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Il PD dice NO al Consigliere Delegato

IMG_5239Col mio gruppo consiliare PD (Enrico Forte, Forte, Massimiliano Carnevale ed io) abbiamo fatto delle considerazioni rispetto al comunicato di LBC vengo definita inadeguata a ricoprire il ruolo di presidente della commissione trasparenza: un attacco personale per palese assenza di motivazioni politiche.
Certo è difficile accettare l’accostamento fatto a LBC con la logica della moltiplicazione delle “poltrone“. Ma la scelta parla da sola.
La motivazione che il sindaco e la sua maggioranza adducono a tale proposta è che il 90% dei comuni abbia il Consigliere Delegato. Questo non è garanzia di buona prassi, ma semplicemente che sia una PRASSI. Buona o cattiva è lasciata al giudizio politico e noi siamo convinti che questa non sia affatto una priorità per la nostra città: piuttosto un sintomo di grande debolezza e si presta ad una lettura nel senso di una moltiplicazione delle cosiddette “poltrone”.

Se non è legge, non è obbligo.

La facoltà di sostenere, studiare e aiutare il proprio sindaco non è preclusa a nessuno, e lo si può fare anche senza il “titolo” di una carica politica per la quale si modifica uno Statuto Comunale, tanto più che è senza retribuzione, senza potere di firma, senza valenza esterna: sostanzialmente cambia solo l’ufficialità di un ruolo politico in più.
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Poi, per quanto riguarda l’attacco alla mia persona, ricordo che il ruolo di presidente della commissione trasparenza è dato all’opposizione, ma ciò non significa che il presidente di turno debba essere condiscendente o più “morbido” con la maggioranza a causa del ruolo che riveste: guai! LBC ha la maggioranza e ha il dovere di governare questa città, ha il compito di trovare soluzione alle questioni che attanagliano l’economia e che immobilizzano la macchina amministrativa.

Se qualsiasi membro dell’opposizione ha rilievi, dati di denuncia o critiche da fare rispetto all’operato della maggioranza, ha il dovere di farle perché rientra nel suo ruolo di controllore, e come tale io sto agendo. Conosco il mio ruolo e lo esercito nell’ambito delle mie prerogative senza che intimidazioni o minacce mi possano far retrocedere.
LBC la smetta di fare “opposizione all’opposizione”: il loro ruolo è governare e sarebbe bene che lo facessero riflettendo sulle critiche, non attaccando le persone. Se non condividono le critiche, vadano pure avanti forti della convinzione delle proprie scelte. Cercare di mettere il bavaglio all’opposizione o pretendere che sia malleabile e arrendevole perché un suo componente è Presidente della Commissione Trasparenza, dimostra che c’è confusione nel riconoscere i diversi piani su cui si muovono il ruolo istituzionale e quello politico. In Commissione Trasparenza porto questioni su cui far luce attraverso l’approfondimento e la consultazione dei dirigenti amministrativi e assessori, non porto giudizi politici

La differenza io ce I’ho ben chiara.

Sul Consigliere Delegato esprimo un giudizio politico negativo e lo faccio con tutto il mio gruppo.

Ci preoccupano i toni intimidatori e di attacco personale del comunicato: la politica può assumere toni aspri e le critiche possono farsi dure, ma mai si deve intimare al silenzio o mettere in sordina i propri oppositori: soffocheremmo la democrazia.

Barbato non conferma il segretario generale: bene. Latina ha bisogno di soluzioni forti.

imageLa decisione presa dal commissario prefettizio Giacomo Barbato deve far riflettere. Evidentemente è venuto a mancare il rapporto di fiducia tra lui e la figura del segretario generale Pasquale Russo. La situazione di Latina richiede scelte forti e non interpretabili.
Bene fa Barbato ad imprimere una direzione completamente diversa.

imageI commissari non possono rimuovere i segretari generali dei Comuni prima che siano passati almeno 60 giorni dal loro insediamento e, in genere, non li rimuovono quando l’amministrazione della quale sono stati chiamati a prendere la guida risulta decaduta per motivi prettamente politici, come nel caso di Latina. La decisione viene invece presa, nel 95% dei casi, quando il Comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose.
È un cattivo giudizio nei confronti della scorsa amministrazione caduta dopo una forte crisi politica: rimosso il suo segretario generale, una figura che dovrebbe vigilare sull’anticorruzione e sulla trasparenza e a cui invece non viene rinnovata la fiducia dal delegato del Governo chiamato a risolvere la profonda crisi in cui versa l’Ente.

