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DORMITORIO a Latina? Siamo in ritardo per il futuro…

«Pensare oggi a come affrontare il futuro ci permette di non dover più lavorare in emergenza».

Nicoletta Zuliani, consigliera comunale del Partito democratico, suggerisce la strada da percorrere in merito alla gestione dei servizi sociali per quanto attiene l’emergenzahomelessLT.jpg senzatetto emersa in questi giorni con la chiusura del dormitorio temporaneo di Latina e l’apertura – solo per ordinanza del sindaco – grazie all’azione incisiva del Pd.
Un problema, quello della difficoltà abitativa, che nel futuro si amplificherà.

«Ci dobbiamo attrezzare per prevenire l’impatto emergenza – spiega la Zuliani – pensando a lungo termine. Altri Paesi, che hanno già vissuto questo fenomeno da decenni, hanno approntato misure a sostegno e per il reinserimento dei diseredati».

Si tratta di persone con storie difficili, che hanno ricevuto il sostegno delle istituzioni in carcere, negli istituti, negli ospedali che al momento di reinserirsi nella società non trovano nessuno ad aspettarli e nemmeno una casa dove tornare.

«Il problema va proiettato nel futuro – dice la consigliera -. La società sta cambiando, è questa forse la prima volta che Latina si trova a fare i conti con i senzatetto in maniera così forte. Non ci sono presupposti familiari e valoriali che nel passato invece assorbivano questo fenomeno e lo risolvevano includendo nelle proprie famiglie le persone ridotte in solitudine».HOMELESS3.jpg
Oggi i bisogni dei senzatetto, delle politiche di inclusione, vanno in carico alla collettività che deve elaborare strategie anche per il reperimento fondi. Una società che cambia, infatti, ha bisogno di un governo che ne sappia seguirne i movimenti e anticiparne le risposte.
«Non basta aprire un dormitorio – spiega la Zuliani – perché nel futuro ci ritroveremo sempre con più persone che avranno la necessità di essere alloggiate. Dobbiamo pensare a un sistema diverso, potenziando le case famiglia e incentivando convenzioni con le cooperative di tipo b che si occupano del reinserimento delle persone in difficoltà».

Il refrain della mancanza dei fondi è solo un paravento dietro il quale l’amministrazione continua a nascondersi.

«Depotenziando l’ufficio Europa (fino a renderlo del tutto inattivo) si è deciso di uscire da uno dei pochi sistemi che ancora garantiscono l’erogazione dei fondi – denuncia la consigliera -. Nel fondo sociale europeo c’è un capitolo ad hoc che tratta logo_fse.jpgdell’inclusione sociale con il quale si possono ottenere finanziamenti fino a un milione di euro con i quali progettare a lungo termine per evitare di lavorare sempre in emergenza. Il dichiarare di non avere soldi a disposizione equivale all’autodenuncia del non saper governare e progettare. Perché proprio quando ci si ritrova in ristrettezze bisogna saper ottimizzare le risorse».

Perdere l’appuntamento con le scadenze dei bandi europei significa non avere accesso ai fondi che saranno stanziati tra un paio di anni. Amara, dunque, la conclusione della consigliera  Zuliani: «Siamo in ritardo  per il futuro».