il suo operato. E neanche per i favori che mi ha accordato. Quanti politici forniscono elementi e materiali riscontrabili, leggibili, consultabili?
Ho elementi per valutare il suo operato in politica? È documentato e accessibile il suo lavoro tale che io possa farmene un’idea?
Facciamo una verifica su internet.
Considerazione personale: se il politico viene votato a prescindere dal suo operato, significa che, forte del suo consenso fidelizzato, continuerà a farsi i fatti suoi ogni volta che verrà eletto in cambio di piccoli favorucci (lampione davanti casa, pratiche velocizzate, asfaltatura strada di casa…)

Programmi.
Quali sono i suoi programmi per la città? Sono possibili? Sono finanziabili e realizzabili?
Molti candidati promettono titoloni da giornale senza spiegazione di come questi progetti possano essere realizzati: sogni per il popolo. È importante verificare se quei progetti siano realizzabili e come possono essere finanziati: con fondi di bilancio? Con fondi europei? Con project financing? C’è la capacità progettuale o va ricercata fuori del comune? Come viene assegnata la progettazione? Con evidenza pubblica o ad amici che hanno promesso e garantito il sostegno elettorale?
Queste sono tutti elementi che un candidato che fa proposte è tenuto ad esplicitare. Se non lo fa è preoccupante…
Considerazione personale: la fattibilità dei progetti è importante. Oggi che le risorse finanziarie sono ristrette, solo chi è veramente competente ed onesto saprà realizzare i suoi progetti.

Clientele.
Promette favori personali?
Chiunque prometta un lavoro o un interessamento personale a fatti e situazioni particolari, chiunque dia buoni benzina con bigliettini elettorali, chiunque prometta velocizzazioni di pratiche in comune o simili, chiunque vi chieda la carta di identità per verificare il vostro voto, questi usa metodi mafiosi ed è da far sparire dallo scenario politico.
Non votatelo, o Latina non resusciterà mai.

Ma ci credono davvero?

image Un fenomeno in aumento dalle ultime amministrative del 2011: a Latina tutti vogliono fare il sindaco e tutti credono che lo saranno!

Possibile che ogni candidato creda davvero di poter vincere le elezioni pur rappresentando soltanto una percentuale ad una cifra?
I sondaggi, a seconda di chi li commissiona, danno cifre diverse ogni volta: quello commissionato alla Ipr Marketing (5000 persone intervistate) dava in testa Enrico Forte con il 29% e a seguire Calandrini e Calvi al 19% con la Sovrani ad un incredibile 8% e Coletta a 15%.
La Deligo (815 persone intervistate) dice Calandrini in testa al 28% Forte al 26%, Coletta al 24%, Calvi al 14% e tutti gli altri candiati al 7%. Sovrani scomparsa…
E la domanda rimane: “Ma ci credono davvero di poter diventare tutti sindaco?”

Certo che no!
Il problema è che lo lasciano credere ai loro sostenitori.

Se i candidati ad una cifra di percentuale credessero davvero di essere eletti sindaco, sarebbero persone ingenue, e l’ingenuità non esiste in politica.

Trovo però assai improbabile che ex assessori e politici di lungo corso come Tripodi, Sovrani, Chiarato e professionisti più o meno estranei alla politica, ma non ingenui, come Lemma, Savastano, Calvani, De Monaco possano credere a questa remotissima ipotesi.
E allora?

L’unica risposta possibile è che sono dei bravi calcolatori.

Con la percentuale ad una cifra (almeno il 3,5% circa) il massimo che si può ottenere è solo una persona in consiglio comunale: il candidato sindaco.
Ma i candidati sindaco ad una cifra, i conti li sanno fare molto bene: è molto più facile avere una croce sul proprio nome già scritto sulla scheda piuttosto che far scrivere agli elettori il tuo nome sulla scheda… nell’urna, anche scrivere un nome nella riga giusta diventa difficilissimo.

Un candidato sindaco (con un 2%, 3% o 8%) sa benissimo che non arriverà mai al ballottaggio, ma lo fa credere…

E cosa succede quando, al ballottaggio, gli ormai ex-candidati a sindaco dovranno decidere chi sostenere?
Succederà questo: prima del voto andranno dall’uno o dall’altro a contrattare il peso del loro appoggio. “Cosa mi dai se al ballottaggio faccio votare te? Un assessorato? Una presidenza di commissione?”.

Ecco finalmente svelato il perché della presenza di tutti questi candidati sindaco!
Si presentano alla città come candidati a sindaco, ma con l’unica – non esplicitata – prospettiva di acquisire peso e potere contrattuale al momento del ballottaggio per ottenere qualcosa in cambio: un ruolo in giunta o una poltrona di presidente di commissione o altro ruolo.