Deve essere davvero disastrosa la situazione che ha trovato il commissario Barbato al suo insediamento. Una situazione peggiore di quanto potessimo immaginare.

Ricordo che in diverse situazioni il segretario aveva assunto su di sé ruoli che una figura di controllo come la sua non avrebbe dovuto mai rivestire: presidente della delegazione trattante per la parte pubblica, responsabile della formazione, dirigente dei vigili urbani, presidente della commissione concorsi. Così facendo era stata posta in essere una situazione di incompatibilità: chi è preposto al controllo, come lo è il segretario generale nella veste di responsabile dell’anticorruzione, non poteva infatti controllare se stesso nei ruoli citati. La funzione di controllo deve sempre essere esercitata da una figura terza.

I commissari, nella loro funzione di guida della macchina amministrativa, possono intervenire su diversi fronti, ed uno di questi è proprio decidere sul futuro del segretario generale del Comune della cui amministrazione si sono prese le redini.

Latina è stata trattata alla stessa stregua di un comune con commissariamento straordinario, come un Comune dal quale vanno sostituite le colonne portanti per fondarlo su una nuova struttura: come un Comune sciolto per mafia.

Ora va impressa una direzione completamente diversa.

Chi merita il mio consenso?

    imageHo letto l’appello di Francesco Miscioscia su LatinaQuotidiano e mi ha sollecitato ad una riflessione.

    In questi anni di mandato elettorale mi sono resa conto di quanto sia importante la partecipazione dei cittadini e la loro scelta attraverso il voto.

    No, non ho scoperto l’acqua calda: ho avuto modo di riflettere su questo in modo più approfondito avendo vissuto in prima persona gli effetti del consenso dei cittadini ed averli visti anche sui miei colleghi della maggioranza.

    Spesso si va a votare pensando di voler dare forza alla propria “squadra politica” come se si trattasse di una squadra di calcio. Il sentimento che viene sollecitato dai politici locali è spesso quello di far sostenere la persona cara, il parente, l’amico, o il politico che si è dimostrato vicino facendoti qualche favore, per vincere la competizione elettorale buttando la’ qualche idea fantasiosa e del tutto utopica per la città.
    Mi si deve spiegare perché la consanguineità diventa un criterio di scelta per la rappresentanza politica e amministrativa: essere un “parente” ti fa diventare in automatico un politico migliore?
    Perché ci sentiamo “obbligati” a dare il voto ad un parente?
    Cosa lo rende più capace di usare gli strumenti politici amministrativi rispetto ad un altro?
    Forse che il fatto di averlo a disposizione, a portata di mano ci fa sentire più protetti?
    O il voto diventa un “obbligo morale familiare” e quindi espropriato della sua importante funzione sociale?
    Cosa cerchiamo nel politico che ci governa: una certa “vicinanza” per poter facilmente risolvere i nostri piccoli/ grandi problemi personali, oppure la capacità di equilibrio, la competenza di saper governare situazioni complesse, difficili continuando a valorizzare l’apporto dei cittadini che lo hanno sostenuto?

    Certamente il peso della responsabilità nelle elezioni è tutto in mano all’elettore che con la sua matita può fare e disfare il futuro della propria città; poi però, questa responsabilità passa nelle mani di coloro ai quali abbiamo dato il POTERE di fare ciò che hanno dichiarato in campagna elettorale.

    Al termine di un’esperienza amministrativa la responsabilità ritorna nelle mani dei cittadini, degli elettori che a questo punto dovrebbero usare il criterio del MERITO: i politici che ho votato meritano ancora di avere la mia fiducia?
    Hanno usato bene il potere che io gli ho dato per governare bene questa città? Questo, secondo me, dovrebbe essere il criterio che guida i cittadini nella scelta di chi dovrà gestire i problemi e le risorse del proprio territorio.

