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POLITICA del PERSONALE: L’AMMINISTRAZIONE COLETTA HA FALLITO.

img_0839Non è affatto come la vuol far apparire l’assessora: vi do’ qualche numero:

- 31 dicembre 2016 n. 514 dipendenti (fonte: DGM 67 del 2/3/2017)
- 31 dicembre 2017 n. 525 dipendenti (fonte: DGM n° 79/2018 del 09/02/2018).
- 26 novembre 2018 n. 517 (fonte: accesso agli atti).

Questi numeri  smentiscono l’assessora al personale del Comune di Latina e chiedono una lettura più schietta e onesta. Le cifre fotografano la realtà del personale del comune di Latina: oggi abbiamo 8 dipendenti in meno rispetto ad un anno fa, e solo 3 in più rispetto al momento dell’insediamento dell’amministrazione Coletta.

Che ci siano state, come ostenta l’Ente, 83 assunzioni dall’inizio della consiliatura è un dato che rivela la totale inadeguatezza della politica assunzionale ma soprattutto della gestione del personale: dove sono gli effetti concreti del tanto lavoro dichiarato dall’assessora? E a quanto ammontano i costi di delle assunzioni operate con scorrimento di graduatoria e che hanno generato il risultato di soli 3 dipendenti in più dall’inizio dell’era Coletta?

L’assessora al personale ha dichiarato che le legittime aspirazioni dei dipendenti sono alla base delle richieste di mobilità o di trasferimenti: di solito si aspira a posti che remunerino maggiormente o dove sussistano condizioni di avanzamento di carriera: ma quando si sceglie di andare in comuni più piccoli? Né lo stipendio né la carriera migliorano: chi va via è perché non ne può più di un ambiente gestito male e organizzato peggio, altro che benessere organizzativo! Il malessere, che i numeri stigmatizzano impietosamente, fa preferire uno stipendio più basso, un comune più piccolo, fa preferire di lavorare lontano dal comune di residenza  casa e mettersi in macchina ogni giorno piuttosto che rimanere al Comune di Latina con questa organizzazione e gestione.

Non uno ma vari dirigenti che questa amministrazione ha scelto, dopo aver sperimentato la pessima organizzazione, scappa da una realtà certamente complessa ma rivelatasi insostenibile per come viene gestita e diretta: basta andare a vedere quanti dei nostri dipendenti chiedono di partecipare a selezioni pubbliche di altri comuni…

Continui spostamenti di dirigenti (ultimo caso è il dirigente assunto perché laureato in architettura ma utilizzato in settore diverso), le rimodulazioni di servizi, lo sdoppiamento di funzioni all’interno dello stesso servizio (Decoro e Patrimonio), servizi “ribattezzati” che cambiano nome, dirigenti costretti a ricorrere ad avvocati per difendere le proprie prerogative, sono tutti elementi sintomatici di una situazione di confusione e cattiva gestione dei rapporti, che si naviga a vista e non si ha per nulla chiaro come si organizza e si gestisce una macchina amministrativa.

Possiamo anche assumere 200 dipendenti, ma se se ne vanno via 250 ce ne ritroviamo con -50.

Ritrovarsi a metà mandato con questi risultati significa aver sbagliato tutto.

Il sindaco Coletta apra gli occhi e guardi con coraggio dove sta la falla, perché la barca sta affondando.

 

Le “pedine” di Di Giorgi

comunediLatinaL’impressione che si ha quando si conoscono i dipendenti comunali è quella di un personale mortificato, senza più motivazione e senso di appartenenza. Stress, conflittualità, ingiustizie organizzative, scarsa circolazione delle informazioni, mancanza del riconoscimento e della valorizzazione delle competenze, obiettivi organizzativi poco chiari, incoerenza tra enunciati e pratiche organizzative: tutti fattori che disorientano e non mettono in condizione di svolgere un buon lavoro a chi opera negli uffici”. Questa burn outdisorganizzazione si rispecchia nella qualità del servizio che il Comune eroga al cittadino, sotto forma di finanziamenti persi, bandi fatti in ritardo e determine illegittime di affidamento lavori che servono, ad esempio, per ripristinare la sicurezza delle strade, nelle scuole, la sicurezza degli impianti e tutto ciò che riguarda l’azione amministrativa di una città.

L’errore che si fa è pensare alla macchina amministrativa come un insieme di pedine, che possono essere spostate a piacimento e a cui possono essere attribuite funzioni senza tenere minimamente conto della “risorsa uomo” che rappresentano. Questo accade perché i giochi di potere superano la funzione di servizio a cui l’Ente sarebbe deputato. Pensiamo, ad esempio, al continuo cambio dei dirigenti fatto in nome dell’anticorruzione, di fatto utilizzato per punirne alcuni, o indirettamente impedire il lavoro di altri: questo blocca gli atti amministrativi e sottopone il personale a tempi di lavoro innaturali, con accelerazioni fortissime sotto scadenza e con una conseguente altissima probabilità di errore. È per questo che, in alcuni casi, il Comune arreca anche danno a se stesso, restando lontanissimo dal concetto di benessere organizzativo auspicato dal Ministero. Mi riferisco a tutta la normativa varata e perfezionata nel corso degli ultimi 15 anni, trasversale a tutti governi, vòlta al raggiungimento del benessere organizzativo della Pubblica Amministrazione: dalla legge 142/90, che anticipa l’elemento della partecipazione, alla legge 241/90 sulla trasparenza del procedimento amministrativo. Dalla legge Bassanini in poi, per legge e per vocazione l’amministrazione di un ente pubblico deve essere capace di raccogliere le attese, i bisogni di chi è sul territorio e che attende decisioni importanti per la loro vita.
Oggi a Latina non c’è collaborazione tra gli uffici, ma si tende a mantenere uno “status” in modo del tutto simile ad un sistema feudale.