I candidati sindaco dovranno ringraziare mille volte i loro tanti sostenitori delle liste che lo hanno appoggiano, per aver portato voti e per aver creduto in un progetto che si rivela conveniente… solo per lui, unico rappresentante in consiglio del gruppo.
E quanto conta un singolo consigliere in Consiglio? Ben poco se non “fa gruppo” con altri: non può essere in tutte le commssioni e può solo molto parzialmente venire a conoscenza di fatti che riguardano la città.  In Consiglio Comunale o si è in maggioranza, o si è in opposizione.

Ma, se alla fine della giostra i candidati sindaco dovranno scegliere di stare in maggioranza o all’opposizione, e quindi con l’uno o con l’altro candidato in ballottaggio, non era meglio mettersi insieme e fare il percorso della campagna elettorale insieme contribuendo ad un progetto comune dandogli una maggiore forza?

Non mi sembra a favore del bene comune distinguersi in campagna elettorale per poi andare a finire con l’uno o con l’altro in maggioranza o in opposizione: più onesto sarebbe unirsi prima e contribuire ad un progetto senza personalismi.

Ecco spiegato come, con una piccolissima percentuale e con un distinguo fatto all’inizio come improbabile candidato a sindaco, si ottiene qualcosa nonostante sia siano perse le elezioni.
Una bella matematica: perdi ma guadagni!!

E se non si sceglie né l’uno né l’altro candidato per il ballottaggio è come dire: “Muoia Sansone e tutti i filistei”. Alla faccia del bene comune.

La politica oggi ha bisogno di semplità di ragionamento e onestà di posizioni, non di tatticismi a servizio dei singoli interessi.
Chi crede veramente in un progetto deve essere pronto a fare un passo indietro per lavorare a quel progetto, perché l’unione fa la forza: il distinguo fa l’interesse del singolo.

La logica della frammentarietà che ha generato ad oggi 11 candidati sindaco a Latina non porterà altro che un aumento degli interessi personali. Votare un evidente candidato sindaco perdente che andrà a contrattare qualche cosa per sé al momento del ballottaggio non è solo un voto sprecato: è un voto per continuare a rovinare la città.

La crescita di una comunità ha bisogno di capacità aggregative e di riconoscimento di comuni obiettivi, non di continui distinguo.

COSA DICE QUESTO NATALE AI POLITICI

No, non dirò che il natale ci vuole tutti più uniti e più tolleranti.

img_1337.jpegL’unità, la tolleranza, il coraggio, la generosità non sono vestiti da indossare e poi togliere. Diceva Igino Giordani, padre costituente “la fede non è un cappotto che si appende prima di entrare in parlamento” sottolineando la necessità di mettere in pratica i valori cristiani sempre.

Quello che ci insegna il Natale è una cosa diversa.
Siamo in una fase politica locale difficile: il PD ha un candidato sindaco scelto con primarie partecipate e corrette (non ci sono state contestazioni o ricorsi), eppure, nonostante il vuoto della destra, non riesce a decollare a causa di interdizioni poste da chi è risultato perdente proprio alle primarie: l’eterna lotta tra due parti.
I giornali riportano con prontezza le vicendeimage

Latina Oggi
LatinaQuotidiano

Penso che in ogni ambito della vita ci sia bisogno di affinare l’arte del “saper perdere”.
A scuola cerchiamo di insegnare l’onestà intellettuale, di ammettere di aver sbagliato e di ripartire con umiltà: ci si rafforza e si cresce donne e uomini sani moralmente e con la schiena dritta.

In politica chi perde deve rialzarsi e ripartire dalla Politica con la P maiuscola, con umiltà e rinunciando a tattiche che hanno il sapore di ripicche. Le strategie per mantenere rendite di posizione dentro i partiti sono ormai riconoscibili e facilmente smascherabili: se un partito non è coraggioso nelle scelte di trasparenza e legalità, generoso nel formare e sostenere i “nuovi” al proprio interno e se non si concentra a risolvere i problemi dei cittadini non fa il suo dovere e prelude allo sfascio.

Il PD sta perdendo tempo prezioso e non permettere agli organismi democratici di procedere nel loro corso significa comportarsi come se il partito fosse più importante della città, la quale aspetta e si aspetta dal PD una dimostrazione di saper vincere per governare.
Come non capire che ora più che mai sono gli organismi a dover pesare di più delle posizioni dei singoli?

Una situazione di disunità fa venire la voglia di scappare, di mandare in malora tutto.

Ma qui arriva il vero insegnamento del Natale: un Dio incarnato è sceso negli abissi di una umanità piena di limiti e capace di orrori come la guerra, il terrorismo, la pedofilia, gli eccidi. Si è incarnato per vivere sulla propria pelle la sconfitta, la vergogna, l’abbandono fino alla morte da indegno.