    Il nostro voto è soggetto a diverse spinte.
    Uno è il sentimento della fidelizzazione o del restare fedeli, molto simile al sentimento che ci lega ad una squadra di calcio (e qui a Latina queste mie non sono solo parole…).
    Mi chiedo spesso ma è questo il criterio che ci deve guidare alla scelta di chi deve gestire non solo me, ma tutta la comunità? Una persona, ad esempio, che si è dimostrata incapace, o ininfluente o dannosa all’interno della compagine amministrativa può continuare a riscuotere la mia fiducia di cittadino? Oppure, una persona onesta ma inesperta è lo strumento migliore per poter cambiare in meglio la nostra città? Basta l’onestà per essere il politico giusto per gestire i problemi e le risorse del nostro territorio? Come se noi scegliessimo il chirurgo che ci deve operare in base alla sua onestà: ok lo voglio onesto (questo dovrebbe essere un default per chiunque) ma… avrà la mano ferma? Sarà abbastanza esperto? Quante persone ha già operato? Quanti ne ha salvati? Quanti non gli sono morti sotto i ferri?

    In questa società che risente molto dell’immagine, più sei conosciuto e bello più hai opportunità di essere votato perché memorizzato, perché “esisti” come immagine sui media, al di là del tuo operato. La scelta, allora, avviene in base al viso, se è simpatico o antipatico, o a come si presenta, se se strilla di più o di meno…

    Credo che l’onestà, la coerenza dimostrata nel proprio lavoro e nella propria vita, essere indipendenti economicamente dalla propria carica, avere una testa propria e non rispondere ai diktat di altri, sono requisiti importanti per chi rappresenta una comunità, probabilmente imprescindibili.

    Sono i requisiti base, ma non sono sufficienti, non sono gli unici.

    Ad un politico che rappresenta una collettività deve essere richiesto molto, molto di più: è come metterlo alla guida di un aereo con a bordo tante, tante persone.
    Bisogna conoscere il funzionamento della macchina che si guida altrimenti non si va da nessuna parte: il funzionamento riguarda gli atti amministrativi, la gestione dei servizi, del personale, dei dirigenti, i rapporti con gli altri enti… I tempi di attuazione dei progetti e dei diversi procedimenti amministrativi, ad esempio, impongono una memoria storica senza la quale spesso si rischia di prendere decisioni dannose: l’inizio dell’iter del project financing del cimitero, risale al 2006, e le decisioni prese oggi necessitano di scavare indietro nel tempo o oggi si rischia di fare scelte sbagliate.
    Gli stessi piani particolareggiati risalgono come inizio iter, alla fine anni ’80, inizio anni ’90
    È esattamente come quando vai dal dottore e lui ti chiede dello stato di salute dei tuoi genitori o dei tuoi nonni.

    Un altro elemento importante che si aggiunge all’onestà, alla trasparenza e alla conoscenza degli strumenti amministrativi, nonché alla memoria storica, è la capacità di sapersi relazionare politicamente e di mantenere coesa una compagine politica.

    I sindaci non cadono per mano delle opposizioni, bensì per mano di membri interni alla maggioranza che fanno mancare il sostegno necessario. Se una compagine politica di maggioranza si è formata in base a interessi di categorie o interessi personali intrecciati tra di loro, prima o poi crolla perché non ha come priorità il bene collettivo bensì l’interesse dei singoli esponenti, e ne abbiamo esempi eclatanti nel nostro piccolo territorio pontino.

    Il nostro rappresentante, quello che scegliamo, è capace di saper sempre anteporre il bene comune ai propri interessi insieme al proprio gruppo? È capace di armonizzare il proprio lavoro con quello del suo gruppo?

    Perché, un’altra cosa che ho imparato, è che la politica non si fa da soli. Un singolo consigliere può sbraitare, può proporre mozioni meravigliose, ma ha bisogno del voto degli altri per poterle realizzare, almeno del suo gruppo.
    E forse non basta neanche questo: mozioni votate all’unanimità da tutto il consiglio non sono state mai realizzate, messe in atto. (guarda Al Karama, le Consulte della Scuola e dell’Infanzia, istituite e mai costituite, e molte altre…).

    Ai nostri politici, a quelli che ci rappresenteranno dobbiamo chiedere molto, molto di più:

    • onestà, coerenza, trasparenza.
    • saper lavorare in gruppo e collaborare.
    • conoscenza del mondo politico-amministrativo e dei suoi strumenti.