Ecco due esempi di pessima organizzazione del Comune, parliamo dell’ufficio Controllo di Gestione: non è mai è stato reso operativo.
Non si sa chi ne faccia parte, ma si sa che ciò che dovrebbe non viene fatto, come il controllo sui report delle società partecipate, tutte fuori controllo, e che dovrebbero arrivare ogni 3 mesi.
Altro esempio di pessima gestione è la distribuzione dello straordinario del personale: è fatta a seconda del numero dei dipendenti e non secondo il bisogno che c’è nei vari uffici: ne risulta quindi che, dove ci sono più dipendenti arriva più straordinario, mentre in un ufficio che è sotto organico, ne riceverà meno pur lavorando di più.

Le prossime elezioni Rsu per il rinnovo della rappresentanza sindacale in Comune sono un valido strumento di cambiamento e di risoluzione dei problemi dei lavoratori: mi auguro una grande partecipazione, perché sono convinta che essa sia sempre la risposta assertiva a qualsiasi problema. Nessuna battaglia viene vinta se si resta a guardare.

Il “motore” e le “poltrone”: quando la cattiva politica distrugge

C’è stata una rottura nel confronto tra un’importante parte sindacale (CGIL) e la Delegazione Trattante del comune di Latina.  La materia del trattamento economico del personale è prettamente materia di giunta e il Consiglio Comunale non ha competenze in merito.

Una considerazione però mi preme farla.

Il nostro Comune ha 540 dipendenti ed è uno tra i datori di lavoro più significativi della provincia.

Ma cosa produce un Comune?

Realizza le politiche (fiannziarie, scolastiche, di assistenza, di trasporto ecc..)

Il funzionamento della macchina amministrativa è perciò importantissimo. Le pratiche che servono ai cittadini sono svolte dai dipendenti comunali, le informazioni, i permessi, l’accesso ai documenti e alle informazioni costituiscono il lavoro che il comune deve produrre all’interno di una struttura che, perciò,  va ben organizzata.

Il prodotto di questo lavoro è misurabile?  Il cittadino di Latina è soddisfatto del servizio?

Non mi pare.

Il sito del comune, che dovrebbe consentire l’accesso a TUTTI gli atti da parte di TUTTI i cittadini, è criptico e non rende disponibili, ad esempio, le determine (atti che documentano come vengono effettivamente spesi i soldi).

Da parte del cittadino si ricorre spesso al proprio politico di riferimento per avere pratiche veloci o quanto meno la certezza che queste vengano lavorate nei tempi necessari.

Ma non dovremmo invece essere tutti uguali?  E che fa chi non ha il “santo in Paradiso”?

L’organizzazione va rivista.

Perché non abbiamo un ufficio unico che curi i rapporti con  con le realtà esterne come le associazioni di categoria, le associazioni dei consumatori, gli ordini professionali, il volontariato, la realtà militare per rilevarne i bisogni e istituire un canale unico di interfaccia?

Perché non abbiamo un ufficio unico che si occupi di tutte le partecipate invece di avere ogni partecipata in carico ad un diverso ufficio?

Perché abbiamo dirigenti che, come in un carosello, cambiano continuamente settore vanificando l’azione di controllo sugli atti e i procedimenti? Altro è la rotazione auspicata dalla legge sulla trasparenza e corruzione che, evitando la permanenza eccessiva in un settore previene clientelismi e comportamenti corrotti.

Nella situazione attuale ci sono super-dirigenti di area che non si sa bene di cosa si occupino, invece dirigenti normali con in carico 7-8 servizi ed altri con a malapena uno; mansioni più volte replicate per giustificare posizioni organizzative e società partecipate in carico ognuna ad un servizio diverso.

La frammentazione aiuta solo a gestire le cose in modo più discrezionale e meno trasparente.

L’organizzazione di un ente, che passa anche attraverso la consultazione delle parti, diventa strategica e le scelte organizzativo-gestionali hanno ricadute dirette sul cittadino.

Auspico un ritorno al dialogo perché nessuno, neanche le aziende che hanno come fine il profitto, operano al di fuori di un senso forte di appartenenza di di collaborazione con i propri dipendenti.

A maggior ragione un’azienda come un Ente Pubblico che è chiamato a produrre benessere e buona amministrazione per i suoi cittadini.

Accesso agli atti impossibile a Latina

Lassismo politico e immobilismo degli uffici: l’amministrazione comunale si sta liquefacendo

«Questa amministrazione si sta liquefacendo: la politica non detta nessun indirizzo e gli uffici fanno fatica a gestire l’ordinario».

Da un mese ho inoltrato al Comune richieste di accesso agli atti che non sono ancora state smaltite.

«C’è molta confusione tutti i regolamenti e molti altri atti dovrebbero essere pubblicati online sul sito istituzionale del Comune anche per evitare che i dipendenti perdano tempo a cercarli per soddisfare le varie richieste, ma non si capisce per quale motivo non avviene: i documenti on line sono un gran risparmio per l’amministrazione che lascia che suoi dipendenti  possano concentrarsi su altro!».

Una richiesta è stata avanzata il 5 aprile scorso (quindi oltre un mese fa) e l’altra il 19 aprile: per nessuna delle due la consigliera comunale ha ricevuto risposta. Una volta prodotte le copie dei documenti, questi impiegano almeno una settimana per migrare da ufficio a ufficio e arrivare nelle mani del consigliere richiedente. Quando basterebbe una telefonata. Meglio ancora se disponibili in rete.

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