E allora il Natale ci dice di non scappare davanti alle disunità, le brutture, le assurdità, bensì di entrarci dentro senza paura e lavorare senza sosta per un bene più grande e mai per i piccoli ed egoistici interessi particolari.

Mi piace chiudere con le parole di Igino Giordani che profondamente mi motivano a continuare la strada dell’impegno politico.

Pare a molti che la politica sia un’attività inferiore, ed equivoca, da lasciarsi ai maneggioni: e non capiscono che se dalla politica si allontanano gli onesti, il suo campo è invaso dai disonesti: e la politica tira con sé tutta la nostra vita, da quella fisica a quella morale; e una politica fatta da disonesti porta alla guerra, ai dissesti finanziari, alla rovina della ricchezza pubblica e privata, al malcostume, al disprezzo della religione, alla manomissione delle famiglie… Se la politica è sporca, insomma, va ripulita: non disertata.” (La Rivolta Morale, 1945)

Ecco l’augurio per questo Natale: saper accendere la luce del Natale nel buio degli angoli della nostra vita.
Nicoletta.

Viale Italia e lo sdegno per gli alberi tagliati

imageViale Italia desta sentimenti forti oggi, senza le chiome dei pini che lo limitavano in una cornice di architettura tipica latinense. Giornali e social hanno gridato allo scempio o hanno azzardato risposte.
imageIl problema è un altro.
Non è la scelta di tagliare gli alberi: il vero problema è che ci si sente come se venissero eliminati dei mobili in casa propria senza il proprio consenso.
Il problema è condividere le scelte CON CHI vive la città.
Come per me a scuola: è sbagliato entrare in classe, iniziare a fare lezione senza esplicitare agli alunni qual’è lo scopo di quella lezione e di quelle attività: se non lo facessi, sarebbero distratti e non motivati per tutto il tempo.

Rendere PARTECIPI significa costruire COESIONE.

Evidentemente il Commissario Barbato sta intervenendo in emergenza su vari fronti, come per esempio per i pini di Viale Italia in emergenza sicurezza, e senza dover cercare particolare “feeling” con la cittadinanza (il suo compito non è avere il consenso dei cittadini).
La reazione della cittadinanza però fa capire quanto sia importante la fase della progettazione partecipata.
Cosa ha progettato il Comune per Viale Italia? Lo sanno i cittadini? Quali alberi pianteranno? Come sarà il viale una volta terminati i lavori di piantumazione delle nuove piante? Ci saranno nuove piantumazioni? Quale sarà il risultato finale e fra quanti anni lo vedremo?
Chiunque amministri domani non potrà non tener conto che i cittadini sono pronti a qualsiasi sacrificio a patto che sia chiaro il motivo del sacrificio, a patto che sia chiaro quale sia l’obiettivo finale e soprattutto che sia condiviso.

Si potrebbe ad esempio utilizzare il sito del Comune per esplicitare per ogni intervento quale sia l’obiettivo finale, gli strumenti, i tempi eccetera…
È impensabile che i cittadini che passano per una strada non comprendano che cosa stia accadendo e siano costretti a chiedere agli operai che cosa stiano facendo. È una grave responsabilità di chi amministra: lasciare nel buio e nel più completo disorientamento i padroni della città che sono i cittadini.

Le scelte non vanno rendicontate solo alla fine dell’anno con atti amministrativi e chiusure di bilancio: vanno condivise sin dall’inizio e rendicontate in itinere, esplicitando i progetti e i motivi che hanno portato a quelle scelte attraverso mezzi e strumenti accessibili a tutti.
Non esiste per me altro modo di intendere l’amministrazione della città: partecipare, rendere visibile l’obiettivo e condividere con la cittadinanza che vive e il fruisce degli spazi della città, mezzi metodi e tempi di realizzazione delle opere.

E non esiste neanche altro modo di insegnare :-)

Perché i sindaci si mobilitano per Enrico Forte?

imageLa lettera di sostegno nei confronti di Enrico Forte da parte di 10 sindaci della provincia pubblicata oggi dai giornali locali ha messo un po’ in subbuglio il PD.

Facile pensare che il sindaco di Latina sia un affare tutto interno alla città.

Ingenuo crederlo.

Io invece ringrazio i sindaci per averci dato motivo di riflessione. Una riflessione che già in qualità di ex-consiglieri comunali (Porcari, Fioravante, De Amicis ed io) avevamo proposto.