    E poi, facciamoci una domanda: al di là di quanto a me possa piacere, è la persona che ci vuole per la mia città?

La paura di perdere

imageNon si può che essere lieti di una decisione presa in giunta il 29 gennaio che decide in merito agli affidamenti sotto soglia € 40.000: la ditta cui saranno affidati i lavori verrà sorteggiata da una lista depositata presso l’ufficio Gare e Contratti.

Qualcosa che abbiamo da sempre e da sin dall’inizio della consiliatura richiesto noi del PD, nelle varie commissioni competenti ma che mai è stata presa in considerazione.

A dire il vero il sindaco dice di aver dato una direttiva che vuole procedere ad una revisione delle norme per il funzionamento dell’ufficio gare e contratti. I Regolamenti sono materia di Consiglio Comunale, quindi il sindaco ha semplicemente espresso una volontà, un indirizzo. E si sa che tra il dire che di solito è annunciato con tante trombe e fanfare, e il fare c’è di mezzo un sacco di tempo che fa dimenticare…

Comunque, “se non per amore, almeno per timore”, diceva Teresa di Lisieux, ed è forse questo che ha spinto alla fine della consiliatura il sindaco Di Giorgi ad andare verso una direzione di maggiore trasparenza: il timore folle delle indagini dei magistrati…
imageCerto è pressoché impossibile compensare quanto finora non è stato fatto: nel settore urbanistica ci sono pesanti ombre che interessano non solo la legittimità di scelte fatte a livello di progettazione e di calcoli sul piano generale e particolare della città, ma anche sulla validità e la legittimità di una serie innumerevole di operazioni che vanno dagli espropri ai rilasci dei permessi a costruire.
In un tale panorama l’indirizzo preso a livello di giunta, sottolinea come sia questo un intervento che parte dal sindaco, e non è parte di un progetto sindacale e di maggioranza che evidentemente sarebbe stato realizzato con l’inizio della consiliatura. Questo mi pare piuttosto un escamotage finale per voler a tutti i costi di dimostrare di voler fare bene ma, ahimè, troppo in ritardo.

Come quello studente che per tutto l’anno non ha voluto mai studiare perché impegnato in altre faccende, che a maggio decide di farsi interrogare per paura di essere bocciato.

Non si può pensare all’amministrazione della seconda città del Lazio che gestisce oltre €125ML di bilancio ed un bacino di cittadini di 120mila abitanti come uno “studente allegro” che deve ancora capire le sue responsabilità.

Altro che “casa di vetro”: la trasparenza a Latina non è

“Piani particolareggiati e regolamento edilizio, la grande assente è la Trasparenza”


(L’intera ricerca, confrontata con i siti di altre pubbliche amministrazioni del Lazio, è stata documentata con un questo video)

“Come fa un cittadino di Latina a sapere se davanti alla finestra di casa sua, al posto di un parco verde, sorgerà un palazzo oppure sarà fatta una colata di cemento? Semplicemente, allo stato attuale dei fatti, non può esserne informato se non dalle ruspe già al lavoro o recandosi fisicamente all’ufficio urbanistica mettendosi in fila e aspettando il proprio turno. Questo increscioso problema ha una risposta sola ed è ancora una volta la mancanza di trasparenza del Comune di Latina.” Ho scritto una lettera indirizzata al Segretario generale del Comune di Latina, che è anche responsabile per l’ente di procedura Anticorruzione e Trasparenza, dove gli segnalo formalmente le gravi mancanze.

L’ente è infatti inadempiente rispetto a quanto stabilito dal DL33/2013, che impone la pubblicazione e il livello di accessibilità di documenti e dati sul sito internet delle pubbliche amministrazioni. “I consiglieri comunali del Pd ed in primis la commissione trasparenza, hanno sin dall’inizio della consiliatura sollecitato e richiamato alla piena Trasparenza l’ente di Piazza del Popolo, ma ad oggi il Comune non risulta essersi adeguato alla norma”. Ho inviato una nota di denuncia formale al Segretario generale e al sindaco Giovanni Di Giorgi per ottemperare alle disposizioni di legge.

“È praticamente impossibile accedere alla consultazione online di documenti e tavole relative ai Piani Particolareggiati Esecutivi della nostra città in modo facile ed intuitivo. Nella pagina “Amministrazione Trasparente“, d’obbligo per tutti i Comuni, c’è una sezione denominata ‘Pianificazione e Governo del territorio’ con tre sotto-sezioni tra cui ‘Atti di governo del territorio’, con ulteriore sottosezione ‘Servizio urbanistica’. È proprio qui che ci si aspetterebbe di trovare dati omogenei, raggruppati in tavole e documenti, i vari piani particolareggiati dei quartieri nonché il Piano Regolatore Generale. Quest’ultimo non risulta neanche pubblicato. Da notare, inoltre, che in nessuna sezione del sito del Comune di Latina è presente, nonché accessibile o consultabile, il Regolamento Edilizio che pure esiste in forma cartacea, benché obsoleto in diverse parti”.

“L’articolo 46 del decreto 33 del 2013, in base al quale dovrebbero risultare accessibili nel modo più trasparente possibile tutti i dati citati impone la considerazione di un altro aspetto: anche il solo parziale inadempimento degli obblighi di pubblicazione, comporta sanzioni e costituisce elemento di valutazione della responsabilità dirigenziale, eventuale causa di responsabilità per danno all’immagine dell’amministrazione ed è comunque valutato ai fini della corresponsione della retribuzione di risultato e del trattamento accessorio collegato alla performance individuale dei responsabili. In buona sostanza, se l’ente non adempie all’obbligo imposto dalla legge, può incorrere in sanzioni ed i dirigenti, pagati per una funzione che non svolgono, possono vedersi decurtare parte dello stipendio”.

Politica “in chiaro”

Forse non tutti sanno che è possibile leggere gli interventi dei consiglieri comunali nelle sedute consiliari: sono da qualche mese allegate ad ogni Delibera di Consiglio. Forse non lo sanno neanche diversi consiglieri…
Quanti dei miei colleghi rendono noti i propri interventi?
Qualcuno dei miei colleghi del PD lo so per certo.
Ma gli altri?
Personalmente la considero una cosa importante: mette in grado il cittadino di condividere momenti cruciali delle decisioni che riguardano la propria città oltre che alimentare una accountability oggi assolutamente imprescindibile.

Il rappresentante dei cittadini ha il dovere di documentare e rendere noto il proprio operato per poter essere apprezzato e valutato dai propri elettori, e i cittadini/elettori hanno il diritto-dovere di seguire il proprio eletto per instaurare un rapporto di collaborazione.
Se manca questo, il politico rimane solo e fuori da ogni controllo.
Ecco il link al verbale del consiglio di venerdì scorso, quello delle linee di fine mandato, contenente gli interventi di tutti i consiglieri.
Interessanti anche le dichiarazioni di voto.

Di chi è Latina?

Un magistrato che indaga viene minacciato di MORTE.
Avvertimenti incendiari rivolti ad attività commerciali vengono considerati “bravate estive”.
Il GOVERNO della città è da troppo tempo in BILICO.

Stiamo dando un messaggio pericoloso alla malavita.

La politica ha il dovere di dare un messaggio UNIVOCO e non soggetto ad interpretazioni: dobbiamo dire che questa è una terra di LEGALITÀ.

I mezzi ce li ha: TRASPARENZA, RIGORE e RISOLUTEZZA.

Quando si decide in pochi – e qui penso alle varianti dei piani particolareggiati per cui si è scelto di non passare in consiglio – quando si deroga sistematicamente alle norme per piegarle ad interessi estranei alla collettività , quando si sceglie di aspettare, lasciando una città nel limbo dell’INCERTEZZA, il messaggio che passa è: QUESTA CITTÀ SE LA PUÒ PRENDERE IL PIÙ FORTE.

Chi si fa interlocutore di interessi privati ed estranei al Bene Comune FACCIA UN PASSO INDIETRO.

Chi ha il potere di modificare gli assetti della macchina amministrativa che favoriscono comportamenti compiacenti abbia il coraggio di rimuovere le zone opache.

Chi sa, faccia emergere le zone grigie.

E poi, dobbiamo mettere in campo un diverso modo di intendere il lavoro PER la città da parte anche dei movimenti civici ed associazioni: non più gruppi antagonisti e protagonisti delle proprie iniziative, viziati dal modus operandi tutto politico del “volersi contare” per capire il proprio PESO, ma collaboratori e cooperanti, ognuno a coprire uno spazio dove l’altro gruppo non arriva.
Solo così potremo stendere un rete che, se solida e solidale, salverà la nostra città.