Le province, sappiamo, hanno vita brevissima e verranno in sostituite da contesti di “area vasta”. L’area territoriale extra comunale raggrupperà i vari comuni per distretti o bacini di utenza a seconda della tipologia del territorio e del servizio che dovrà offrire. Il nostro territorio è già diviso, infatti, in vari ambiti: distretti sanitari, ATO per la gestione dell’acqua, dei rifiuti, le scuole…

Il sindaco del capoluogo di provincia non dovrà solo occuparsi della cura della propria città, bensì sarà chiamato a “pensare se stesso” al di fuori del perimetro ristretto del proprio comune. Avrà un ruolo di grande peso nel rappresentare e nel gestire le dinamiche extra comunali.

Non solo.

Sarà il naturale propulsore rispetto alla valorizzazione delle risorse di tutto il territorio extra comunale – che lui deve dimostrare di conoscere nei particolari o non servirà a nessuno – anche finalizzato alla creazione di legami sovra-comunali a livello regionale, interregionale ed europeo, per i quali non basta affatto la sola buona volontà o la sola onestà.

Il sindaco di Latina dovrà essere un conoscitore del territorio e delle dinamiche istituzionali extraterritoriali: un uomo con una intelligenza istituzionale ed una competenza che non si improvvisa dall’oggi al domani.

Si capisce, allora, la premura dei 9 sindaci della provincia nei confronti di Enrico Forte in quanto candidato alle primarie…
Come dar torto a chi vede in lui, a giusta ragione, la persona esperta ed onesta che può finalmente far uscire il nostro territorio dall’isolamento in cui ci ha relegato una politica ignorante e tutta concentrata ad arricchire i pochi potenti e a restituire favori elettorali?

Ecco perché l’elezione del sindaco di un capoluogo di provincia desta tanto interesse anche al di fuori del perimetro comunale.
Ecco perché le riflessioni da fare sono molte e richiedono di uscire dal proprio piccolo orticello, ma soprattutto… di raccontarla tutta agli elettori.

Il “patto indelebile”.

imageA seguito di un’operazione con indagini durate un anno, la nostra polizia di Stato è riuscita ad  inchiodare un sistema malavitoso che aveva messo le radici nella nostra città da molto tempo, operando in diversi settori e ingraziandosi benevolenze presso alcuni politici.
Tutti sapevano, tutti ne parlavano.
In tanti si osservava e ci si chiedeva come potevano taluni agire indisturbati e alla luce del giorno ostentando arroganza e disprezzo delle regole.

Un sistema, un’organizzazione che evidentemente godeva di coperture politiche perché la spavalderia che caratterizzava le loro azioni non poteva essere che protetta, a sua volta, da un qualche burattinaio potente che poteva muovere anche altri fili e decidere chi toccare e chi non toccare: da qui il nome dell’operazione Don’t Touch.

E come in un campo coltivato esiste erbaccia, zizzania ma anche piante buone, così la nostra Latina ha dimostrato di essere anche qualcos’altro, non solo una città pigra ed assuefatta. Ieri tanti di noi hanno colto la bellissima occasione per dimostrare che l’ABC della convivenza sta nel riconoscimento e nel rispetto delle regole che ne sono alla base, e che senza queste regole si vivrebbe come in un Far West: paura e dominio del più forte di turno.

E invece no. E non dipende solo dalla polizia.

Dovunque lavoriamo, dovunque operiamo, dovunque siamo anche con il nostro semplice respiro dobbiamo esprimere che la legalità e il rispetto delle regole sono l’ossigeno che deve scorrere nelle vene della nostra città, attraverso i rapporti interpersonali, attraverso la limpidezza delle nostre relazioni, attraverso la trasparenza del nostro agire, nella scelta di cui è carica ogni nostra azione quotidiana: dal rispettare il rosso, dal fare una segnalazione, dal rispettare gli orari di lavoro, all’andare a raccontare quello che viviamo sulla nostra pelle, come ci ha chiesto il Questore De Matteis, sicuri di trovare nei poliziotti “chi lavora senza orario, con grande sacrificio e fatica, che rinuncia alla famiglia, che rischia la pelle tutti i giorni“.

Siamo in tanti, tantissimi che vogliamo il rispetto delle regole senza deroghe e ieri abbiamo alzato una denuncia corale nei confronti di chi se ne beffa, e abbiamo alzato forte un grido di riconoscenza a chi si è esposto per farla rispettare: GRAZIE.

imageUn grazie CORALE.

Ieri abbiamo stretto un patto indelebile tra noi cittadini e forze di polizia, un patto che in quanto cittadini, ci domanda di più, esige un surplus di reattività: non più spettatori, non più osservatori critici, ma protagonisti e padroni del nostro territorio.

Ieri, in coro, abbiamo cantato un meraviglioso canto di libertà.