Il Comune paga 8 milioni per le utenze: siamo un colabrodo.

nicpizzoIl vice presidente del consiglio comunale, Nicoletta Zuliani, fa il punto sulle bollette pagate dall’ente. “Ogni anno il Comune di Latina spende 8 milioni di euro per pagare le utenze di uffici, scuole, impianti sportivi, chiese ed edifici comunali. È necessaria una spending review, ma soprattutto l’istituzione di un unico ufficio che si occupi esclusivamente dei contratti e che monitorizzi tutte le spese sostenute dall’ente comunale per le utenze”.

La consigliera del Pd spiega che attualmente per verificare quanto spendiamo, ad esempio di energia elettrica, bisogna recarsi in tanti diversi uffici: lavori pubblici per le scuole, sport per gli impianti sportivi, un altro diverso contratto è di competenza dell’ufficio manutenzioni. Il Comune si avvale di tre diversi fornitori di energia elettrica a seconda di quale ufficio stipula il contratto: Heracomm, Enel e Ceie Power. Con Enel c’è anche un contenzioso irrisolto.

In una situazione generale così caotica – afferma Zuliani – viene a mancare ogni principio di trasparenza, ma soprattutto ogni tentativo di risparmio da parte dell’ente resta vano. Oggi il Comune è un colabrodo ed è inoltre in regime di salvaguardia: quando la legge lo ha permesso, l’ente non ha scelto un fornitore di servizi nel libero mercato alla tariffa più conveniente, ma è rimasto com’era, ossia ad una tariffa più alta”. Un chiaro esempio di quanto sia critica la situazione comunale rispetto alle bollette, viene dalla scuola di via Tasso: il Comune non ha pagato il conto telefonico e così il plesso è rimasto senza linea, un servizio che invece è vitale per una scuola che ha sezioni della scuola dell’infanzia.

La carenza gestionale di questa amministrazione provoca un uso certamente non ottimale delle risorse. Finché non ci sarà un ufficio unico ad occuparsi delle utenze – afferma Zuliani – non ci sarà controllo e contezza di quanto e come si spende, quindi non ci sarà nemmeno modo di risparmiare. L’amministrazione deve adesso dimostrare di riuscire a controllare con metodo e sistematicità le proprie spese, altrimenti si crea una zona grigia che può diventare pericolosa”.

Una zona grigia che vale 8 milioni di euro.

Il “motore” e le “poltrone”: quando la cattiva politica distrugge

C’è stata una rottura nel confronto tra un’importante parte sindacale (CGIL) e la Delegazione Trattante del comune di Latina.  La materia del trattamento economico del personale è prettamente materia di giunta e il Consiglio Comunale non ha competenze in merito.

Una considerazione però mi preme farla.

Il nostro Comune ha 540 dipendenti ed è uno tra i datori di lavoro più significativi della provincia.

Ma cosa produce un Comune?

Realizza le politiche (fiannziarie, scolastiche, di assistenza, di trasporto ecc..)

Il funzionamento della macchina amministrativa è perciò importantissimo. Le pratiche che servono ai cittadini sono svolte dai dipendenti comunali, le informazioni, i permessi, l’accesso ai documenti e alle informazioni costituiscono il lavoro che il comune deve produrre all’interno di una struttura che, perciò,  va ben organizzata.

Il prodotto di questo lavoro è misurabile?  Il cittadino di Latina è soddisfatto del servizio?

Non mi pare.

Il sito del comune, che dovrebbe consentire l’accesso a TUTTI gli atti da parte di TUTTI i cittadini, è criptico e non rende disponibili, ad esempio, le determine (atti che documentano come vengono effettivamente spesi i soldi).

Da parte del cittadino si ricorre spesso al proprio politico di riferimento per avere pratiche veloci o quanto meno la certezza che queste vengano lavorate nei tempi necessari.

Ma non dovremmo invece essere tutti uguali?  E che fa chi non ha il “santo in Paradiso”?

L’organizzazione va rivista.

Perché non abbiamo un ufficio unico che curi i rapporti con  con le realtà esterne come le associazioni di categoria, le associazioni dei consumatori, gli ordini professionali, il volontariato, la realtà militare per rilevarne i bisogni e istituire un canale unico di interfaccia?

Perché non abbiamo un ufficio unico che si occupi di tutte le partecipate invece di avere ogni partecipata in carico ad un diverso ufficio?

Perché abbiamo dirigenti che, come in un carosello, cambiano continuamente settore vanificando l’azione di controllo sugli atti e i procedimenti? Altro è la rotazione auspicata dalla legge sulla trasparenza e corruzione che, evitando la permanenza eccessiva in un settore previene clientelismi e comportamenti corrotti.

Nella situazione attuale ci sono super-dirigenti di area che non si sa bene di cosa si occupino, invece dirigenti normali con in carico 7-8 servizi ed altri con a malapena uno; mansioni più volte replicate per giustificare posizioni organizzative e società partecipate in carico ognuna ad un servizio diverso.

La frammentazione aiuta solo a gestire le cose in modo più discrezionale e meno trasparente.

L’organizzazione di un ente, che passa anche attraverso la consultazione delle parti, diventa strategica e le scelte organizzativo-gestionali hanno ricadute dirette sul cittadino.

Auspico un ritorno al dialogo perché nessuno, neanche le aziende che hanno come fine il profitto, operano al di fuori di un senso forte di appartenenza di di collaborazione con i propri dipendenti.

A maggior ragione un’azienda come un Ente Pubblico che è chiamato a produrre benessere e buona amministrazione per i suoi cittadini.

Per il segretario generale c’è conflitto d’interessi

Nicoletta Zuliani: «Le nostre pressioni per rimuovere una condizione palesemente illegittima erano giuste»

«Il segretario generale, nonché responsabile trasparenza e anticorruzione nel Comune di Latina, non potrà far parte della commissione che si occupa di assunzioni nella nostra amministrazione. La carica di presidente di tale commissione è incompatibile con il ruolo attualmente coperto di segretario generale dell’ente. Ora c’è una delibera di giunta ad attestare quanto la norma già diceva esplicitamente e a confermare l’opportunità della pressione fatta dal Partito democratico per superare e rimuovere una condizione di incompatibilità palesemente illegittima».

20140308-215857.jpgÈ la consigliera del Pd Nicoletta Zuliani a sottolineare come la delibera di giunta n. 116/2014, pubblicata sull’albo pretorio il 6 marzo scorso e che modifica il Regolamento sulle modalità di assunzione all’impiego presso l’ente comunale, sia prova di una condizione di illegittimità configurata dal doppio incarico rivestito dal segretario generale del Comune, responsabile della vigilanza sulla corruzione e insieme presidente delle commissioni di progressione verticale. «La delibera – afferma la Zuliani – dà ragione alle sollecitazioni dell’opposizione perché fosse risolta la posizione di conflitto d’interesse del segretario generale. Fa fede al Piano anti-corruzione e per la trasparenza e l’integrità, alla legge n. 213/2012 che detta nuove norme in materia di controlli interni e alla n. 190/2012 che prescrive che “nel conferimento di incarichi individuali occorre tener conto di situazioni di conflitto, anche potenziale di interessi, che pregiudichino l’esercizio imparziale delle funzioni attribuite al dipendente”. Tutti riferimenti normativi che avevamo già posto a suo tempo all’attenzione del sindaco e della maggioranza, ma che sindaco e maggioranza hanno sempre cercato di schivare».

Secondo quanto riportato nella delibera si è ritenuto opportuno modificare la norma regolamentare che attribuisce al segretario generale la funzione di presidente delle commissioni di concorso in forza della delicata attività in materia di anticorruzione e trasparenza riservata allo stesso segretario. Le Commissioni esaminatrici – si legge nel testo della deliberazione – saranno formate da tre componenti esperti delle materie oggetto della selezione scelti tra i dipendenti dell’amministrazione . «Viene inoltre modificato un altro punto del Regolamento – aggiunge la Zuliani – con l’istituzione della figura del Direttore generale, chiamato ad accertare la professionalità necessaria per l’incarico da conferire. La delibera della giunta comunale – conclude la consigliera Pd – non fa che confermare quanto già previsto dalla normativa, i contorsionismi maldestri del primo cittadino e della maggioranza per bypassare le norme non potevano reggere a lungo»